L’Associazione italiana biblioteche (AIB) ha siglato il rinnovo del protocollo in collaborazione con il Ministero della Giustizia – Dipartimento Amministrazione penitenziaria (DAP), la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e l’Associazione nazionale Comuni d’Italia (ANCI).

 

Roma, 28 dicembre 2017 – È stato rinnovato per il quinquennio 2017 – 2022 il protocollo d’intesa per la promozione e la gestione dei servizi di biblioteca negli istituti penitenziari italiani, sottoscritto dal Ministero della Giustizia – Dipartimento Amministrazione penitenziaria (DAP), Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Associazione nazionale Comuni d’Italia (ANCI) e Associazione italiana biblioteche (AIB).

Il rinnovo del protocollo risponde alla necessità di fornire un quadro normativo unico a quanti si occupano a vario titolo di biblioteche penitenziarie, così da avere un modello di riferimento applicabile alle diverse realtà territoriali. Il primo protocollo era stato firmato nel 2013, su iniziativa dell’AIB, con l’obiettivo di promuovere e potenziare il sistema delle biblioteche penitenziarie attraverso la loro integrazione con i servizi bibliotecari del territorio.

Il protocollo assume a fondamento le linee guida per i servizi bibliotecari ai detenuti redatte dall’IFLA (International Federation of Libraries Associations and Istitutions), secondo cui le biblioteche carcerarie “devono emulare il modello della biblioteca pubblica fornendo, in aggiunta, risorse per i programmi educativi e riabilitativi del carcere”. I destinatari del protocollo sono “i Provveditorati Regionali dell’Amministrazione Penitenziaria (PRAP), le Direzioni degli Istituti Penitenziari, le Amministrazioni regionali, comunali e ogni altro ente o agenzia responsabile dei servizi bibliotecari sul territorio, nonché i rispettivi responsabili e amministratori, i bibliotecari ed i soggetti a qualsiasi titolo coinvolti in progetti di promozione e sviluppo del servizo di biblioteca all’interno degli Istituti penitenziari italiani”.

Il primo triennio di applicazione del Protocollo ha visto la prosecuzione di progetti già attivi e la nascita di nuovi sul territorio nazionale, tra i quali: Servizio Biblioteche in carcere del Comune di Roma; Progetto Sistema Bibliotecario Carcerario Regione Marche; “Il carcere in biblioteca” Bella storia!” organizzato dalla Casa Circondariale di Massa Marittima; Convenzione tra la Casa circondariale di Siena e la Biblioteca comunale degli Intronati; servizi bibliotecari in carcere nell’ambito del Progetto di gestione del Sistema bibliotecario urbano di Nuoro; Biblioteca Bassone, casa circondariale di Como; Biblioteca carcere di Monza. Sistema Brianza Biblioteche; Biblioteca della Casa circondariale di Ravenna; Biblioteca della Casa Circondariale di Torino; Convenzione tra la Biblioteca di Foggia “La Magna Capitana” e la Casa circondariale di Foggia, ecc.

«Leggere è un diritto universale» recita la Carta del lettore (1994), formulata dall’International Book Committee e dalla International Publishers Associations, pubblicata dall’Unesco. Per le persone in esecuzione di pena il diritto alla lettura e l’accesso all’informazione sono fattori irrinunciabili per contrastare il rischio di marginalità e favorire il reinserimento sociale, come vuole la Costituzione Italiana che sancisce la finalità rieducativa della pena (art. 27, terzo comma). La presenza di una biblioteca in ogni istituto penitenziario italiano è prevista dagli articoli 12 e 19 della L. 354/1975 e, secondo l’art. 21 del regolamento di esecuzione (D.P.R. 230/2000), i libri e i periodici a disposizione della biblioteca devono garantire “una equilibrata rappresentazione del pluralismo culturale esistente nella società, assicurando ai soggetti in esecuzione di pena un agevole accesso alle pubblicazioni presenti in biblioteca, oltre alla possibilità di consultare altre pubblicazioni mediante l’attuazione di specifiche intese con biblioteche e centri di lettura pubblici”.

Nel protocollo si definisce il ruolo della biblioteca come “centro informativo e di supporto all’apprendimento della comunità penitenziaria e, compatibilmente con il regime detentivo cui sono individualmente sottoposti i soggetti reclusi, garantisce ai propri utenti un accesso ampio e qualificato alla conoscenza, all’informazione e alla cultura, senza distinzione di età, razza, sesso, religione, nazionalità, lingua o condizione sociale”.

In particolare, mediante accordi di collaborazione tra le Amministrazioni locali, cui fa capo il servizio di pubblica lettura sul territorio, e le Direzioni degli istituti penitenziari, responsabili della gestione del servizio di biblioteca interno al carcere, si cercherà di favorire “l’accesso al patrimonio librario e multimediale da parte dei detenuti anche attraverso appositi sistemi di consultazione informatizzata del catalogo”, nel rispetto delle misure di sicurezza adottate dal singolo istituto penitenziario; incrementare progressivamente il patrimonio librario e multimediale esistente; valorizzare gli aspetti multiculturali delle etnie presenti con la promozione degli autori stranieri in lingua originale e bilingui; integrare il servizio bibliotecario interno alle carceri con le biblioteche del territorio mediante l’inserimento delle biblioteche penitenziarie nel circuito del prestito interbibliotecario territoriale; formare professionalmente i detenuti incaricati del servizio; realizzare iniziative culturali quali incontri con l’autore, seminari e dibattiti su specifiche tematiche.

Quando possibile, si cercherà di armonizzare il regolamento e le procedure operative della biblioteca interna al carcere con quelli della biblioteca esterna coinvolta nella collaborazione. Per i “detenuti ammessi ai benefici previsti dall’ordinamento penitenziario vigente” è prevista anche la possibilità di svolgere tirocini finalizzati all’inserimento occupazionale.

Il rinnovo del Protocollo è stato accompagnato da un intenso lavoro istruttorio, svolto per l’AIB da Francesca Cadeddu, componente del direttivo nazionale e attiva da molti anni nel settore delle biblioteche carcerarie, che ha inoltre promosso  la costituzione in seno all’Associazione di un Gruppo di lavoro AIB sulle biblioteche carcerarie. Questo Gruppo, coordinato da Amelia Brambilla, promuoverà l’applicazione di quanto previsto dal Protocollo, monitorerà le sue applicazioni concrete e valuterà le ricadute sociali dei progetti attuati negli Istituti penitenziari. L’AIB, attraverso le parole della presidente nazionale Rosa Maiello, sottolinea il valore dell’iniziativa per la società nel suo insieme: “La relazione tra biblioteche, coesione sociale e cultura della legalità è strettissima e anche per questo leggere non può essere un privilegio riservato a pochi: è un diritto fondamentale della persona ed è un’opportunità da favorire anche nell’interesse collettivo mediante appositi servizi pubblici. La presenza in carcere di servizi di pubblica lettura e di bibliotecari specializzati incaricati da istituzioni pubbliche contribuisce a rompere quel senso di isolamento che spesso i ristretti sentono anche dopo aver scontato la pena”.

 

Protocollo d’intesa per la promozione e gestione dei servizi di biblioteca negli istituti penitenziari italiani (2017)

Protocollo biblioteche carcerarie 2017 [PDF]