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Speciale Congresso

Cittadini e servizi culturali

di Letizia Tarantello

La sessione pomeridiana del 27 novembre è stata dedicata al confronto tra le tematiche dei servizi bibliotecari e le problematiche "esterne" alla biblioteca dei servizi culturali e informativi e più in generale della gestione di una città.

Nel richiamo d' apertura al complesso sfondo di riferimenti normativi degli interventi, il coordinatore della sessione Gianni Lazzari ha ricordato alcune innovazioni nei Comuni, rispetto alla separazione tra funzioni di indirizzo e controllo e funzioni di gestione; inoltre ha accennato alla possibilità d'introduzione nei Comuni al di sopra di 30.000 abitanti, della nuova funzione di city manager ai vertici dell'apparato burocratico.

Proprio gli interventi dei due city managers di Trieste e di Udine hanno costituito una novità più che per i temi connessi alla gestione dei servizi bibliotecari per l'ottica con cui tali temi sono stati presentati, quella di management complessivo dei servizi comunali dal punto di vista non del bibliotecario ma dell'amministratore.

Andrea Ghiero, per la città di Trieste, ha evidenziato i dati fondamentali che caratterizzano il quadro attuale rispetto a una possibile strategia organizzativa. Da una parte ci sono meno soldi con il trasferimento da parte dello Stato di minori risorse in quasi tutti i Comuni; in questo contesto la biblioteca, che è realtà no-profit, deve avvalersi di nuove strategie. Ghieri, riferendo di Trieste, ha evidenziato alcuni parametri, comunque indispensabili:

- la visibilità sociale:
la biblioteca è considerata come una presenza sul territorio di rilevanza sociale, un polo di incontro anche di organizzazioni diverse e anzi l'occasione per integrare servizi che sono prodotti in altri punti dell'organizzazione. Occorre portare la biblioteca fuori della biblioteca da un lato e dall'altro portare altri servizi in biblioteca, in modo che la biblioteca eserciti un ruolo sociale a tutto tondo.

- l'economicità:
dato che la biblioteca non può non essere in perdita, l'economicità è l'accorto uso delle risorse, molto difficile da perseguire. Ad esempio risparmiando sulle sovrapposizioni: a Trieste si è scelto un tema, l'ambiente, come unico filo conduttore di tutte le attività in cantiere per organizzazioni, nusei, biblioteche. Il vecchio slogan «datemi i soldi sennò non posso fare» oggi va invertito e sostituito con lo "sviluppo". La biblioteca deve attrezzarsi perché arrivino in biblioteca risorse economiche. Tutti quei servizi che la biblioteca può vendere vanno immessi in un contesto di mercato.

Legittimazione e visibilità sociale sono la premessa per poter catalizzare le risorse economiche, e la catalizzazione delle risorse è la condizione necessaria per continuare ad avere un ruolo sociale. Il profilo delle biblioteche negli ultimi 10 anni è cambiato, specie a livello di comuni. Ma quante biblioteche hanno saputo reinventare il loro modo di presentarsi sul territorio? Ghieri ha richiamato l'attenzione dei bibliotecari sul fatto che la maggior parte delle biblioteche sono "mono-tone" cioè individuate per un target indistinto e unico: non è più possibile gestire una biblioteca pensando a un fruitore indistinto.

Ai fini di una strategia occorre considerare due discriminanti fondamentali:

- le dimensioni della comunità da servire, con una distinzione sostanziale tra la piccola comunità e la piccola e la grande comunità, che porta a gestire una struttura estremamente più complessa nella forma;

- la missione e il profilo della biblioteca, con la distinzione tra biblioteca monocentrica e policentrica, tra biblioteca di conservazione e informativo-divulgativa.

Due sono poi i profili sostanziali di biblioteca:

- la biblioteca sostanzialmente monocentrica-patrimoniale che si caratterizza per fondi di elevato valore artistico, storico, culturale e che implica specifiche logiche di gestione e conservazione;

- la biblioteca policentrica-divulgativa, cioè la biblioteca moderna, fatta di materiali correnti, tutta votata alla divulgazione.

Secondo Ghieri, per le biblioteche monocentriche-patrimoniali dei piccoli centri, fino ai 10.000 abitanti, conviene mantenere la gestione diretta, un caso molto frequente nella realtà italiana: la strategia futura passa per la cooperazione. Se il Comune è piccolo la biblioteca non può più essere del Comune, deve essere una biblioteca dei Comuni in cui si mettono insieme le risorse e gli investimenti per perseguire insieme le strategie di acquisto, di divulgazione e di promozione: deve nascere la biblioteca consortile.

Le biblioteche policentriche e divulgative delle grandi città sono ancora più difficili da gestire. La domanda loro rivolta è molto ampia ed esse devono differenziarsi attraverso strutture periferiche e centrali, per svolgere un ruolo di leadership anche a livello nazionale, innovando, sperimentando e soprattutto finanziando per quanto possibile in modo autonomo le proprie attività.

Sarà comunque difficile nel prossimo futuro gestire la biblioteca del Comune. Ciò implica per i bibliotecari un forte sforzo di ulteriore specializzazione per giocare in pieno il proprio ruolo di gestione e di leadership.

Peresson, city manager di Udine, ha provato ad applicare alla biblioteca la logica di strategia di mercato per verificare se gli strumenti di gestione di un'organizzazione possono essere applicati con gli stessi risultati. Numerosi gli spunti offerti per costruire un programma di sviluppo: tener conto non di chi viene già in biblioteca ma di tutta l'utenza che non viene in biblioteca, segmentarla in segmenti significativi, considerare la diversificazione dei servizi e comprendere nella valutazione dei bisogni.

Particolare importanza ha lo studio dei "clienti" (specie di quelli assenti), la comprensione degli stili di vita, dei gusti e delle sensibilità, anche attraverso l'uso di semplici questionari e della disponibilità all'ascolto da parte del bibliotecario. E' stata presentata in questa sessione l'indagine demoscopica sulla percezione del servizio bibliotecario comunale in Italia ("La biblioteca pubblica in Italia" ) realizzata telefonicamente nell'ottobre scorso dalla S.W.G., società di servizi integrati di Trieste. Su un campione di 1000 intervistati di età superiore ai 15 anni 266 sono le persone che hanno risposto. Cosa è emerso di nuovo dall'indagine che il semplice buon senso e l'esperienza non hanno già rivelato? Difficile rispondere. Citiamo a caso: quanto più vicina è la biblioteca, tanto più viene usata; i più assidui frequentatori delle biblioteche sono i ragazzi tra i 15 e i 17 anni; quei pochi italiani che frequentano le biblioteche sono mediamente soddisfatti dei servizi, meno degli orari, più al nord che al sud (i più critici). Per migliorare il servizio esistente alcuni sarebbero disposti a pagare una tassa: alla domanda «Sarebbe molto, poco o per niente d'accordo a finanziare un progetto di potenziamento della biblioteca della sua città attraverso un contributo (es. una tassa) in denaro proporzionale al suo reddito?» il 26,9% ha risposto «molto», l'11,9% «abbastanza», il 25,2% «poco», il 31,6 «per niente». C'è comunque, anche se non è maggioritaria in senso assoluto, una disponibilità a supportare finanziariamente lo sviluppo della biblioteca civica o comunale della propria città. Secondo Weber, della S.W.G., non si tiene abbastanza conto di quest'opportunità così come di altre indicazioni significative, come l'esistenza di un mercato sensibile alle sollecitazioni o ancora di una forte rigidità nel campo dei diritti culturali rispetto ad altri servizi (es. sanità): il 94% dei rispondenti all'indagine è d'accordo sulla gratuità dei servizi.

Igino Poggiali nel suo intervento su "Le reti civiche e i servizi bibliotecari" ha ripreso la riflessione di Ghieri sulla funzione della biblioteca, come strumento significativo la cui presenza o assenza si sente rispetto a una serie di obiettivi di qualità sociale che una comunità intende perseguire. Riferendosi ad un recente articolo apparso sul «Bollettino» (n. 3/1996, p. 292-304), ha lamentato la mancanza di «pochissimi studi sugli strumenti di sviluppo della qualità di una comunità». Questa chiave di lettura, poco praticata dalla stessa letteratura corrente anche manageriale, spesso «ci porta a riflettere essenzialmente sul rapporto costi/benefici misurati con una lente abbastanza stretta». E' un bene collettivo che la gente legga e possa diventare fattore e soggetto di una determinata situazione sociale.

Per riassumere cosa c'entra in una biblioteca la rete civica, Poggiali ha ripreso il filo delle riflessioni che vedono la biblioteca non più solo il luogo della circolazione e del prestito del documento, ma tra gli errori da evitare:

- ignorare l'esistenza delle reti civiche o considerarle come un fatto meramente amnministrativo;

- accettare la disponibilità, dal punto di vista organizzativo, ad avere disturbi e lavoro in più; le postazioni non possono avere accesso solo alla rete civica e devono essere in un certo numero, non ne basta una e bisogna tenere in conto il rapporto tra domanda/offerta.

Ma il vero nodo non è l'acquisto di un computer, non è la gestione delle postazioni, ma è il costo delle connessioni telefoniche. Poggiali ha concluso con due considerazioni shock: una deriva dal suo calcolo ipotetico dei costi annuali vivi (solo connessioni telefoniche) che una biblioteca andrebbe a sostenere per attivare a tempo pieno e a titolo gratuito un simile servizio, individuando un costo minimo di 8/9 milioni annui. L'altra considerazione è parimenti significativa: «non è assolutamente vero che questo tipo di informazioni tolga peso e importanza all'acquisto delle pubblicazioni a stampa». Anzi, come ha dinmostrato Umberto Eco nella relazione Dal computer a Gutenberg, svolta alla Columbia University il 12 novembre 1996 e seguita a Bologna via Internet, il percorso di Internet è una strada attraverso la quale cresce il bisogno di stampare quello che si trova, cresce la scoperta di tante pubblicazioni in più rispetto a quelle di cui ci si poteva immaginare l'esistenza, e avviene una dilatazione della domanda di pubblicazioni a stampa. Se si vuole tener conto che, nonostante tutto, in Italia, a fronte di una popolazione di svariate decine di milioni, sono ancora solo intorno ai 200 i terminali al pubblico SBN consultabili direttamente dai cittadini italiani, quella delle reti civiche è una sfida che non ci possiamo permettere di trascurare.


Il diritto all'informazione: i servizi e gli strumenti

di Franco Nasella

La sessione dei lavori del 28 novembre, coordinata da Ferruccio Diozzi del Comitato esecutivo dell'AIB, ha sicuramente offerto a tutti coloro che vi hanno partecipato spunti di notevole interesse e riflessione.

Riccardo Ridi, nel suo stimolante intervento dal titolo Alfabetizzazione informatica e cittadinanza telematica, ha evidenziato come l'avvento del computer prima e ora la grande esplosione di Internet abbiano contribuito sempre più a caratterizzare la nostra società come la società dell'informazione, nella quale, teoricamente, uno dei diritti imprescindibili in nostro possesso dovrebbe essere il diritto all'informazione. Secondo lo stesso relatore, infatti, occorrono almeno tre condizioni per poter esercitare davvero tale diritto:

- la localizzazione, ovvero che le risorse informative siano a portata di mano nello spazio e nel tempo;

- l'alfabetizzazione, cioè che esse siano linguisticamente, culturalmente e tecnologicamente accessibili rispetto alle conoscenze dei soggetti;

- l'economicità, cioè che siano accessibili rispetto alle reali possibilità economiche dei cittadini.

Ebbene, tralasciando proprio quest'ultimo aspetto, Ridi preferisce soffermarsi soprattutto sui primi due affermando che un accesso efficace alle risorse informative può e deve essere garantito ai singoli individui localmente, a livello cittadino, facendo collaborare fra loro una congerie di soggetti che siano naturalmente e fortemente inseriti nei processi informativi, comunicativi ed educativi (come ad esempio scuole, biblioteche, università). L'alfabetizzazione invece va comunque distinta fra quella informatica (cioè la capacità di saper usare un computer o saper accedere a Internet e utilizzare quindi l'enorme mole di dati oggi disponibili in formato elettronico) e quella più propriamente informativa: le reti telematiche, infatti, per poter essere utilizzate in maniera consapevole, presuppongono comunque da parte di chi si accinge a usarle il possesso di una alfabetizzazione informativa erede a sua volta di quella più specificatamente bibliografica; alla base di emtrambe sta prima di tutto l'idea che per trovare le informazioni che ci occorrono è necessario sapere che qualcuno le abbia ordinate in qualche modo e che capire la logica di ordinamento sarà fondamentale per chi poi dovrà ricercarle: ecco che allora uno dei compiti della biblioteca e di noi bibliotecari in particolare sarà proprio quello di far capire quel criterio logico.

L'intervento di Claudio De Laurentis su Reti telematiche e biblioteche: gli strumenti tecnologici ha avuto da un lato l'evidente merito di associare chiarezza espositiva all'indubbia difficoltà dell'argomento trattato, di natura strettamente tecnica, e dall'altro di sottolineare giustamente come il problema di gestire e organizzare la massa di informazioni a nostra disposizione sia risolvibile anche sviluppando sistemi di ausilio alla consultazione ponendo proprio la biblioteca nell'ambito dell'innovazione delle telecomunicazioni: una biblioteca quindi vista non più solamente come luogo fisico, ma anche virtuale ed elettronica, che possa arrivare a casa delle persone senza che queste debbano spostarsi, e contemporaneamente integrata nel territorio, con accesso ai sistemi informativi locali e mondiali.

Maurizio Messina ha invece evidenziato, nell'intervento conclusivo della sessione, quelle che attualmente sono le linee di tendenza che dovrebbero contribuire allo sviluppo dei servizi bibliografici nazionali. La prima linea deve necessariamente considerare il Servizio bibliotecario nazionale, visto come rete gestionale (che ha consentito a oltre 600 biblioteche di diversa titolarità e tipologia di istituzionalizzare con atti formali la cooperazione) ma soprattutto come rete dei servizi che sarà costituita da un sistema di OPAC che interagiscono in rete fra di loro sulla base della condivisione degli standard. La seconda invece è relativa all'opportunità di estendere l'obbligo del deposito delle pubblicazioni presso le biblioteche anche ai prodotti dell'editoria elettronica, almeno quelli su supporto fisico come i CD-ROM, e di prevedere la loro registrazione sulla BNI in tempi certi. L'ultima linea di tendenza, che secondo Messina dovrebbe essere definita come attività di rilievo nazionale, riguarda la digitalizzazione di documenti liberi da copyright in possesso delle biblioteche e l'avvio quindi di progetti che consentano di passare dalla disponibilità in rete delle registrazioni bibliografiche alla disponibilità di documenti full-text in formato digitale: questa possibilità sarà la condizione per l'avvio di servizi veramente innovativi per il cittadino. Se tutti i cittadini poi hanno interesse a identificare la nozione di servizio bibliografico nazionale con quella di biblioteca pubblica, intesa in tutte le sue tipologie, nella quale possa svilupparsi in maniera efficace la funzione di servizio informativo e soprattutto di servizio culturale, essi potranno liberamente sviluppare in quel luogo privilegiato che è la biblioteca quelle che sono state definite le capacità di base per il terzo millennio: navigare tra i diversi media e le diverse fonti informative, metterle a confronto, per saper selezionare e valutare criticamente le informazioni.


Le biblioteche per la città

di Elisabetta Forte

La tavola rotonda coordinata da Teresa Sardanelli - 29 novembre 1996, mattina - è riuscita a creare un'isola in un convegno, quello di Trieste, contrassegnato dal momento sanguigno del rinnovo statutario.

Un momento di atmosfere, sottolineato, e non solo, dalla voce di Fulvio Tomizza, che ha di sé evidenziato la presenza della dimensione della lettura come bisogno, ricerca, elemento nel completamento dell'uomo prima che dello scrittore.

E dall'uomo viene, attraverso la ricostruzione dei propri incontri e scontri culturali, dei propri incontri bibliotecari, grandi ma anche piccoli, piccolissimi e sconosciuti, una richiesta ai bibliotecari di esserci, di contare nella cultura, di viverla come intermediari per quelle persone che la cercano e vogliono andare oltre gli incontri con lo scrittore: un richiamo accorato e, a riascoltarlo, forte e incisivo, anche se espresso sottovoce.

Con Tomizza si è, ai vertici, ribadita l'ipotesi cardine di una professione più che di un solo evento congressuale: a questo momento si sono susseguiti stimoli diversi e molteplici come quello di Angela Barlotti e della sua esperienza nel e per il mondo carcerario: una sintesi tra volontariato, scelta di impegno civile di più enti locali coinvolti e ministero competente, scesa nella concretezza dell'atto formale attraverso una convenzione che dovrebbe facilitare il farsi della biblioteca come struttura saliente non solo nelle case circondariali ma anche negli istituti di transito.

La biblioteca come socializzazione attraverso l'alfabetizzazione: alfabetizzazione evoluta attraverso la scrittura, il giornale di biblioteca, il bonifico del materiale e il riconoscimento di un diritto ad uno strumento, il libro, per «rompere le ore» per tutti, detenuti e non solo, cittadini dell'altra città, quella carceraria, che vogliono incontrare la città.

Una logica di servizio quella della Barlotti, a cui vanno associati tutti gli altri interventi, anche se diversamente indirizzati, come quello di Giorgio Lotto e della sua struttura bibliotecaria al servizio anche delle aziende in una realtà, quella del nord-est, dove a un benessere diffuso e a una spinta incisiva verso l'imprenditorialità anche piccola e piccolissima, mancano strutture interne alle aziende che facciano ed elaborino documentazione: la biblioteca diventa intermediario e mediatore di informazione: un servizio al servizio di una categoria di cittadini. La biblioteca da struttura di base, senza perdere il suo ruolo, si inserisce nel territorio trovando un nuovo modo di richiamare, attualizzandole, le linee di "La biblioteca vende". La biblioteca come servizio primario, ha fatto sentire i suoni, vedere i colori del mondo dei piccoli attraverso le parole di Antonella Agnoli, coprotagonista, complice e artefice della biblioteca di Spinea. Tutti hanno potuto ripercorrere, insieme, gli esordi di una bibliotecaria che ha iniziato, senza praticamente nulla, costruendo sul bambino, a misura di bambino, la sua realtà per dare fin dall'inizio un senso a quella esigenza di lettura di cui si è già accennato. Il cittadino si fa anche su quelle curiosità che fanno il sapere, per fare il bambino, il ragazzo e poi l'uomo. Bambino e poi ragazzo che va a scuola, in una scuola con «un rapporto tradizionalmente contraddittorio con le biblioteche in special modo con la propria e con quella di pubblica lettura», una affermazione di Luisa Marquardt, sicuramente da condividere, soprattutto per la dimensione di scarsa conoscenza reciproca, per la differenza a volte fondata verso le possibilità di utilizzo del materiale disponibile. Peraltro va detto che è complesso anche il rapporto tra biblioteche scolastiche e altre biblioteche. Si dovrebbe poter pretendere una corretta sinergia per una migliore e più funzionale risposta all'utente e al territorio.

Utenti, utenti - studenti con grandi aspettative, ma anche forse accoglibili richieste che un servizio deve pretendere di soddisfare. Per soddisfare le esigenze bisogna rinforzare le strutture, questo è possibile con l'ausilio dell'Europa?, grande aspettativa quindi, per le iniziative possibili grazie alla CE. Previsto nella tavola rotonda Sardanelli, l'intervento del rappresentante della DG XIII è stato sostituito da una illustrazione dell'Osservatorio dei programmi internazionali per le biblioteche da parte di Maria Sicco direttore della struttura, che ha anche illustrato alcune iniziative della Commissione europea. L'Osservatorio dal suo particolare angolo di "osservazione" potrà ancor più di oggi offrire in futuro stimoli e spunti.

Un uditorio attento, partecipe e coinvolto ha risposto, intervenendo ripetutamente, e offrendo anche da settori produttivi del mondo dell'editoria, il segno di un impegno che deve trovare sempre nuovi motivi per alimentarsi.


Le biblioteche nella città

di Gabriele Mazzitelli

La sessione pomeridiana del 29 novembre, coordinata da Fausto Rosa, è stata dedicata a "Le biblioteche nella città". Il primo intervento di Maurizio Caminito è servito a illustrare il cammino fin qui percorso dal sistema bibliotecario della città di Roma, costituitosi recentemente in Istituzione. Caminito ha tenuto a sottolineare le difficoltà che presenta una città come Roma, in cui la realtà metropolitana è fortemente differenziata fra centro e periferia. In questo senso lo sforzo del sistema è proprio quello di sapere rispondere alle esigenze di tutti i cittadini, tenendo presente la specificità del servizio bibliotecario, ma in un contesto a volte così degradato, da richiedere anche alla biblioteca uno sforzo di originalità non solamente dal punto di vista amministrativo-gestionale. È poi toccato a Maurizio Festanti, direttore della biblioteca "A. Panizzi" di Reggio Emilia illustrare la realtà di una biblioteca che si è perfettamente integrata nel territorio, tanto da divenire luogo di incontro "sociale" per tutti i cittadini. Festanti ha descritto il percorso della Panizzi e quelli che secondo lui sono stati i punti fondamentali della vittoriosa conquista della città operata dalla sua biblioteca. Ivana Pellicioli ha poi descritto il sistema della Val Seriana, o meglio si dovrebbe dire, l'area di cooperazione, secondo la dizione riportata anche nel titolo del suo intervento. Secondo la Pellicioli, visto che nessuna biblioteca, nemmeno la più grande, è in grado di soddisfare i bisogni informativi di tutta l'utenza, la cooperazione è assolutamente necessaria e irrinunciabile in ogni contesto, sia che si tratti di un piccolo centro sia che si tratti di una grande città. In questo senso la Pellicioli ha auspicato che l'ambito cooperativo possa ampliarsi anche in senso verticale coinvolgendo tutte le biblioteche operanti sul territorio, indipendentemente dall'ente di appartenenza. Partendo dall'esperienza di Monaco di Baviera Rino Pensato ha svolto un intervento dal significativo titolo di "Le biblioteche memorie della città", in cui ha dimostrato il valore che le istituzioni bibliotecarie inserite in uno specifico contesto urbano possono avere, a testimonianza di un progetto biblioteconomico e bibliografico volto proprio a documentare la memoria di una città in tutti i suoi variegati e multiformi aspetti. Hanno concluso la sessione gli interventi di due architetti. Aldo Micillo ha illustrato il suo progetto di una "biblioteca leggera", vale a dire di una biblioteca mobile in città, che rappresenti la prima fase di insediamento di una raccolta libraria in un agglomerato urbano già sviluppato e, magari, assillato dai classici problemi di una grande metropoli. Partendo dalle esperienze straniere e, tenendo presenti le realtà logistiche di molte città italiane e in particolare di Napoli, il progetto prevede l'installazione temporanea di biblioteche di pubblica lettura, le cui strutture portanti siano appunto leggere, vale a dire non fisse in modo da poter sperimentare per uno o due anni l'impatto della biblioteca sulla popolazione del quartiere e, quindi, progettare un insediamento stabile in edifici già esistenti. Paola Vidulli in un intervento dal titolo "Spazi e tempi nella città: la biblioteca per parti" ha descritto alcuni esempi di interventi modulari in varie biblioteche, in cui si è tenuto conto di una partizione dei luoghi in diversi settori a seconda della specificità delle funzioni da svolgere in quelle aree. Terminate le relazioni previste si è passati al dibattito caratterizzato da numerosi interventi. È seguita, quindi, la definitiva conclusione dei lavori congressuali da parte di Romano Vecchiet, presidente della Sezione Friuli Venezia Giulia dell'AIB organizzatrice del convegno, e di Rossella Caffo, presidente nazionale dell'AIB.


Speciale Congresso, a cura della redazione. «AIB Notizie», 9 (1997), n. 1, p. 1-7.
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Copyright AIB, ultimo aggiornamento: 1997-02-09 , a cura di: Andreas Zanzoni