Carta dei servizi o libro dei sogni?

Gabriele Mazzitelli

 

Sin dall'inizio del suo mandato la CNUR si era posta l'obiettivo di studiare la possibilità di suggerire nuove soluzioni per l'organizzazione del servizio di prestito interbibliotecario e di document delivery a livello nazionale. In due interventi, il primo tenuto da Sonia Minetto al XLV Congresso AIB di Roma, il secondo proposto durante il Convegno di Viareggio "Gratuità e tariffe nella biblioteca pubblica" dello scorso novembre, abbiamo tentato di definire alcune delle problematiche che a nostro avviso dovevano essere oggetto di riflessione per giungere alla redazione di una vera e propria Carta dei servizi. Ci siamo avvalsi in questo lavoro della collaborazione di alcuni colleghi, abbiamo fatto tesoro di alcune riflessioni proposte nell'ambito della lista di discussione AIB-CUR e abbiamo anche ricevuto sollecitazioni dal presidente dell'AIB Igino Poggiali per lavorare alla realizzazione di un progetto che avesse un respiro nazionale.

Forse dal titolo del mio intervento già capite che, senza dover nascondersi dietro troppe parole, il nostro tentativo è fallito. Cercherò di spiegarne le ragioni, nell'auspicio che questo possa servire magari a chi tenterà l'impresa dopo di noi.

Cominciamo col dire che nel promuovere una Carta dei servizi non era nostro intento proporre dei principi di carattere generale a cui potersi eventualmente ispirare: il nostro obbiettivo sin dall'inizio è stato quello di arrivare a un progetto che potesse davvero concretizzarsi, trovando un'applicazione pratica nella realtà di servizio di tutte le biblioteche, non solo di quelle universitarie.

Forse si trattava di un respiro troppo ampio, visto che le esperienze di cooperazione attualmente esistenti in Italia non a caso vedono la collaborazione di un numero ristretto di soggetti e per di più appartenenti a una stessa tipologia. D'altra parte in mancanza, fino ad oggi, di un'agenzia nazionale che si occupi specificatamente di questo servizio era inevitabile che si tentasse di trovare delle regole comuni per tutte le biblioteche. Ma, naturalmente, la difficoltà maggiore è proprio questa. La diversità di "usi e costumi" anche tra biblioteche tipologicamente affini rende l'impresa quanto mai difficile. Un ostacolo davvero ingombrante, come già evidenziavamo nell'intervento di Viareggio, è quello legato all'eventuale pagamento del servizio: come conciliare biblioteche che per mille motivi vogliono far pagare con biblioteche che per mille altri motivi non vogliono far pagare?

È ovvio che ci si potrebbe accontentare di soluzioni minimali: intanto facciamo aderire alla possibile Carta coloro che ci stanno e poi vediamo. Se nella Carta c'è scritto, mettiamo, che il servizio è gratuito, chi aderisce lo sa e deve comportarsi di conseguenza. Ma capite bene che questa non è una soluzione del problema. Anzi, forse, l'esistenza di un documento da sottoscrivere ufficialmente e rispettare potrebbe spaventare molti e si rischierebbe di ottenere il risultato opposto: quanti oggi in un modo o nell'altro, artigianalmente o meno, cercano di offrire questo servizio potrebbe decidere di tirarsi indietro.

Devo dire che non a caso la sollecitazione che ci veniva dal presidente nazionale dell'AIB puntava molto in alto. Vale a dire suggeriva di redigere un progetto da presentare in sede politica. Ritengo che l'idea sia giusta nel senso che solo la presenza di un soggetto istituzionale forte può, a mio avviso, garantire che un servizio di questo genere esca dall'ambito del "favore personale" per diventare invece un servizio istituzionalizzato. L'esperienza di altri paesi lo testimonia, ma mi sento di poter dire che anche l'esperienza di SBBL, il circuito di biblioteche lombarde finanziato dall'Assessorato alla Sanità della Regione Lombardia, ne è un bell'esempio.

Noi non siamo riusciti a sciogliere il nodo delle modalità di un eventuale pagamento e, personalmente, non mi convinceva troppo neanche l'idea che fosse l'AIB a "battere" la moneta di scambio. È vero che, ad esempio, in Svizzera, almeno fino a qualche tempo fa, era l'Associazione dei bibliotecari a vendere dei bollini da utilizzare proprio come forma di pagamento per l'ottenimento di articoli, ma in un contesto del tutto diverso e, per l'esperienza che mi è nota, alla base di questa attività c'è un catalogo unico delle biblioteche biomediche svizzere, curato dal Ministero della Sanità (dunque ancora una volta un ente che opera a livello nazionale). L'idea non mi convinceva perché esistono, ad esempio, già i voucher IFLA: a questo punto tanto varrebbe promuovere l'adozione da parte di tutti di questa "moneta" internazionale, piuttosto che aprire una zecca nazionale.

So che ci si può muovere l'obiezione che ci siamo fermati al primo ostacolo, ma sinceramente abbiamo ritenuto che non avesse molto senso procedere se questo ostacolo non si riusciva a rimuoverlo. E d'altra parte limitarsi solo a proporre enunciazioni di principio, francamente, non credo fosse molto utile.

A limitare, diciamo così, la delusione per non essere riusciti in un intento che ci eravamo proposti, è intervenuta la recente iniziativa, curata dal Laboratorio per il controllo bibliografico dell'ICCU, per la realizzazione di un servizio di prestito interbibliotecario e di document delivery, che non coinvolga solo le biblioteche aderenti a SBN, ma che sia aperto a tutte le biblioteche, che avendo i requisiti minimi richiesti, vogliano aderire. Cito testualmente alcuni brani della presentazione del servizio riportata nel sito dell'ICCU:

«Il nuovo servizio è infatti destinato sia alle biblioteche SBN ed ai loro utenti, sia a quelle biblioteche che, pur se automatizzate con software diversi da SBN, avranno aderito agli accordi per l'erogazione di servizi di ILL sul territorio nazionale. [...]

I maggiori risultati attesi dal progetto sono:

Attualmente il servizio è in fase di sperimentazione da parte di un ristretto numero di biblioteche SBN, con risultati che vengono considerati più che buoni.

Mi sembra di poter sottolineare due dati rilevanti. Sappiamo bene che le finalità del prestito interbibliotecario erano uno dei fondamenti di SBN sin dalla sua nascita e che per molto tempo la necessità di costruire il catalogo ha rimandato l'effettiva realizzazione di questo obbiettivo primario. Il rilancio progettuale di questa attività è già di per sé motivo degno di attenzione. Ma soprattutto, direi che mi pare significativa l'apertura a tutte le biblioteche italiane che vogliano aderire. I requisiti minimi richiesti sono i seguenti:

«Il progetto prevede l'apertura nelle biblioteche di uno sportello di servizi per i lettori che consentirà:

Certo siamo ancora a un livello progettuale e di sperimentazione e capisco bene, non me ne vogliano i colleghi dell'ICCU, che per portare avanti questa impresa è necessario superare molte, chiamiamole così, "ingessature" di diversa natura. L'elemento forte di questo nuova iniziativa può essere, a mio avviso, l'ambito istituzionale in cui il progetto si muove. Ciò può garantire continuità e finanziamenti. Certo qualcuno può temerne un'eccessiva burocratizzazione (le "ingessature" di cui dicevo prima). Il rischio ovviamente c'è ed è forte, ma starà anche alle biblioteche aderenti riuscire a eluderlo.

Sono convinto che la strada per creare un servizio di prestito interbibliotecario e di document delivery a carattere nazionale sia ancora lunga. Non possiamo illuderci che problemi che si trascinano da decenni arrivino a una rapida soluzione. Né la tecnologia è di per sé una panacea per tutti i mali. Nuovi strumenti di cooperazione possono, però, aiutarci a risolvere in tempi più brevi, problemi che solo ieri ci sembravano non risolvibili. A questo, però, va anche aggiunta la necessità che sia i bibliotecari sia i referenti amministrativi e politici delle biblioteche in cui operiamo decidano che è possibile sperimentare strade nuove, cambiare mentalità, far vincere sui problemi spiccioli (spesso importanti, per carità) la necessità di offrire un servizio migliore.

Consentitemi, dunque, di chiudere questo intervento con una nota di speranza. Ognuno di noi ha comunque bisogno di aggiungere righe a un suo personale libro dei sogni. Auspicare che qualche sogno si avveri, può testimoniare di un'inguaribile ingenuità, ma forse anche, in certi casi, di una operosa fiducia che il nostro agire quotidiano non si risolva solo nella lamentazione, per quanto giusta e giustificata possa essere.

Questa relazione rappresenta l'ultimo atto "ufficiale" della Commissione che ho avuto il piacere di coordinare dal gennaio del 1998. La nostra attività non è ancora conclusa e proprio in questi giorni stiamo lavorando al passaggio del repertorio Periodici biomedici, curato da Beniamino Orrù, all'interno delle pagine della CNUR in AIB-WEB.

Da parte mia è doveroso un ringraziamento ai colleghi che hanno lavorato nella Commissione: Mariella Fazio, Sonia Minetto, Biagio Paradiso, Simonetta Pasqualis, Vanna Pistotti, Serafina Spinelli; al CEN dell'AIB che ha sempre sostenuto tutte le nostre iniziative, ai colleghi coordinatori delle altre commissioni con i quali si è instaurata la prassi di un proficuo scambio di opinioni e esperienze, alla segreteria dell'AIB che ci ha dato il necessario supporto logistico.

Un ringraziamento particolare va, però, soprattutto, a tutti i colleghi delle università con i quali abbiamo avuto modo di confrontarci in questi mesi e che hanno sempre dimostrato interesse e, vorrei dire, sincero apprezzamento per il nostro lavoro. Da loro abbiamo imparato molto e questo è senz'altro per noi il risultato migliore che potevamo attenderci da questa esperienza.

 

© Mazzitelli, AIB, EG, 2000-05, rev. 2000-05-24.
AIB-WEB, URL: <https://www.aib.it/aib/congr/c46/s33f.htm3>