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AIB. Commissione nazionale biblioteche pubbliche

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XLVII Congresso nazionale AIB
AIB2000
Mercoledì, 25 ottobre 2000
"Palla al centro" : incontro nazionale dei Centri servizi per le biblioteche pubbliche
Convegno a cura dell'AIB. Commissione nazionale Biblioteche pubbliche

I servizi bibliotecari nazionali e le reti delle biblioteche pubbliche
di Maurizio Messina

Dagli interventi presentati al precedente incontro dei centri servizi emerge che la catalogazione, e tutto quanto intorno ad essa ruota, è ancora, nonostante qualche segnale in controtendenza, la loro attività prevalente. Dai pochi dati di cui disponiamo si può inoltre desumere, con qualche eccezione, che la percentuale di catalogazione derivata sia ancora piuttosto bassa, e che anche la quota di prestiti interbibliotecari sul totale dei prestiti effettuati non sia particolarmente rilevante.

In altri casi, poi, ma certamente in nessuno di quelli oggetto dell'indagine presentata in quell'occasione, è quanto meno lecito il sospetto che, ad esempio, la pubblicazione di un catalogo sul web risponda più ad esigenze di visibilità di un'amministrazione o di un ente locale che ad una pianificazione coerente, che tenga magari conto di servizi analoghi già esistenti.

Questi pochi spunti danno il senso di una situazione di squilibrio, connaturata al nonsistema delle biblioteche italiane e probabile causa di diseconomie che sarebbe opportuno misurare, se disponessimo degli strumenti adatti.

Non voglio però trarre conclusioni affrettate. All'esigenza di ridurre il lavoro catalografico a livello locale, per liberare risorse per altre attività, si accompagna generalmente la richiesta di una Agenzia bibliografica nazionale autorevole e tempestiva. Non sono del tutto d'accordo. L'orizzonte proprio della Bibliografia Nazionale non è quello della mediazione catalografica, e la sua tempestività andrebbe rapportata piuttosto alle esigenze della diffusione dei prodotti editoriali, come si era tentato di fare qualche tempo fa con la BNI, gettando sul piatto di una trattativa con gli editori che si fa sempre più difficile in tempi di irrigidimento della normativa sul diritto d'autore eventuali servizi a favore della promozione del libro o, nel settore dei documenti elettronici, della loro certificazione e archiviazione permanente.

La catalogazione allora, e so di scoprire l'acqua calda, non può che essere prodotto della cooperazione e della rete, coinvolgendo quindi una molteplicità di attori anche in ambito locale, dove però andrebbero verificate alcune condizioni: è necessario infatti poter disporre di strumenti per aumentare la percentuale di catalogazione derivata, e, in alcuni luoghi, assumersi la responsabilità del trattamento al massimo livello di autorevolezza di quelle produzioni editoriali che difficilmente hanno accesso ai circuiti nazionali di circolazione della conoscenza. Chi svolgesse questa funzione diverrebbe partner a tutti gli effetti di un sistema dei servizi bibliotecari di rilievo nazionale. Chi altri infatti potrebbe documentare la produzione editoriale locale, o anche settoriale? Il discorso può valere infatti anche per specifiche tipologie documentarie: chi conserva i libri per ragazzi? Ecco allora che anche il contesto proprio della conservazione, tutela e valorizzazione dell'eredità storica e culturale, con tutto quello che ne consegue in termini di progettualità, tecnologie, strumenti per l'accesso, come la digitalizzazione, può divenire parte dell'orizzonte di servizio di una biblioteca pubblica cui vengano assegnate precise responsabilità in merito alla documentazione e gestione di particolari materiali. (Attenzione, comunque: non sto dicendo che tutti debbano conservare i libri per ragazzi: in un recente convegno sulla Conservazione del 900 Antonella Agnoli osservava che nessuno li conserva, e che tale compito potrebbe essere svolto da una biblioteca anche se non è biblioteca nazionale).

Ho portato questi esempi per significare come, in un contesto di policentrismo culturale spinto quale quello che caratterizza il nostro paese, anche il sistema dei servizi bibliotecari nazionali debba articolarsi funzionalmente e territorialmente, e come la partecipazione a tale sistema non debba dipendere dalle tipologie istituzionali delle biblioteche ma piuttosto dalla loro assunzione di responsabilità in merito alla copertura di un determinato livello di servizio, all'interno di un sistema coordinato. Ovviamente qui do per scontate cose che non lo sono affatto, come una normativa favorevole allo sviluppo dei necessari accordi fra tutti i possibili partner, ma di questo non c'è' tempo di parlare.

I centri servizi possono giocare un ruolo in tale contesto? Stiamo parlando in sostanza di rapporti fra sistemi e reti bibliotecarie di diverso livello, dunque i centri servizi hanno certamente un ruolo se sono, come già avviene in alcuni casi, o possono diventare, motori di sistemi territoriali. Altrimenti le loro funzioni, comunque utilissime, non sono diverse da quelle che venivano svolte una quindicina di anni fa nel Veneto da una cooperativa di servizi per le biblioteche come la Celbiv. Quella dei sistemi territoriali è una scelta di natura politica, i cui presupposti non possiamo discutere qui, ma un centro servizi può costituirne il braccio operativo, sia dal punto di vista dell'organizzazione che delle tecnologie. Piuttosto occorre riflettere sulle dimensioni del bacino di utenza: la dimensione provinciale può essere o troppo piccola o troppo grande, a seconda dei casi, e in definitiva la partita si gioca fra gli obiettivi di servizio che ci si propone, e la capacità delle istituzioni coinvolte di tessere gli accordi necessari per realizzarli. Se penso alla realtà da cui provengo, ad esempio, una dimensione funzionale ed utile sarebbe quella della città metropolitana, che potrebbe comprendere tre province, ma le istituzioni che dovrebbero essere coinvolte dispongono degli strumenti necessari per realizzare un obiettivo così ambizioso?

Per quanto poi attiene alle tecnologie, queste devono consentire l'interoperabilità fra le reti locali e la rete nazionale. La situazione appare più favorevole oggi rispetto a qualche tempo fa, e non solo perché internet ha comportato la standardizzazione di fatto delle architetture di rete. Il 22 giugno di quest'anno la Conferenza Stato-Regioni ha sancito un'accordo fra il MBAC, il MURST, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano che contempla la riorganizzazione della rete SBN secondo linee di sviluppo che recepiscono molte delle critiche avanzate dai bibliotecari in questi anni. Vi si prevedono diversi livelli di partecipazione alla rete, distinguendo fra partner a pieno titolo, produttori di record bibliografici e fornitori di contenuti e servizi per l'intero sistema, partner associati che contribuiscono all'erogazione solo di alcuni di quei servizi, partner utilizzatori che prevalentemente li richiedono. Il servizio catalografico deve consentire la cattura dei record e il riversamento sui sistemi di altre reti. Il servizio di circolazione dei documenti viene esteso a biblioteche che non fanno parte della rete SBN. Altre indicazioni importanti riguardano l'esigenza di avviare programmi di retroconversione dei cataloghi e di coordinare i progetti di digitalizzazione. Insomma una prospettiva stimolante e corretta, che attende però ancora la definizione di un modello organizzativo e gestionale adeguato, cioè organismi in grado di tradurre quanto ci si propone in pratica quotidiana. Una gran parte delle responsabilità per la realizzazione di questo progetto ricadrà sulle regioni, e quindi è importante che le realtà locali, biblioteche e sistemi, sappiano esprimere una presenza forte, specie in merito alla definizione delle priorità, e siano messe in condizione di farlo.

Altrettanto importante è il ruolo delle biblioteche nei confronti del mercato: la risposta delle aziende produttrici di SW gestionale per le biblioteche alla "apertura" di SBN, che comunque implica l'adeguamento di tali SW a determinate specifiche, è stata finora modesta. E' probabile che per aziende medio piccole i costi siano eccessivi e che per quelle grandi il mercato sia troppo ristretto per giustificare l'investimento. Una maggiore domanda di interoperabilità da parte delle biblioteche, specie se interessate ad una partecipazione piena alla rete nazionale, potrebbe forse sbloccare questa impasse.

Qualcos'altro, però, mi induce ad essere ottimista: nel giugno di quest'anno il Consiglio dei Ministri ha varato il Piano d'azione del Governo per l'e-government, ovvero l'amministrazione elettronica del Paese. Si tratta di un documento di grande rilievo che può valere, ai fini della realizzazione di un sistema integrato dei servizi di biblioteca, più di una legge quadro. Vi assume infatti valenza generale il concetto di sistema integrato dei servizi al cittadino, da perseguirsi proprio realizzando l'interoperabilità fra reti di diverso livello (rete unitaria della P.A., reti delle regioni, reti di area, categoria, settore). L'amministrazione centrale è destinata a svolgere un ruolo di back-office, erogando servizi informativi alle amministrazioni locali che assumono il ruolo di front-office rispetto ai cittadini e, di più, realizzano l'integrazione funzionale dei diversi servizi erogati dall'amministrazione centrale. Un quadro del tutto coerente con quell'ipotesi di relazione fra servizi bibliotecari nazionali, diffusi, secondo me, e biblioteche pubbliche, che sto immaginando. Pensiamo alle potenzialità delle reti civiche, ed al ruolo che i servizi di biblioteca rivestono già ora all'interno di qualcuna di esse. Uno dei limiti di questo documento, tuttavia, è l'assenza di qualsiasi riferimento ai servizi per l'informazione, la formazione, la cultura e la ricerca. Vi si parla di portali per i servizi integrati al cittadino, per i servizi di certificazione, per i servizi all'impiego o alle imprese, tutti abbondantemente finanziati, ma non di un portale per i servizi culturali. Questo, è ormai opinione diffusa, dovrebbe dare accesso e anzi costituire il punto di raccordo fra reti diverse, come il sistema complessivo dei beni culturali (biblioteche, archivi, musei), o la catena dell'ideazione, produzione, distribuzione del libro e degli altri supporti. Le biblioteche, o meglio il sistema integrato delle biblioteche, sono i candidati ideali per svolgere tali funzioni, perché dispongono delle strutture, delle conoscenze, dell'orientamento al servizio, di tecnologie, reti e strumenti per navigarle già funzionanti in misura maggiore rispetto ad altri attori presenti sulla scena, come archivi e musei, dai quali peraltro c'è da imparare in termini di cultura del policentrismo. Tale situazione non durerà in eterno, ci sono degli spazi da occupare, eppure, in generale, le biblioteche non riescono ad esprimere una forza contrattuale sufficiente o ad essere riconosciute come soggetto economico rilevante. Il lavoro per porre la biblioteca al centro di questi processi dovrebbe essere una, se non "la" priorità politica dell'Associazione, e qualcosa di positivo credo ne deriverebbe anche per il nostro status professionale.


Copyright AIB 2000-10-31, a cura di Elena Boretti
URL: https://www.aib.it/aib/commiss/cnbp/c2messin.htm


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