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AIB. Commissione nazionale servizi bibliotecari nazionali e tutela


CONSERVARE IL '900
Ferrara, 25-26 marzo 2000

Biblioteche e archivi d'autore novecenteschi: il percorso della BncR / Giuliana Zagra

Nelle biblioteche pubbliche la questione della conservazione del patrimonio documentario novecentesco si intreccia con alcune questioni irrisolte.

Assistiamo in questi ultimi anni da una parte ad una innegabile attenzione a livello istituzionale nei confronti del patrimonio documentario novecentesco, anche con importanti acquisti di archivi e biblioteche d'autore destinate a biblioteche pubbliche (a fronte di una caduta verticale delle donazioni), dall'altra ad una difficoltà ad affermarsi all'interno delle biblioteche stesse, anche per la mancanza di un quadro normativo definito e di un progetto complessivo coordinato, di aree specializzate sul moderno, autonome e svincolate dall'antico e di figure professionali corrispondenti.

Mentre per gli Istituti che si sono configurati all'origine come centro di raccolta e conservazione dei documenti moderni come il Gabinetto Vieusseux o il Centro del manoscritto moderno di Pavia la scelta di campo è data all'origine, nelle biblioteche pubbliche che pure conservano fondi novecenteschi importanti, spesso non è contemplato un settore specifico (inteso soprattutto come approccio metodologico e di trattamento del documento) e in generale la categoria di moderno mutuata piuttosto dalla bibliologia che dalla storia della letteratura ha confini troppo estesi (in pratica inizia nel XIV secolo).

In queste biblioteche a carattere generale il flusso delle acquisizioni del patrimonio documentario avviene senza soluzione di continuità, dal passato al presente, dando spesso luogo a molti equivoci nati dal non volere riconoscere la frattura netta di significato e di gestione tra l'antico e il moderno.

Parallelamente assistiamo ad un ritardo sull'aggiornamento dei profili professionali bibliotecari che si riflette sulla gestione del patrimonio moderno: in Italia, anche se di fatto ci sono bibliotecari esperti in materia, manca la figura corrispondente a quella dell'editor collections presente nel mondo angloamericano nè tanto meno sono previste professioni legate alle collezioni del genere descritte dal censimento sui mestieri delle biblioteche realizzato in Francia, tra il 1994 e il 1995.

[In quegli anni il Ministero dell'istruzione superiore e della ricerca realizzò una indagine che coinvolse 56 istituzioni bibliotecarie, al fine di inventariare le professioni bibliotecarie e di creare una carta delle professioni su cui basare la politica sulla formazione] (cfr. Biblioteche oggi, luglio 1997 e Giovanni Solimine, Le Raccolte delle biblioteche, 1999).

Nelle biblioteche pubbliche italiane esiste una sola figura di conservatore, che deve essere paleografo e codicologo a cui non viene richiesta invece una preparazione specifica ad esempio in campo filologico o di storia dell'editoria, indispensabili per venire a capo talvolta della complessa rete di relazioni e rinvii che si dipartono da un fondo novecentesco, o per valutare appieno un documento dell'editoria moderna.

[Basterebbe citare come esempio il programma d'esame per l'ultimo concorso per bibliotecari di VIII qualifica indetto dal Ministero dei beni culturali circa 3 anni fa che prevedevano ancora obbligatoriamente le prove di paleografia latina e greca]

Sempre più frequentemente e con tempi ravvicinati accade che un volume che venti o trenta anni fa, al momento del suo ingresso in biblioteca, fu giudicato come assolutamente "ordinario" (e quindi dato in prestito, per la fotocopiatura ecc) si riveli di grande valore se non altro per i prezzi che quello stesso libro ha raggiunto nei cataloghi dei librai antiquari.

Un esempio fra tutti: alla fine del primo decennio del Novecento arrivò alla Biblioteca nazionale di Roma, per dono o per deposito legale, una raccolta di poesie di un giovane poeta sconosciuto, un opuscolo di poche pagine che il bibliotecario di allora fece rilegare in volume miscellaneo insieme a numerosi altri opuscoli degli argomenti più diversi: questa pratica di conservazione che veniva applicata alle pubblicazioni inferiori alle 100 pagine e fu adottata ancora per molti anni. In effetti si trattava della prima edizione di Porto sepolto che grazie alle ricerche effettuate per una mostra bibliografica su Giuseppe Ungaretti è stata evidenziata e naturalmente estratta e trattata adeguatamente.

Sicuramente saranno innumerevoli le rarità mescolate e "nascoste" tra i volumi novecenteschi conservati dalle nostre biblioteche.

Il compito di un bibliotecario specialista delle raccolte moderne dovrebbe essere tra l'altro quello di procedere ad una rivalutazione sistematica del patrimonio librario contemporaneo attraverso periodiche revisioni che consentano un cambiamento di status a tutte quelle unità bibliografiche, come prime edizioni, edizioni a tiratura limitata o stampate in proprio, periodici, che a pieno titolo fanno parte della storia del novecento letterario, e di cui sono ricche le biblioteche.

La mancanza di un quadro di riferimento generale normativo e metodologico non ha impedito comunque che nelle biblioteche si avviassero autonomamente dei processi di riflessione tali da configurare di fatto ambiti delimitati e specialistici e politiche delle acquisizioni mirate.

E' quello che è avvenuto alla Biblioteca nazionale di Roma intorno a due vasti nuclei di documentazione novecentesca: la prestigiosa raccolta di manoscritti contemporanei (che comprende per citarne alcuni gli archivi di Onofri, Vigolo, Bruers, le carte Morante, Pasolini, Malaparte, Pea, e D'Annunzio di cui la Nazionale può vantare una documentazione ricchissima,) e la biblioteca di Enrico Falqui specializzata sul Novecento letterario italiano.

Infatti intorno a questi due settori sono stati costituiti di recente alla Nazionale di Roma l'ufficio del Manoscritto moderno, con competenze specifiche sull'Ottocento e il Novecento e l'Ufficio per le Collezioni di letteratura italiana contemporanea e del Fondo Falqui .

L'acquisizione della vasta biblioteca di Enrico Falqui (circa 35.000 volumi) aperta al pubblico nel 1982 con una sala di consultazione intestata al suo nome ha avuto un ruolo determinante per il costituirsi all'interno della Biblioteca nazionale di Roma di un settore di documentazione del novecento letterario italiano.

La biblioteca d'autore in generale costituisce un osservatorio privilegiato per analizzare la struttura e le caratteristiche di una biblioteca novecentesca perché spesso raccoglie la produzione più significativa e rappresentativa dell'editoria contemporanea, oltre a contenere tipologicamente tutti gli elementi di una raccolta moderna: volumi autografati e postillati, prime edizioni, libri d'artista, ritagli di giornale, opuscoli, periodici.

Essa tra l'altro è il luogo in cui i volumi il più delle volte si sono mantenuti integri conservando intatte anche tutte quelle caratteristiche esterne al libro, dalla sopraccoperta, ai risvolti di copertina alle fascette editoriali che acquistano valore in un ottica di storia dell'editoria e il più delle volte non sono svincolati dal contenuto stesso del volume.

La biblioteca di Enrico Falqui, ha la particolarità in più di essere il frutto di una doppia pulsione: quella del letterato e critico militante al centro di una straordinaria rete di relazioni e di scambi, e quella del bibliofilo appassionato, che ha dedicato la sua vita alla documentazione sistematica della letteratura italiana contemporanea. Perciò in essa, alla ricchezza e alla unicità di quei documenti che discendono dal lavoro del critico e dello studioso si assommano la organicità e la metodicità di una documentazione il più possibile esaustiva (intento da cui discendono ad esempio la completezza delle raccolte dei periodici o la sistematicità con cui vengono documentate tutte le edizioni di un'opera) così da dare come risultato una biblioteca unica nel suo genere di cui lo stesso Falqui si dichiarò fiero come della sua opera migliore. Sono le sue parole:

Una raccolta del genere non trova riscontro, e per me rappresenta quanto di meglio posseggo e di cui sono più orgoglioso.

Queste caratteristiche che la specializzano fortemente sul novecento letterario italiano hanno permesso che essa abbia rappresentato presso la BncR il ricco nucleo intorno a cui si è sviluppata una politica di acquisizioni volta a potenziare il patrimonio documentario contemporaneo sia nel campo dei manoscritti e delle carte d'autore che nel campo della produzione editoriale novecentesca rara e di pregio.

La presenza della Sala Falqui inoltre ha costituito di fatto per tanti studiosi di letteratura italiana contemporanea un quadro di riferimento prezioso e talvolta insostituibile, e ha favorito la nascita di un utenza specializzata che certamente ha partecipato e condiviso quel processo di definizione e di orientamento delle politiche culturali della biblioteca, consentendo anche la realizzazione di progetti comuni.

Fra questi certamente qui va ricordato l'accordo di programma che la Nazionale di Roma ha avviato con l'Istituto per lo studio della letteratura contemporanea diretto da Mario Petrucciani nel 1998 per la realizzazione del progetto, Una rete per gli archivi letterari del Novecento,* i cui primi risultati sono stati presentati ufficialmente l'anno scorso al convegno "Archivi del 900" ad Ascona.

L'obbiettivo, già realizzato in parte dopo un anno di lavoro, è la creazione di un Centro di servizio on line per la raccolta e la diffusione in rete di informazioni su archivi e biblioteche di scrittori italiani del Novecento conservate in istituti pubblici e fondazioni private.

L'accesso alla "Rete per gli archivi letterari del 900" avviene attraverso la home page del sito internet della Biblioteca nazionale di Roma (http://www.bncrm.librari.beniculturali.it).

Attualmente la rete fornisce informazioni su 28 Istituti che hanno già aderito al progetto sia attraverso delle schede di descrizione sintetica relative ai fondi novecenteschi archivistici e librari conservati in essi sia dando tutte le informazioni che riguardano referenti, orari di consultazione, indirizzi, attività, pubblicazioni, oppure, attraverso un sistema di link che consente di entrare direttamente nella home page degli istituti stessi.

La Biblioteca nazionale di Roma è presente con la descrizione sistematica delle carte relative a 80 autori del Novecento conservate in essa.

Il programma contiene anche una scheda di adesione al progetto rivolta agli istituti interessati che può essere compilata online (ma anche spedita per fax o per email) dove sono descritti i diversi campi di rilevamento

E' già operativo infine un motore di ricerca grazie al quale è possibile effettuare un'indagine per autore che sia trasversale sui diversi istituti.

La dispersione sul territorio nazionale e internazionale del patrimonio documentario contemporaneo è un dato di fatto, difficilmente superabile: l'obbiettivo della rete, ferme restando le diversità e le caratteristiche di ciascun istituto, è quello di partire dalla diffusione delle informazioni, premessa indispensabile ad ogni forma di conservazione, per dare visibilità alle raccolte e agli archivi contemporanei.


 Copyright AIB 2000-04-24, a cura di Elena Boretti
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