Il nome delle cose. Resoconto

L’8 ottobre si è avuta a Firenze la prima uscita pubblica del Gruppo linguaggi MAB Toscana, nato nel 2013, con l’obiettivo di riflettere su:

* integrazione tra gli standard per la descrizione di documenti adottati in archivi, musei, biblioteche;

* metodologie e le tecnologie adottate o adottabili.

Il gruppo ha lavorato in un clima di grande libertà e di disponibilità allo scambio interprofessionale (sono presenti fin dall’inizio archivisti e bibliotecari, con un po’ più di fatica sono stati coinvolti anche conservatori museali). La presentazione delle esperienze di ognuno è servita a fare un bilancio della competenze interne al gruppo. Quindi abbiamo censito buone prassi in Italia e all’estero sull’integrazione e uniformazione delle entità individuali, la codifica e architettura dei dati in archivi, biblioteche, musei.

Abbiamo iniziato ad approfondire i problemi di estensione delle RDA ad archivi e musei, tenendo conto di quello che è il dibattito internazionale in atto. Questa esperienza è stata descritta in un report per JLIS (uscita prevista gennaio 2016, ma sarà, presto pubblicata in anteprima sul sito della rivista).

Altra attività estremamente proficua, in corso di svolgimento, è la sperimentazione del Nuovo soggettario in contesti non bibliotecari. Al momento abbiamo avviato due esperienze:

* l’uso del Nuovo soggettario per descrivere in modo univoco le professioni dei soggetti produttori/conservatori di archivio in SIUSA (Sistema informativo unificato per le Soprintendenze archivistiche). Avevamo, infatti, riscontrato un’estrema difformità di termini diversi utilizzati con lo stesso significato in parti diverse della descrizione dell’archivio (scrittore o romanziere, deputato o parlamentare, per fare alcuni esempi);

* la descrizione semantica degli apparecchi scientifici appartenenti alla collezione museale della Fondazione scienza e tecnica.

La giornata pubblica è servita a presentare quanto fatto fino ad oggi e ci ha consentito di entrare in contatto con altre esperienze (come Entialab, che si occupa di ontologie e mappe topiche applicate a opere d’arte e il Laboratorio di linguistica del CNR).

Ci sono già venute molte idee di lavoro per il futuro. La non istituzionalità del gruppo può essere un elemento di debolezza, ma è sicuramente un vantaggio in termini di flessibilità e possibilità di movimento.

Siamo consapevoli delle differenze di approccio al catalogo e alla catalogazione, oltre che di evoluzione storica nelle professioni MAB, come della diversa percezione di archivi, musei e biblioteche da parte della politica e dell’opinione pubblica; non possiamo non tenere conto dei processi di precarizzazione e accesso al lavoro che ci accomunano con sfumature diverse. Siamo, tuttavia, convinti che l’ibridazione professionale sia una prospettiva di enorme interesse, anche per migliorare i servizi dei diversi istituti culturali, l’accesso alle collezioni e l’arricchimento dell’esperienza di ricerca sui cataloghi.

Per questo ci piacerebbe che si rafforzasse lo scambio e la collaborazione tra esperienze regionali del MAB, ad oggi poco supportati dal coordinamento MAB Italia (ad esempio non c’è traccia di momenti di confronto tra gruppi regionali nel programma del prossimo convegno di novembre).

Silvia Bruni, 19 ottobre 2015.