La posizione AIB in merito alle strutture e ai servizi culturali di competenza delle province

Al Presidente della Repubblica

Al Presidente del Consiglio dei Ministri

Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo

Al Ministro della funzione pubblica

Al Presidente della Conferenza delle Regioni e delle
Province autonome

Al Presidente dell’ANCI

Al Presidente dell’UPI

 

L’Associazione italiana biblioteche, che rappresenta i bibliotecari italiani ai sensi dell’art. 26 D.Lgs. n.206/2007, nella riunione dei propri organi elettivi – Comitato Esecutivo Nazionale e Consiglio nazionale dei Presidenti regionali – tenutasi a Napoli il 3 ottobre u.s., ha approvato la seguente mozione: “Le recenti Riforme istituzionali hanno messo in serio pericolo l’esistenza delle strutture e dei servizi culturali di competenza delle province che, con l’entrata in vigore della legge 7 aprile 2014, n. 56, sono passati dalla competenza provinciale a quella di regioni e comuni, che hanno responsabilità amministrativa riguardo i finanziamenti e la gestione delle attività e dei servizi, rilevando come sia le regioni sia i comuni, ad oggi non hanno ancora preso in carico le diverse situazioni.

I bibliotecari italiani esprimono la massima preoccupazione e sconcerto per la situazione degli istituti e dei servizi culturali gestiti dalle province a seguito della riforma.  A pochi giorni dalla scadenza prevista per l’emanazione dei provvedimenti regionali, constatiamo che poco è stato fatto. Le proposte di soluzione, perlopiù di carattere temporaneo, avanzate da alcune regioni e dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, non presentano le garanzie di poter disporre di risorse umane e finanziarie sufficienti nemmeno per far funzionare istituti e servizi che hanno dimostrato buoni risultati.

In particolare, colpisce la dispersione delle risorse umane professionali, così importanti per qualificare i servizi e adeguarli continuamente alle esigenze dei nostri utenti (docenti, scolari, studenti, ricercatori, anziani, bambini, casalinghe, professionisti, migranti – in sintesi tutti i cittadini che vivono in Italia). Stiamo già assistendo all’esodo, verso altre attività “generiche”, di colleghi con grande esperienza, mentre molti colleghi giovani, con curricula rilevanti, rischiano di perdere opportunità di lavoro, già scarse. Occorre evitare che le ex biblioteche provinciali e gli uffici che gestiscono i sistemi territoriali siano svuotati di personale qualificato e poste obiettivamente nell’impossibilità di continuare ad operare.

La confusione istituzionale che si è prodotta ha generato una crisi profonda nei sistemi bibliotecari, nelle reti e nelle biblioteche provinciali che, sino ad oggi, in molte aree del paese avevano rappresentato l’espressione più avanzata ed il modello di gestione più efficiente dell’organizzazione territoriale della
pubblica lettura. In alcune zone d’Italia queste istituzioni hanno rappresentato l’unico presidio culturale.

La drastica contrazione di risorse economiche e professionali sta infatti determinando, in larga parte del nostro paese, una riduzione ed un deterioramento della qualità dei servizi, garantiti da decenni ai cittadini dal sistema delle biblioteche di pubblica lettura. Nei primi provvedimenti non si coglie nessun disegno strategico complessivo, pare quindi che non si sia compreso che le reti bibliotecarie e le biblioteche provinciali rappresentano una infrastruttura culturale, informativa e sociale essenziale per il nostro paese. Tale infrastruttura deve continuare a funzionare, anzi dovrebbe svilupparsi fino a portare il livello di accesso all’informazione, alla cultura e alla conoscenza ad uno stadio sufficiente per lo sviluppo sostenibile collettivo e per la realizzazione del singolo individuo.

Si dovrebbero trovare soluzioni a geometria variabile, in base alle diverse situazioni: siamo convinti che le regioni dovrebbero avere un ruolo di programmazione, di regia e di cura, in particolare in questa fase di passaggio, i comuni dovrebbero considerare i servizi bibliotecari come servizi essenziali, il MiBACT e più in generale il Governo dovrebbero supportare quantomeno lo sviluppo delle reti telematiche.

I bibliotecari italiani, che anche in questo frangente hanno offerto collaborazione a tutti i livelli istituzionali al fine di trovare soluzioni efficaci e sostenibili, richiamano le autorità alle loro responsabilità, non potendo pensare che non ci sia la volontà concreta di sostenere quanto ha dimostrato di essere utile e produttivo nel settore culturale.”

Enrica Manenti
Presidente AIB

Roma, 13 ottobre 2015
Prot. n. 234/2015