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[Ritratto]

Scardamaglia, Edoardo

(Napoli 7 giugno 1888 – Roma 14 aprile 1959)

Laureato in giurisprudenza all'Università di Napoli nel luglio 1910, entrò nel luglio 1911 come segretario, per concorso, al Ministero della pubblica istruzione (dal 1929 Ministero dell'educazione nazionale). Lavorò inizialmente alla Direzione generale per l'istruzione superiore, passando nel 1915 all'Istruzione tecnica.
Richiamato alle armi nel maggio 1915 per la prima guerra mondiale, prestò servizio inizialmente a Napoli, al Tribunale militare, e poi al fronte come aspirante ufficiale del 150º Reggimento di fanteria, cadendo prigioniero in combattimento il 31 agosto 1917. Dopo la prigionia in Boemia rientrò in Italia nel novembre 1918 e venne definitivamente congedato, col grado di sottotenente, nel gennaio 1919.
Rientrato alla Direzione generale per l'istruzione superiore, venne chiamato dal novembre 1922 a lavorare al gabinetto del Ministro, dove rimase con Gentile, Casati e Fedele. Nel 1928 lasciò il gabinetto passando, come caposezione, alla Direzione generale per l'istruzione tecnica. Tornato al gabinetto nel 1929 con Balbino Giuliano, nel luglio 1932 fu promosso ispettore superiore e scelto dal nuovo ministro Ercole come capo di gabinetto.

Dal 1º luglio 1933 divenne direttore generale delle accademie e delle biblioteche, succedendo a Salvagnini collocato a riposo, e dal 16 dicembre dello stesso anno l'ufficio venne trasformato in Direzione generale delle accademie, delle biblioteche, degli affari generali e del personale.
Nel 1935-1936 fu ancora capo di gabinetto del nuovo ministro Cesare Maria De Vecchi.
Nella sua lunga direzione promosse un notevole rinnovamento e ampliamento del personale delle biblioteche, tramite l'attuazione del collocamento a riposo a 65 anni (o, al massimo, compiuti 40 anni di servizio) e la ripresa dei concorsi pubblici dopo un blocco di molti anni, e portò all'approvazione, nel 1941, la legge sulle biblioteche dei capoluoghi di provincia. Vennero inoltre inaugurate le nuove sedi della Biblioteca nazionale centrale di Firenze, dell'Universitaria di Genova, della Governativa di Cremona, dell'Alessandrina e della Biblioteca di storia moderna e contemporanea di Roma e costituito l'Istituto di patologia del libro. Fece parte della Commissione centrale per le biblioteche e poi della sesta sezione del Consiglio nazionale dell'educazione, delle scienze e delle arti, fu consigliere dell'Ente nazionale per le biblioteche popolari e scolastiche e presiedette la ricostituita Commissione per la collana "Indici e cataloghi".
In previsione del pericolo di una nuova guerra europea la Direzione generale predispose con largo anticipo le attività di protezione del patrimonio librario che vennero messe in atto all'avvio del conflitto con risultati nel complesso molto positivi.
Come direttore generale, fu nominato vicepresidente dell'Associazione italiana biblioteche per il triennio 1933-1936 e confermato fino all'interruzione bellica; nei suoi congressi nazionali dal 1934 al 1940 (salvo in quello del 1937) tenne una relazione sull'attività del Ministero.
Dopo la caduta del regime (25 luglio 1943) venne spostato dal ministro Severi a capo della Direzione generale per l'istruzione tecnica, tornando però dopo l'armistizio e l'occupazione tedesca alla Direzione generale delle accademie e biblioteche, dalla quale il 23 settembre 1943 vennero nuovamente scorporati gli affari generali, ricostituendo una Direzione generale autonoma. Nel novembre 1943 venne nominato segretario generale del Ministero dell'educazione nazionale e fu anche a capo della sede di Roma e del Nucleo di collegamento tra gli uffici ministeriali rimasti in città e la nuova sede del Ministero creata a Padova dal governo della Repubblica sociale.
Dopo la liberazione di Roma (4 giugno 1944) fu arrestato per pochi giorni, sospeso dal servizio e sottoposto al processo di epurazione, che si concluse (in maniera frettolosa e con accuse in parte fantasiose) con la sua dispensa dal servizio.
Negli anni successivi, però, ottenne la revisione del procedimento e nuove indagini sull'accusa più grave che gli era stata rivolta, rivelatasi priva di qualsiasi fondamento. A seguito dell'ulteriore ricorso di altri direttori generali dispensati nella fase dell'epurazione, fu anche reintegrato nel servizio e nel grado, dal gennaio 1950, ma a quanto pare rimanendo a disposizione o con incarichi speciali e senza ricomparire nell'organigramma del Ministero. Andò definitivamente in pensione con il 1º aprile 1954.

Chi è?: dizionario degli italiani d'oggi, 3ª ed., Roma: A.F. Formiggini, 1936, p. 837-838; 4ª ed., Roma: Cenacolo, 1940, p. 858.

Alberto Petrucciani. Edoardo Scardamaglia. In: Dizionario biografico dei direttori generali, Direzione generale accademie e biblioteche, Direzione generale antichità e belle arti (1904-1974). Bologna: Bononia University Press, 2011, p. 180-191, con elenco degli scritti e ulteriori riferimenti bibliografici.

Si ringrazia il nipote Francesco Scardamaglia per le notizie fornite con grande disponibilità e cortesia, poco prima della sua scomparsa.


Copyright AIB 2001-06-01, ultimo aggiornamento 2013-02-16, a cura di Alberto Petrucciani
URL: https://www.aib.it/aib/stor/bio/scardamaglia.htm

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