di Emanuela Costanzo
Presso l'Istituto di Paleografia, biblioteconomia e archivistica dell'Università Statale di Milano (cattedra del Prof. Giorgio Montecchi), ci stiamo occupando delle biblioteche carcerarie italiane. Al momento stiamo effettuando un intervento presso la Biblioteca del carcere di Opera (MI), e ci siamo resi conto di quanto sia indispensabile entrare in contatto con chi vive la stessa esperienza in altre carceri; infatti, le biblioteche carcerarie sono isolate, chi se ne occupa lavora per così dire "in proprio" e ogni iniziativa è affidata alla buona volontà dei singoli.
Se si pensa al ruolo che la biblioteca potrebbe avere nel progetto rieducativo dei carcerati, la situazione attuale appare piena di possibilità di organizzazione sistematica.
Di solito, chi si occupa di una biblioteca carceraria lo fa come attività collaterale e spesso volontaria, e quindi non ha molto tempo a disposizione per pianificare interventi, chiedere aiuti, ecc. E' così che abbiamo diffuso il seguente questionario, apparso in febbraio anche su AIB-CUR, a tutte le carceri italiane, nella speranza di cominciare a capire qualcosa di questa realtà così difficile, spezzettata e piena di problemi, per costituire, magari, un progetto comune basato su interventi reali.
Ogni altro tipo di segnalazione sulla realtà bibliotecaria carceraria, anche solo per sentito dire, è senz'altro ben accetto.