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"9. Seminario Angela Vinay"
L'AUTOMAZIONE DELLE BIBLIOTECHE NEL VENETO:
l'irruzione della multimedialità

Multimedialità e biblioteche come strumento culturale
di Giovanni Castellani

Oggi, che la parola multimediale è divenuta di uso comune, chiunque, leggendo un libro, avrà scoperto da solo che il volume che teneva tra le mani era per tanti versi proprio l'oggetto più multimediale mai creato dall'uomo, quello più capace di trasmettere informazione e suscitare sensazioni diverse, di far vedere personaggi o luoghi e immaginare profumi o sentimenti, all'interno di se stessi, con la propria fantasia provocata da quel che era stato scritto. Eppure a questo oggetto così - oserei dire - perfetto, capita ultimamente di trovare allegato un Cd-rom o una cassetta o un Cd sonoro. Questo capita non solo con i libri di divulgazione o studio, ma persino con qualche romanzo. È come se alcune musiche specifiche da ascoltare in certi punti indicati potessero ampliare le atmosfere suggerite dall'autore. È chiaro che queste aggiunte non potranno mai sostituire il libro o vivere a se stanti, ma potranno al massimo proporsi come strumenti sempre più sofisticati per entrare in un libro o in contatto con un certo modo o un autore. Ho fatto questo discorso relativo al libro, perché mi pare si possa trasferire, per linee generali, a tutti i libri messi assieme e al loro utilizzo, ovvero a quei luoghi che i libri raccolgono e catalogano, le biblioteche. Queste sono ormai al centro di un processo di automazione multimediale importante e inevitabile, anzi irrimandabile, ma su cui giustamente oggi ci si vuole fermare a ragionare un poco, dopo che questo processo ha creato illusioni, false per definizione, idee errate e paure curiose, visto come lo strumento che tutto avrebbe potuto e tutto avrebbe cambiato o, al contrario, come quello che a poco sarebbe alla fine servito. Voglio dire che come per un romanzo un Cd è uno strumento più o meno utile, dipende dalla capacità d'uso del lettore, così la multimedialità applicata alle biblioteche mi pare uno strumento, un mezzo che ne amplifica la possibilità d'uso e non una sostanza essa stessa, da sola. E credo di poterlo dire a ragion veduta, poiché prima di essere un parlamentare e essere oggi assorbito completamente dal mio impegno come presidente della Commissione cultura della camera, sono un docente universitario, uno studioso per il quale la biblioteca è un luogo di lavoro ideale e abituale. Mentre il mondo, almeno il mondo occidentale, che in questo senso ha responsabilità sempre più rilevanti rispetto a chi è in via di sviluppo, si avvia ad essere quel 'villaggio globale' annunciato da McLuhan , ecco che l'informazione in tempo reale diviene la vera ricchezza. Non solo per l'uso che se ne può fare nei giochi di borsa, come la recente crisi dei mercati asiatici ha dimostrato ancora una volta, ma proprio per non essere tagliati fuori culturalmente, socialmente, economicamente e politicamente, e ritrovarsi in una posizione arretrata, con tutte le conseguenze facilmente comprensibili. Se la cultura, e il suo strumento base di diffusione, il libro, il periodico, ecc. è, come crediamo, la base di una crescita democratica e di una partecipazione crescente alla vita e ai processi di sviluppo di un paese, rendere questi strumenti il più alla portata di tutti è indispensabile. Oggi questo avviene attraverso l'informatizzazione dei libri e dei cataloghi, che permettono un accesso aperto e diffuso, un'esplorazione nuova di testi e percorsi bibliografici, conoscenze allargate e scambi interativi. Non a caso la Commissione Europea interviene in questo senso ed è grazie a un suo finanziamento, integrato dal ministero dei Beni Culturali, che è nato Oluit (Object-oriented library user interface toolkit), progetto di ricerca tecnologica per la produzione di un software che consente ricerche avanzate anche a utenti non particolarmente esperti nell'utilizzo delle applicazioni e apparecchiature informatiche. Oluit è frutto del lavoro congiunto di cinque biblioteche, tre francesi e due italiane (L'Angelica e quella della Camera dei deputati), coordinate da una società specializzata in questo tipo di tecnologie. Oluit, che nasce da un'analisi particolareggiata delle esigenze espresse dagli utenti ed è stato via via testato sui frequentatori delle biblioteche partecipanti. Oggi funziona in via sperimentale presso L'Angelica di Roma dove è stato orientato principalmente verso bibliografie di diritto e economia ed è consultabile in varie lingue. Uno strumento simile, legato al Servizio Bibliotecario Nazionale - Sbn, che collega circa 700 biblioteche, raggruppate in 34 poli, i cui dati conferiscono in un indice centrale, è l'Opac (On-line public access catalogue) ed è orientato verso l'uso della biblioteca elettronica, quella che fornisce come un catalogo ragionato informazioni su un dato documento, ma sarà utilizzabile anche per uso della biblioteca digitale, quella che sarà in grado, dopo le informazioni, di fornire anche il contenuto del documento. Alla base di questi sistemi resta sempre l'uomo e, nel caso specifico, il bibliotecario, che gestirà i nuovi sistemi di consultazione, li aggiornerà e renderà fruibili, farà da guida, grazie alle sue capacità e rinnovate conoscenze tecnologiche. È un esempio, credo quello che è avvenuto alla Biblioteca nazionale centrale di Firenze, tra le prime a permettere una gestione integrata del rapporto con l'utente, attraverso una postazione che lo mette in grado di accedere a tutti i settori della biblioteca, dalla lettura al prestito, dalle fotocopie alla consultazione di Cd-rom e banche dati particolari, oltre a collegarsi con i servizi offerti nelle reti nazionali e internazionali. Tutto questo nasce per arrivare a collegarsi a un sistema che dovrà presto permettere un contatto e un utilizzo delle risorse della biblioteca anche dalla propria abitazione o dal proprio posto di lavoro. Questo insieme di progetti (l'Italia partecipa a una serie di cooperazioni internazionali in questo settore in un numero che, in Europa, è secondo solo alla Gran Bretagna, stando ai dati forniti un anno fa dal ministero dei Beni Culturali) serve non solo per tenere il passo col progresso e le necessità odierne, ma aprirsi al futuro e a generazioni di utenti sempre più formate dall'uso di strumenti multimediali e abituate alla navigazione in Internet. Questo sapendo da indagini sociologiche approfondite che l'utente medio della rete oggi è giovane e proviene dalle fasce medie e più culturalmente avanzate dei paesi industrializzati. Questo non è già più un rischio, ma un dato da tener presente perché va creando una nuova profonda distanza tra il nord e il sud del mondo, ma anche in casa nostra. Lo ha ricordato anche il sottosegretario Alberto La Volpe presentando qualche tempo fa il progetto Mediateca 2000, noto per lo slogan "2000 mediateche per il 2000", nato per iniziativa governativa anche per cercare di recuperare quel ritardo sulle nuove tecnologie che si registra nel nostro paese. Un progetto significativo per trasformare, o meglio amplificare in un'ottica moderna la funzione e le possibilità di una biblioteca tradizionale, che al suo centro avrà sempre il libro di carta, ma che deve diventare uno sportello di accesso non solo a quest'ultimo, ma a informazioni estremamente differenziate su una serie di servizi on-line e a tutte le banche dati di immagini, suoni, testi di una sorte di museo virtuale nazionale in linea come su supporti diversi, quali il Cd-rom. Tutto questo darà uguali possibilità di ottenere e utilizzare informazioni a uno studioso che vive a Roma, come a uno studente di un paese del nostro meridione, dove non solo le biblioteche, ma persino le librerie sono rare. L'impegno non è di facciata, se è stato disposto un finanziamento iniziale di quattro miliardi, che dovrebbe riguardare l'istituzione di mediateche a Milano e in due grossi centri del sud, Cosenza e Potenza, secondo un preciso piano d'azione e l'apertura in un anno, di una cinquantina di mediateche sul piano nazionale. Questo coinvolgendo vari ministeri, enti interessati e imprese, oltre naturalmente gli enti locali più direttamente capaci di intervenire sul territorio e le sue necessità. La Rai ha stanziato 400 milioni e sta mettendo in rete il suo archivio di testi e immagini per renderlo consultabile. 300 milioni sono venuti dalla Stet-Telecom, mentre la Gepi si è assunta il compito di formazione e riqualificazione del personale, utilizzando una parte dei fondi stanziati dall'Ue proprio per la nascita delle mediateche. Si creeranno strutture che saranno luoghi di aggregazione sociale, aiuteranno l'alfabetizzazione informatica diffusa, favoriranno e necessiteranno di una didattica nuova, arricchita dalle possibilità della multimedialità e serviranno a dare nuova vita alle biblioteche tradizionali. Cose di cui c'è necessità e desiderio se, guardando gli ultimi dati sull'editoria elettronica resi pubblici in questi giorni, si nota una notevole crescita che si misura, per esempio quasi nel 70% di aumento dell'acquisto di lettori Cd-rom. I Cd-rom stessi del resto hanno, in un triennio, avuto una crescita di fatturato del 130% (anche se quasi la metà riguarda supporti per video games). In Internet poi, secondo una recente indagine ufficiale, su un universo italiano di quasi 10.000 siti, più del 10% riguarda servizi commerciali di natura editoriale e di questi circa 170 siti offrono la possibilità di intervenire a forum, in newsgroup e chat. Un panorama, quindi in grande movimento che richiede uno sforzo da parte di tutti, una volontà di partecipare e non restare indietro, in nome di una sfida che riguarda tutto il paese e che, persa oggi, ci costerebbe carissima domani sul piano dell'occupazione, della cultura, dell'economia. Resta un problema, cui voglio accennare in chiusura, perché penso che sia ben presente a molti degli esperti convenuti qui oggi e cui forse sarà bene dedicare presto un convegno e studi ulteriori. Parlo della deperibilità dei nuovi supporti. Penso a quel grido di allarme levato da studiosi di tutto il mondo con interventi molto precisi e documentati, pubblicati anche in italiano da Laterza col titolo L'eclisse delle memorie. Se già tutti sappiamo come sia breve la durata di una pellicola cinematografica, ancora non è diffusa la conoscenza di quanto poco, rispetto alla tanto fragile carta, durino i supporti elettromagnetici, i floppy-disk e i Cd-rom, senza contare che questa tecnologia elettronica è sempre in rapidissima evoluzione e, per fare un esempio banale, ora è difficile trovare lettori per i vecchi microfilm, ma persino per i primi dischetti per computer.


Copyright AIB 1998-05-06, ultimo aggiornamento 1998-07-14 a cura di Antonella De Robbio e Marcello Busato
URL: https://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/castellani.htm

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