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Associazione Italiana Biblioteche

Commissione nazionale servizi bibliotecari nazionali e tutela

Sezione Toscana


SBN: QUALE ORGANIZZAZIONE PER QUALI SERVIZI

Firenze, Via della Torretta 16
(aula 2 del plesso didattico dell'Università di Firenze)
16-17 aprile 1999


Intervento

di

Gianni Bonazzi



E' mia intenzione in questo intervento fare alcune semplici riflessioni sul servizio bibliotecario nazionale inteso come sistema, come organizzazione.
Ciò perché credo che il documento prodotto nell'ambito del gruppo di lavoro e approvato dal Comitato nazionale per SBN offra proprio rispetto alla dimensione 'organizzazione' degli spunti di riflessione significativi.
Dobbiamo innanzitutto ricordare alcuni punti fermi e cioè:
SBN è, nell'ambito del "sistema beni culturali", una realtà di confine tra un insieme di sottosistemi: il sottosistema regioni/ente locale, il sottosistema rappresentato dal Ministero per i beni e le attività culturali, il sottosistema università. Di questi sottosistemi e delle dinamiche che tra essi interagiscono SBN ha finora riflesso alcuni aspetti positivi ed altre marcate negatività. Ne parlerò più avanti, ora voglio solo ricordare due momenti: essere realtà di confine ha assicurato ad SBN una certa maggiore libertà e dinamicità, non potendosi dire essere SBN una struttura solo di qualcuno; d'altro canto la pluralità di soggetti coinvolti ha introdotto nella logica operativa e di programmazione di SBN un certo qual giustificazionismo, caricando eccessivamente l'oggettiva difficoltà a far coincidere sul consenso interessi ed ottiche diversi.
In ogni caso SBN è, comunque, una dimensione che ha portato ad una crescita collettiva in termini di professionalità, di linguaggio e logiche comuni , di progettualità e programmazione.

Nell'ambito della diagnosi di una organizzazione il momento dinamico è quello più complesso da analizzare, da cogliere, in particolare lo è la definizione dei modelli, delle figure del cambiamento organizzativo e la sua attuazione pragmatica rispetto all'oggettività dell'organizzazione e alle sue soggettività, ai ruoli di gruppo e ai ruoli individuali..
Senza entrare in problematiche di definizione, possiamo dire che il cambiamento è una variazione complessa e che esso può avvenire nel sistema, e in questo caso ci troviamo di fronte ad un mutamento organizzativo o invece essere addirittura mutamento del sistema.
In ogni caso quando avviene il cambiamento, o meglio quando si avverte l'esigenza del cambiamento? Semplificando possiamo dire che esso si manifesta quando il sistema raggiunge un punto critico attraverso il quale l'alternativa è: o l'abbandono o la ripresa.
Per riprendere il titolo di un bel libro di Piovani sulla storia dell'Università: "Morte o trasfigurazione dell'Università?", potremmo dire "Morte o trasfigurazione di SBN".
Ma SBN è giunto ad un punto critico? E nel caso sia così, le proposte contenute nel documento prospettano soluzioni che possano dirsi cambiamento organizzativo, identificano e mettono in moto, cioè, un processo di cambiamento, e soprattutto rispondono ad una logica progettuale, qual è il progetto del cambiamento?
Vorrei scegliere per rispondere a queste domande un punto di vista specifico, e cioè analizzare quello che è il momento centrale di ciascuna organizzazione: il momento decisionale. Qual è stato e qual è dunque il processo decisionale in SBN. Se dal punto di vista delle realizzazioni, della sua architettura, delle funzioni svolte, si potrebbe dire, schematizzando, che finora SBN ha attraversato due fasi: quella attuale e quella delle origini, avendo come momento di cesura tra le due l'avvio del sistema ( e cioè quando l'intuizione di una grande bibliotecaria, Angela Vinay, è diventata realtà operativa e quotidiana in un gran numero di biblioteche), altrettanto si può dire rispetto alla dimensione organizzativa e al momento decisionale?
Seppure si possono cogliere delle differenze, i due momenti presentano sotto questi due aspetti una sostanziale continuità. Nella prima fase, formalmente disciplinata dalle intese MBCA-Regioni, i momenti formali sono stati il Comitato degli esperti e quello tecnico-amministrativo, rappresentativi nella quasi totalità delle realtà istituzionali fondatrici di SBN. Nell'attuale fase, disciplinata dal protocollo d'Intesa Stato-regioni-università, abbiamo il Comitato tecnico e il Comitato nazionale. Soggetto operativo centrale, pendolo del sistema, nell'una e nell'altra fase, l'ICCU.
Dei mutamenti ovviamente vi sono stati e li possiamo fissare in alcuni punti:
allargamento dei soggetti decisionali con il coinvolgimento delle università e di altre realtà bibliotecarie
maggiore coinvolgimento dei soggetti politico-istituzionali (i ministri i grandi decisori pubblici)
minore incidenza delle società private.

A prima vista si è trattato di un passaggio indubbiamente positivo, nei fatti però non si è avuto a ben guardare un crescere della capacità progettuale, della capacità cioè di pensare e gestire il cambiamento. Questo anche forse perché rispetto alla fase delle origini ha assunto un peso significativo nell'assorbimento di risorse umane e finanziarie la gestione del Servizio. Osservando con più attenzione il meccanismo decisionale l'assetto delle origini proprio perché meno formale e con una minore presenza di soggetti istituzionali appare essere stato più dinamico, più dinamico anche perché più legato all'influenza delle varie soggettività.
Il meccanismo attualmente vigente invece:
non ha introdotto elementi significativi sul versante delle soggettività, anzi da questo punto di vista l'essere al 90% gli individui di oggi gli stessi di ieri fa pensare ad un venir meno di una serie di dati legati ai processi psicologici (fattore di novità, entusiasmo ecc.), al conservatorismo di ruolo ecc. In breve, la classe dirigente di SBN è grosso modo la stessa di dieci anni fa, spia questa indubbia di una difficoltà al cambiamento del sistema, che dobbiamo ricondurre, comunque, al più generale fenomeno di invecchiamento del personale della P.A., bassissimo livello di turn over
ha elevato il livello di rappresentatività accentuando il formalismo delle strutture di decisione.

Nella I fase di SBN le relazioni interpersonali hanno svolto una pluralità di funzioni: programmazione, gestione, finanche di strategia, condensando il processo decisionale in pochi luoghi e in poche persone. La II fase ha solo frammentato il processo decisionale, creando luoghi di decisione più artificiali che reali.
E' evidente come l'essere diventato SBN un'azienda diffusa di servizio, una struttura che eroga un servizio pubblico, renda non più funzionale un simile modello di formazione della decisione.
Se riflettiamo,poi, sui costi di SBN, sulla portata cioè dell'investimento pubblico, appare in tutta la sua evidenza l'inadeguatezza della situazione presente e l'urgenza di affrontare il problema dell'organizzazione e della formazione della decisione.
Proviamo a chiederci, quale azienda si governerebbe nei modi in cui SBN si è finora governato tenuto conto del peso degli investimenti effettuati?
Non è possibile avere, o almeno io non le ho, cifre puntuali che riguardino il complesso degli investimenti effettuati da tutti i sogggetti partecipanti, non possiamo misurare, cioè, i costi reali del sistema. Prendendo però a base la parte svolta dal Ministero possiamo fare delle cifre:
la fase strutturale , di impianto, di avvio, può essere stimata nel periodo 1988-1993 i 120 e i 130 miliardi, a questa somma vanno aggiunti a partire dal 1993/1994 finanziamenti stimabili intorno ai 15/18 miliardi annui per attività di gestione, implementazione ed evoluzione, a cui vanno aggiunti alcuni finanziamenti particolari, come ad esempio i più di 8 miliardi avuti grazie al lotto nel I semestre 1999. Tirando delle somme ci troviamo di fronte nel decennio 1988-1998 ad un investimento complessivo per l'intero sistema che ha superato tranquillamente i 200 miliardi. In questi costi non abbiamo conteggiato i costi del personale, delle strutture, ecc.
Mi fermo qui, né voglio entrare in merito a problematiche connesse al rapporto costi/benefici
Un' ulteriore considerazione, di che investimenti si tratta.? Si tratta di investimenti fatti nel settore dei servizi con una forte componente di tecnologia.
Si tratta, cioè, di investimenti che per loro natura presentano un quanto mai rapido ciclo di vita, sono investimenti ad alta deperibilità.
Dato, cioè, un obiettivo a) questo deve essere raggiunto in un tempo che deve essere inferiore al tempo di vita delle soluzioni tecnologiche scelte per raggiungerlo;
ed ancora, vi è un altro fattore di velocità: la spinta al mutamento dello stesso obiettivo a).
L'obiettivo a) che ci siamo posti, che abbiamo raggiunto, proprio perché il settore dei servizi e all'interno dei servizi quelli connessi all'informazione manifestano la più alta velocità evolutiva, pensiamo solo a che cosa era internet pochi anni fa, deve essere continuamente ripensato e aggiornato, per essere poi pronti ad avere in tempi brevi un obiettivo b), e così via, secondo un ineludibile processo di evoluzione in funzione delle esigenze dell'utenza.
Prendendo a misura quello che è il ciclo evolutivo di un applicativo software, tutto il processo dalla definizione dell'obiettivo a) al suo raggiungimento e al suo consolidamernto fino al passaggio all'obiettivo b) è plausibile pensarlo circoscritto nell'arco di tempo di un quinquennio.
SBN sta conoscendo dopo 10 anni un'evoluzione architetturale i cui risultati dopo un quinquennio devono ancora passare alla fase di messa in opera.
Nella giornata di ieri saranno sicuramente emerse ulteriori esigenze evolutive, sicuramente prioritaria è l'esigenza di far sì che SBN non cresca solo quantitativamente ma sappia dare risposte qualitative che lo rendano punto di accesso all'insieme del patrimonio informativo contenuto in biblioteca, e oltre.
A tutt'oggi, ad esempio, SBN è ancora l'unico servizio nazionale telematico offerto dal Ministero, ebbene abbiamo sfruttato poco questa posizione di forza, che del resto è destinata progressivamente a venire meno, nei confronti degli altri settori, aggredendo tardi ad esempio tutte quelle tipologie di documenti presenti trasversalmente (fotografia, stampe ecc.). in questo si è scontata una indubbia debolezza di visibilità del settore biblioteche e una sostanziale separatezza, se non addirittura incomunicabilità, tra settori fortemente ancorati a una cultura della competenza, non sposando l'ottica dell'utente che credo chiederebbe logiche unitarie d'accesso alla pluralità dell'informazione attingibile nel Ministero.
Da una parte abbiamo dunque un notevole impegno di risorse finanziarie e umane; abbiamo la necessità di migliorare la qualità del servizio, secondo un ciclo virtuoso, dall'altra abbiamo risposte e tempi di risposta insufficienti. Come uscirne?
Una risposta ce la dà il documento approvato dal Comitato nazionale, nel quale si individua una struttura apposita per la gestione.
Nelle dinamiche del cambiamento è frequente scegliere la soluzione rispetto ad un problema all'interno di un ventaglio di soluzioni già presenti e predefinite, la soluzione è cioè condizionata dalle risposte immediatamente disponibili, non si cercano cioè soluzioni innovative.
Credo che questo sia il caso della soluzione prospettata in Comitato intorno alla quale hanno poi concorso anche altri fattori, che indicono non in ordine di importanza:
psicologico un organismo che opera da alcuni anni qualcosa deve pur produrre a fronte di un problema sempre più impellente
strumentale coinvolgere tutti i soggetti istituzionali nel sostenere i costi di SBN
si è anche parlato di separazione tra momento decisionale e momento gestionale come principio di buona amministrazione. In realtà la separazione dovrebbe essere tra indirizzo politico e attuazione di questo indirizzo. Nel modello proposto si crea il rischio di conflittualità tra ICCU e soggetto gestore, in quanto si è dato al termine 'gestione' un'accezione fortemente riduttiva. Si è usato il linguaggio per nascondere un problema: gestione, a meno di non ridurla ad economia domestica è scelta, programmazione, pianificazione, non può che essere gestione del cambiamento. Sottacere questo aspetto significa non prevedere momenti di conflittualità che inevitabilmente si produrranno tra organo tecnico-biblioteconomico e organo di gestione.
Il documento non affronta poi i modi per rendere concreta la scelta fatta.
Quale forma scegliere? (Consorzio tra enti pubblici, agenzia di servizi ecc.)
Se il ministero grazie all'art. 10 della legge può partecipare a fondazioni società ecc., come possono farlo gli altri soggetti? Il Ministero dell'università a nome di tutte le Università? E le Regioni? Ciascuna regione e in quale proporzione?
Ciò non può che avere come logica conseguenza che le regioni e le università che non concorrono al finanziamento della nuova struttura paghino il servizio.
Quando sarà plausibile dare queste risposte?
Facciamo un passo indietro. SBN è una realtà di confine tra territori mal assemblati che ancora non concorrono a formare un Sistema.
Io penso che si stia perdendo una grande occasione di cambiamento quale quella offerta dalla spinta politica e sociale che è stata alla base del tentativo di ridisegno costituzionale dei rapporti Stato/Regioni.
Per il settore cultura cosa si è proposto da parte dei decisori pubblici?
Non è stato forse sufficientemente sottolineato, ma già l'aver scelto di mantenere la forma Ministero è una risposta. E' una risposta che privilegia l'assetto burocratico-amministrativo rispetto a quello tecnico. Che ribadisce al fondo una cultura di competenze, rispetto ad una cultura di servizi. Una risposta che a mio giudizio non è stata in grado di sciogliere il nodo del ruolo delle regioni, e cioè non è stata in grado di sciogliere la maggiore contraddizione del sistema beni culturali Italia, prevedendo piuttosto un insieme di meccanismi di concertazione, a volte farraginosi, forse nel tentativo di diluire i problemi facendoli transitare in una pluralità di contenitori istituzionali.
Né gli altri due elementi che vengono enfatizzati, autonomia degli istituti e 'imprenditorialità' (applicazione della legge Ronchey) sfuggono a questa logica, in quanto una è sostanzialmente autonomia gestionale, con un'accezione fortemente burocratico-amministrativa del termine gestione, l'altro confonde commercializzazione con managerialità.
Da un punto di vista di analisi delle organizzazioni, la fisionomia del nuovo ministero sembra ancora essere quella di una struttura che mira all'autoconservazione piuttosto che quella di una struttura che promuove e gestisce il cambiamento.
In genere quando una struttura aziendale punta alla reingegnerizzazione, cioè a produrre un cambiamento significativo dell'organizzazione il maggiore investimento è quello che riguarda le risorse umane. La ristrutturazione del settore beni culturali avviene con un investimento zero sulle risorse umane.
Come possiamo chiedere allora rapidità, mutamento efficacia ad SBN quando è incardinato in dimensioni che presentano queste profonde contraddizioni?
Ci vuole più coraggio. SBN deve rendersi autonomo in tutti i suoi aspetti, deve essere una realtà svincolata dalle appartenenze amministrative, con un proprio badget di finanziamento, e in quanto autonoma sappia essere aperta ai saperi diffusi nel mondo tecnico- scientifico.
Aperta ai saperi significa non tanto dare la massima informazione sulle scelte, sull'andamento delle attività, dei lavori in maniera puntuale, quanto sottoporre le attività, i lavori, le scelte al contributo continuo di tutti coloro che operano in SBN.
Ciò significa ridisegnare i servizi bibliografici nazionali, ridisegnare il settore delle biblioteche dipendenti dal ministero, cercando di dare una logica a comportamenti che risentono di spinte centripete: possibilità delle università di chiedere le biblioteche universitarie, verifica stato regioni sugli istituti che possono passare dal ministero agli enti locali.



Copyright AIB 1999-08-15, a cura di Elena Boretti
URL: http://www.aib/it/aib/commiss/cnsbnt/bonazzi.htm


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