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Reference Linking in un ambiente di biblioteca ibrida. Parte 1: Strutture per il linking / Herbert Van de Sompel e Patrick Hochstenbach [*]

Il linking, ovvero i collegamenti ipertestuali

La creazione di servizi di collegamento tra entità informazionali correlate è un'area che sta attraendo crescente interesse nell'ambito dello sviluppo del web in generale, e in particolare dei sistemi di informazione legati alla ricerca. Sebbene la maggior parte dei contributi sulla comunicazione scientifica elettronica abbia enfatizzato piuttosto altri benefici, quali l'aumentata velocità di comunicazione, la possibilità di scambiare contenuti multimediali e il venire meno delle limitazioni sulla lunghezza dei contributi scientifici, attualmente tanto la pratica quanto la teoria puntano sui servizi di integrazione come sulla maggior opportunità di miglioramento per la comunicazione dei contenuti. Editori, agenzie commissionarie, ricercatori e bibliotecari, stanno tutti cercando il modo per creare valore aggiunto collegando effettivamente entità informazionali logicamente correlate, presentando così ogni elemento informativo nell'ambito di un più vasto contesto di informazione stimata rilevante per gli utenti.

Uno dei primi a riconoscere questa potenzialità è stato Gardner, che nel presentare (Gardner 1990). (Gardner 1990) alla comunità degli psicologi l'archivio elettronico concepito (una decina di anni prima) da King e Roderer (King and Roderer 1978), ha proposto come obiettivo a lungo termine per esso l'implementazione di una struttura ipertestuale che colleghi tra loro gli articoli scientifici. Hichcock (Hitchcock et al. 1997a) invece correla l'esigenza di integrazione (di links) al comportamento associativo della mente umana. Non sorprende che sia Gardner che Hichcock facciano riferimento allo storico contributo di Vannevar Bush in cui viene introdotto Memex e il concetto di indicizzazione associativa (ipertestuale) (Bush 1945).

Ma ormai ogni giustificazione teorica al collegamento tra informazioni sono veramente superflue, dal momento che ci sono molte prove pratiche della sua importanza: Hichcock attribuisce il successo esplosivo del web alle sue possibilità di link (Hitchcock et al. 1997a); e nell'ambito dell'informazione accademica sono state introdotte soluzioni di integrazione che hanno riscosso grande consenso presso gli utenti. Vengono in mente le iniziative del Institute of Physics Publishing e di BiomedNet, dove gli articoli di periodico e le citazioni che contengono sono stati linkati con i corrispondenti dati primari e secondari; altri esempi ne sono i link di Ovid verso la sua collezione Biomedical, il SilverLinker della SilverPlatter, i link tra articoli in in HighWire Press, i Links ISI verso lo Web of Science. La lista di iniziative di integrazione sta crescendo rapidamente, sull'onda dell'aspettativa, suscitate da questi primi casi dimostrativi, di un ambiente di comunicazione accademica completamente integrato.

Il collegamento tra risorse nelle soluzioni bibliotecarie

La necessità del collegamento

Nel contesto dei servizi bibliotecari in rete è stata espressa da tempo la necessità di integrare dati secondari, cataloghi e informazione primaria (Evans et al. 1989; Van de Sompel 1991). In particolare, i bibliotecari hanno portato avanti l'esigenza di connettere i database bibliografici e di abstract con i cataloghi (Dempsey 1993; Dempsey 1995; Van de Sompel 1993), i cataloghi con l'informazione primaria (testi pieni) (Van de Sompel 1994), i database bibliografici con l'informazione primaria (Arms 1993). La nozione di collegamenti specifici ha condotto gradatamente a concepire di connettere tutta l'informazione disponibile, onde costruire un ambiente informativo pienamente interconnesso (Van de Sompel 1997b). A questo proposito Lynch si esprime così (Lynch 1997):

"Col tempo, il set dei collegamenti necessari si espanderà fino a includere non solo i link dai database bibliografici ai contenuti primari (testi pieni) e al posseduto dei periodici, e da quest'ultimo ai contenuti primari (o, più precisamente, ai sistemi di navigazione all'interno del contenuto dei periodici "cover to cover" incluso ciò che resta fuori dai database di indicizzazione) ma anche dai record bibliografici (monografici) del catalogo al contenuto primario (o almeno a dispositivi di ricerca in grandi collezioni di testi pieni) e ad informazione secondaria quale le recensioni di libri."

L'omnipresenza del web ha alzato le aspettative degli utenti a questo riguardo: utilizzando un qualsiasi strumento di biblioteca, l'aspettativa di un navigatore della rete è condizionata dalla sua esperienza ipertestuale su web, e non gli è perciò comprensibile che cataloghi, fonti primarie e secondarie, che sono logicamente correlati, non siano funzionalmente collegati (Van de Sompel 1997a).

E infatti, una volta implementati, i servizi di link riscuotono un grande successo tra gli utenti delle biblioteche e diventano un elemento essenziale dei servizi bibliotecari integrati: ci sono prove decisive della forte correlazione tra soddisfazione dell'utente e introduzione di servizi elettronici di collegamento: Caswell lo ha mostrato in relazione ai link tra servizi di indicizzazione e cataloghi (Caswell et al. 1995); e pienamente positive sono state le reazioni degli utenti agli esperimenti di linking del progetto Open Journals project, dove le citazioni all'interno degli articoli sono state collegate a database bibliografici; in un'indagine tra gli utenti della biblioteca del Los Alamos National Laboratory, il 30% degli utenti è risultato "deliziato", e la maggior parte soddisfatta, dei servizi della biblioteca altamente integrati (Weislogel 1998); e una presentazione pubblica del servizio di link descritto nella seconda Parte di questo articolo ha ricevuto un'accoglienza molto positiva da parte del pubblico, di nuovo evidenziando il desiderio degli utenti di lavorare in un ambiente pienamente integrato.

La situazione attuale: approccio di linking statico o dinamico

I meccanismi di link che sono in uso o sono stati sviluppati in ambiente accademico si possono dividere in statici e dinamici, a seconda dell'assetto architetturale della collezione di informazioni:

  • Link statico: ultimamente molte iniziative, di soggetti commerciali e non, hanno utilizzato il concetto di link statico: i legami tra le informazioni sono definiti preventivamente con procedure batch, e sono inseriti in un database di link; tipicamente, i processi usano informazioni relative al SICI per trovare le relazioni. Sono di questo tipo i link di Ovid, lo HyperCite di IOP, il Bundled Links di BioMednet, e molti altri sistemi commerciali, nonché servizi avanzati quali la Los Alamos Library Without Walls (Knudson et al. 1997; Luce 1998) e gli ambienti di Tilburg e di Bielefeld.

    In tali database di link statici, i record descrivono relazioni tra entità informazionali disponibili in un ambiente controllato: i link statici sono "a prova di stupido" nel senso che, seguendo un link precalcolato, quasi certamente portano al bersaglio puntato. Quando si prendono in considerazioni situazioni in cui è necessario un link bidirezionale (d'ora in poi chiamato interlink o interconnessione), costruire il sistema dei link statici richiede la disponibilità di tutti i dati che devono essere interconnessi sotto il controllo del soggetto che sta costruendo l'ambiente interconnesso: infatti, dato lo stato embrionale delle iniziative di interoperabilità che potrebbero superare questo problema, la raccolta delle informazioni deve per ora essere centralizzata ed in sé autonoma.

  • Link dinamico: alcune iniziative interessanti sono partite da un concetto decentralizzato, in cui non necessariamente i dati richiesti per costruire l'ambiente informativo interconnesso devono trovarsi sotto il controllo dell'autorithy che lo costruisce: in tale situazioni, non è praticabile una computazione a priori dei link ma il collegamento va fatto in modo dinamico, computando "al volo" il link per una data entità informativa. Di particolare interesse in questo campo è il lavoro del Multimedia Research Group dell'Università di Southampton, che ha ampiamente diffuso importanti informazioni su implementazioni ed esperimenti in corso (Carr et al. 1995; Hitchcock et al. 1997a; Hitchcock et al. 1997b; Hitchcock et al. 1998a; Hitchcock et al. 1998b).

    Data la necessità di avere il controllo dell'intera collezione di informazioni da interconnettere, le soluzioni commerciali centralizzate sono necessariamente limitate alla sfera d'influenza del fornitore; perciò, per arrivare alla creazione di un ambiente informativo pienamente interconnesso, che possa diventare un vero e proprio "one stop shop" (punto unico di servizio), sarebbe necessario o un monopolio dell'informazione o una collaborazione estesa. Sebbene qualche editore lanci appelli per "punti unici di servizio" per disciplina (Kierman 1998), basati su accodi commerciali e su DOI, vari osservatori del settore fanno notare che di fatto manca la tradizione di cooperazione necessaria al successo di iniziative del genere, ed è perciò difficile che si riesca a realizzabile un punto unico di servizio per iniziativa di soggetti commerciali; e comunque, se si realizzerà, non sarà probabilmente dovuto ad un monopolio dell'informazione con conseguente approccio di linking statico, eccetto forse che per campi molto specifici (il comportamento logico delle compagnie dell'informazione preverrà lo sviluppo di un monopolio esteso), ma piuttosto grazie ad un approccio di linking dinamico.

    In ambiti non commerciali, i sistemi che costituiscono la biblioteca ibrida possono essere sotto il controllo locale, come tipicamente l'OPAC e alcuni sistemi di dati secondari (database bibliografici); ma possono anche essere sotto il controllo di authority esterne quali distributori di database, agenti commissionari, editori o altra biblioteche. In effetti biblioteche e consorzi, in quanto soggetti non commerciali, sono in una posizione molto più favorevole per costruire servizi integrati, poiché non detengono diritti di copyright e sono perciò in una posizione abbastanza neutrale da poter ottenere la concessione di integrare e interconnettere collezioni di dati da molti distributori.

    Perciò i futuri sistemi per la biblioteca ibrida probabilmente escluderanno soluzioni di linking che richiedano la disponibilità locale di tutti i dati o anche di parti importanti di essi; ne consegue che, anche nell'ambiente della biblioteca ibrida, il linking tenderà ad un approccio dinamico.

    La situazione attuale: strutture di linking aperte e chiuse

    Le strutture che sono state presentate fin qui sono basate su link tra collezioni che sono sotto il controllo del proprietario dei link, d'ora in poi chiamato authority, e non lasciano spazio ad adattamenti rispetto all'ambiente in cui il servizio viene usufruito: queste strutture possono essere definite chiuse, e per esse valgono le seguenti considerazioni:

    Tali limiti danno origine a problemi seri: molto spesso il servizio di linking viene fruito in biblioteche ibride, costituite da opac, database bibliografici, riviste e libri elettronici, ed anche servizi web che mal si descrivono con la tradizionale terminologia bibliotecaria; in un tale ambiente, utilizzando creativamente l'informazione disponibile, può venir fornita un'ampia gamma di servizi che vanno al di là degli scopi e delle possibilità del fornitore. L'intersezione tra un'unità informativa che l'utente considera di interesse e l'intera collezione accessibile nell'ambiente in cui opera, può condurre alla predisposizione di un'ampia gamma di servizi estesi per quell'unità informativa.

    Poiché l'authority (in questo caso un fornitore commerciale) non può prevedere la varietà di informazione disponibile nell'ambiente locale, non può definire autonomamente i punti di arrivo (i target) di link che vogliano considerare l'intera ricchezza dell'ambiente informativo: invece i link dovrebbero essere condizionati dall'ambiente in cui devono essere utilizzati, dovrebbero riflettere la combinazione delle finalità del fornitore e dell'istituzione acquirente e, in ultima istanza, gli scopi del singolo utente.

    Sebbene queste considerazioni si applichino sia ai fornitori commerciali che non, l'impaccio che deriva da strutture di link chiusi è più significativa per i servizi commerciali che, seguendo una strategia di integrazione verticale, limitano la libertà di combinare informazioni di differenti fornitori nello stesso ambiente. In contesti consortili, alcune biblioteche affidano all'host del fornitore tutti i loro servizi bibliotecari di modo che il loro ambiente è di fatto identico a quello del fornitore; in tal caso, l'integrazione può essere pienamente realizzata del fornitore; ma in alcuni consorzi, alcune biblioteche possono ospitare localmente informazioni non rilevanti per l'intero consorzio ma che esse hanno interesse a integrare con tutto il resto.

    Qualche esempio concreto per illustrare il problema (molti si applicano a servizi commerciali):

    Il norma per gli attuali sistemi di link è escludere il coinvolgimento dell'istituzione fornitrice del servizio, che invece è necessario per l'implementazione di servizi di questo tipo: il contesto e l'ambiente in cui l'informazione interconnessa sarà usufruita viene ignorato.

    La situazione attuale: considerazioni di progettazione

    Data la natura sempre più distribuita delle raccolte di informazione in uso, la via più realistica per arrivare ad un'informazione pienamente interconnessa sarà probabilmente un approccio dinamico al linking, o almeno una combinazione di linking dinamico e statico.

    L'esigenza di agire sulle unità di informazione vendute da un fornitore, richiede una struttura di linking aperta, che non esiste. L'alternativa è creare servizi estesi (come quelli sopra citati) usando un approccio dinamico al linking: nell'attuale contesto di linking chiuso, questo apre alcune sfide importanti:

    ma molti altri detentori di contenuti elettronici non supportano tale servizio. Un attento esame delle loro URL può dare utili suggerimenti per fare collegamenti verso le loro collezioni, ma non c'è alcuna uniformità e il puntamento può essere complicato dai dispositivi di autenticazione, dai livelli a cui si può puntare (periodico, annata, fascicolo, articolo), dall'informazione necessaria per creare il link etc. Di nuovo, sarebbe benvenuta una struttura generalmente accettata dalla comunità dell'editoria accademica: quella della SLinkS initiative (Hellman 1998) potrebbe essere una proposta praticabile.

    La fattibilità di un sistema di link dinamici e aperti: il sistema SFX

    Finora questo intervento ha evidenziato la necessità di un linking dinamico e aperto, ma non ne ha ancora dimostrato la praticabilità: la seconda parte descriverà il servizio SFX per il linking dinamico in una biblioteca ibrida: SFX propone una soluzione per l'interconnessione delle entità informative disponibili nell'ambiente della biblioteca ibrida senza richiedere una computazione a priori di link sui dati disponibili, e fa uso di concetti tratti dal dominio dei servizi di linking, senza essere uno di essi in senso stretto.

    In SFX la nozione di un database contenente un elenco di link in cui ogni record rappresenti un'interrelazione tra documenti (come nel BiomedNet BundledLinks, vedi Hitchcock et al. 1997b e Figura 1) è sostituito da un concetto di interrelazione potenziale tra documenti espressa al livello dei database da cui i documenti originano (Figura 2).

    La computazione a priori dei link, qual è quella attuata nei sistemi autonomi e chiusi quali BiomedNet, è sostituita da una verifica concettuale a-posteriori dei link nella base SFX, senza alcuna ulteriore verifica funzionale; questo è un livello di verifica intermedio tra l'assenza di verifica che si ha quando i link sono aggiunti alla cieca, e la verifica al volo dei link per ogni link-source (se possibile): i primi richiedono pochi investimenti in computazione ma offrono un servizio povero; i secondi offrono un servizio perfetto, ma causano significativi rallentamenti . (Hitchcock et al. 1997a). Il disegno proposto trova un equilibrio tra gli estremi, attraverso l'introduzione della base SFX che sfrutta la conoscenza della specifica biblioteca ibrida al fine di ridurre sia il numero di link potenziali inattivi (che non portano da nessuna parte) sia il tempo di computazione; meglio è sintonizzata la base SFX, minore è il rischio di link inattivi. I rallentamenti sono ulteriormente ridotti dalla distribuzione del tempo di processamento in diverse fasi.

    Figura 1: interrelazioni tra documenti nel BundledLinks di BiomedNet

    Figura 2: interrelazioni potenziali tra documenti in SFX

    Interpretare la soluzione SFX come un aiuto nella ricerca o come un fornitore di servizi estesi aiuta a giustificare la mancanza di quella verifica totale che ci si aspetta da un vero e proprio servizio di linking. Inoltre tale interpretazione può condurre all'inclusione nel ColLi (collections link database) di altri tipi di link quali:

    I principali obiettivi dell'esperimento SFX sono stati:

    1. agganciare la link-source: la soluzione proposta ha introdotto la nozione dell'"identificatore SFX" come mezzo per agganciare la link-source; si è dimostrato che per sistemi sotto controllo locale si possono implementare soluzioni ad hoc. l'Open Journals Project ha indicato la possibilità di utilizzare tecniche di proxing. Sarebbe gradita una soluzione generale;
    2. servizi di link in arrivo (link-to): servizi estesi di link sono difficili da fornire per risorse informative che non hanno o non supportano un servizio di puntamento diretto al record: tale servizio esiste in alcune collezioni di dati primari (testi), ma è raro nei database di dati secondari (bibliografici). Per poter sfruttare a pieno la ricchezza della biblioteca ibrida, ogni risorsa informativa dovrebbe fornire tale servizio; il quale, se poi fosse concepito secondo un qualche schema generico (come il SLinkS proposto da (Hellman 1998), renderebbe l'implementazione del Software SFX molto più immediata;
    3. mantenimento della base SFX: si è dimostrato che una "sintonizzazione fine" della base SFX è cruciale rispetto alla qualità dei servizi estesi che si possono fornire. Nell'esperimento SFX, il progetto della base è stato rozzo ed essa è stata alimentata manualmente. C'è chiaramente la necessità di un affinamento del disegno e di procedure automatiche per alimentarla.

    Una raccomandazione

    Un deciso progresso in queste tre aree di criticità dipende in maniera sostanziale dalla cooperazione dell'industria dell'informazione: molti attori affermati potrebbero riluttare a quest'idea (Hitchcock et al. 1998b) in quanto richiede un'apertura seria dei loro servizi; del resto le soluzioni proprietarie pertengono alla strategia tradizionale verso la minimizzazione della competizione (Porter 1979), la quale si rintraccia in molte zone dell'industria informativa dove è esplosa la battaglia per il punto unico di servizio; del resto l'integrazione è considerata una questione fondamentale dai maggiori attori dell'industria informativa: Karen Hunter di Elsevier ha affermato (Hunter 1998):

    "nel 1996 ho detto 'uno dei ruoli principali che un editore dovrà ricoprire nel futuro sarà quello di creare collegamenti, aggiungere valore integrando l'informazione e permettendo agli utenti di muoversi nello spazio e raccogliere un'ampia gamma di informazioni'. Amen. La mia parola d'ordine di oggi è: 'vince l'editore con i link migliori'; non ci perdo su il sonno, ma è un mantra che ripeto a chiunque voglia ascoltarmi: nessun editore è un'isola, non c'è informazione che non possa essere migliorata arricchendone il contesto."

    A tempo debito, servizi di tale importanza avranno il loro ritorno economico. Volenti o nolenti, demandare all'esterno, alle controparti commerciali (outsourcing), questi nuovi servizi informativi, condurrà ad una dipendenza dalle loro soluzioni integrate. Il demandare ad attori commerciali l'editoria accademica ha condotto ad una spirale di crescita dei prezzi (Bennett 1998). Sebbene ci sia ormai un'abbondante letteratura sulla crisi dei periodici, non è corretta una visione puramente di comparto, che veda il problema limitato ai soli periodici: il nocciolo del problema è la nozione di dipendenza totale. Non sorprendono il recente improvviso aumento di prezzo (di un fattore del 3,5 %) di un servizio di database commerciale che è stato acquistato da uno degli attori principali dell'industria informativa (Case 1998).

    Una situazione analoga ci si potrebbe prospettare proprio per i servizi di linking, poiché la comunità accademica si troverà a dipendere completamente da schemi di integrazione nelle mani di controparti commerciali, senza spazi di azione diretta da parte delle biblioteche ibride. La citazione da Hunt, oltre ad enfatizzare l'importanza dell'integrazione, lancia l'appello per un collegamento tra editori, senza neppure menzionare le biblioteche: questo è speculare all'altra circostanza che vede le biblioteche escluse dall'iniziativa DOI (Scott 1998 ; International DOI Foundation 1999), forse imputabile alla loro mancanza di iniziativa.

    La scommessa dell'integrazione offre anche l'opportunità di rendere le iniziative radicali nel campo della comunicazione accademica più accettabili, appunto integrandole nei servizi della biblioteca: Kling e Covi hanno già sottolineato come la situazione marginale dei periodici solo elettronici (Harter and Kim 1996 ; Harter 1996) potrebbe essere superata integrandoli meglio nel sistema di documentazione accademica della biblioteca, servizi di abstract e banche dati secondarie incluse (Kling and Covi 1995). In tale prospettiva, l'aderenza ad uno standard aperto per l'interconnessione che permettesse alle biblioteche di fornire servizi estesi per le riviste elettroniche non editoriali potrebbe essere almeno in parte la via che conduce ad una loro più estesa accettazione; analoghe considerazioni si applicano ai server per l'autopubblicazione elettronica (e.print), che tanto successo hanno in alcune comunità di utenti specifici, e solo lì (Ginsparg 1994 ; Luzi 1998): una loro integrazione estesa nei servizi della biblioteca potrebbe dare l'impulso per fare passare tali pratiche dalla condizione di iniziative di comunicazione alternativa e di margine ad quella di modello accettato di editoria.

    Nel frattempo, le biblioteche dovrebbero imprimere una virata ai servizi di linking, in una direzione che permetta loro di sfruttare a pieno la collezione che esse accedono, possiedono o costruiscono. Di conseguenza il perseguimento di un mezzo che permetta la creazione di servizi estesi quali quelli qui descritti, dovrebbe avere priorità alta per le biblioteche di tutto il mondo. Le biblioteche, così come si stanno unendo per formulare linee guida per gli interessi consortili (Turner and Yale University Library 1998), dovrebbero portare avanti la richiesta di un sistema informativo che permetta loro di costruire e controllare i servizi estesi sull'informazione che acquisiscono o sottoscrivono. A prima vista, tali servizi potrebbero sembrare semplicemente un ulteriore elemento di richiamo per i servizi della biblioteca elettronica, ma come si è visto, per una volta le cose sono meno innocenti di come appaiano.

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    [*] Trad. di: Herbert Van de Sompel, Patrick Hochstenbach, Reference Linking in a Hybrid Library Environment. Part 1: Frameworks for Linking, "D-Lib Magazine" 5 (1999), 4 (April).
    Testo originale su <http://mirrored.ukoln.ac.uk/lis-journals/dlib/dlib/dlib/april99/van_de_sompel/04van_de_sompel-pt1.html>.
    Traduzione italiana a cura di Cinzia Bucchioni per la Commissione Nazionale Università e Ricerca dell'AIB, con l'autorizzazione degli Autori e della Rivista.
    Nota del Traduttore: si sono tralasciati Abstract e Acknowledgements.


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    Copyright AIB 2002-09-10, ultimo aggiornamento 2024-02-09 a cura di Serafina Spinelli
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