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"17. Seminario Angela Vinay"
bibliotECONOMIA
conservare il futuro

Lavorare oggi per conservare il futuro: scenari, strumenti, risorse, problemi

Francesca Ghersetti, Presidente della Sezione Veneto dell'Associazione Italiana Biblioteche


Ringrazio la Fondazione Querini Stampalia per aver voluto AIB Veneto assieme alle altre associazioni professionali al tavolo tecnico del seminario e inizio sottolineando che, volendo parlare degli "scenari" all'interno dei quali le biblioteche lavorano per conservare il futuro, sono necessarie alcune puntualizzazioni funzionali a un inquadramento generale.
Le fonti a disposizione sono molte ma frammentate e il quadro più organico sulla situazione delle biblioteche viene fornito dal Rapporto sulle biblioteche italiane (pubblicato da AIB e oramai giunto al terzo volume) da cui ho tratto alcuni dati ed elementi per delineare la situazione attuale; non è necessario molto di più per far emergere le criticità , le risorse e gli strumenti disponibili e anche i problemi, mai risolti, di quello che resta un non sistema bibliotecario a livello nazionale e regionale.

Partendo con (necessaria) pedanteria dall'Anagrafe dell'ICCU risultano essere presenti in Italia 15.000 biblioteche (per la precisione 15247 di cui 12375 censite) di cui più della metà sono biblioteche comunali e il totale dei documenti contenuti si attesta sui 200 milioni: si tratta di ordini di grandezza di cui non sempre, parlando di biblioteche, abbiamo coscienza così come non sappiamo che solo circa la metà sono biblioteche di ente locale; prendendo a campione due regioni abbastanza difformi per numero e dislocazione dei servizi bibliotecari per fare un esempio abbiamo circa 2300 biblioteche in Lombardia di cui 1366 comunali e nel Veneto 1092 di cui 572 comunali.
Le biblioteche universitarie sono circa 2200, una realtà ragguardevole che in passato ha vissuto una stagione di grande frammentarietà e negli ultimi anni sta vivendo un processo di riaccorpamento e razionalizzazione; i dati sono disponibili in un'indagine appena licenziata del GIM (Gruppo interuniversitario dei sistemi bibliotecari di Ateneo) che monitora questa complessa realtà e di cui si parla nell'ultimo rapporto AIB. Oltre alle biblioteche universitarie sono da citare molte altre tipologie di biblioteche di cui in parte si stanno ancora mettendo a fuoco caratteristiche e peso numerico: molto utili a questo proposito sono i rapporti AIB di cui il primo (del 2001-2003) ha delineato la situazione complessiva delle biblioteche italiane; il secondo (2004) ha focalizzato temi specifici come ad esempio la situazione della cooperazione e l'ultimo (2005-2006) ha focalizzato l'attenzione su queste specifiche tipologie di biblioteche: scientifiche e di ricerca tra cui quelle del CNR e dell'ENEA che sono strutture ad uso prevalentemente interno e che sono anche dotate di funzioni più legate alle caratteristiche dei centri di documentazione (elaborazione di dati da fonti primarie, predisposizione di rapporti interni etc.); ci sono poi le grandi biblioteche della pubblica amministrazione centrale che sono serventi rispetto all'istituzione di appartenenza e affiancano a funzioni conservative funzioni di servizio e di conservazione del materiale prodotto internamente; il panorama si articola ulteriormente se prendiamo in considerazione le biblioteche degli organi costituzionali (Camera, Senato e Corte costituzionale) che sono anche biblioteche storiche, solo per citare, le biblioteche musicali e quelle ecclesiastiche (che dal censimento del 1995 risultano essere circa 1500).
Un capitolo a parte sarebbe da riservare alle biblioteche scolastiche che, ancor troppo poco considerate sono invece un importantissimo anello di congiunzione tra la didattica e la ricerca e la possibilità di costituire un sistema bibliotecario territoriale che prenda in considerazione e raccordi tutti i tipi di biblioteche che insistono su un territorio specifico. Abbiamo visto quindi che la parte più consistente è rappresentata dalle biblioteche di ente locale che hanno avuto, a partire dal 1972, un incremento esponenziale (se dal 1946 al 1960 ne sono state istituite 353, dopo il 1972 ne sono state istituite 2583) anche se il divario sia in termini di presenza che in termini di quantità e qualità dei servizi resta assai disomogeneo su tutto il territorio nazionale.

La biblioteca di pubblica lettura è quella che negli ultimi anni si è aperta a tutte le nuove esigenze e ha dovuto affrontare anche alcune problematiche di tipo emergenziale proprio in virtù del suo essere al servizio di un territorio di riferimento per esigenze di tipo generale: esemplare a questo proposito la costituzione in molte realtà del cosiddetto scaffale multiculturale o biblioteca multiculturale nati come risposta alle esigenze informative delle nuove presenze derivanti dai recenti flussi migratori; in questo specifico caso molti sono stati i colleghi che hanno dovuto inventare soluzioni mettendo all'opera risorse interne e nuove creatività per affrontare situazioni per cui non esistevano e non esistono tuttora standard e metodologie o protocolli operativi consolidati.
Il servizio pubblico in Italia è significativamente migliorato negli ultimi anni: moltissime biblioteche sono state inaugurate, l'edilizia bibliotecaria sta acquisendo nuovo vigore, la formazione e l'aggiornamento professionale rivolto ai bibliotecari da vari enti gestori hanno contribuito a elevare le competenze generali nella professione; ciononostante i segnali di difficoltà non solo legati alla carenza di finanziamenti rimangono, primo fra tutti lo scarso radicamento del sistema bibliotecario nella società italiana: si evidenzia che il numero di frequentatori è poco meno di 10 milioni a fronte di 60 milioni di abitanti quindi una percentuale ancora molto bassa; probabilmente anche su questo dato influisce una storica assenza di politiche bibliotecari forti a partire dall'Unità d'Italia.
La situazione del personale è, come negli altri istituti culturali (musei e archivi) il settore più sofferente in questo momento. I principali datori di lavoro rimangono gli enti pubblici: in primo luogo gli enti locali, poi le università, a seguire con numeri molto più bassi tutto il resto del comparto pubblico e privato ma rimane generalizzata la mancanza di ricambio e la progressiva, inesorabile riduzione di personale strutturato mentre è in crescita costante la presenza di contratti a termine, a progetto e le situazioni più svariate di lavoro anche impropriamente volontario imposte spesso da una mal interpretata esigenza di "ottimizzazione" della spesa pubblica (e non solo).
In due recenti articoli del "Corriere della Sera" si segnala che la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze ha attualmente in dotazione 155 dipendenti di età media 55 anni e negli ultimi anni ha perso 100 dipendenti mentre il fabbisogno reale sarebbe di 500 unità di personale. I bilanci delle due biblioteche nazionali centrali italiane sono circa il 3% dei bilanci delle corrispondenti inglese e francese che possono vantare tra i 2000 e i 2700 dipendenti. Naturalmente questi dati andranno contestualizzati per essere letti correttamente ma qui vogliono solo significare, a livello macroscopico e indicativo, l'esito concreto che le forme di contrazione dell'investimento producono sulla quantità del personale, inevitabilmente sulla sua qualificazione professionale e sulle reali prospettive di ricambio generazionale sistematico che sono pressoché nulle.

In parte per rispondere alla contrazione delle risorse, in parte per la naturale evoluzione delle professionalità specifiche, negli anni recenti si sono moltiplicate le esperienze di cooperazione sia su singoli aspetti del lavoro in biblioteca sia in forma più articolata e variabile (dalla catalogazione partecipata all'erogazione di servizi o alla gestione delle collezioni) o su base progettuale legata a specifiche aree disciplinari. La costituzione di reti e sistemi come esito strutturale e come metodo e strumento di lavoro è diventata una realtà consolidata e in alcuni casi prevalente nel settore delle biblioteche e sta rapidamente prendendo piede, anche se con esiti ancora discontinui, anche nei settori archivistico e museale con qualche interessante esempio di cooperazione intersettoriale.
Anche le novità e le evoluzioni normative che investono il settore impongono continuamente il confronto con nuovi scenari e l'adozione di nuove regole in assenza, è bene ricordarlo, di una legislazione organica di settore; solo due esempi tra i tanti: la questione del recepimento della normativa europea sul diritto d'autore su cui, al di là della campagna di opinione tesa a contestare i presupposti del danno economico agli aventi diritto, lo Stato italiano ha dovuto prendere le misure necessarie all'adeguamento richiesto (con conseguenti gravi oneri finanziari) e il regolamento applicativo della legge sul deposito legale che sta mettendo le Regioni e le biblioteche alla prova per la costituzione degli archivi regionali del libro in condizioni, ancora una volta, di quasi emergenza.
In questo panorama, seppur disegnato a grandi tratti, emerge chiaramente la coesistenza di situazioni strutturali critiche che non sono ancora state risolte e che impediscono uno sviluppo organico del nostro servizio bibliotecario pubblico; sono mancate sinora le politiche decise e coerenti per una politica seria delle biblioteche in Italia attraverso cui costruire, gradualmente, un sistema bibliotecario nazionale; la politica per le biblioteche in Italia è il tema triennale dei congressi AIB 2005-2007 con cui si cerca di portare chiarezza sulla situazione attuale e disegnare le prospettive future dei nostri servizi sedendo a uno stesso tavolo con le istituzioni.

Il dato di fatto però è che manca il sistema ed è sempre più urgente fare il possibile per allineare la situazione italiana a quella europea perché le biblioteche, così come gli archivi e i musei sono allo stesso tempo tutori delle memorie e dei patrimoni culturali ed erogatori di servizi informativi e culturali articolati e coerenti con le proprie specificità. Sono gli istituti in cui le memorie e i patrimoni culturali sono conservati per essere resi disponibili all'uso pubblico attuale e futuro, allo studio e alla ricerca e sono quindi i depositi attivi in cui e da cui ciascun utente può trarre ciò che gli è necessario per le sue curiosità e le esigenze di informazione e cultura. Se questa è la mission delle biblioteche, migliori e più efficaci risultati nell'erogazione del servizio sono raggiunti in una logica di rete e sistema, come l'esperienza ha già ampiamente dimostrato. Alla luce poi del nuovo Codice dei beni culturali diventa necessario considerare il (ancora futuribile) sistema bibliotecario come parte del più ampio sistema degli istituti culturali italiani in cui, mettendo lucidamente a fuoco differenze e elementi comuni di ciascuna tipologia di biblioteca, archivio o museo, chiarendo i ruoli istituzionali propri e quelli eventualmente svolti in supplenza, assegnando/riassegnando a ciascun istituto il ruolo che gli appartiene si possa costruire una struttura organica all'interno della quale ciascuno sia in grado non solo di svolgere meglio il lavoro che già, di fatto, svolge nella pratica quotidiana, ma anche di entrare in una logica di condivisione, confronto e sinergia ineludibile nella pratica professionale della società attuale.
Non è una prospettiva di lavoro facile né dal punto di vista strutturale e concreto perché manca ancora un significativo riconoscimento del ruolo strategico che le biblioteche svolgono per il cittadino nella nostra società né da quello della effettiva e diffusa condivisione in ambito professionale e culturale di questa impostazione; è forse l'ambito in cui l'Associazione professionale può dare il suo efficace contributo sia sul fronte del consolidamento e della promozione degli istituti che in quello della tutela delle professionalità che vi operano, principali garanti di servizi di livello adeguato alle esigenze dell'utenza.


Copyright AIB 2007-08, ultimo aggiornamento 2007-09-16 a cura di Marcello Busato e Giovanna Frigimelica
URL: https://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/vinay17/ghersetti06.htm


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