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"9. Seminario Angela Vinay"
L'AUTOMAZIONE DELLE BIBLIOTECHE NEL VENETO:
l'irruzione della multimedialità

Multimedialità in una bibliotca pubblica
di Moreno Cagnoli

Il mio compito è quello di presentare le applicazioni multimediali alla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia e la ricaduta sui servizi. Possiamo brevemente dare uno sguardo alla situazione generale per chiarire il contesto in cui si opera:

Dati riepilogativi del sistema urbano relativi al 1996
Patrimonio complessivo 590.042
Totale opere distribuite 426.549
Totale prestiti a domicilio 398.598
Libri entrati nell'anno 18.182
Iscritti al sistema bibliotecario urbano 71.843
Frequenze 210.682

 

Biblioteca Centrale 
Dotazione libraria 494.065 di cui 122.397 in pubblica lettura
Opere distribuite 287.606
Prestiti a domicilio 259.655 di cui 254.791 in pubblica lettura
Acquisizioni 10.176

 

BIBLIOTECHE DECENTRATE Dotazione libraria Prestiti a domicilio Frequenze Acquisizioni
Rosta Nuova 36.816 50.307 22.307 2.215
Ospizio 33.701 26.354 11.227 1.596
San Pellegrino 25.464 62.282 26791 4.185

Il bacino di utenza della Biblioteca è dato dai 130.000 abitanti del capoluogo e dai 290.000 della provincia.

L'adozione dello scaffale aperto, congiuntamente ad una politica tesa a fornire all'utente una raccolta ampia e aggiornata collocata in ambienti adeguati, ha favorito uno sviluppo massiccio della circolazione dei libri ed in generale ha fatto sì che nascesse ben presto l'esigenza di trattare tutti quei materiali documentari non bibliografici che tradizionalmente erano esclusi dalle raccolte: fotografie, videocassette, microfilm, supporti magnetici, ottici, ecc., che sono nei confronti del libro in una relazione d'integrazione reciproca.

Vediamo ora quali sono gli esempi più indicativi del nostro approccio multimediale rispetto ai supporti informativi.

Fotografie

La fototeca della Biblioteca Panizzi si pone come obiettivo quello di raccogliere, catalogare e rendere fruibili immagini fotografiche di interesse locale o di autore reggiano indipendentemente dal tipo di supporto: cartoline, pellicole, lastre, postivi vari e diapositive.

Questi documenti rappresentano efficacemente la storia dell'arte, dell'urbanistica, del costume e delle tradizioni della città e della provincia e costituiscono una banca delle immagini, supporto indispensabile alla ricerca storica locale. La gestione di questo patrimonio (circa un milione d'immagini) ha posto problemi sia dal punto di vista della conservazione fisica sia per quanto riguarda la catalogazione e la fruizione del pubblico.

Per la conservazione fisica è stata attrezzata una sala climatizzata dove in speciali scatole vengono conservati i diversi supporti in relazione alla loro composizione chimica e al loro formato. Perciò la collocazione di ogni singolo documento indica il tipo di supporto e le sue misure. La catalogazione viene effettuata con uno specifico programma della famiglia TINLIB appositamente progettato per questo scopo. Le immagini più significative vengono registrate su di un videodisco WORM analogico SONY che ha la capacità di 35.000 immagini per facciata. L'utente da una postazione pubblica può effettuare le ricerche e verificarne i risultati, cioè le immagini, su di un monitor. Ma anche così il processo non è completo perché è necessario consentire all'utente di potersi portare via le riproduzioni delle immagini trovate, perciò il sistema si completa di un laboratorio fotografico interno che nel giro di qualche giorno esegue le riproduzioni richieste. Veniamo dunque ai problemi che presenta questo tipo di gestione.

Passiamo a vedere la situazione del Gabinetto delle stampe

In questo settore vengono utilizzate procedure molto simili a quelle della fototeca. Questa raccolta, che documenta la storia dell'incisione italiana dalle origini ad oggi, è formata da circa 40.000 pezzi. Anche in questo caso vi sono problemi di gestione e conservazione tutti particolari dovuti alla tipologia del materiale, mentre per la catalogazione si utilizza un programma apposito sempre della famiglia TINLIB che consente, in questo caso, la fornitura alla tipografia per la stampa dei volumi della raccolta, di un file già impostato con i parametri relativi ai corpi, ai formati e ai font dei diversi elementi di testo. Anche per questo tipo di materiale è stato utilizzato un videodisco analogico come per le fotografie.

Audiovisivi

Presso la Panizzi esiste dal 1984 una sezione audiovisivi articolata in laboratorio di produzione e videoteca. Il laboratorio è dotato dell'attrezzatura necessaria per la realizzazione di programmi negli standard U-Matic e Vhs e svolge iniziative di educazione al linguaggio audiovisivo rivolte al mondo della scuola, insieme con esperienze di produzione diretta di documentari e programmi in multivisione a supporto delle iniziative culturali organizzate dalla biblioteca e dall'Assessorato alla Cultura.

La videoteca ha invece il compito di raccogliere e mettere a disposizione degli utenti film e documentari in Vhs. Questo servizio è organizzato centralmente e serve anche le biblioteche decentrate. La dotazione attuale è di circa 4.000 documentari e 600 film presso la Centrale e circa 5.000 videocassette complessivamente alle tre decentrate.

Questo servizio è stato accolto molto favorevolmente dagli utenti e registra negli ultimi due anni una forte espansione. (Vedi allegati N.1, 2, 3)

Dal punto di vista della gestione le videocassette vengono collocate a scaffali aperti come i libri e possono venire anche visionate in sede, sono tuttavia protette da un sistema di antitaccheggio diverso. Le videocassette didattiche hanno come principali referenti le scuole, alle quali è stato sino ad ora inviato il catalogo a stampa aggiornato ogni anno; dall'anno prossimo la biblioteca fornirà gratuitamente alle scuole il data base degli audiovisivi, su supporto magnetico, completo di programma di gestione: dopo l'invio della prima copia con il programma le scuole potranno scaricare gli aggiornamenti prelevandoli dal sito Internet della biblioteca.

Veniamo ora a parlare dei CD-ROM: su questo fronte la situazione è insoddisfacente: per i CD consultabili in sede i lettori sono insufficienti e non sempre affidabili, di conseguenza anche il numero di banche dati è scarso, non più di 10. I problemi sono di diversa natura, sia legati a problemi organizzativi interni sia oggettivi insiti nel mezzo: si va dalla difficoltà di garantire la presenza continuativa di personale interno di supporto, alla impossibilità a gestire chiavi di protezione via software, alla ottusità di certi produttori che non prevedono il pagamento di licenze multiple contemporaneamente alla possibilità dello scarico completo del Data Base su disco fisso. La soluzione che stiamo realizzando in collaborazione con il CED del Comune di Reggio, prevede l'acquisto di un CD server di prestazioni elevate che, anche se costoso, consentirà a tutte le biblioteche, agli uffici e ai servizi comunali alla persona, la condivisione in rete di molte più banche dati.

La gestione dei supporti non bibliografici per una biblioteca a scaffale aperto pone numerosi problemi in relazione alla loro tenuta fisica ed alla loro reperibilità: ad esempio come fare a tenere gli allegati insieme alle videocassette? La durata del prestito di una videocassetta è uguale a quella dei libri? Un film vietato ai 14 negli anni 60 è ancora vietato? (sì) I nuovi sistemi di prestito automatizzato devono avere sicuramente nella flessibilità la loro caratteristica peculiare.

Vengono gestiti inoltre tutti i supporti allegati ai libri come le audiocassette e floppy disk e così via, che pur trovandosi nella sezione a scaffale aperto devono essere richiesti alla distribuzione: sul libro si trova un'etichetta che informa l'utente dell'esistenza dell'allegato. Le audiocassette per non vedenti hanno inoltre un catalogo in braille.

Passiamo a considerare la Multimedialità negli strumenti per il trattamento e la distribuzione delle informazioni

Nella nostra biblioteca si è venuta stratificando una serie complessa e complicata di strumenti informatici per il trattamento della catalogazione che risente in misura diretta delle vicende nazionali e della presenza allo stesso tempo importante ed ingombrante di S.B.N. Chi ha intrapreso questa strada dall'inizio non ha potuto contare sui benefici della cattura da Indice ed ha dovuto adottare dei programmi di catalogazione alternativi se voleva competere con le librerie nella tempestività dell'aggiornamento delle novità; senza contare che allora era impossibile (ma anche oggi non è semplice) trattare materiali non bibliografici in SBN. E' cosi che alla metà degli anno 80 la nostra biblioteca ha scelto il programma TINLIB per la catalogazione di tutti i materiali, sviluppandone in proprio ben 15 versioni diverse: fotografie, incisioni, bandi e gride, videocassette didattiche, film, periodici, carteggi, manoscritti, manifesti, archivio storico di Telereggio e fondi speciali Zavattini, Costa, Ghirri, Venturi, oltre ovviamente alla versione libro moderno. La scelta è caduta su questo programma per due caratteristiche principali: la facilità di personalizzazione e la possibilità di esportare i dati in formato testo con etichette di campo. Ciò ci permette di trattare i dati con i principali gestori di data base oggi disponibili e di non vincolarci ad un unico fornitore.

Quindi, ricapitolando, la catalogazione delle monografie correnti viene effettuata principalmente in SBN lasciando a TINLIB il trattamento dei materiali "speciali".

Per il prestito viene utilizzato un sistema sviluppato nel 1980 insieme al CED del comune di Reggio e residente sul Mainframe che serve la sezione di pubblica lettura e le biblioteche decentrate; questo sistema consente operazioni veloci di carico e scarico dei prestiti - con punte di oltre 4.000 movimenti al giorno - la gestione automatica dei solleciti via Postel e tutti gli altri servizi necessari.

Dal 1995 abbiamo dato il via ad un processo volto alla razionalizzazione ed alla semplificazione di questo complesso meccanismo: viene utilizzato un programma "collettore" capace di ricevere i dati dai diversi sistemi ed integrarli in un unico OPAC; lo strumento adottato si chiama Zetesis della ditta H&T di Firenze.

Questo processo ha come obiettivo quello della chiusura definitiva dei tradizionali cataloghi cartacei e la loro sostituzione con personal computer: dal 1996 sono in funzione sei postazioni al pubblico. Oggi sono già congelati alle edizioni del 1996 i cataloghi della sezione di conservazione e storia locale, delle decentrate, degli audiovisivi e dei film. Con le edizioni del 1997 verrà congelato anche il catalogo della sez. a scaffali aperti.

Se da un lato l'introduzione delle postazioni informatizzate del catalogo generale è stata accolta con molto favore dal pubblico dei giovani e degli studenti, non ci nascondiamo che qualche problema può presentare per gli altri utenti la chiusura dei cataloghi cartacei, pensiamo perciò di continuare per un certo tempo ad affiancare ai computer i tabulati cumulativi delle edizioni posteriori al 1997.

La conseguenza più evidente e naturale dell'uso dei cataloghi informatizzati è senza dubbio l'aumento parallelo del grado di recupero e del grado di precisione nelle ricerche; oltre un evidente maggiore reperibilità dei documenti, vengono influenzate anche alcune procedure interne: ad esempio devono essere reimpostati i criteri adottati per lo sfoltimento che la sezione moderna a scaffale aperto aveva fin qui adottato. Opere che negli ultimi tre anni non erano state mai prese in prestito ed avevano più di dieci anni di età, venivano trasferite alla sezione di conservazione: ebbene ora molte di esse grazie alla maggiore reperibilità rinascono a nuova vita.

Un aspetto importante della multimedialità riguarda le informazioni interne alla biblioteca e all'ente di appartenenza: sino ad ora si pubblicava un foglio mensile dal nome altisonante "Panizzi News" a stretta circolazione interna, sul quale ogni ufficio o settore informava gli altri; dal gennaio 98 una trentina di personal della biblioteca attraverso Lotus Notes si scambieranno documenti, messaggi, avvisi, convocazioni, l'un l'altro e con tutti gli altri uffici comunali. Nella convinzione che sia compito anche delle biblioteche di rendere effettivo per tutti il diritto di accesso alle informazioni elettroniche, stiamo progettando la costituzione di una "sala telematica" all'interno della biblioteca.

Nello spirito del Piano d'azione "Mediateca 2000" del Ministero dei Beni Culturali, questa struttura deve cercare di contrastare il nuovo analfabetismo "elettronico" e di porre le condizioni per garantire a tutti i cittadini parità di condizioni: in particolare questa struttura deve

a) diventare un insostituibile punto di riferimento a disposizione della comunità, in tutte le sue componenti, per l'accesso libero e facilitato alle nuove risorse informative che i nuovi media rendono e renderanno disponibili;

b) diventare lo strumento più efficace per la realizzazione di una strategia di acculturazione e di alfabetizzazione all'uso delle tecnologie telematiche e multimediali che appare non solo opportuna, ma necessaria.

Per corrispondere a questi scopi, la Sala telematica deve essere attrezzata sia come servizio pubblico di informazione e consulenza sia come struttura didattica, dotata di postazioni multimediali, con collegamenti ad Internet, a banche dati remote, alla rete civica, alle reti bibliotecarie nazionali e provinciali, alla LAN della Biblioteca; ma soprattutto deve essere dotata di una strumentazione che consenta di promuovere un'attività didattica permanente, attraverso la realizzazione di corsi di base rivolti in particolare alla scuola ed alla cittadinanza e tenuti da un operatore specializzato che svolga sia l'attività didattica collettiva sia un'opera di assistenza individualizzata e di consulenza alle ricerche.

Vorrei richiamare il documento ministeriale prima citato non solo perché riconosce alle biblioteche un ruolo centrale in questo processo, ma anche e soprattutto perché tra gli altri obiettivi affida alla mediateca il compito di "contrastare il declino della biblioteca 'monomediale', non per soppiantare il libro, ma per promuoverne la riscoperta nel concerto di nuovi media". Dunque ci risiamo, che farsene delle biblioteche reali quando si può contare su quella virtuale?

Vorrei concludere citando a questo proposito alcuni passi della relazione che il direttore della Panizzi, Maurizio Festanti ha tenuto al recente convegno di Reggio sulla nostra nuova legge regionale:

Io sono convinto, dice Festanti, ... che nella fase attuale uno degli obiettivi prioritari rimane ancora la conquista di una "visibilità sociale" della biblioteca che non è ancora un dato acquisito e che a mio avviso rappresenta il vero divario rispetto alla situazione dei paesi più evoluti dal punto di vista dell'organizzazione bibliotecaria. Conquistare la "visibilità" significa potenziare la capacità di penetrazione della biblioteca nella collettività, aumentare il suo radicamento sociale fino al punto di diventare, come succede appunto in altri Paesi, un servizio indispensabile ed insostituibile.

Significa che la biblioteca pubblica deve fare sotto questo profilo un salto di qualità, perché non basta semplicemente esserci, non basta più nemmeno funzionare bene. Bisogna invece radicare e affermare la propria presenza nella comunità, fino al punto da diventare uno strumento che la stessa comunità riconosce come vitale per le proprie necessità, tanto da non poterne assolutamente fare a meno.

E' proprio questa centralità come servizio che a me pare ancora lontana dall'essere raggiunta da parte delle nostre biblioteche pubbliche. Anzi si intravedono rischi di progressiva marginalizzazione, nel momento in cui si diffonde la ricerca di nuove agenzie informative sul territorio, quasi che la biblioteca, nell'era digitale, avesse esaurito il proprio compito storico. Si sta assistendo ad un fenomeno frequente nel nostro Paese, quello per cui, invece di valorizzare e potenziare l'esistente, si cercano scorciatoie, inseguendo nuove formule, spesso astratte, come se l'esperienza dei centri polivalenti non insegnasse nulla in proposito. Oggi la formula in voga è quella delle mediateche: una nuova fuga in avanti per aggirare l'ostacolo di una seria politica della lettura e dell'informazione. Non che le nuove tecnologie, la telematica, la multimedialità, Internet, siano fughe in avanti: tutt'altro, sono oggi strumenti imprescindibili per dare risposte rapide ed efficienti alle esigenze informative della collettività. Diventano però fughe in avanti quando sono avulse da un contesto strutturato ed organizzato di servizio informativo come deve essere, appunto, una biblioteca pubblica. Senza essere inserite in questo contesto, le future mediateche corrono il rischio di perseguire scopi puramente ricreativi e di trasformarsi inevitabilmente in sale per videogiochi.

Le nostre migliori biblioteche di base hanno spazi, personale e risorse pari a circa un terzo del livello che vent'anni fa era considerato soddisfacente in ambito internazionale. E i risultati del resto si vedono. Analizzando l'indagine condotta dalla Commissione Nazionale "Biblioteche Pubbliche" dell'Associazione Italiana Biblioteche, pubblicata nel 1994 in un rapporto dal titolo: "Quanto valgono le biblioteche pubbliche? Analisi della struttura e dei servizi delle biblioteche di base in Italia", il dato che più di ogni altro sintetizza in un solo indicatore i molteplici aspetti legati alla qualità del servizio, è il rapporto prestiti/abitanti. Tra l'87 e il '91 si oscilla tra 0,48 e 0,62 prestiti per ogni abitante a livello nazionale, mentre in Emilia Romagna l'oscillazione è tra 0,56 e 0,68. Sempre di zero comunque si tratta, cioè non si raggiunge la media di un prestito per abitante. In sostanza mille cittadini dell'Emilia Romagna producono tra i 500 e i 600 prestiti, contro i 3 - 4.000 dell'Ungheria, i 5.000 della Germania, i 10 - 14.000 dell'Inghilterra, per non parlare dei 17 - 20.000 della mitica Danimarca. E se si considera che questi ultimi sono dati del 1983, cioè di 15 anni fa, si misura in varie decine d'anni il ritardo accumulato dalle biblioteche pubbliche italiane rispetto alle biblioteche europee.

Il compito prioritario diventa dunque quello di ridurre la distanza che ci separa dall'Europa, di recuperare questo grande ritardo, puntando ancora sugli elementi costitutivi e basilari del servizio bibliotecario, senza farsi abbagliare da soluzioni futuristiche.

Dico questo perché intravedo un rischio: che cioè le nuove tecnologie tendano paradossalmente ad occultare, piuttosto che a evidenziare, questo ritardo. Oggi che anche la più piccola biblioteca può fornire ai propri utenti un accesso ad Internet, ci si può convincere facilmente di essere al passo con le realtà più evolute. In realtà, questo è un pericoloso errore di prospettiva: quello che ci divide dall'Europa non sono le nuove tecnologie. Oggi nella nostra Regione, la navigazione in Internet o una postazione multimediale non si nega più a nessuno. Dobbiamo quindi evitare quello che io chiamo l'effetto bookshop", quello che a volte coglie i nostri politici o i nostri amministratori che vanno a Londra e a Parigi e, una volta tornati in Italia, pensano di risolvere i problemi dei nostri musei con la creazione di una caffetteria e, appunto, di un bookshop, saltando tutto quello che ci sta in mezzo, come chi volesse la ciliegina senza essersi prima preoccupato di fare la torta.

Così per le biblioteche, non è Internet che ci spalanca magicamente le porte dell'Europa, perché ciò che ci separa dalle più avanzate realtà europee è appunto quello che sta in mezzo tra i "requisiti minimi" e Internet, spazi idonei e confortevoli, personale qualificato e in numero sufficiente, risorse adeguate al bacino d'utenza, ampi orari di apertura, freschezza del patrimonio, molteplicità dei servizi, ricchezza dell'offerta, sviluppo della cooperazione, potenziamento del prestito interbibliotecario, oltre che naturalmente automazione e nuove tecnologie.



Copyright AIB 1998-05-06, ultimo aggiornamento 1998-07-14 a cura di Antonella De Robbio e Marcello Busato
URL: https://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/cagnoli.htm

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