di Alberto Petrucciani
Il Corso di laurea in Conservazione
dei beni culturali dell'Università di Pisa, già
presentato su queste pagine (Conservazione dei beni culturali
a Pisa, "AIB notizie", 5, 1993, n. 7/8, p. 17) ed
entrato ormai nel quinto anno di vita, ha festeggiato nei giorni
scorsi la sua prima laureata dell'indirizzo archivistico-librario.
La dottoressa Maria Clara Ruiu, già laureata in Lettere,
si è laureata in Conservazione dei beni culturali con 110
e lode discutendo una tesi su "Stampa ed editoria italiana
del Settecento: bibliografia degli studi e dei cataloghi".
Il lavoro colma una grossa lacuna fra le due bibliografie sulla
stampa del Cinquecento e del Seicento, pubblicate qualche anno
fa dall'Istituto centrale per il catalogo unico, e altri contributi
relativi all'Ottocento. Dei due utili volumetti dell'ICCU questa
tesi riprende e sviluppa l'impostazione, finalizzata a dare uno
strumento di lavoro per la bibliografia retrospettiva e la catalogazione
di fondi antichi, censendo e descrivendo in particolare bibliografie,
cataloghi speciali, annali e studi su singole località
e singoli tipografi o editori.
Il Corso di laurea pisano, in questi
anni, ha decisamente arricchito la propria offerta di insegnamenti
specifici e di attrezzature didattiche. Nell'area delle biblioteconomia,
gli studenti possono seguire i corsi di "Biblioteconomia",
"Bibliologia" (A. Petrucciani) e "Bibliografia"
(Lida Gonelli) e quelli più specialistici di "Teorie
e tecniche della catalogazione e della classificazione" e
di "Conservazione del materiale librario", tenuti per
contratto da due bibliotecari di grande competenza, Alberto Cheti
e Gisella Guasti. Tre sono gli insegnamenti specifici di carattere
storico: "Storia della stampa e dell'editoria" (Maria
Iolanda Palazzolo), "Storia delle biblioteche" (tenuto
quest'anno da Paolo Traniello) e "Storia della legatura"
(Franca Petrucci Nardelli).
Oltre agli insegnamenti di archivistica
e a quelli giuridici, sono da ricordare quelli di carattere informatico,
svolti da docenti della Facoltà di scienze con il supporto,
da quest'anno, di una nuova aula attrezzata con un congruo numero
di posti di lavoro per gli studenti, presso il Centro di servizi
informatici per l'area umanistica. Un'altra aula multimediale,
più piccola ma attrezzata con moderne apparecchiature per
proiezioni da computer (con scanner), nastri, diapositive,
ecc., è stata allestita sempre quest'anno nel Dipartimento
di storia moderna e contemporanea, a cui fanno capo tutti gli
insegnamenti biblioteconomici. Sono inoltre disponibili, in diverse
biblioteche dell'Ateneo e della città, personal computer
per uso degli studenti e postazioni di lavoro pubbliche per l'accesso
a Internet e la consultazione di banche dati locali (in rete d'ateneo
o su CD-ROM) e remote.
Particolarmente positive sono state le
esperienze di collaborazione, anche informale, con le istituzioni
bibliotecarie della città e della regione, dal Servizio
per il sistema bibliotecario dell'Ateneo pisano alle biblioteche
della Scuola normale e Universitaria, fino alla Biblioteca nazionale
centrale di Firenze, in particolare per la conservazione e il
restauro. Attraverso gli insegnamenti tenuti da colleghi con significative
esperienze professionali, i lavori di indagine sul campo (come
quello curato nell'anno passato da Tommaso Giordano a proposito
del prestito interbibliotecario e quello avviato quest'anno con
Susanna Peruginelli), i dibattiti e le esercitazioni (con la partecipazione,
fra gli altri, di Riccardo Ridi e Renato Tamburrini), credo che
si possa dire che gli studenti hanno avuto la possibilità
di conoscere, non solo in teoria, i problemi più importanti
e attuali delle biblioteche. Rimangono irrisolti, certo, alcuni
problemi generali e ben noti di questi corsi (dalla riforma del
piano di studi e dal riconoscimento del titolo fino alla precarietà
degli insegnamenti), ma sono stati fatti notevoli passi avanti,
che fanno ben sperare per il futuro.