[AIB-WEB] Associazione italiana biblioteche. 51. Congresso
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51. Congresso nazionale AIB

AIB2004

Mercoledì 27 ottobre 2004
ore 14,30-18,00
Roma EUR, Palazzo dei congressi
Sala Esquilino


@lla tua biblioteca: tra promozione e advocacy


Elena Boretti

Cosa fare per sostenere l'immagine e il valore delle biblioteche italiane?


@your library è una campagna internazionale finalizzata a sostenere il riconoscimento del valore dei servizi bibliotecari nel mondo e a comunicarne un'immagine positiva. Ideata nel 2001 dall'ALA, associazione americana delle biblioteche, successivamente è stata fatta propria dall'IFLA, la Federazione internazionale delle biblioteche e delle associazioni bibliotecarie (http://www.ifla.org/@yourlibrary/).
La campagna, alla quale hanno già aderito decine di organizzazioni bibliotecarie in tutto il mondo, fra le quali l'AIB (https://www.aib.it/aib/cen/atyourlib.htm), utilizza un logo e, attraverso slogan e iniziative, si ripropone di trasmettere all'opinione pubblica questi messaggi: le biblioteche sono luoghi dinamici; le biblioteche sono luoghi di opportunità; le biblioteche uniscono il mondo.
Lo sviluppo tecnologico e le continue trasformazioni, in un'epoca che affronta nel contempo una generale contrazione degli investimenti pubblici, sono aspetti che si sono andati pericolosamente a saldare con una scarsa visibilità del servizio bibliotecario pubblico, rilevata da varie indagini un po' ovunque. La biblioteca, istituto della democrazia e motore di sviluppo, garante della partecipazione e dell'espressione consapevole dei diritti di cittadinanza, strumento per lo studio e la ricerca, per l'informazione e l'aggiornamento, è strumento di accesso all'alfabetizzazione, alla conoscenza, all'identità culturale. Per questo le linee guida dell'Ifla/Unesco (Il servizio bibliotecario pubblico: linee guida IFLA/Unesco per lo sviluppo, preparate dal gruppo di lavoro presieduto da Philip Gill per la Section of Public Libraries dell'IFLA; edizione italiana a cura della Commissione nazionale Biblioteche pubbliche dell'AIB. Roma: AIB, 2002.) insistono molto sugli aspetti del servizio diffuso e distribuito, piuttosto che su quelli della biblioteca come luogo ed entità fisica: non sarà un caso infatti che esse sono intitolate proprio al servizio bibliotecario pubblico, anziché alla biblioteca.
Nelle comunità in via di sviluppo questo servizio dovrebbe offrire strumenti di informazione e conoscenza utili al soddisfacimento dei bisogni primari dell'uomo e al superamento dei problemi connessi alla sopravvivenza stessa, come per esempio l'educazione a difendersi dall'AIDS e da altre malattie, l'istruzione ad avviare attività economiche.
Il contesto in cui è nato e si sviluppa il servizio bibliotecario si osserva bene nei paesi avanzati, con un'offerta di servizi pubblici evoluta. In essi appare abbastanza evidente la stretta connessione esistente tra un alto livello dei consumi culturali e la presenza nel paese di politiche per l'informazione, la ricerca e le infrastrutture, tra le quali anche il servizio bibliotecario. Si può notare che nei paesi dove il servizio bibliotecario è forte, i dati sulla diffusione della lettura sono migliori e anche l'industria editoriale è più robusta. Sembra sostenibile l'ipotesi che nell'ambito della fruizione culturale esista un circolo virtuoso che va ad innescarsi quando sia complessivamente alto il livello di attenzione, di programmazione e di offerta: allora vanno a collegarsi in una catena unica i vari settori che ruotano attorno al libro, ai media, allo spettacolo, ai beni storico-culturali.
Se si riconoscesse che la fruizione culturale è un sistema unico, a partire dalla scuola, si ammetterebbe che esso comprende sia biblioteche, archivi e musei, sia editoria, giornali, multimedia, spettacolo, televisioni, siti e servizi internet. In sostanza, si comprenderebbe che non può essere in buona salute uno di questi settori, se la salute non è generale. La società della conoscenza si svilupperà a condizione che l'accesso alla conoscenza sia possibile a un buon livello di qualità. Se questa ipotesi potesse essere dimostrata, o almeno fosse condivisa, editoria e media dovrebbero avere interesse per un migliore servizio bibliotecario pubblico e quindi maggiori investimenti in promozione della lettura.
Ma le dinamiche della fruizione e del consumo culturale non sono ancora state sufficientemente comprese e decodificate e numerosi sono i vuoti da colmare: non sono sufficientemente chiare le relazioni che collegano l'informazione con la cultura, la conoscenza con lo sviluppo socio-economico, la spesa per consumi culturali con la fruizione di beni storico-artistici, la capacità di dominio del presente con l'appropriazione dell'identità storico-culturale.

Se oggi fossimo in grado di dominare meglio le relazioni che intercorrono all'interno del “sistema cultura” non avremmo bisogno di parlare di campagne di “advocacy” per le biblioteche. “Advocacy”, una parola che non ha traduzione esatta in italiano, significa “difesa”, ma contemporaneamente “attestazione di credibilità”, “valorizzazione”. Le biblioteche sentono il bisogno di condurre campagne a tale scopo, come “@alla tua biblioteca”, perché, mai come in questo momento, i bibliotecari hanno compreso che le biblioteche possono dare un contributo al dialogo, divenuto ormai un'esigenza “globale”. E tuttavia mai come ora sono state forti anche le minacce, che in nome di varie ed opposte visioni e interessi, mettono in discussione la possibilità stessa di realizzazione di un simile dialogo.
Le relazioni presentate dai nostri ospiti stranieri, che hanno preceduto questa mia introduzione, ci hanno permesso di conoscere gli sforzi che si stanno facendo in altri paesi per sostenere la conoscenza e lo sviluppo dei servizi bibliotecari. Probabilmente in Italia occorre riconoscere che abbiamo qualche problema in più, o comunque qualche specificità particolare. Anziché assumere un punto di vista generale nei confronti di certe tematiche di diffusione dell'informazione e della cultura, in Italia è ancora fortemente radicata una concezione che vede separate la cultura del saper fare da quella del sapere teorico, o sapere intellettuale, come lo chiama Tullio De Mauro (Tullio De Mauro, La cultura degli italiani, a cura di Francesco Erbani, Laterza, 2004). Così la lettura è intesa come finalizzata al perseguimento dei titoli di studio, oppure è identificata con la letteratura a scopi ameni e edificanti; il patrimonio storico può avere relazioni con la tutela o con la commerciabilità, ma non si sfrutta la relazione con l'aggiornamento continuo o la rigenerazione di capacità creative; lo spettacolo, in buona parte anche i media, multimedia e internet sono attribuiti all'ambito dell'industria dell'intrattenimento e pertanto appartengono a una sfera separata dall'apprendimento a scopi produttivi. Parcellizzazioni, dunque, nell'approccio a diversi aspetti che avrebbero bisogno invece di ricomporsi in una capacità di visione e una progettualità complessive.
Le stesse indagini statistiche trattano separatamente i diversi settori, e diverse sono le terminologie adottate. Nelle indagini sulla lettura sono adottate suddivisioni e scomposizioni del mercato editoriale che seguono metodi completamente diversi e non confrontabili con quelli impiegati per rilevare le letture del pubblico in biblioteca. I dati stessi sulla produzione editoriale sono solo parzialmente utilizzabili dalle biblioteche. In questo modo ogni settore rimane chiuso e isolato, senza che sia possibile ottenere sintesi più ampie e scambio reciproco di informazioni utili.

A scopo dichiarato di advocacy e lobby, l'Ifla ha pubblicato di recente una bozza di statistica mondiale delle biblioteche (IFLA, Global Library Statistics 1990-2000, http://www.ifla.org/III/wsis/wsis-stats4pub_v.pdf). L'anno scorso AIB e Istat hanno pubblicato la prima statistica nazionale delle biblioteche pubbliche italiane, che ha fatto molto parlare, purtroppo anche con molti scandalismi, a partire dai titoli - non dai contenuti degli articoli - apparsi sul Sole 24 ore (“Il Sole 24 ore”, 30 giugno 2003).

Quest'anno le biblioteche si sono impegnate nella campagna contro il prestito a pagamento, che ha fatto molto parlare del diritto d'autore e dell'opportunità di un prelievo economico a carico delle biblioteche, in un paese dove già il sistema della lettura è assai debole e avrebbe bisogno piuttosto di maggior promozione.
E' chiaro che le biblioteche potranno conquistare maggiore visibilità e maggior credito organizzandosi meglio in una rete nazionale, in un sistema capace di offrire anche servizi digitali. E' anche vero che per riuscire al meglio in questi obbiettivi le biblioteche hanno bisogno di chi vi creda e di chi vi voglia investire. Questo è uno dei motivi delle attività di advocacy intraprese in tanti paesi nel mondo.
Gli ospiti di questa tavola rotonda che cosa pensano di tutto questo? Che cosa pensano che si potrebbe fare nella specifica realtà italiana per sostenere lo sviluppo dei servizi di accesso all'informazione e alla conoscenza, come, tra gli altri, le biblioteche? Quali responsabilità hanno i bibliotecari? Quale concorso può venire da altre professioni? E' mai possibile che i servizi non possano fare notizia se non quando si possa parlare di un qualche scandalo? E per apparire sui media in positivo le biblioteche possono trovare spazio solo negli annunci di iniziative o eventi?


Copyright AIB 2004-10, ultimo aggiornamento 2004-10-21 a cura di Gabriele Mazzitelli
URL: https://www.aib.it/aib/congr/c51/intervbor.htm

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