AIB

AIB - Associazione Italiana Biblioteche


XLIII Congresso Nazionale AIB

La legislazione per le biblioteche

Napoli, Fiera d'Oltremare
29 - 31 ottobre 1997

RELAZIONE DEL PRESIDENTE

(bozza)

(Introduzione)

Prima di procedere desidero dedicare qualche attimo alla struttura dei lavori di questa sessione per consentire a tutti i presenti, e prima di ogni altro ai nostri graditissimi ospiti, di prendere posizione sulle proposte dell'AIB e sugli impegni che, in relazione alle proprie cariche istituzionali o alle proprie collocazioni professionali, ciascuno sarà in grado di assumere rispetto agli obiettivi che ci siamo dati e che ora mi accingo ad illustrare.
Cercherò di essere breve per dare spazio agli interventi ed al dibattito.
Nella prima parte affronterò le questioni che proponiamo alla riflessione dei nostri ospiti e chiuderò illustrando le linee portanti del programma di lavoro dell'Associazione per il triennio e le iniziative già avviate per attuarlo.

La struttura della sessione di apertura è stata in parte modificata rispetto alle edizioni precedenti per accentuare la funzione del Congresso quale momento di confronto politico tra i soci e tra la nostra organizzazione e la realtà politica e sociale del Paese. Tutto ciò salvaguardandone comunque la funzione di aggiornamento sui problemi tecnico-professionali il cui livello, lo dico con soddisfazione e senza presunzione, sta portando l'Associazione a caratterizzarsi sempre più come punto di riferimento per l'orientamento scientifico e metodologico nonché per la manutenzione di aspetti importanti delle normative tecniche.
Non potrei cominciare l' introduzione ai lavori di questa sessione senza rivolgere un caloroso ringraziamento a tutti i soci, a quelli che ci hanno dato la loro fiducia votando per questo Comitato esecutivo nazionale, a quelli che pur non condividendo il nostro specifico programma sono certo continueranno ad operare nell'interesse dell'Associazione ed in quello delle biblioteche e della cultura di questo Paese, obiettivi che condividiamo tutti, fino in fondo e senza riserve.
Un grazie a tutti quelli che hanno deciso di partecipare ai nostri lavori e soprattutto alla nostra Assemblea che domani dovrà prendere decisioni molto importanti per lo sviluppo del ruolo dell'AIB.

Consentitemi poi di rivolgere un doveroso ringraziamento a tutti coloro che militando nell'Associazione, dai semplici soci a quelli che, prima di noi, sono stati chiamati a svolgere funzioni dirigenziali. Tutti insieme hanno realizzato un patrimonio di mezzi, risorse conoscitive, relazioni politiche e culturali senza le quali oggi non saremmo qui.

Questa lunga tradizione di solidarietà si è consolidata attorno ad un ideale professionale e ad una concezione della società che pongono al centro i valori di libertà e partecipazione consapevole, a tutela del pieno dispiegamento delle prerogative della persona umana e che vedono le ragioni della cultura e dell'intelligenza critica come orizzonte dell'agire.
Questa tradizione alimenta ora lo slancio di un'organizzazione che intende ricoprire fino in fondo gli spazi che nelle moderne democrazie sono sempre più occupati dalle organizzazioni della Società Civile.
Questa funzione di contrappeso alla tendenza dei poteri ad espandersi oltre le dimensioni necessarie all'effettivo perseguimento dei loro fini comincia a prendere spessore anche in Italia.
Le norme comunitarie in materia di riconoscimento delle professioni, la progressiva delegificazione dei rapporti di lavoro, il decentramento e la semplificazione amministrativa, il riconoscimento del ruolo delle organizzazioni non lucrative aprono uno scenario nel quale associazioni come la nostra debbono assumere ruoli e responsabilità molto più rilevanti rispetto al passato.
L'AIB possiede le caratteristiche ed ha i titoli per poter assumere queste funzioni. Il patrimonio di elaborazione scientifica, la capacità di proposta politica, la partecipazione alle attività delle organizzazioni internazionali quali l'Unione Europea, l'UNESCO, l'IFLA, EBLIDA, ci consentono di proporci al Paese con tutte le credenziali che sono necessarie per consentirci di consolidare ulteriormente il ruolo di interlocutori dei poteri nazionali e locali su questioni di grande delicatezza ed importanza strategica nei settori della cultura, dell'educazione, dei Beni Culturali.

(Gli obiettivi del Congresso e le proposte dell'Associazione)

Il Congresso ha come tema generale Le biblioteche tra legislazione e diritti del cittadino. Queste giornate in tempi "normali" avrebbero potuto vederci lavorare su un articolato strutturato, pressoché definito per la discussione in Parlamento. L'attuazione delle leggi Bassanini, unita ai lavori della Bicamerale, non ancora conclusi, ci hanno suggerito di non arrivare a quel livello di definizione per la legge quadro. L'AIB persegue da molte legislature un inquadramento legislativo del servizio bibliotecario e della professione. Abbiamo un patrimonio di riflessioni e proposte che sono state aggiornate nell'ultima Assemblea Generale il 23 aprile scorso. In quell'occasione abbiamo evidenziato la necessità di promuovere, insieme a quella del Parlamento, l'iniziativa legislativa delle Regioni.

Abbiamo avuto nel frattempo frequenti occasioni di contatto con membri del Governo e del Parlamento ed abbiamo raccolto notevoli disponibilità ad attivare iniziative e comportamenti finalizzati alla definizione di alcuni significativi elementi del possibile futuro quadro istituzionale e legislativo. Tutto ciò nella salvaguardia e valorizzazione delle prerogative della professione e con l'obiettivo di una forte diffusione e crescita qualitativa dei servizi.
Un primo risultato sarebbe già quello di delegificare tutto ciò che non necessita ormai più di essere regolato per legge. Ricordo a questo proposito che il Governo Prodi ci promise in campagna elettorale che avrebbe ridotto a 10.000 il numero delle leggi in vigore rispetto alle 180.000 circa attuali.
Molto si può comunque fare anche in base alle leggi esistenti. Nessuna norma impedisce di costruire biblioteche o di assumere bibliotecari.
Molti degli obiettivi che noi rivendichiamo quali elementi di una possibile legge quadro possono comunque essere perseguiti attraverso provvedimenti legislativi di interesse più vasto, a cominciare dalla Finanziaria, all'interno dei quali possono trovare posto anche alcuni nostri interessi. Resta ovviamente fermo l'obiettivo di una definizione per legge dei compiti e delle prerogative delle biblioteche e delle strutture affini nonché dei professionisti che vi operano.
Siamo convinti che così diviene chiaro il motivo per cui tra i nostri invitati figurano membri del Governo o rappresentanti di Ministeri apparentemente lontani dallo specifico bibliotecario. Il nostro intento è accreditare la biblioteca non più solo quale Bene Culturale -come già si diceva nelle tesi di Viareggio- ma come infrastruttura fondamentale del tessuto di servizi essenziali che sta dentro agli obiettivi del sistema educativo così come di quello economico e produttivo o dei servizi per la prevenzione del degrado sociale.
Potremmo sintetizzare gli spunti per i nostri ospiti in una domanda: pensate che le biblioteche possano essere un investimento produttivo nell'ambito della politica del vostro Ministero, della vostra Amministrazione, del vostro Ente?

Noi ovviamente lo pensiamo e cerchiamo di riassumerne qui brevemente le ragioni.
Il recente varo del Manifesto UNESCO sulle biblioteche pubbliche del 1994, la Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia del 1989, le indicazioni dell'IFLA in materia di diritti di accesso all'informazione e di libertà di espressione collocano le biblioteche ed i bibliotecari tra le realtà che concorrono all'affermazione dei diritti umani fondamentali.
Sono queste solo alcune delle ragioni che ci spingono a porre con forza al governo ed al Parlamento la richiesta di scelte politiche adeguate al raggiungimento di quegli obiettivi che conducono all'affermazione concreta di tali diritti.
Noi pensiamo che il diritto all'informazione ed alla conoscenza sia condizione per lo sviluppo della persona umana.
Questa affermazione, come ben sappiamo, contiene tutto lo spirito dell'art. 3 della Costituzione e la ritroviamo negli Statuti e nelle dichiarazioni solenni delle organizzazioni internazionali alle quali l'Italia aderisce.
Se siamo convinti di ciò, cari colleghi, cari amministratori, cari esponenti del Governo, non possiamo avere pace fino a quando non avremo garantito questo diritto ad ogni persona della nostra città, del nostro territorio, del nostro paese.
Per questo motivo, mentre ci battiamo per la crescita della qualità complessiva dei servizi diretti alle varie fasce di utenti, in aderenza alle posizioni dell'UNESCO ed in sintonia con le Associazioni bibliotecarie degli Stati Uniti e dei maggiori paesi europei, riteniamo che, per raggiungere questo obiettivo, si debba agire con particolare forza sulle generazioni più giovani .
È in quell'età che si pongono le basi per un atteggiamento sereno verso il sapere, per la curiosità intellettuale ed emozionale. È in quella fase dello sviluppo che la società ha la responsabilità di offrire a tutti le condizioni che consentano di usufruire di un certo standard di opportunità rimuovendo gli ostacoli economici, sociali, ambientali che si frappongono tra il bambino e le risorse educative ed informative.
Spesso pensiamo che questo problema riguardi solo i paesi in via di sviluppo: ebbene nel nostro paese vi sono circa 1.700.000 bambini poveri. Forse non saranno moltissimi a soffrire la fame materiale ma avranno un ventaglio di stimoli molto ridotto, spesso distorto. Per molti di essi sarà forse possibile passare tante ore davanti ad un televisore, ma saranno certamente gli ultimi a disporre di un computer, ad usare i CD-ROM. Corrono gravi rischi anche i figli di coppie che lavorano e che vengono lasciati soli per molte ore al giorno, in città prive di servizi e di luoghi dove crescere sul piano intellettuale e su quelli della socialità e creatività. Questo tipo di povertà è molto più insidiosa e devastante anche perché molto meno visibile e misurabile.
Essa costituisce il più grave impedimento all'assunzione di responsabilità da parte dell'individuo sul proprio destino. Fabbrica i futuri clienti dell'imprenditoria che fiorisce sulle disgrazie dei cittadini, che fatalmente arriva quasi sempre quando ormai c'è solo da assistere invece che da promuovere.
Non a caso definiscono attività di assistenza invece che di promozione. E costano tantissimo lasciando spesso insoluti i problemi sostanziali degli assistiti!
Non vogliamo abolire l'assistenza, siamo però convinti che essa rappresenti l'ultimo, necessario e doveroso intervento che giunge dopo la messa in opera di tutti i tentativi tesi a preservare ed esaltare le prerogative della persona e le sue possibilità di diventare padrona del proprio percorso esistenziale.
Nella lotta al degrado delle città si sta estendendo una crescente tendenza al rafforzamento del presidio militare del territorio senza intervenire se non in misura modesta sulla rimozione delle vere cause che tutti sappiamo essere dietro questi fenomeni.
Non è con gli eserciti che si formano i popoli liberi: la repressione dei criminali se non è collegata ad un messaggio di rispetto per l'umanità di tutti coloro che senza colpa si trovano a vivere in certe circostanze, a cominciare dai bambini, non è altro che una forma di arresto dell'orologio della civiltà. Quei bambini cresceranno con dentro l'odio ed il disprezzo per le istituzioni delle quali conosceranno solo il volto arcigno della violenza, pur necessaria, con l'aggravante di sentirla più estranea di quella dei loro conterranei, dei loro vicini di casa.

Noi proponiamo pertanto anche come forma di lotta al degrado ed alla criminalità di costruire biblioteche, unici luoghi nella società contemporanea nei quali il cittadino non viene assediato da qualcuno che vuole vendergli qualcosa, nei quali è accolto in tutta la sua umanità ed autonomia culturale, dove nessuno lo giudica, gli impone ritmi o pratiche che non abbia scelto egli stesso: in breve, una palestra di libertà. Una biblioteca di quartiere costa molto meno, in un anno, di una sola gazzella della polizia. Non parliamo poi del costo degli eserciti. Certo vi sono situazioni in cui non vi sono alternative altrettanto efficaci. Ma è imperdonabile che ad un simile segnale di allarme non si sappia cercare le strade per costruire il bene nel momento stesso in cui si combatte il male.

Da questo Congresso dell'Associazione italiana biblioteche deve partire un appello che solleciti il Parlamento, il Governo, le Regioni e le Autonomie Locali a stabilire traguardi precisi in questa direzione e ad individuare le risorse da destinare a questo scopo:
entro il Duemila in ogni città, in ogni quartiere, in ogni famiglia si dovranno investire tempo e risorse per dare a tutti i bambini d'Italia ed insieme a loro a tutti i cittadini pari opportunità rispetto al diritto di accesso all'informazione ed alla conoscenza.

Noi pensiamo che un obiettivo del genere sia raggiungibile utilizzando anche strumenti di intervento di facile gestione che mettano la società e le istituzioni in grado di assumere rapidamente i comportamenti desiderati come è accaduto con gli incentivi sperimentati per la rottamazione. Proponiamo pertanto una serie di azioni convergenti che agiscano su vari aspetti della vita del Paese:

a) nell'affermazione dei diritti individuali e degli standard di qualità della vita e del lavoro:


b) nella realizzazione e ristrutturazione dei servizi:


c) negli incentivi per i comportamenti individuali e collettivi funzionali al perseguimento degli obiettivi desiderati:


d) nel riconoscimento, e nello sviluppo della professionalità degli addetti al settore


Questo pacchetto di provvedimenti diventa un contributo al rilancio di un'economia e di consumi qualificati, eco-compatibili, che mettono a valore un'energia che non costa niente, cioè l'intelligenza. Crediamo inoltre che questa sia una delle forme più sane di incentivazione all'industria editoriale sia per i prodotti tradizionali che per quelli dell'editoria elettronica.

Se apprezziamo dunque il lavoro del governo rispetto al risanamento della finanza pubblica critichiamo invece vigorosamente l'incapacità di valorizzare l'intelligenza di un'intera generazione lasciata al margine del sistema produttivo dissipando spesso l'investimento formativo comunque fatto su di essa.
Noi crediamo che un giovane che studia o che cerca un lavoro sia già al servizio della nazione e che debba sentirsi sempre e comunque parte della sua comunità, debba condividerne le responsabilità abbia diritto comunque a giocare un ruolo più o meno importante ma comunque si debba sentire in cammino con gli altri.
Non c'è poi condizione più orribile della disoccupazione unita al senso di esclusione, già grave per chi ha investito su di sé per dare il proprio contributo alla ricchezza del paese, ancora più grave per chi non possiede strumenti ed opportunità culturali. Il concetto di piena occupazione si raggiunge considerando remunerabile in qualche forma anche l'attività destinata al proprio sviluppo intellettuale, alla propria formazione professionale. Ogni individuo diventa così, come dice Gunter Pauli, un anticorpo contro il degrado della piccola parte di Paese che egli abita. Il costo della sua remunerazione farà risparmiare costi immensamente più alti in termini di repressione e di recupero della devianza. Tali prospettive enunciava già Ernesto Rossi nel suo ancor attualissimo saggio del 1942 che portava l'efficace titolo Abolire la miseria.

I temi di discussione proposti agli ospiti

Questo XLIII Congresso (col quale si apre l'attività del Comitato esecutivo appena eletto) vuole stimolare il livello di consapevolezza del paese rispetto ad alcuni diritti del cittadino alla cui affermazione noi possiamo concorrere in forme e modi che non conoscono alternative.
È in questo orizzonte che secondo noi va riletto il ruolo della biblioteca nel tessuto sociale, economico e culturale del paese. È questa la strada che ne esalta anche la sua natura di Bene Culturale, di catalizzatore della memoria e di antenna sul presente.
Le stesse riforme dell'attuale assetto se si fermeranno al riordino amministrativo non risolveranno alcuna delle gravi arretratezze che ancora sconta la gestione di questo servizio nel nostro paese rischiando tra l'altro che dalla riforma non venga alcun vantaggio per il cittadino contribuente. Su questo tema abbiamo preso ripetutamente posizione con documenti ufficiali che possono essere letti sul nostro WEB.
L'on. Anna Finocchiaro, ministro per le Pari Opportunità, ha accettato gentilmente di passare qualche ora con noi e di questo la ringraziamo.
Sarebbe interessante sentire un suo commento sulle nostre proposte. Sarebbe interessante sapere se nella sua visione del cammino verso l'affermazione dei diritti e delle pari opportunità di tutti i cittadini e delle donne in particolare la biblioteca ed i servizi di informazione occupano un ruolo strategico. L'abbiamo invitata anche perché nella nostra Associazione c'è una prevalenza della componente femminile ed anche perché il suo Ministero sta lavorando molto per la promozione dell'imprenditoria femminile. Le piccole e medie imprese possono giocare un ruolo molto importante nello sviluppo dei servizi tecnologici e nell'organizzazione dei supporti alle biblioteche. Abbiamo anche esempi di piccole imprese che gestiscono completamente biblioteche e servizi informativi, centri di documentazione.

Penso che l'on. Alberto La Volpe, Sottosegretario ai beni culturali, vorrà illustrarci la strategia del Governo rispetto al valore strategico degli investimenti sulle strutture culturali. Con lui e con il suo staff abbiamo collaborato positivamente in questi mesi e dobbiamo dargli atto, senza piaggeria, di un impegno e di una presenza alla quale non eravamo abituati. Ha accettato sempre gli inviti alle nostre iniziative, ci ha ascoltato, spesso abbiamo anche discusso vivacemente ma nel rispetto della reciproca autonomia.
L'iniziativa più significativa alla quale abbiamo dato e stiamo dando il nostro appoggio è MEDIATECA 2000.

Se questa non è la classica rondine che non fa primavera, il Piano d'Azione conferisce sostanza al profilo di un Ministero della Cultura di un paese avanzato e democratico. Un Ministero che non mette in secondo piano la sua funzione di tutela del patrimonio culturale e ambientale ma anzi la rafforza, contribuendo a creare le condizioni che aiutano ogni cittadino a conoscerlo, a sentirlo proprio, a difenderlo. Un Ministero della cultura che, se ha un senso l'espressione Società della Conoscenza, tende ad assumere quel ruolo egemone che nella società industriale avevano ed hanno i Ministeri dell'economia e dell'industria.
Con MEDIATECA 2000 il Governo afferma di voler definire ed aggiornare i livelli di qualità e la natura e varietà dei servizi che concorrono a garantire ad ogni cittadino, ovunque risieda, pari opportunità di investimento sulla propria intelligenza e quindi di capacità di partecipazione, sia come membro attivo della comunità che come produttore di ricchezza.
Siamo ben consapevoli della differenza di condizioni che si può determinare tra chi può disporre di certi servizi e chi ne è escluso. Penso a quanto questa differenza possa segnare il destino dei bambini, dei giovani, delle donne, delle famiglie. Penso al dilagante analfabetismo di ritorno e alla minaccia che esso costituisce per le possibilità di sviluppo di intere aree.
Il servizio culturale nella nostra società è diventato importante quanto gli acquedotti, i marciapiedi, la posta. Non può essere che una grande parte del paese ne sia quasi completamente priva mentre vi sono altre aree in cui si toccano e a volte si superano livelli di servizio tipici dei paesi più avanzati.
Noi abbiamo visto infinite volte gli effetti devastanti di questo correre ognuno per suo conto, atteggiamento dal quale neppure le autonomie locali sono esenti. Se ho ben compreso la filosofia di fondo che anima MEDIATECA 2000, siamo di fronte ad un cambiamento radicale rispetto al metodo settoriale col quale si inquadrano quasi sempre i problemi trovando di conseguenza soluzioni parziali o monche. Le tecnologie consentono oggi di sviluppare in forma integrata molti servizi a distanza: il lavoro, l'apprendimento, la vita quotidiana, persino l'assistenza possono cambiare radicalmente migliorando la qualità della vita, riducendo i tempi di lavoro o comunque sottratti dal percorso verso il lavoro alla nostra giornata.
Forse MEDIATECA 2000 ci annuncia una politica globale nello sviluppo dell'uso della multimedialità e delle tecnologie dell'informazione a tutto campo. Sarebbe un vero peccato se non venisse seguita da atti concreti che rendano il Piano d'Azione la nostra risposta ad iniziative simili che gli Stati Uniti, il Canada, l'Australia, il Regno Unito, la Francia e il Portogallo si sono già dati da tempo.
A questo punto ci chiediamo: quale politica degli investimenti, quali indicazioni troveremo nella finanziaria '98, quali incentivi, quali fondi per costruire le biblioteche laddove non esistono o per ammodernarle?
Quali agevolazioni nel mettere rapidamente al lavoro su questi obiettivi strategici i nostri giovani disoccupati laureati, al di là di quei pochi che saranno coinvolti nel progetto di formazione affidato ad ITALIA LAVORO ? Non è forse questa un'opportunità alla quale destinare gran parte di quei giovani che il Ministro Treu intende impiegare?
Mentre ribadiamo il nostro apprezzamento per lo sforzo di approccio globale effettuato da parte del Ministero e personalmente da parte dell'On. La Volpe, appare evidente che politiche di questo tipo non possono essere gestite attraverso una struttura di Ministero disegnata su presupposti giuridici e culturali orientati ad una gestione settoriale invece che, come in questo caso, per supportare compiti di indirizzo ad ampio raggio. Ascolteremo a questo proposito con molta attenzione ciò che ci dirà oggi pomeriggio il prof. Giuseppe Palma, membro della Commissione per la riforma del Ministero per i beni culturali ed ambientali.

Tra le strutture che necessitano di urgente ristrutturazione, come abbiamo già detto, non possiamo non annoverare il Servizio Bibliotecario Nazionale.
Il Ministero dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica sta elaborando ora proposte per un suo rilancio e per recuperare il tempo perduto almeno rispetto alle Università. Di questo ci parlerà oggi pomeriggio il prof. Alberto Sdralevich, coordinatore dello speciale gruppo di lavoro del MURST incaricato di elaborare proposte per il miglioramento dei servizi bibliotecari di ateneo e quindi anche della relazione di SBN con questo obiettivo.
Se l'Università riuscirà certamente nel breve periodo a concretizzare risultati notevoli e diffusi, nella gran parte delle biblioteche pubbliche, nella scuola, in intere regioni quando si potrà ordinare un prestito interbibliotecario o consultare l'Indice come accade laddove il servizio funziona?
Sono anche questi problemi di pari opportunità!!
MEDIATECA 2000 può essere il volano per rilanciare SBN su nuove basi tecnologiche ed organizzative e l'AIB ha riaperto la discussione in merito ai servizi bibliotecari e bibliografici nazionali, come era suo dovere, visto che proprio al Congresso AIB di Taormina il progetto SBN venne lanciato e raccolse il consenso della professione. Come già allora dicevamo, ripetiamo oggi che quando si parla di servizi si parla degli operatori e del loro livello professionale e culturale: i software, i cataloghi più o meno raffinati sono nulla se non vi sono professionisti qualificati ed in numero adeguato a gestirli e soprattutto se non vi sono dotazioni adeguate di documenti e di spazi dove esercitare le pratiche bibliotecarie.
La riscoperta della Biblioteca Ambrosiana dopo il restauro appena concluso ha consentito di riportare all'attenzione dell'opinione pubblica l'importanza fondamentale che il fondatore ed i continuatori attribuivano alle risorse umane della biblioteca: vi erano già allora due ruoli già ben pronunciati e distinti che concorrevano insieme alla grande missione di quella istituzione con pari dignità. I Dottori ed i Conservatori furono i veri protagonisti della traduzione di un progetto culturale in una realtà concreta.

Nella nostra visione lo sviluppo dei servizi culturali avviene dal basso, dall'iniziativa delle comunità locali, adeguatamente incentivate, sulla base di direttive semplici, chiare e flessibili (non stravolgibili) che consentano di dare poi una visibilità nazionale ad una politica.
Riteniamo pertanto che debbano essere i Comuni ad essere messi in condizione di realizzare il loro tratto di quel grande disegno nazionale che in MEDIATECA 2000 viene definito Infrastruttura della conoscenza, come già sono i Comuni a gestire le migliaia di biblioteche pubbliche di questo paese.
Le politiche di area, che certamente sono auspicabili e consentono economie di scala, devono vedere il consenso dei Comuni ed un loro attivo protagonismo. In questa direzione le Regioni e le Province possono giocare un ruolo molto importante e complesso nello stesso tempo, fatto di mediazione tra interessi localistici e visioni programmatiche di sintesi.
Per quanto riguarda il ruolo della Regione abbiamo tra noi l'on. Antonio Rastrelli, presidente della Regione Campania, al quale proponiamo di valutare le nostre proposte rispetto al ruolo che una regione del Sud sta giocando e che potrebbe mettere in atto rispetto alle nostre proposte, in una prospettiva di più marcata autonomia quale quella che pare uscire, non senza qualche contraddizione, dalla Commissione Bicamerale. Il dott. Alberto Vanelli, dirigente dell'Assessorato alla cultura della Regione Piemonte, ci esporrà le posizioni del Coordinamento delle Regioni sulle questioni testè evocate.

Le Province hanno già alcune funzioni assegnate loro dagli art. 14 e 15 della legge 142 del 90 nell'ambito delle quali possono essere promossi anche interventi di notevole dimensione e significato strategico, di concerto con i Comuni.
Il dott. Amato Lamberti, presidente della Provincia di Napoli, ci dirà quanto si intenda puntare sulle biblioteche per raggiungere gli obiettivi che abbiamo proposto. Molti Comuni stanno realizzando in Italia gli obiettivi di cui stiamo parlando. In molti casi hanno trovato nuovi stimoli allo sviluppo di servizi bibliotecari e di informazione sotto la spinta della diffusione tra i loro cittadini delle opportunità offerte da INTERNET. Talvolta hanno realizzato servizi avanzatissimi che aiutano fortemente la modernizzazione delle città, l'arricchimento delle opportunità educative ed informative, insomma delle carte da giocare nella lotta per il successo, nella scuola e nel lavoro. Anche alcune Province si stanno impegnando fortemente in questo senso, con il sostegno di politiche regionali più o meno incisive.
L'on. Antonio Bassolino, sindaco di Napoli, dovrebbe essere d'accordo con questa impostazione, ma sarà lui stesso a commentare le nostre proposte ed a dirci quello che una delle più importanti città del paese sta pensando di fare in merito ai servizi di cui noi parliamo.
Abbiamo già detto che per noi fare il Congresso a Napoli non costituisce un'occasione di turismo, anche se la nostra passione per le suggestioni che provocano il vostro patrimonio culturale ed il fascino della città e dei suoi abitanti metteranno a dura prova la nostra costanza. Noi vogliamo capire se gli obiettivi di cui abbiamo parlato sono considerati strategici o almeno utili al grande progetto di rinascita che ormai Napoli pare avere avviato con decisione. Chiediamo in sostanza se nel futuro di Napoli vi è una grande Biblioteca pubblica ramificata sul territorio con una rete di sedi adeguate alla dimensione della città e alla densità della sua popolazione.

Per Napoli, per la Campania, per tutte le Regioni del Sud questa nostra presenza vuole essere un sostegno ed un incoraggiamento ai tanti colleghi, educatori, operatori sociali che, come i bibliotecari, sanno lavorare in silenzio giorno dopo giorno per migliorare il paesaggio morale ed intellettuale nel quale si trovano ad operare. È questa azione silenziosa ma costante e determinata, che i media non vedono, ma che i Sindaci e gli Amministratori capaci sanno essere la loro più grande risorsa. Laddove le biblioteche funzionano diventano veramente, come diceva Marguerite Yourcenar "granai pubblici... riserve contro un inverno dello spirito".

La posizione dell'organizzazione dei Comuni, l'ANCI, sulle questioni che qui abbiamo evocato, ci verrà presentata oggi pomeriggio dall'avv. Aldo Bacchiocchi<b/. Nella stessa sessione interverrà il dott. Renato Finocchi, capo dell'Ufficio legislativo del Ministero degli affari sociali, illustrandoci alcuni aspetti della politica del Governo sulle problematiche sociali.
Nelle numerose iniziative legislative che quel Ministero ha promosso o che comunque lo coinvolgono rispetto alla lotta alla povertà infantile, alle misure di protezione sociale, alla prevenzione delle varie forme di disagio, quali sono gli spazi riservati o comunque aperti agli apporti di servizi culturali come la biblioteca?

La presenza dei servizi bibliotecari è considerata dall'Unione Europea un'infrastruttura socioeconomica fondamentale anche per lo sviluppo delle attività imprenditoriali nelle società avanzate. Di questo parla il Libro Bianco su Educazione e Formazione del Commissario Europeo Edith Cresson ed una serie di iniziative e programmi di attività coerenti con questa scelta strategica sono in corso di attuazione. In molte di esse siamo coinvolti come Associazione e vi partecipano molte nostre biblioteche di varia appartenenza.
Desidereremmo che il dott. Pier Giorgio Perotto, presidente della SOGEA s.c.p.a., ci commentasse questa visione della biblioteca e ci dicesse se intravede anche nel suo orizzonte di imprenditore, oltre che di studioso insigne dei problemi dell'organizzazione, un ruolo per questa istituzione, per esempio in relazione alla qualità della vita ed alle possibilità di autoaggiornamento dei lavoratori.
Il novero delle possibili opportunità di progetti e disegni di legge ai quali collegare obiettivi che avevamo individuato come oggetto della Legge Quadro potrebbe essere molto lungo e sarà toccato anche dai relatori delle prossime sessioni di questo Congresso.
Desidero ringraziarli tutti per il contributo prezioso che ci offrono nel difficile compito di elaborare posizioni che siano traducibili in provvedimenti legislativi decreti, circolari.

L'AIB
Per quanto riguarda gli obiettivi dell'Associazione in merito allo sviluppo dei servizi nel paese penso di aver toccato nei vari passaggi del mio intervento una serie di questioni che considero abbastanza esaustive. Esse costituiscono la sostanza del programma in 10 punti che i soci hanno adottato eleggendo questo Comitato esecutivo nazionale. Di questo piano di attività chiederemo conferma ufficiale ai Soci nell'Assemblea di domani mattina.
La vita dell'Associazione è strettamente legata agli obiettivi che ne sottendono l'esistenza. La riforma dello Statuto completata nel precedente Congresso ha aperto una fase di rinnovamento dell'organizzazione che intendiamo portare a compimento nel più breve tempo possibile e con il contributo più largo dei soci e degli organi da loro eletti.

Con l'approvazione del Codice Etico e del Codice di Comportamento si adempie agli impegni assunti e si predispone una pietra miliare per il percorso verso il riconoscimento della professione. La prossima tappa sarà costituita dall'approvazione nella successiva Assemblea Generale dei Soci dell'istituzione dell'Albo e delle relative norme per l'accesso. L'Associazione sarà così pronta a svolgere i compiti che le assegnano le direttive europee in materia di riconoscimento delle professioni la cui attuazione in Italia è affidata ad un disegno di legge per la cui predisposizione si è attivato il CNEL.
Il dott. Sergio Ammannati, che di quell'organo fa parte, ci parlerà domani del livello di realizzazione di detta iniziativa. Il dott. Alberto Piccio, della Segreteria del Ministero della funzione pubblica, dovrebbe illustrarci oggi pomeriggio quali prospettive si aprono per la nostra professione in generale e rispetto alle innovazioni che la legislazione e gli accordi contrattuali disegnano nel nostro futuro. Dovrebbe toccare anche le questioni relative alle reali prospettive di autonomia delle biblioteche nei vari ordinamenti.

Le organizzazioni come la nostra hanno dei sogni, degli orizzonti sui quali proiettano l'interpretazione del loro ruolo come sodalizio, come singoli aderenti, come proposta di innesto dei loro valori nel grande albero della compagine sociale. Noi pure abbiamo una serie di sogni che si possono avverare almeno in parte solo se cresce la nostra visibilità e la capacità di visione capace di tenere in vista la complessità che ha ormai raggiunto la rete dei nostri possibili interlocutori.
Una relazione, quando è veramente intensa trasfigura coloro che la vivono: se avremo ben diretto le nostre energie, noi come Associazione, voi come protagonisti della vita politica e culturale del Paese, saremo diversi, ci auguriamo migliori. Certo, dobbiamo crescere e cambiare anche noi. C'è certamente una parte di responsabilità dei bibliotecari e degli addetti ai lavori, degli intellettuali e degli accademici se le biblioteche in Italia sono così distanti dal livello di confrontabilità e di competitività che il Paese ha conquistato in tanti altri settori. "Non si può risolvere un problema con lo stesso modo di pensare che ha creato il problema", diceva Einstein. Noi molto spesso siamo ancora alla fase in cui non si è ancora identificato il problema o peggio si tenta di dire che il problema non esiste.

Anche se il cammino è lungo e difficile siamo convinti che nei prossimi cinque anni il panorama dei servizi bibliotecari italiani sarà completamente rinnovato. Ne siamo talmente convinti che abbiamo avanzato la candidatura dell'Italia ad ospitare la Conferenza IFLA del 2003.

Per quella data dovremo aver realizzato una rete di servizi efficienti e diffusi su tutto il territorio, le grandi città dovranno essere in grado di presentare le loro biblioteche con l'orgoglio di chi sa di non essere da meno di Londra, di Berlino, di Parigi. L'Associazione dovrà essere cresciuta come prestigio e come numero di aderenti per essere in grado di gestire un evento la cui preparazione sta già impegnando le nostre strutture. L'impegno nelle attività di carattere internazionale nel quale l'Associazione si è distinta negli ultimi anni dovrà essere ulteriormente potenziato, sia nell'ambito dei progetti europei, sia nel campo delle relazioni del nostro Paese con l'area mediterranea. Europa e Mediterraneo sono dunque le coordinate che individuano lo spazio strategico preferenziale, anche se non esclusivo nel quale intendiamo collocare il massimo sforzo di attività nel prossimo triennio.

Nel 2003 saremo dunque in grado di mostrare con orgoglio ai colleghi di tutto il mondo i risultati raggiunti.
L'Italia sa mostrare al momento giusto il meglio di sé e siamo certi che non mancherà questo appuntamento. Per quanto ci riguarda non daremo tregua alle forze politiche, al Governo ed al Parlamento così come alle Autonomie Locali. &EGRAVE; in gioco il nostro prestigio all'interno dell'IFLA ma ci si gioca anche la credibilità del Paese rispetto alla sua capacità di garantire l'affermazione dei valori, delle opportunità, dei parametri di qualità della vita di una moderna democrazia.

Grazie

Igino Poggiali


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