[AIB]

XLVI Congresso nazionale AIB
Oltre confini e discontinuità
Torino, 11-13 maggio 2000


Bibliotecari, evoluzione o involuzione della professione?. - 2000-05-12 13:30/16:30

NOTA redazionale. Ringraziando gli autori che hanno messo a disposizione per AIB-WEB i testi delle loro relazioni, avvertiamo che potranno risultare lievi differenze tra questa versione e quella definitivamente licenziata per la stampa.


Bibliotecari, evoluzione o involuzione della professione? Introduzione ai lavori

Fausto Rosa
Coordinatore Osservatorio Lavoro AIB

 

"Il bibliotecario è un intermediario attivo tra gli utenti e le risorse informative e della conoscenza" (da: Manifesto UNESCO sulle biblioteche pubbliche, 1994)

 

Per meglio assolvere il compito assegnatomi di coordinatore della Sessione, inizio con una breve relazione introduttiva, con lo scopo di mettere nel giusto rilievo il tema di fondo che oggi si intende affrontare, indicato nel titolo "Bibliotecari: evoluzione o involuzione della professione?".

Sarà ancora mio compito far sì che i contributi dei diversi interlocutori presenti a questo tavolo si raccordino, si potenzino reciprocamente e consentano a tutti coloro che hanno ritenuto di partecipare a questa sessione, di raccogliere spunti operativi e soluzioni possibili.

Non è da molto che l'AIB ha predisposto la creazione della struttura denominata "Osservatorio Lavoro", che, lo dico subito, non può, per motivi facilmente leggibili anche nella storia stessa di questa associazione ormai arrivata al primo settantennio di vita, farsi immediatamente e direttamente carico delle numerose questioni che attanagliano sempre più il mondo del lavoro dei bibliotecari italiani, esposti, come tutti gli altri lavoratori, all'enorme accelerazione in atto su molteplici fronti:

Le questioni più urgenti

È nota a tutti la storica assenza di un progetto politico dello Stato italiano nel settore delle biblioteche, così in contrasto con gli altri grandi paesi europei che hanno invece individuato in queste strutture un sicuro elemento di crescita sociale e civile della collettività, puntando decisamente sull'investimento per la conoscenza e le intelligenze.

Alla ricchezza delle risorse documentarie possedute non corrisponde certo una razionale ed efficiente organizzazione delle biblioteche, frammentate invece in tipologie istituzionali di enti proprietari, prive di una qualsiasi autonomia gestionale dei servizi e dove la professionalità degli operatori non è ritenuto elemento necessario che deve stare a fianco sia del potere politico che ha funzioni di indirizzo, e sia dell'attività amministrativa e gestionale, che dovrà adottare sempre più modelli di efficienza e funzionalità, anziché di burocratismo.

I bibliotecari italiani conoscono e sperimentano quotidianamente la paradossale e frustrante situazione di essere operatori di una professione che in Italia non trova ancora, a differenza degli altri paesi dell'UE, nessun riconoscimento giuridico, istituzionale e formativo.

In una fase di veloce ricognizione operata dall'Osservatorio Lavoro, i punti più urgenti individuati e messi a fuoco in questo avvio di attività, sono stati i seguenti:

1.   Studio e diffusione di un importante documento prodotto dalla Commissione Cultura del Consiglio d'Europa nell'ottobre del 1998 e predisposto in forma di raccomandazione sul lavoro culturale nella società dell'informazione dal titolo "I nuovi profili e competenze professionali per gli esperti dell'informazione e gli operatori della conoscenza che operano nelle industrie e nelle istituzioni culturali". Il citato documento sottolinea ed evidenzia l'importanza delle nuove figure professionali della "società della conoscenza", il cui apporto viene ritenuto importante per un equilibrato sviluppo della complessa organizzazione della società odierna, nelle cui dinamiche un forte e determinante ruolo strategico viene oggi giocato nel settore dell'informazione e degli strumenti della sua organizzazione, gestione e distribuzione. L'Osservatorio ha già messo a disposizione nella propria pagina web <https://www.aib.it/aib/cen/osslav.htm> il testo in italiano di questo documento.

2.   La riforma degli ordini professionali e delle professioni non regolamentate: il quadro giuridico delle professioni a cui siamo abituati in Italia è un quadro rigido e autoreferente. Il riconoscimento giuridico di una professione comporta l'istituzione di un albo e di un ordine, ai cui appartenenti viene riservata una certa attività. Il riconoscimento così ottenuto comporta esclusività e unicità. Né il principio della liberalizzazione delle professioni, né quello della centralità dell'utente hanno per ora scalfito le "cittadelle" delle professioni. Ma si è finalmente fatta strada anche in Italia, per un complesso di ragioni (direttive europee, maggiore attenzione alla concorrenza e al mercato con la creazione di un'apposita authority, spinte all'innovazione economica e sociale), l'idea di una riforma all'europea delle professioni. Un elemento di rilievo sociale è la forte pressione delle associazioni che rappresentano professioni non riconosciute, manifestatasi soprattutto con la presentazione in Parlamento di decine di proposte di legge in questo senso, modellate sostanzialmente sugli ordini tradizionali. Per rispondere a questa esigenza in maniera socialmente utile, ossia elevando qualità e garanzia delle prestazioni senza produrre monopoli o rendite di posizione, il CNEL (organo costituzionale rappresentativo delle parti sociali) ha cominciato a lavorare, nel 1996, intorno a una proposta di legge quadro sulle professioni non riconosciute, che affrontasse il problema globalmente, ossia fissando dei criteri generali di riconoscimento e la relativa procedura. L'AIB ha sempre seguito con attenzione, grazie anche alla sua appartenenza alla Consulta nel CNEL delle professioni non regolamentate, il Disegno di legge 5092, sulla riforma delle libere professioni. Per l'AIB è stata una logica e inevitabile conseguenza l'avvio, nel 1998, di un albo professionale italiano dei Bibliotecari, ma i cui benefici effetti sul riconoscimento della professione non sono ancora per niente visibili. L'iniziativa dell'Albo AIB non ha naturalmente le caratteristiche dell'ufficialità istituzionale, ma rappresenta una prima importante occasione di "visibilità" della professione bibliotecaria, che troverà naturalmente conferma e radicamento quando la riforma in atto delle professioni in Italia avrà trovato perfetta attualizzazione.

3.   L'applicazione dei nuovi contratti di lavoro, soprattutto nel settore pubblico, con riferimento al rispetto dei profili professionali e all'assegnazione delle responsabilità gestionali a chi sia in possesso dei necessari requisiti della professione bibliotecaria. L'attenzione dell'Osservatorio su questo fronte si è fatta attenta e fattiva, facendosi carico, per il comparto del settore degli enti locali, di mirate iniziative in difesa dei profili e della professionalità degli operatori. E la questione dei contratti tocca in modo diretto anche il nodo delle forme e dei requisiti per l'accesso alla professione bibliotecaria. Sono note a tutti le attuali modalità di reclutamento che gli enti pubblici mettono in atto per l'assunzione del personale bibliotecario: concorsi e prove selettive espletati spesso nella più totale assenza di criteri e metodologie che rispondano all'esigenza di un'effettiva valutazione dei requisiti professionali.

4.   La riforma dei servizi pubblici e le questioni dell'esternalizzazione della loro gestione. Questo fatto sta imponendo dinamiche nuove nel processo di ridefinizione e di riorganizzazione anche dei servizi bibliotecari; basti pensare a quelli che saranno gli esiti, in tempi ormai ravvicinati, della riforma del Capo VII della Legge 142/90 "Servizi Pubblici Locali", non appena diventerà legge il Disegno n. 4014/99 di riforma del settore. Anche questa riforma vede l'adozione del principio della netta separazione tra le funzioni di indirizzo, programmazione e controllo (che rimangono di competenza dell'ente locale), dalla gestione e amministrazione dei servizi. Il comparto dei servizi pubblici locali dovrà muoversi e ristrutturarsi alla luce dei seguenti principi:

È ovviamente prematuro affrontare in questo momento, in forma specifica, lo studio e l'analisi delle nuove modalità organizzative e gestionali che, in un futuro molto prossimo, solleciteranno e rivoluzioneranno l'intero comparto dei servizi pubblici locali, ivi compresi i servizi bibliotecari. È certo che gli operatori del settore devono sforzarsi, da subito, di entrare nel merito delle importanti novità riorganizzative che coinvolgeranno anche le biblioteche, per trovare le soluzioni e i modelli più opportuni, con l'unica finalità di voler portare a maggiori livelli di efficienza ed efficacia la struttura organizzativa del servizio bibliotecario locale. Questo, in linea generale e preliminare, non potrà certo avvenire mantenendo inalterato l'attuale modello che la quasi totalità dei comuni italiani ha adottato: ognuno infatti è direttamente impegnato a gestire in proprio (in economia) la propria biblioteca, limitandosi, nei casi migliori, ad aprire con gli altri comuni limitrofi alcune forme di collaborazione che non vanno ad incidere sull'integrazione dei rispettivi servizi. I comuni, quando dovranno scegliere il tipo o modello da adottare nell' "esternalizzazione" dei propri servizi, dovranno valutare la grande opportunità di realizzare questo in associazione con altri comuni di quel territorio, avviando in tal modo un nuovo modello organizzativo delle biblioteche, intese come "bacini di servizio" sul territorio, e avvicinandosi quindi ai modelli organizzativi già in atto dei servizi pubblici più noti, quali l'acqua, l'asporto rifiuti, ecc. Le amministrazioni, titolari dei servizi, manterranno su di essi funzioni generali di indirizzo e di controllo, ma, anche nel settore dei servizi a contenuto sociale e culturale senza rilevanza imprenditoriale, dovranno procedere all'affidamento gestionale degli stessi ad operatori esterni (aziende, cooperative, agenzie di lavoro interinale) che dovranno disporre dei necessari requisiti di natura professionale e tecnica per l'assolvimento di tali compiti. L'Associazione segue con estrema attenzione la riorganizzazione in corso del settore dei servizi pubblici, luogo ove sono perfettamente collocate le biblioteche pubbliche. Si è premurata di attivare precise iniziative, unitamente a Federculture, esprimendo precise posizioni e concrete proposte mirate al miglioramento, per le biblioteche, dell'assetto giuridico-istituzionale, non ancora perfezionato dall'attività legislativa in corso.

5.   I giovani colleghi soci AIB alle prese con i problemi della prima occupazione nel settore delle biblioteche: l'AIB si deve fare particolarmente attenta alle aspettative ed alle esigenze di questa fascia di soci, che vivono direttamente le esperienze delle cosiddette "forme contrattuali flessibili" (lavoro interinale, contratti di formazione) e del "lavoro atipico" che, in crescendo, si va strutturando con le forme dei tirocini, degli stage e, in non pochi casi, del volontariato. L'Associazione si deve fare particolarmente attenta alle aspettative e alle esigenze di questa fascia di soci e mettere a loro disposizione spazi e strumenti che evidenzino le potenzialità e i diritti di questi colleghi. Sono questi giovani che oggi occupano gli spazi, onerosi e poco remunerativi, della flessibilità e della precarietà del lavoro.

6.   La figura professionale nelle biblioteche scolastiche: è certamente un tema forte che tutta l'Associazione deve tenere sotto osservazione, soprattutto in un momento in cui pare che lo Stato, in forme alterne e un qualche caso ambigue, intenda operare sul rafforzamento delle biblioteche nelle scuole. Un simile intervento, se non sostenute da operatori professionalizzati nel settore della documentazione e della biblioteconomia, non potrà che avere esiti negativi, azzerando, per l'ennesima volta, un'occasione di crescita e sviluppo nelle scuole italiane di uno strumento indispensabile per la didattica e l'apprendimento, quale deve essere la biblioteca scolastica.

Su tutte le questioni e le problematiche appena elencate, ed altre ancora, gli importanti interlocutori oggi presenti a questa sessione, sono qui per aiutarci a rafforzare un'azione che deve riuscire a produrre concreti risultati di miglioramento delle condizioni e delle forme di lavoro nelle biblioteche, nel rispetto del diritto della professionalità degli operatori che, in definitiva, non è altro che una precisa garanzia per gli utilizzatori dei servizi in termini di efficienza ed efficacia.

L'AIB e le nuove strategie di intervento

Personalmente credo che la nostra associazione, se vuole essere coerente con l'attuale configurazione statutaria, deve rompere gli indugi e muoversi in una logica di interventi e attività da "associazione professionale", e quindi di poter rappresentare, nelle sedi più opportune, la categoria professionale dei bibliotecari. In caso contrario avremo, come in passato, giudizi magari molto positivi sui livelli scientifici del nostro lavoro professionale, ma NESSUN riconoscimento, di natura giuridico-istituzionale, dell'esistenza in Italia di questa professione!

Sul terreno della difesa e valorizzazione della professione del bibliotecario in Italia, confermo la mia opinione di muoverci, come AIB, in azioni e interventi sempre più direttamente riferiti alla visibilità, riconoscimento e affermazione della nostra professione.

I bibliotecari italiani, per questioni di contratto e di diritti del lavoro, hanno fatto fin qui sempre riferimento, e continueranno ancora a farlo, alle diverse forze sindacali che normalmente rappresentano i "lavoratori". Il nostro problema è far capire a queste "rappresentanze" che i bibliotecari sono lavoratori attivi e importanti e che giocano un ruolo strategico nelle professioni della conoscenza e quindi della società del domani. Che fare? Come Osservatorio ci siamo attivati in incontri e contatti con il sindacato per rendere loro visibile anche la nostra categoria e le sue problematiche: non sono del tutto convinto che questa sia una strada soddisfacente e ricca di risultati, ma dobbiamo percorrerla, soprattutto in considerazione che in passato l'AIB si è mossa pochissimo in tal senso (... era ancora l'Associazione delle Biblioteche...).

Si capisce al volo che, se le forze associative ci sorreggeranno, le direzioni da intraprendere devono essere, come si dice, a tutto campo. L'AIB deve mettere i piedi per terra, pensare concretamente agli interessi dei propri associati.

Un minimo di analisi critica sullo "storico" operare dell'Associazione deve essere prodotta in questo contesto attraverso i seguenti passaggi:

Sta ai bibliotecari sollecitare e indicare alla propria associazione professionale le nuove direzioni e i nuovi compiti.

Cedo immediatamente la parola ai nostri interlocutori di oggi, che ringrazio da subito per la loro presenza, la loro attenzione e il loro contributo.

 

© Rosa, AIB, EG, 2000-05, rev. 2000-05-23.
AIB-WEB, URL: <https://www.aib.it/aib/congr/c46/s23a.htm3>


[AIB-WEB]    [Congressi]    [46. Congresso]