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Conservare il Novecento: la stampa periodica


Mariagrazia Ghiazza
(Soprintendenza per i beni librari, Regione Piemonte)

Il contributo che il Piemonte può offrire ad un piano di intervento su larga scala dei periodici riguarda innanzi tutto quotidiani o riviste che siano stampati nella regione o che rivestano comunque un interesse per la regione.
A questo proposito sono stati avviati di recente due progetti.

Il primo concerne il censimento di microfilm posseduti dalle biblioteche piemontesi.
Essi riproducono soprattutto periodici e manoscritti, materiali tradizionalmente esclusi dal prestito e considerati fragili.
La fase iniziale del lavoro riguarda le biblioteche dell'Alessandrino e dell'Astigiano ed una parte delle biblioteche di Torino: 18 istituzioni in tutto delle 100 circa che sappiamo avere microfilm.
Sono state censite 2150 unità inventariali, vale a dire bobine di microfilm, microfiche o CD-ROM (limitatamente a quelli che riproducono opere di interesse locale o che non si trovano comunemente in commercio). 1420 di quelle unità inventariali riproducono quotidiani o riviste.
Circa la metà di esse è costituita da microfilm da 35 millimetri in bianco e nero in condizioni definite buone o ottime e riproduce periodici stampati in Piemonte oppure, per quel poco che si può dedurre dal titolo, relativi al Piemonte.
C'è da augurarsi che una percentuale, per quanto bassa, di quei microfilm possa servire per evitare agli originali gli strapazzi di una seconda ripresa fotografica.
Se tuttavia questo non accadesse, credo sia d'obbligo comunque avviare un piano di riproduzioni cominciando non dai periodici più consultati tout court ma dai periodici molto consultati che non siano stati ancora riprodotti su altri supporti stabili.

Il secondo progetto cui stiamo lavorando riguarda la costituzione di una base dati digitale di periodici di interesse locale.
Il punto di partenza sono alcune testate del Cuneese, pubblicate tra gli ultimi decenni dell'Ottocento ed i primi del Novecento, scelte dalle biblioteche aderenti al centro rete di Fossano per la loro rarità.
È una fase di lavoro sperimentale, come è ovvio, nella quale si affrontano tutti i problemi di carattere generale legati all'impostazione di progetti di una certa ampiezza, complicati forse dalle difficoltà che derivano dagli aspetti rilevanti di novità tecnologica che tale lavoro implica.

Con l'affermarsi rapido della digitalizzazione, sembra presentarsi un'opportunità rara per la conservazione degli originali.
I forti condizionamenti cui sottostare, dettati dall'uso, si riducono e si possono finalmente immaginare piani che abbiano al centro dell'interesse la durata nel tempo degli oggetti fisici.
Queste considerazioni forse non sono estranee neppure al progetto sull'emeroteca nazionale di Carlo Federici, che ha una duplice valenza: per un verso è appunto un piano di intervento complessivo sulla conservazione dei periodici, che forse presenta ancora qualche nodo da sciogliere, e per l'altro propone un tema importante che non riguarda soltanto i periodici: il metodo della conservazione sotto vuoto che potrà forse essere adottato con qualche variante in molti casi in cui si vuole o si deve prolungare la vita di un bene culturale, libri inclusi.


Copyright AIB 2001-04-18, ultimo aggiornamento 2001-04-21 a cura di Vittorio Ponzani
URL: https://www.aib.it/aib/cen/conv01-a4.htm

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