[AIB] AIB. Commissione nazionale biblioteche e servizi nazionali

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Dal mosaico alla rete: deposito legale e territorio

Paola Puglisi
(AIB, Commissione nazionale biblioteche e servizi nazionali)

La nuova legge sul deposito legale, n. 106 del 15 aprile 2004, prevedeva un regolamento di applicazione fino all’emanazione del quale sarebbero rimaste in vigore le norme precedenti; l’elaborazione di tale regolamento, che il Ministero per i beni e le attività culturali ha voluto opportunamente proporre alla condivisione dei principali soggetti interessati, in primo luogo le Regioni e gli enti locali, si era rivelata assai complessa, richiedendo ben più dei sei mesi di tempo previsti dalla legge, e sembrava ormai impossibile che ci fossero i tempi tecnici per la sua approvazione nell’ambito della legislatura da poco conclusa. Il regolamento invece è stato approvato, possiamo dire a sorpresa, nella penultima seduta del Consiglio dei ministri del Governo uscente ed è stato firmato dal Presidente Ciampi.
Come Commissione nazionale Biblioteche e servizi nazionali, dopo l’approvazione della legge 106, abbiamo cercato di individuare potenziali criticità in vista di una sua efficace attuazione, e di richiamare l’attenzione sulla specificità dei servizi bibliotecari, rispettivamente a livello centrale e territoriale, nella prospettiva di un sistema di conservazione e di accesso su più livelli efficiente e sostenibile, da realizzarsi nello scenario disegnato dal nuovo Codice dei beni culturali sulla base di un ampio ricorso agli strumenti della cooperazione interistituzionale [1].
In questo contesto, ragionando intorno a quella che appare una delle maggiori innovazioni introdotte dalla legge 106, l’istituzione dell’“archivio regionale delle pubblicazioni”, era nata in seno alla Commissione l’idea di un’indagine conoscitiva sulle biblioteche finora depositarie della cosiddetta “terza copia d’obbligo”; quest’idea si era confermata anche attraverso il confronto con il sottogruppo sul deposito legale, coordinato da Rosaria Campioni, costituitosi nell’ambito dei gruppi di lavoro ANCI-UPI-Regioni sorti dopo l’approvazione delle Linee di politica bibliotecaria per le autonomie.
L’approvazione del regolamento rende l’oggetto dell’indagine particolarmente attuale: all’art. 4 comma 2 il testo (in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale) stabilisce infatti che “Ciascuna Regione e ciascuna Provincia autonoma, previa consultazione con le associazioni degli enti locali e con gli istituti interessati, propone alla Conferenza unificata, entro nove mesi dalla data di entrata in vigore del presente regolamento, l’elenco degli istituti destinati a conservare i documenti di cui al comma 1, pubblicati nel proprio territorio…”. Le attuali biblioteche depositarie, regione per regione, potranno dunque essere confermate in questa funzione – e l’opportunità di non interrompere la continuità delle collezioni preesistenti in molti casi rende auspicabile proprio questa scelta; ma esse potrebbero anche tentare di cogliere l’occasione (ove la ritenessero tale) per sottrarsi a un compito estraneo al loro profilo istituzionale, e proporre all’ente interlocutore l’individuazione di una biblioteca diversa. Inoltre, essendo due (almeno per i documenti cartacei) le copie di ciascun documento destinate all’archivio regionale, potrebbero anche essere individuati due differenti istituti depositari di livello territoriale, l’uno prevalentemente impegnato sul fronte della conservazione e l’altro sul fronte dei servizi. A complicare ulteriormente la prima fase di applicazione della nuova normativa, finch´ resteranno in vigore i decreti che individuano gli istituti depositari attuali, con ciascun editore dovranno essere presi opportuni accordi per indirizzarlo a depositare correttamente le due copie previste, in una sola ovvero in due diverse biblioteche, da individuarsi tra tutte quelle depositarie nella regione di pertinenza. Inutile tentare di nascondersi, infine, le notevoli disparità a livello di organizzazione, di bilancio, di assetto infrastrutturale, che sussistono tra le varie Regioni, per cui la fase di prima applicazione della nuova normativa non procederà certo uniformemente.

Tornando all’oggetto, e al metodo dell’indagine: per l’acquisizione dei dati di carattere patrimoniale ci siamo avvalsi dell’Anagrafe delle biblioteche italiane curata dall’ICCU, mentre per l’acquisizione di informazioni specifiche sul deposito legale abbiamo inviato alle biblioteche, via mail o via fax, un semplice questionario articolato in nove punti.
Le biblioteche depositarie, una per ogni provincia italiana, sono 103 (non effettuandosi deposito –almeno fino a ora e forse opportunamente, a evitare un eccesso di dispersione – nelle quattro nuove province recentemente istituite in Sardegna). Alcune biblioteche però sono risultate non raggiungibili con i mezzi utilizzati per l’indagine (posta elettronica, fax), e in qualche caso non è stato possibile neanche un contatto telefonico, per cui di fatto le biblioteche interpellate sono state 95. Inoltre, a 10 biblioteche, interpellate per prime con una sorta di sondaggio-pilota, sono state sottoposte nel tempo due differenti versioni del questionario: 2 istituti non hanno mai risposto, e soltanto 3 biblioteche hanno risposto anche al secondo invio; le restanti 5 biblioteche hanno risposto esclusivamente al questionario-pilota, e per questo motivo non sempre i relativi dati sono risultati processabili insieme a tutti gli altri. Ci siamo molto interrogati sulle possibili motivazioni di questa reticenza da parte di non pochi istituti: timore di perdere un “privilegio” denunciando le criticità della gestione, o forse di vedersi assegnare nuovi oneri rivelandone al contrario l’efficienza? Diffidenza nei confronti di un interlocutore (l’Associazione) altro rispetto a quelli consueti, gerarchico-istituzionali? Non vorremmo generalizzare; certamente fin dal primo impatto l’impressione è stata quella di dover andare a recuperare pazientemente una per una le tessere di un mosaico dalle molte sfumature.
Il totale delle biblioteche rispondenti sulle 95 biblioteche interpellate, includendovi tutte le 8 “pilota”, è uguale a 47; considerando invece solo le 3 biblioteche “pilota” i cui dati sono stati sempre processabili, scende a 42. Nel primo caso la percentuale di risposta è del 49,4%; nel secondo caso è del 44,2%. Se consideriamo però il totale delle 103 biblioteche depositarie, le percentuali di risposta scendono rispettivamente al 45,6% e al 40,7%. Questi dati esprimono da soli la difficoltà che abbiamo incontrato semplicemente per individuare e contattare tutte le biblioteche depositarie; tanto che ci sembra oggi un primo risultato non banale l’averne prodotto una lista completa, aggiornata, e integrata con il codice identificativo dell’Anagrafe ICCU di ciascuna, rispetto a quella che è stata la nostra fonte di partenza, ovvero l’elenco pubblicato nel 2002 da Dario D’Alessandro nel suo Codice delle biblioteche. Inoltre la stessa Anagrafe ICCU si è a sua volta avvalsa dei dati da noi raccolti, al fine di implementare nelle sue schede il campo relativo al deposito legale e aggiornare alcuni indirizzi [2].
Nella progettazione dell’indagine, e poi nell’analisi dei dati, abbiamo certamente “guardato” anche all’Indagine AIB-Istat sulle biblioteche pubbliche (2001): consapevoli peraltro che non si potesse porre alcun confronto con un’esperienza di tanto più rilevante per numeri (biblioteche contattate: 6330, di cui rispondenti: 2442) e per mezzi (l’Istat considerò l’indagine come campionaria a tutti gli effetti). È quindi solo indicativamente che ricordiamo come la percentuale di risposta, allora ritenuta tutto sommato soddisfacente, in quell’occasione fosse del 38,6 %: nel nostro caso, a una percentuale più alta corrisponde comunque un campo d’indagine incomparabilmente più circoscritto.
La raccolta e l’organizzazione dei dati sono state condotte direttamente dai componenti la CNBSN, con risorse assai limitate. Non sono risultate utilizzabili metodologie di misurazione e valutazione di biblioteca nel senso correntemente inteso, trattandosi quasi esclusivamente di rapportare alle dinamiche del deposito legale dati di natura patrimoniale; ovvero non è stato possibile individuare indicatori di validità univoca in rapporto ai quali misurare oggettivamente delle performances. Per un complesso di motivazioni non riteniamo dunque di poter affermare che i dati raccolti siano effettivamente rappresentativi secondo un criterio statistico. Crediamo comunque che le risposte ottenute siano abbastanza significative, anche e soprattutto in vista di ulteriori analisi, che tengano ad esempio in maggior conto le situazioni specifiche delle singole Regioni.
Ancora un avvertimento: non è possibile, anche se nelle tavole che seguono vengono offerti gli strumenti per un primo confronto, rapportare direttamente i dati raccolti sull’acquisizione per deposito legale con quelli della produzione delle case editrici operanti nel territorio provinciale delle biblioteche interpellate, riferendosi ancora l’indagine al regime di obbligo in capo alle tipografie. In compenso un dato ci sembra importante: riferendosi i dati richiesti all’anno 2003, essi sono gli ultimi relativi a una effettiva applicazione della vecchia normativa, e non toccati dalla diffusa evasione dell’obbligo riscontratasi dopo l’emanazione della legge 106/2004 e nell’attesa del regolamento, un periodo percepito dai soggetti obbligati come una sorta di vacatio legis, che ci auguriamo non perduri e venga al più presto superato in un quadro di chiarezza, e di opportuna, ampia informazione sulle nuove procedure .

Di “un mosaico complesso, le biblioteche italiane parlava qualche anno fa Riccardo Ridi [3], e forse non a caso il sottoinsieme che abbiamo preso in esame si presta bene anch’esso a questa definizione: tante tessere giustapposte e diverse, da grandi biblioteche che difendono a spada tratta la missione di archivio territoriale, a biblioteche altrettanto grandi che soffrono l’inadeguatezza strutturale nei confronti del deposito legale, vissuto quasi come un “inquinamento”; da piccole biblioteche con pregiate e valorizzate raccolte locali, ad altre in cui manca nella maggior parte del personale addirittura la consapevolezza della funzione depositaria dell’istituto.
Dalle risposte alla domanda sulla missione (o le missioni) in cui la biblioteca si riconosce, così come da altri aspetti dell’indagine, appare senza dubbio che la maggior parte degli istituti si rispecchia nella fisionomia di biblioteca pubblica, naturalmente orientata all’utenza locale e alla valorizzazione delle caratteristiche culturali del territorio. Le raccolte di questi istituti sono state rese accessibili, spesso ben documentate e valorizzate, e probabilmente, come in tutte le biblioteche pubbliche, periodicamente sottoposte a revisione e scarto. Nel quadro della nuova normativa che istituisce “l’archivio regionale delle pubblicazioni” la missione degli istituti che verranno designati come depositari sarà però necessariamente più complessa: e in questo senso il questionario ci conforta, se ben l’81% delle biblioteche dichiara di rispondere individualmente a una missione di “conservazione, anche in riferimento ai fondi moderni” (la specificazione era stata introdotta per evitare ogni possibilità di equivoco, nel caso di biblioteche che conservassero fondi storici di valore) – e nel 62% dei casi questa missione di conservazione è percepita non in contrasto, bensì affiancata a quella di pubblica lettura.
Ma la conservazione ha un costo non indifferente, ed è in potenziale conflitto con l’accesso [4]; proprio per questo le Regioni e gli enti locali, nella fase di elaborazione del testo del regolamento del deposito legale, hanno espresso preoccupazione per una normativa che attribuisce nuovi compiti senza assegnare risorse a essi dedicate, e d’altra parte hanno reclamato il diritto a due copie di ogni pubblicazione. A maggior ragione appare evidente che la responsabilità dell’archivio, nel contesto territoriale, non sarà agevolmente gestibile in una dimensione individuale, bensì richiederà la consapevolezza di contribuire all’assolvimento di una missione nell’ambito di un sistema, anche al fine di evitare duplicazioni e sprechi di risorse.
Mentre con riferimento ai servizi di accesso alle pubblicazioni il sistema bibliotecario italiano conta ormai su efficienti sistemi di reti locali, grazie soprattutto all’impulso originario di SBN e ai suoi sviluppi, il concetto di rete è stato invece estraneo finora, almeno in pratica, sul versante della conservazione; i presupposti teorici però non mancano: quando si parla di conservazione differenziata, ovvero di un diverso peso delle istanze della conservazione a seconda della tipologia della biblioteca, e di un necessario coordinamento tra i due piani, nazionale e locale (ne parlava Luigi Crocetti già nel 1969) [5]; o di conservazione su più livelli, livelli articolati in funzione della diversa rilevanza e della diversa tipologia dei documenti [6], ci si pone in un’ottica di cooperazione e condivisione delle responsabilità che oggi trova il suo corrispettivo, a livello normativo, nella possibilità di accordi e intese anche interistituzionali prevista dal Codice dei beni culturali e del paesaggio.
Presentiamo dunque questi materiali di lavoro, augurandoci che gradualmente l’applicazione della nuova normativa induca alla costruzione di una “rete della conservazione”, costituita da tutti gli istituti depositari che le Regioni si apprestano a individuare; una rete che allarghi ed intrecci le sue maglie a collegarsi con il livello nazionale gestito dalle due biblioteche nazionali centrali, in un sistema di istituti atti ad “assicurare l’accesso ai documenti” – secondo l’articolo 5 comma 2 del regolamento – “ognuno per le proprie competenze e specificità” . Questo regolamento, come del resto già la legge 106, lascia molto spazio all’interpretazione. Il nostro invito è a interpretarlo alla luce di questa espressione-chiave, per uscire dalla logica delle duplicazioni e delle sovrapposizioni inutili (e costose!), e per conservare, valorizzare e trasmettere la memoria del nostro patrimonio editoriale davvero nella sua completezza e nella sua integrità.

[1] Vedi l’inserto Speciale deposito legale, a cura della Commissione nazionale biblioteche e servizi nazionali, “AIB notizie”, 16, 6 (giugno 2004).

[2] Siamo estremamente grati ai colleghi che, regione per regione, hanno cercato di facilitarci nella raccolta dei dati, e particolarmente ai direttori di tutte le biblioteche che ci hanno rimandato il questionario compilato; ringraziamo infine Zaira Maroccia che ha realizzato tutte le tabelle e i grafici, affiancandosi a tutti gli effetti negli ultimi mesi al lavoro della Commissione. Le tabelle, il questionario, e la lista completa e aggiornata delle biblioteche depositarie, insieme ai nostri commenti, verranno pubblicati in un prossimo numero di “AIB notizie”.

[3] Riccardo Ridi, Un mosaico complesso: le biblioteche italiane, “Economia della cultura”, 13, 3, p. 279-286.

[4] Per questo tema rinvio alla comunicazione di Carlo Federici.

[5] Luigi Crocetti, Restauro differenziato, conservazione differenziata, “Annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari dell’Università di Roma”, 9, 1-2, 1969, p. [211]-214, ripubbl. in Id., Il nuovo in biblioteca e altri scritti, Roma: AIB, 1994, p. 193-195. Vedi anche Tiziana Plebani, Il libro moderno: quell’oscuro oggetto di (non) desiderio, in Conservare il Novecento. Convegno nazionale, Ferrara, Salone internazionale dell’arte del restauro e della conservazione dei beni culturali e ambientali, 25-26 marzo 2000, Roma: AIB, 2001, p. 107-121.

[6] Franca Alloatti - Carlo Carotti, Il difficile percorso dei periodici della Braidense, “Biblioteche oggi”, 5, 1999, p. 46-52; Roberto Maini, La nuova legge sul deposito legale: interviste a Antonia Ida Fontana, Rosaria Campioni e Maria Prunai Falciani, “Biblioteche oggi”, 6, 2004, p. 7-12; Carlo Revelli, Prefazione: sui significati della conservazione, in Principi dell’IFLA per la cura e il trattamento dei materiali di biblioteca, a cura di Edward P. Adcock con la collaborazione di Marie-Th´rèse Varlamoff e Virginie Kremp. Edizione italiana a cura della Commissione nazionale biblioteche e servizi nazionali. Roma: AIB, 2005, p. 17-21; vedi anche il già citato Speciale deposito legale.


Copyright AIB 2006-06, ultimo aggiornamento 2006-06-10 a cura di Vittorio Ponzani
URL: https://www.aib.it/aib/commiss/cnsbnt/puglisi2006-05.htm

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