[AIB]

52. Congresso nazionale AIB
Le politiche delle biblioteche in Italia. I servizi

Roma, San Michele di Ripa Grande
23-24 novembre 2005


Relazione introduttiva

Mauro Guerrini, Presidente AIB

Ringrazio tutti i convenuti al 52º Congresso dell'AIB, che quest'anno festeggia i suoi 75 anni di vita;
i rappresentanti del Coordinamento delle Regioni -- Carlo Chiuriazzi -- e dell'UPI -- Giuseppe Rinaldi -- per la prima volta a un congresso AIB;
i rappresentanti delle istituzioni: Regione Lazio, Provincia di Roma, Comune di Roma;
il prof. Francesco Sicilia, Capo del Dipartimento per i beni culturali e paesaggistici, che ha messo a disposizione la bella sede congressuale;
il prof. Salvatore Italia, Capo del Dipartimento per i beni archivistici e librari, con cui l'AIB ha avuto un fruttuoso incontro nell'ottobre scorso;
il dr. Luciano Scala, Direttore della Direzione generale per i beni librari e gli istituti culturali, con cui vi è un solido e produttivo legame istituzionale e personale;
Michael Gorman; è la prima volta che un Presidente dell'ALA, American Library Association, partecipa con una relazione a un congresso AIB.

Ringrazio gli sponsor (A.M. Image, Bond, Elsevier, Infologic, Prime Source e altri) per il loro contributo finanziario.

Ringrazio il Comitato scientifico che ha elaborato il programma congressuale e il Comitato tecnico che ha lavorato con competenza e dedizione, in particolare Simona Cavallaro.

Un programma triennale

Il Comitato esecutivo nazionale (CEN) dell'AIB ha individuato nel tema Le politiche delle biblioteche in Italia il filo conduttore di un progetto di respiro triennale, che si propone di analizzare ogni anno argomenti specifici: i servizi (2005), la professione (2006), i sistemi (2007). Il congresso del 2007, che concluderà il mandato del CEN, si riallaccerà idealmente al congresso di Viareggio del 1987 e a quelle che ne furono le tesi, con l'intento di definire nuove linee programmatiche in cui l'AIB possa riconoscersi e sulla base delle quali orientare la propria azione.

Il cambiamento d'impostazione generale è frutto di una riflessione sull'attività congressuale complessiva dell'Associazione, che tiene conto delle relazioni maturate con l'esperienza di Bibliocom. Ogni due anni il Congresso AIB avrà un'editio maior e ospiterà la Conferenza nazionale delle professioni della società dell'informazione, abbinata a un'esposizione di prodotti per le biblioteche.

Il Congresso 2005 prevede due sessioni:
-- la prima è dedicata alla riflessione sulle prospettive di cooperazione nei servizi, per giungere all'auspicato sistema bibliotecario integrato, che veda coinvolti Stato centrale, autonomie locali (regioni, province, comuni), università;
-- la seconda è dedicata alle relazioni che intercorrono tra biblioteche e territorio e al ruolo che giocano le dinamiche di sviluppo sociale, culturale ed economico della biblioteca e dell'ambiente in cui essa opera.

La modifica del programma iniziale -- che prevedeva tre sessioni -- si deve allo sciopero generale del 25 prossimo, che interessa tra l'altro servizi e trasporti con inevitabili disagi ai numerosi congressisti provenienti da fuori Roma. Il tema della terza sessione, quella soppressa, dedicato all'accesso all'informazione, sarà ripreso in un convegno specifico pianificato per la prossima primavera.

Questa è dunque la prima tappa di una riflessione che approderà alla conferenza programmatica prevista per il 2007 e che vedrà interessate tutte le componenti dell'Associazione in un confronto aperto con le figure istituzionali coinvolte a vario titolo nelle politiche bibliotecarie: il Ministero per i beni e le attività culturali, le Regioni, gli enti locali e le università.

Servizio: nascita del concetto

Veniamo al tema del congresso.

Dall'Ottocento, grazie alla nascita della public library angloamericana, le esigenze informative dell'utente sono state poste progressivamente al centro dell'organizzazione della biblioteca. Un primo fondamentale passo in tal senso è stato la creazione del servizio di reference, teorizzato nel 1876 da Samuel Green [1] in occasione dell'assemblea di Philadelphia dei bibliotecari statunitensi che portò alla nascita dell'American Library Association (ALA). Il 1876 è stato definito l'annus mirabilis della biblioteconomia americana: oltre alla fondazione dell'ALA e all'uscita del suo periodico -- il "Library journal" --, furono pubblicate le Rules for a printed dictionary catalogue di Charles Ammi Cutter [2], con le quali furono chiarite le funzioni del catalogo contemporaneo e fu pubblicata la prima edizione della Classificazione decimale di Melvil Dewey [3]. Reference, catalogo e Classificazione decimale hanno segnato una svolta decisiva per le biblioteche, all'insegna di un nuovo modello organizzativo fondato sul paradigma dell'accessibilità informativa e documentaria. Un modello di biblioteca che, staccandosi dalla tradizione europea, in prevalenza votata alla conservazione del bene-libro ad accesso controllato per pochi eruditi -- nonostante che le prime biblioteche aperte al pubblico fossero state create proprio nel vecchio continente: l'Angelica a Roma nel 1595, la Bodleiana a Oxford nel 1602 e l'Ambrosiana a Milano nel 1609 -- tendeva a fare della cultura una risorsa per tutti i cittadini, con un'impronta, tipica della cultura protestante, di valorizzazione della volontà, dell'impegno, della responsabilità, dell'iniziativa, cioè, in definitiva della libertà individuale. La biblioteca diventa un servizio strutturale della democrazia, necessario all'educazione, al lavoro, all'economia, alla politica, al tempo libero, alla crescita personale e dell'intera comunità. Anche nel Regno Unito, con il Public Libraries Act del 1850, la biblioteca pubblica è concepita nei termini di strumento della democrazia, costituendo un servizio liberamente accessibile al pubblico ed espressione delle amministrazioni locali.

Si formarono allora due atteggiamenti: da un lato quello conservatore, incentrato sul documento e sulla funzione conservativa delle biblioteche; dall'altro, quello liberale, ispirato alla filosofia del reference service, che considerava prioritarie le aspettative di conoscenza e di informazione del lettore e postulava la necessità di assistere personalmente l'utente e di instaurare con lui un rapporto di fiducia, rendendo protagonista di tale mediazione la figura del bibliotecario.

L'approccio liberale fu nel Novecento definitivamente consolidato dalle cinque leggi della biblioteconomia di S.R. Ranganathan, con le quali prevalse l'idea che i documenti e le biblioteche sono finalizzati anzitutto all'uso. Le biblioteche, in particolare, sono chiamate ad interagire con il contesto ambientale e dare origine a un vero e proprio processo di adattamento alle evoluzioni sociali e culturali del territorio, lasciandosi da esso plasmare, e modificando -- se necessario, rivoluzionando -- i metodi di organizzazione dei servizi. Ranganathan, a commento della quinta legge della biblioteconomia -- "library is a growing organism" -- spiegava come la biblioteca fosse "un organismo in crescita [che] assorbe nuova materia, si libera di quella vecchia, cambia di dimensione e assume nuove forme e apparenze" [4]. Altro pilastro della filosofia dello studioso indiano è l'attenzione al lettore, alle esigenze informative dell'individuo, che possono essere soddisfatte tramite l'incontro personalizzato con un documento: seconda, terza e quarta legge -- a ogni lettore il suo libro; a ogni libro il suo lettore; risparmia il tempo del lettore -- denotano l'attenzione rivolta alle esigenze personali dell'individuo e sottolineano la circostanza che la biblioteca è in grado di fornire, in modo fluido, documenti e messaggi che soddisfano esigenze conoscitive individuali, mirate e specifiche.

Se l'attitudine al reference diventa una dimensione che assorbe e orienta il complesso delle attività svolte in biblioteca, se i bisogni informativi di ciascun utente costituiscono la finalità essenziale del servizio, i confini sussistenti tra le diverse tipologie bibliotecarie diventano permeabili, funzioni e risorse di diverso genere diventano potenzialmente accessibili da un unico punto di servizio e il lettore è messo nelle condizioni di avere il sistema delle conoscenze e delle informazioni "a portata di mano" [5].

Il Servizio in Italia

In Italia, l'attenzione ai servizi è giunta in ritardo rispetto alla tradizione angloamericana: un'attenzione organica al servizio e alla natura informativa della biblioteca è rintracciabile a partire dalla fine degli anni Settanta del Novecento. Elemento caratterizzante per molti anni è stato il divario tra teoria e pratica; ci sono stati bibliotecari capaci di guardare avanti, tra cui Virginia Carini Dainotti, Francesco Barberi e i De Gregori, professionisti che hanno recepito nelle loro riflessioni quanto accadeva nel contesto internazionale, ma a cui non si è affiancata una politica nazionale e locale che considerasse l'investimento nelle biblioteche come un elemento fondamentale per la democrazia, per l'integrazione e per lo sviluppo culturale, sociale ed economico del Paese.

Due congressi dell'AIB hanno segnato una tappa fondamentale nella cultura biblioteconomica italiana: il 32º, svolto nel 1984 a Villasimius, e il 34º, svolto nel 1987 a Viareggio. Nel congresso di Villasimius, intitolato I servizi della biblioteca e l'utente, l'attenzione si focalizzò sulla capacità della biblioteca di individuare la sua utenza, reale e potenziale, di avvicinare i servizi alle esigenze del lettore e di interagire attivamente con esso, tramite indagini conoscitive, fino a raggiungere l'ideale scenario di un sistema territoriale di biblioteche in grado di soddisfare l'intero spettro delle esigenze informative della popolazione locale. In occasione del congresso di Viareggio -- che nel titolo poneva la questione Le biblioteche 15 anni dopo: quale politica? -- il CEN, su proposta del Presidente Luigi Crocetti, presentò il documento Scelte di politica bibliotecaria. Erano le cosiddette Tesi di Viareggio, con le quali le biblioteche, di là dall'essere considerate "beni culturali", erano poste al centro del sistema della comunicazione e dell'informazione. Il bibliotecario, in quanto portatore di competenze tecniche e specialistiche da un lato e di responsabilità culturali dall'altro, avrebbe proposto ai poteri amministrativi e legislativi di compiere chiare scelte di politica bibliotecaria, in virtù delle quali costruire l'infrastruttura in grado di assicurare l'accesso all'informazione, ritenuto diritto di ogni cittadino. Si insistette inoltre sulla necessità di coniugare autonomia gestionale e cooperazione, cioè sulla capacità di "fare sistema" tra biblioteche, sul bisogno di perseguire l'eccellenza nei servizi superando la dimensione burocratica fatta di aderenza a un sistema di norme, per giungere all'assunzione di una responsabilità professionale trasparente nei confronti del lettore-contribuente e fondata sulla necessità di "avere un ampio margine discrezionale per adattare le regole comuni al suo specifico contesto: non solo nella sfera tecnica [...] ma anche in quella della gestione amministrativa" (tesi n. 7). Le tesi di Viareggio, formulate a quindici anni di distanza dalla formazione delle Regioni con assunzione di competenza in materia bibliotecaria -- un decentramento che non conferì al settore bibliotecario tutto lo sviluppo auspicato, come ricordò più volte Renato Pagetti, presidente AIB -- costituirono un vero e proprio processo di feedback, che dall'AIB partiva e all'AIB tornava rafforzandola, conferendo all'Associazione un mandato di iniziativa politica e professionale indirizzata a istituzioni storicamente disattente e indifferenti alla "questione bibliotecaria".

Non vogliamo tuttavia contribuire a incrementare il mito negativo della biblioteca e della biblioteconomia italiane come arretrate rispetto alle biblioteche e alla biblioteconomia di altri paesi o aliena a pensare in termini di strategie culturali e di gestione qualitativa dei servizi; tutt'altro! Se il cammino verso servizi soddisfacenti diffusi capillarmente e verso un ruolo incisivo delle biblioteche non è privo di difficoltà, vanno elogiati gli esempi di eccellenza rappresentati da numerose biblioteche di varia tipologia, grazie soprattutto a una nuova generazione di bibliotecari, di giovani che hanno scelto e scelgono di fare questo mestiere così articolato, quanto affascinante e stimolante (come auspicava oltre trent'anni fa Francesco Barberi), giovani che difendono una motivazione che va spesso controcorrente rispetto ai modelli di vita imposti dai mass media, e rispetto all'aura in qualche caso "muffosa" che i bibliotecari come categoria si sono portati dietro per decenni.

Servizio e diritto all'informazione

L'informazione è un diritto, un diritto che oggi può essere esercitato se il sistema della comunicazione consente l'interazione del pubblico con un universo multiforme ed esteso di fonti informative, un diritto che si sostanzia quando si creano le condizioni perché la realtà possa essere studiata e rappresentata da molteplici punti di vista, tramite un uso critico e comparativo delle fonti. È tuttavia un diritto che oggi non sempre raggiunge le grandi periferie urbane; un diritto che spesso è esercitato solo da un'élite della popolazione: da chi coltiva interessi culturali, per sensibilità, per formazione, o forse, più realisticamente, per un serie di circostanze, di fortune riguardanti il destino individuale.

Che cosa propongono, attualmente, molti mass media se non una comunicazione che sembra scoraggiare la curiosità umana, disseminare la disaffezione alla complessità e il disinteresse all'indagine critica, e invece reiterare sempre gli stessi messaggi, in un girone fatto di jingle uniformi, di banalità, di noia esistenziale? Sembra che vi sia la volontà di mettere in sordina l'impegno civile, il rigore etico, il servizio gratuito verso gli altri. Si ha l'impressione che questo novero di problemi abbia dimensioni ben più estese di quelle di un singolo stato o di un solo continente. Così non si costruisce una società libera, né tanto meno una civiltà, bensì le distruggiamo lentamente entrambe. Siamo invece consapevoli che l'informazione e la crescita culturale degli individui concorrano a rendere la società più civile e quindi tendano al miglioramento delle condizioni esistenziali e a un'evoluzione virtuosa della civiltà. Se le scelte dei grandi attori della politica, dell'editoria, delle telecomunicazioni possono determinare lo scenario dell'acculturazione (e usiamo questo termine -- acculturazione -- guardando alle interpretazioni che Pier Paolo Pasolini faceva sulla rivoluzione antropologica), se possono proporre ossessivamente all'opinione pubblica determinati stili di vita, allora le biblioteche, in questo scenario, hanno il compito di permettere agli individui di riconquistare la dignità di lettori e ai lettori di esplorare l'inedito, di spezzare i confini e gli schemi delle acculturazione ufficiali, istituzionalizzate, legittimate; in altri termini, la possibilità di fuoriuscire dai vani sentieri cognitivi presentati dall'intrattenimento, dalla comunicazione pubblicitaria, dal reality show della cultura di massa e di ciò che in essa è ammesso pensare, condividere, contestare, consumare.

Servizio e missione educativa e customer satisfaction

Ciò pone una serie di domande sul servizio, la missione educativa e la customer satisfaction su cui è opportuno qualche chiarimento: esiste un conflitto fra il diritto alla scoperta intellettuale e il diritto all'efficienza dei servizi? È possibile coniugare il diritto alla cultura -- che spinge la biblioteca a realizzare una missione di raccolta e testimonianza documentaria indipendente dal tasso d'uso delle raccolte -- e il management bibliotecario -- che esige l'adeguamento di raccolte e servizi alle esigenze correnti della clientela, in modo da incrementare circolazione documentaria e accesso?

Credo che il diritto alla scoperta intellettuale e il diritto all'efficienza dei servizi non contrastino affatto, perché efficienza dei servizi e soddisfazione del cliente sono coincidenti, come coincidono conservazione ed efficienza, promozione ed efficienza.

E ancora: in che modo possono convivere la missione educativa della biblioteca e la predisposizione di servizi orientati alla customer satisfaction? Non vi è il rischio di trasformare la biblioteca in un megastore del sapere?

Management, qualità dei servizi, customer satisfaction sono a un tempo visioni e strumenti operativi, e possono essere applicati a prodotti e servizi di natura assai diversa, in modo analogo alla tecnologia e alla ricerca scientifica che permette sia di fabbricare armi di distruzione di massa sia di sconfiggere le epidemie o curare i malati a distanza. Forse, ancora una volta, per noi bibliotecari, la risposta proviene dalla quinta legge della biblioteconomia: "library is a growing organism", la biblioteca è un'organizzazione sociale che sa mutare forma per integrarsi con e sopravvivere in un ambiente problematico, un ambiente che può apparire o essere ostile alla crescita culturale dei singoli o delle comunità a cui essi appartengono. La biblioteca infatti confida nella curiosità del pubblico e offre al pubblico strumenti, risorse e opportunità conoscitive critiche, che stimolano modalità alternative di interagire con l'universo delle conoscenze e col mondo della comunicazione informativa e culturale.

Per queste ragioni l'AIB affida un valore strategico al progetto Nati per leggere (NPL) nella formazione di nuove generazioni di lettori attraverso il confronto e l'azione interprofessionale che investe bibliotecari, pediatri ed insegnanti. NPL è probabilmente lo strumento più efficace per la diffusione di un aspetto fondante della missione educativa della biblioteca pubblica: l'educazione alla lettura fin dalla tenera infanzia. Intervenire oggi sulle giovanissime generazioni significa costruire le migliori condizioni per l'esercizio del diritto della scoperta intellettuale. Significa ampliare la platea degli utenti potenziali, riaffermare la funzione di servizio della biblioteca.

Servizio e ruolo politico dell'AIB

Le associazioni bibliotecarie non si limitano a svolgere una funzione di testimoni della cultura, dell'editoria, della comunicazione, di internet; credo sia loro compito occuparsi di libertà d'opinione e di libertà civili, di gestione e di economia dei servizi documentari, dei rapporti tra pubblica amministrazione e cittadini, di ciò che riguarda la trasmissione della cultura registrata; esse hanno il dovere di proporre campagne in materia di diritto all'informazione e di espressione e in taluni casi addirittura iniziative legislative; solo così le associazioni professionali possono contribuire al rilancio internazionale dei valori della democrazia, valori essenziali in cui crediamo fermamente. Nei manifesti IFLA e UNESCO dedicati alla biblioteca pubblica, si sostiene che i servizi bibliotecari sono uno strumento della democrazia perché consentono l'esercizio della libertà di pensiero in virtù delle potenzialità formative, educative, di accesso alle informazioni e alle conoscenze. La biblioteca costituisce un servizio che le autorità democratiche devono garantire: la biblioteca è un diritto, una garanzia del cittadino. Dall'iniziale attenzione ai settori più deboli della società (gli strati popolari, gli studenti, i lavoratori, gli immigrati), l'IFLA e l'UNESCO hanno recentemente dedicato molta attenzione agli aspetti strategici e operativi dei servizi. E noi dobbiamo impegnarci a rilanciare il ruolo politico dell'Associazione e a incrementare i contatti con le associazioni degli altri paesi e con l'IFLA.

La dimensione del servizio si configura pertanto come un elemento strategico per il successo della biblioteca: la società odierna è difatti un sistema socio-economico globalizzato in cui l'innovazione tecnologica e la creazione di nuove conoscenze costituisce la principale leva strategica. La società della conoscenza ha bisogno della ricerca di base e della ricerca applicata, la prima attuata prevalentemente nelle università senza immediate finalità produttive, la seconda mirata al raggiungimento di obiettivi economici e all'utilizzazione industriale nel breve-medio periodo. La ricerca, come sappiamo, non può essere esercitata efficacemente in assenza di un'adeguata rete di circolazione delle informazioni e dei documenti, cioè di servizi efficienti di indagine bibliografica e di reperimento documentario. Se le biblioteche saranno capaci di innestarsi in tale circuito potranno diventarne una forza propulsiva, agendo sull'esplorazione delle conoscenze e portando alla luce le relazioni concettuali e autoriali che accorpano i documenti nel sistema delle conoscenze. Le biblioteche possono diventare soggetti protagonisti dell'innovazione e della modernizzazione del Paese, intervenendo su una serie di questioni che coinvolgono, oltre al nostro settore professionale, anche l'interesse pubblico, a partire dall'affermazione dei diritti civili, vale a dire dalla difesa del valore della laicità come presupposto della libertà, come valore in grado di salvaguardare le opinioni politiche, culturali, religiose, nonché la libertà di esprimerle o di adottarle pubblicamente. Questi valori rischiano oggi di essere messi in discussione, anche nelle democrazie occidentali, da iniziative fondamentaliste volte a imporre all'intera società comportamenti e stili di vita fondati su un unico punto di vista. Ancor più: credo fermamente che le biblioteche debbano fare proprio l'obiettivo di "lottare per un mondo senza guerre", come recita opportunamente il punto sei delle Linee guida IFLA per le biblioteche per ragazzi.

Le biblioteche documentano lo stato delle conoscenze e la storia dei destini umani e trasmettono le une e gli altri agli individui affinché ciascuno possa confrontare più opinioni ed esperienze e compiere consapevolmente le proprie scelte; non possono pertanto rinunciare ai valori di società aperta, multiculturale, democratica, improntata ai valori della giustizia e della pace; non possono rinunciare alla libertà di opinione e di scelta, alla libertà di indagine culturale e scientifica. Quando tali valori sono messi in discussione è opportuno che la comunità bibliotecaria si mobiliti e faccia sentire la propria voce.

Decreti antiterrorismo.   Il libero accesso all'informazione e la tutela della privacy vanno salvaguardati, a nostro giudizio, anche a fronte di situazioni eccezionali, quali quelle configurate dai decreti antiterrorismo. L'AIB riconosce la gravità del problema, ma ritiene che gli interventi debbano essere commisurati al reale pericolo in atto, evitando demonizzazioni che compromettano proprio quelle libertà democratiche che il terrorismo mira a destabilizzare. A garanzia del libero accesso all'informazione e della tutela della privacy l'AIB si è di recente attivata con le associazioni degli enti locali italiani (ANCI e UPI) in una vasta campagna di sensibilizzazione.

Diritto di accesso all'informazione: prestito a pagamento e open access.   Sui temi del diritto di accesso all'informazione l'AIB ha sostenuto due importanti campagne: una sulla censura (il caso della la bibliotecaria emiliana condannata per aver prestato un libro considerato osceno) e l'altra sul prestito a pagamento, tema di grande attualità, su cui ha prodotto due documenti.

Angela Vinay, indimenticata Presidente AIB, in un intervento dedicato al rapporto tra biblioteche pubbliche e democrazia [6], richiamava una frase di John Fitzgerald Kennedy. Il futuro Presidente degli USA sosteneva: "Se questa nazione vuole essere saggia quanto forte, [...] se vogliamo che il nostro destino si adempia, allora avremo bisogno di un maggior numero di uomini savi che leggano un maggior numero di buoni libri in un maggior numero di biblioteche pubbliche. Queste devono essere aperte a tutti, tranne al censore. Noi dobbiamo conoscere tutti i fatti, udire tutte le alternative, porgere ascolto a tutte le critiche. [...] Che siano benvenuti libri controversi e autori controversi" [7]. L'intervento di Vinay fu scritto in occasione del processo di Trento del 1976, che vide implicato un bibliotecario reo di aver messo a disposizione in biblioteca l'Enciclopedia della vita sessuale Mondadori, destinata a bambini e ragazzi. Di recente la vicenda si è ripetuta, con un libro di Virginie Despentes (Scopami) pubblicato da Einaudi e incluso in una lista di letture del Ministero del lavoro e delle politiche sociali consigliate agli adolescenti. Una biblioteca comunale collocata all'interno di una scuola acquista il libro e lo concede in prestito a una utente di quattordici anni. La bibliotecaria viene per questo denunciata e condannata in primo grado nel 2003 dal giudice per le indagini preliminari al pagamento di una multa ai sensi dell'art. 528 del codice penale: l'opera sarebbe oscena e la bibliotecaria colpevole di averla fatta circolare. La vicenda è cominciata nel 2000 e si è conclusa a giugno 2005, a seguito di opposizione alla condanna presentata dalla collega, con assoluzione a formula piena anche su richiesta del pubblico ministero e con il dissequestro del libro. La sentenza di assoluzione ha premiato il coraggio e l'ostinazione della ex collega, la corretta linea difensiva dell'avvocato -- tesa a documentare e chiarire la funzione e il ruolo della biblioteca pubblica nelle moderne democrazie --, e l'impegno dell'AIB, che si è mobilitata per sensibilizzare intellettuali, giornalisti, utenti delle biblioteche, esponenti politici, IFLA e associazioni internazionali, con una raccolta di firme, suscitando reazioni della stampa e delle forze politiche, fino alla presentazione alla Camera del progetto di legge n. 5879 a tutela dei bibliotecari.

Sulla tematica del prestito a pagamento, riteniamo che le associazioni bibliotecarie europee debbano proporre la modifica della direttiva 92/100/CE, per evitare che gli utenti siano costretti a pagare, direttamente o indirettamente tramite la pubblica amministrazione, per il servizio di prestito bibliotecario. L'AIB desidera confrontarsi con le associazioni consorelle, soprattutto del Nord Europa, e intervenire su una situazione che rischia di indebolire il servizio bibliotecario pubblico. Una norma nata in alcuni paesi con intenti di tutela degli autori che scrivono nella lingua madre minacciata dall'inglese si è trasformata in una richiesta di remunerazione per un presunto mancato introito. La nostra Associazione ha aderito alla Campagna europea contro il prestito a pagamento in biblioteca e ha pubblicato il 7 luglio 2005 un documento [8], in piena sintonia con la posizione espressa dall'IFLA, nel quale ribadisce la ferma posizione per la gratuità del servizio di prestito nelle biblioteche, che considera vantaggiosa per lo stesso sviluppo dell'editoria nazionale. Ha richiesto che la normativa sul diritto d'autore, nella parte in cui prevede la gratuità del prestito nelle biblioteche e discoteche dello Stato e degli enti pubblici, sia riconosciuta coerente con la possibilità prevista dall'art. 5 comma 3 della direttiva 92/100 CE di esonerare alcune categorie di istituzioni pubbliche dal pagamento della remunerazione agli autori, e che quindi non venga modificata; inoltre l'AIB ha auspicato che l'interpretazione della direttiva comunitaria tenga nel debito conto le osservazioni, le critiche e le preoccupazioni che ha suscitato in molti paesi dell'Unione, sotto il profilo della sostenibilità economica e della condivisibilità. L'AIB rinnova ad autori ed editori la proposta di individuare strategie condivise per la promozione del libro e della lettura; autori, editori e lettori sono elementi della medesima filiera.

La rivoluzione tecnologica ha favorito la circolazione dell'informazione e ha posto nuove problematiche in materia di diritto d'autore e di editoria multimediale e accademica: l'esperienza degli ultimi anni ha mostrato come il copyright dell'era cartacea sia difficilmente applicabile alla rete, in virtù della convertibilità tra formati e delle tecnologie peer to peer che consentono di condividere e duplicare con estrema facilità tecnica contenuti e software a livello globale. Il movimento dell'open access è nato in ambito universitario per porre rimedio a una conformazione sempre più oligopolistica dell'editoria accademica digitale, particolarmente nel settore dei periodici, peraltro in una fase, quale quella attuale, di sviluppo delle biblioteche ibride. Anche su queste problematiche è necessario che le biblioteche da un lato (interessate alla libera circolazione dell'informazione), editori e produttori di software dall'altro (interessati alla produzione e vendita), si pongano in un'ottica di medio-lungo periodo, mirando a fattori chiave quali la diffusione delle tecnologie digitali, la crescita quantitativa degli utilizzatori, l'alfabetizzazione informatica nei paesi poveri e nelle aree degradate dei paesi sviluppati, senza soffocare l'attitudine alla collaborazione informale tra soggetti che caratterizza internet e abdicando alla difesa di interessi immediati che rischiano di frenare le potenzialità di queste importanti tecniche di trasmissione delle conoscenze.

Ricerca, educazione, cultura.   La scuola e l'università sono luoghi in grado di valorizzare il capitale culturale e umano come risorsa strategica, tramite la formazione continua e l'opportuna valorizzazione del merito: il sistema dell'educazione e della ricerca costituisce l'infrastruttura necessaria allo sviluppo e non un sistema protetto dal valore legale dei titoli di studio e autoreferenziale.

L'AIB è impegnata in una politica di confronto e di collaborazione con le associazioni professionali che si occupano di archivi, centri di documentazione, musei, puntando alla convergenza dei professionisti che vi operano: non è forse il caso di pensare a una federazione con le altre associazioni? A una federazione fra le professioni della società dell'informazione? Insieme, le diverse associazioni potrebbero creare preziose sinergie, ottenere il riconoscimento sociale e politico della propria esistenza, interagire con un sistema universitario innovato, ottenere il potenziamento dei servizi con la creazione di iniziative consortili o con altre forme di cooperazione, affinché sia possibile configurare un'offerta culturale integrata al cittadino, valutando l'eventuale proposta di un'agenzia che supporti progetti di collaborazione sul modello del britannico Museums, Libraries and Archives Council [9]. Ricordo il taglio delle spese per gli archivi storici, denunciato in varie sedi e da autorevoli personalità, tra cui, ultimamente, da Salvatore Settis [10].

Formazione professionale.   Un settore d'azione di importanza strategica per l'Associazione è la formazione e l'aggiornamento professionale. Ciò si realizza tramite l'attività editoriale, che prevede la pubblicazione di periodici -- "Bollettino AIB" e "AIB notizie" -- e monografie specializzate, il mantenimento di AIB-WEB come fonte di aggiornamento e documentazione, i congressi annuali, convegni e incontri su temi specifici, i Seminari AIB. Queste attività rappresentano la principale fonte di contatto con l'Associazione per la maggior parte dei soci e saranno potenziate e diffuse contando sulla collaborazione delle università e delle amministrazioni bibliotecarie, facendo leva sulle sezioni regionali per quanto concerne la possibilità di un'ampia distribuzione territoriale: in tal modo è possibile portare l'AIB a essere sempre più vicina agli iscritti, a essere visibile sul territorio e "a portata di mano" per tutti coloro che esercitano la professione di bibliotecario o aspirino a esercitarla. L'attività scientifica e formativa dell'AIB e il suo radicamento territoriale la pongono in condizione privilegiata per monitorare lo stato dell'arte dell'offerta di formazione in discipline biblioteconomiche e per promuovere strategie efficaci che la rendano aderente al mercato del lavoro e alla domanda di professionalità nel nostro settore.

Libertà delle professioni.   L'Associazione è stata in grado di assumere una posizione avanzata e riformatrice, realizzando l'albo professionale dei bibliotecari sul modello britannico, tramite una forma di certificazione della professione su base privatistica e volontaria, basandosi non su rendite di posizione bensì sulle professionalità acquisite durante i percorsi di formazione e con l'attività lavorativa. L'AIB è impegnata per un riconoscimento legislativo di queste forme di certificazione delle competenze da parte delle associazioni dei professionisti, tramite l'impegno nel CoLAP.

Sussidiarietà.   L'AIB crede nel conferimento di maggiore spazio alla sussidiarietà orizzontale prevista peraltro dall'art. 118 della Costituzione italiana [11]; essa costituisce infatti, a nostro giudizio, un valore e uno strumento importante perché consente il passaggio dalla cittadinanza della partecipazione alla cittadinanza "di azione", la quale valorizza la creatività di individui e organizzazioni sociali. La sussidiarietà prevede forme di esternalizzazione dei servizi, argomento particolarmente avvertito dalle biblioteche, soprattutto in quelle di ente locale per cui la vigente normativa prevede espressamente questa modalità gestionale [12]. Nel mondo del lavoro si sono verificate evoluzioni strutturali a livello globale, alle quali nel nostro Paese la "legge Biagi" ha cercato di far fronte, peraltro senza ancora piena applicazione, e con la necessità di meccanismi da migliorare e correttivi da introdurre, soprattutto per quanto riguarda le garanzie occupazionali, gli "ammortizzatori sociali" e la tutela della professionalità. L'esternalizzazione costituisce un'occasione per le generazioni più giovani di accedere al mondo del lavoro e può essere praticata a tutela dell'interesse pubblico quando sussistano reali ragioni di efficacia ed efficienza della pubblica amministrazione; non può essere tuttavia considerata solo un risparmio sui costi, poiché in economia il prezzo costituisce un elemento informativo -- e non l'unico -- sul valore che un bene o un servizio assume in un dato contesto. L'AIB sollecita pertanto i gestori pubblici a non appaltare al ribasso né l'intero servizio di biblioteca, né attività strategiche come la catalogazione, il reference, la gestione delle raccolte; né a svilire la motivazione e la professionalità dei bibliotecari che intrattengono con gli enti pubblici e privati rapporti di lavoro diversi da quelli a tempo indeterminato. Allo stesso tempo, sollecita tutti i bibliotecari responsabili di servizi (e quindi, spesso, gestori di processi di esternalizzazione), e in particolare i propri soci, a un comportamento finalizzato sempre alla tutela della professione, in accordo con quanto definito dal nostro Codice deontologico. Sotto un profilo strettamente professionale infatti non ha senso classificare le attività secondo il tipo di contratto applicato: al contrario, ciò che conta è la qualità delle prestazioni, il grado d'integrazione raggiunto con l'ambiente istituzionale di riferimento, la soddisfazione dell'utenza, in definitiva i risultati a cui il servizio bibliotecario perviene congiuntamente alle responsabilità gestionali e politiche di manager e organi di governo. L'AIB si candida a diventare una sede di tutela professionale per chi esercita il lavoro di bibliotecario in forme attigue al mondo delle libere professioni, perché da questo tipo di tutela potrebbe passare, negli anni a venire, la tutela del servizio bibliotecario tout-court.

Biblioteca italiana.   I servizi nazionali devono ricevere un'esplicita competenza normativa e gestionale riguardo a deposito legale, Bibliografia nazionale, standard catalografici e di conservazione, sistema nazionale di prestito interbibliotecario e riproduzione di documenti, mediazione con la Unione Europea per i programmi riguardanti le biblioteche, la digitalizzazione delle raccolte antiche italiane manoscritte e a stampa e per un libero accesso in internet. Le maggiori biblioteche storiche e universitarie potrebbero assumere la competenza nazionale su specifici settori disciplinari o programmi, sulla falsariga del modello tedesco. Sarebbe pertanto desiderabile la costituzione della Biblioteca italiana, sul modello della cosiddetta Virtuelle Deutsche Nationalbibliothek (che comprende la Deutsche Bibliothek, la Bayerische StaatsBibliothek, la StaatsBibliothek di Berlino e altre istituzioni), ovvero di una struttura nazionale che coordini o, meglio, integri le attività delle biblioteche nazionali centrali di Firenze e di Roma, della Discoteca di Stato, dell'ICCU e dell'Istituto Centrale per la Patologia del Libro, sempre nell'ottica di un servizio bibliotecario a vantaggio del cittadino.

I tagli previsti dalla Finanziaria.   I tagli previsti dai recenti provvedimenti della Finanziaria sono fonte di oggettiva preoccupazione per tutti coloro che operano nell'ambito dei beni culturali e della ricerca. L'AIB è favorevole a una razionalizzazione del sistema bibliotecario nazionale, ma se si tagliano i finanziamenti a un settore di per sé già debole, viene colpito anche il ruolo dello Stato nel settore culturale. Lo Stato dovrebbe concentrare le risorse in servizi a carattere nazionale o infrastrutturale, che siano di ausilio alle attività dei servizi bibliotecari locali. Se però lo Stato colpisce questi servizi sociali mette in discussione se stesso come attore della politica bibliotecaria nazionale. L'AIB stigmatizza pertanto i tagli al bilancio destinato alla cultura. Questa situazione deve indurre la comunità bibliotecaria italiana a trovare alleanze nella società e in altri comparti dell'Amministrazione e a lavorare su terreni sinora considerati estranei alle biblioteche, ad esempio affrontando il tema delle politiche di marketing del territorio. La biblioteca è un ingrediente fondamentale per le politiche complessive di un ente locale e dell'Amministrazione statale perché investire nelle biblioteche produce benefici in altri ambiti del tessuto sociale e produttivo e ha un rilievo positivo per l'economia. Lo ricordano molto bene le Linee di politica bibliotecaria per le autonomie, ovvero l'accordo sottoscritto da Comuni, Province e Regioni nel 2004. La politica di alleanze, di incursione, per così dire, in altri settori da cui la biblioteca è attualmente distante, contribuirà ad aumentare la visibilità sociale e politica delle biblioteche, a farne conoscere le potenzialità, a renderle più indispensabili di quanto non lo siano oggi. È evidente che la biblioteca debba saper offrire servizi di qualità e che l'ente pubblico debba garantire il servizio bibliotecario come tutti gli altri servizi considerati indispensabili.

Questo è il nostro progetto, un progetto culturale che guarda alle biblioteche e alla società, che vuole diffondere quell'attitudine alla libertà e alla responsabilità insita in chi allestisce e organizza una raccolta libraria finalizzata all'uso e alla diffusione pubblica del sapere, a tutela dei diritti umani e civili dell'intera comunità; di una biblioteca che si presenta come "forza vitale per l'istruzione, la cultura e l'informazione e come agente indispensabile per promuovere la pace e il benessere spirituale delle menti di uomini e donne", come recita orgogliosamente il Manifesto UNESCO sulle biblioteche pubbliche del 1994.

Dobbiamo tornare a nutrire grandi speranze, a perseguire obiettivi ambiziosi, a saper coltivare e realizzare utopie.


Dobbiamo essere aperti al cambiamento, come ci invita a fare una poesia di Pablo Neruda, un inno alla fiducia nel futuro:

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che
fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore
davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia
aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o
della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non
risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere
vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto
di respirare.

Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una
splendida felicità.


Note

<-- 1.   Cfr. Samuel Swett Green, Personal relations between librarians and readers, in: "Library journal" vol. 1, no. 1, (1876), p. 74-81, anche in: <http://polaris.gseis.ucla.edu/jrichardson/DIS220/personal.htm>.

<-- 2.   Nell'ambito di un voluminoso rapporto governativo sulle biblioteche: U.S. Department of the Interior, Bureau of Education, Public libraries in the United States of America: their history, condition, and management, special report. Washington, U.S. Government Printing Office, 1876.

<-- 3.   A classification and subject index for cataloguing and arranging the books and pamphlets of a library, Amherst, Mass., 1876, anche in: <http://www.gutenberg.org/files/12513/12513-h/12513-h.htm>.

<-- 4.   Shiyali Ramamrita Ranganathan, The five laws of library science, 2. ed. repr., Bombay [etc.], Asia Publishing House, 1963, p. 326 [tradotto dall'inglese].

<-- 5.   Cfr. Giovanni Solimine, La biblioteca. Scenari, culture, pratiche di servizio, Roma-Bari, Laterza, 2004, secondo capitolo.

<-- 6.   Angela Vinay, Biblioteche pubbliche e democrazia, in: Angela Vinay e le biblioteche. Scritti e testimonianze, Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, Associazione italiana biblioteche, Roma, ICCU, AIB, c2000, p. 235-236.

<-- 7.   Senator John F. Kennedy, response to questionnaire, Saturday Review, October 29, 1960, p. 44, anche in: <http://en.wikiquote.org/wiki/John_F._Kennedy>.

<-- 8.   <https://www.aib.it/aib/cen/prestito0506.htm>.

<-- 9.   <http://www.mla.gov.uk/>.

<-- 10.   Cfr. "La Repubblica", martedì 15 novembre.

<-- 11.   "Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà".

<-- 12.   D.lgs. 267/2000, art. 113 bis.


Copyright AIB 2005-11-23, rev. 2005-11-28 a cura della Redazione AIB-WEB
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