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saluto inaugurale

Luca Bellingeri

La mia presenza su questo palco, in questa occasione, testimonia già da sola, almeno per chi è a conoscenza della struttura di Bibliocom e delle piccole "ritualità" dei nostri congressi, una situazione molto diversa dal passato e certamente inaspettata.
Tradizionalmente, il compito di presiedere la seduta inaugurale e di tenere la relazione introduttiva, una sorta di discorso sullo "stato dell'unione" riferito al mondo delle biblioteche italiane, è sempre stato del Presidente dell'Associazione Italiana Biblioteche.
Questa volta questo onore, e, credetemi, onere spetta a me, Presidente del Collegio sindacale dell'Associazione, incaricato, a seguito delle dimissioni della maggioranza del Comitato Esecutivo Nazionale e a norma del nostro Statuto, di garantire il regolare andamento dell'ordinaria amministrazione e di indire le elezioni per il rinnovo delle cariche sociali.

Ruolo eminentemente "tecnico", dunque, di mero "traghettatore" della nostra Associazione verso acque più certe e meno insidiose delle attuali.
Non spetta certo a me, perciò, assolvere il compito, squisitamente "politico", di tracciare in questo breve saluto inaugurale un quadro della situazione generale della nostra professione, né tanto meno proporre linee d'azione o possibili soluzioni.
Da bibliotecario che proprio in questi giorni ha compiuto i venti anni di professione e da socio AIB, da quindici anni impegnato nelle attività dell'Associazione, per la quale ha ricoperto numerosi e diversi incarichi, mi siano tuttavia consentite solo alcune brevissime riflessioni, ovviamente a carattere del tutto personale, su alcune delle molte contraddizioni che continuano a contraddistinguere questo nostro tanto amato e al tempo stesso tanto criticato sistema delle biblioteche italiane.

Un sistema costituito, sulla base dei dati fornitici dall'Anagrafe delle biblioteche, da oltre 12 000 istituti, oltre un quinto dei quali, però, possiede un patrimonio inferiore ai 2 000 volumi e garantisce un'apertura settimanale inferiore alle 12 ore, mentre oltre un terzo non è in grado di erogare ai propri utenti servizi essenziali come le informazioni bibliografiche o il prestito.

Un sistema che, come mostrano anche i recentissimi dati contenuti nel "Rapporto sulle biblioteche italiane 2004", promosso dalla nostra Associazione, mostra ancora una volta una vitalità ed un dinamismo per certi versi insospettabili e tali da rendere in molte situazioni i servizi erogati degni dei più elevati standard europei, ma anche un sistema che, come e più di molti altri settori della pubblica amministrazione, soffre di una costante contrazione nelle risorse ordinarie disponibili, in certi casi addirittura superiore al 25 %, solo in parte bilanciata dal sempre più diffuso ricorso a forme di finanziamento straordinario, certo essenziali per garantire il funzionamento di queste istituzioni, ma tali da rendere assai problematica, se non impossibile, qualunque forma di programmazione a medio e lungo termine.

Un sistema che, per la prima volta nella sua lunga storia, può ormai contare sull'apporto di giovani appositamente formati per questa professione, attraverso i numerosissimi corsi di laurea in scienze archivistiche e librarie, le specifiche lauree specialistiche, i diversi master di varia tipologia e natura, ma che, al tempo stesso, registra ormai da anni, almeno per quanto riguarda determinati comparti, un blocco pressoché totale di ogni forma di turn-over del personale di ruolo, rendendo così inevitabile il ricorso alle più varie, e aggiungerei fantasiose, forme di lavoro a termine, precario, o "atipico" che dir si voglia.

Forme di lavoro, che certamente hanno avuto il merito di creare una nuova categoria di "liberi professionisti", seri e preparati, precedentemente sconosciuti nel nostro mondo, ma che al tempo stesso hanno privato questi stessi lavoratori di molti dei diritti una volta considerati essenziali ed irrinunciabili ed hanno reso impossibile ogni forma di identificazione e fidelizzazione di questo personale con le istituzioni in cui si trova, solo temporaneamente, ad operare.

Un sistema, il nostro, in cui il ruolo di regioni, province, comuni è divenuto negli anni sempre più essenziale ed insostituibile, come dimostrano anche le Linee di politica bibliotecaria per le autonomie, prodotte dalla Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome, UPI ed ANCI alla fine dello scorso anno, ma in cui ancora troppo spesso alcuni enti locali sembrano considerare la loro biblioteca come un'appendice di scarso valore e nessuna utilità, o peggio un peso di cui disfarsi volentieri.

Un sistema interessato in questi ultimi mesi da una serie notevole di provvedimenti legislativi, quale non si registrava da molti decenni, come la riforma del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il nuovo Codice dei beni culturali, la legge sul deposito legale, ma in cui spesso l'impressione che purtroppo si ricava è di una sostanziale marginalità dei nostri istituti rispetto alle altre istituzioni culturali o, peggio, di una assai scarsa conoscenza e comprensione dei veri problemi del nostro settore.

Un sistema, infine, che a livello europeo, mentre vede affermato, nella Risoluzione del Parlamento Europeo sul ruolo delle biblioteche nella società moderna del 1998, il principio "dell'insostituibile ruolo da esse svolto nell'organizzazione dell'accesso alla conoscenza", o, nelle Linee guida del Consiglio d'Europa per la legislazione e le politiche in materia di biblioteche in Europa del 2000, viene considerato "elemento essenziale e insostituibile della infrastruttura culturale, educativa ed informativa della società", si trova poi a dover fare i conti con una procedura di infrazione ad una direttiva comunitaria, per un'interpretazione in materia di prestito ritenuta eccessivamente "liberale".

Di tutto questo, e di molto altro ancora, l'Associazione italiana biblioteche, come sempre nella sua lunga storia, ha cercato di farsi carico con la sua costante presenza, le sue proposte, le sue iniziative e, perché no, i suoi errori.

Di tutto questo e più in generale di tutto ciò che riguarda questo complesso e variegato mondo l'AIB continuerà a farsi carico per il futuro, purché tutti insieme si riesca a darle quell'autorevolezza e quel prestigio che i soci, i colleghi, la professione nel suo insieme si aspettano da un'associazione professionale come la nostra.

Di tutto questo, e di molto altro ancora, Bibliocom intende, come sempre è stato nel passato, essere ad un tempo specchio e luogo di riflessione.
Troppo lungo sarebbe elencare qui tutti gli appuntamenti previsti per questi tre giorni di lavoro. Bastino ricordare gli oltre cinquanta fra convegni, seminari, dibattiti, tavole rotonde che si succederanno a partire dalle prossime ore, i quindici laboratori destinati a quanti, per la loro professione, si trovano a contatto con quel difficile, ma affascinante mondo di lettori, che è costituito da bambini, ragazzi ed adolescenti, i tradizionali appuntamenti associativi, Bibliotexpo, la rassegna di prodotti e servizi per le biblioteche, giunta quest'anno alla sua diciottesima edizione.

Un programma ricco e stimolante, dunque, ma soprattutto un'occasione unica in Italia di confronto, approfondimento, dibattito, dialogo fra quanti, bibliotecari e non, italiani e stranieri, sono impegnati nel mondo dell'informazione e della conoscenza e per idealismo, spirito di servizio, fede, ottimismo nel futuro, o semplice testardaggine continuano a credere nel ruolo fondamentale delle biblioteche, nei valori di questa professione, nella forza e vitalità, soprattutto in questi momenti, della nostra associazione professionale.

Dichiaro dunque ufficialmente aperta la quinta edizione di Bibliocom ed il cinquantunesimo Congresso AIB ed auguro a tutti noi un buon lavoro.


 
 
 
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  2004-11, ultimo aggiornamento 2004-11-03
  a cura della Redazione Bibliocom di AIB-WEB.

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