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L'Associazione, le biblioteche e la riforma dello Stato

di Rossella Caffo


Da qualche mese abbiamo iniziato a lavorare per predisporre materiali per un progetto di legge quadro per le biblioteche. Nelle nostre riflessioni non possiamo non tener conto del vivace dibattito che in questi giorni si sta sviluppando sui progetti politici di riforma dello Stato. Prendendo spunto da questo dibattito desideriamo sottoporre all'attenzione dei soci alcune considerazioni sulle biblioteche nel più vasto quadro della riforma istituzionale.

A questo proposito avevamo salutato con grande interesse la legge Bassanini n. 59 del 15 marzo 1997, Delega al governo per il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed enti locali, per la riforma della Pubblica amministrazione e per la semplificazione amministrativa, perché avevamo individuato in essa dei principi nuovi di gestione, delle innovazioni profonde per una riforma importante ed incisiva della pubblica amministrazione. Le idee guida della legge, il decentramento insieme all'autonomia, alla cooperazione interistituzionale, sorrette dal principio di sussidiarietà, lasciavano sperare in una reale ed efficace riforma dello Stato, che avesse come obiettivo principale soprattutto l'efficienza e l'efficacia dei servizi pubblici. Anche se le biblioteche non erano esplicitamente citate, avevamo subito intuito che per le biblioteche si apriva comunque una grande occasione, quella di inserirsi in questo vasto ed articolato piano di riforma. La nostra riflessione sulla legge quadro per le biblioteche ci aveva portato ad assumere un atteggiamento di attesa e di disponibilità: si trattava di capire se l'Associazione doveva collaborare alla stesura del decreto delegato che riguardava il settore delle biblioteche, collaborare alla riforma del Ministero per i beni culturali e ambientali, oppure elaborare un autonomo testo di legge. I tempi della realizzazione del progetto di riforma disegnato dalla legge Bassanini hanno subito una battuta d'arresto in attesa della conclusione di un'altra importante iniziativa di alto livello: i lavori della Commissione bicamerale per la riforma dello Stato.

Dalle notizie pubblicate sulla stampa ci sembra di capire che la prima proposta federalista uscita dalla Bicamerale ci mette di fronte ad una svolta radicale, la prima nella nostra storia unitaria. La proposta di riforma, profonda e fortemente innovativa, pone tuttavia alcune perplessità. Una prima di carattere generale, condivisa da personaggi autorevoli tra cui lo stesso pontefice, e da larghi strati dell'opinione pubblica, è una forte preoccupazione per l'unità stessa del nostro paese: un federalismo troppo spinto appare rischioso in un paese come l'Italia, in cui il sentimento nazionale e il senso dello Stato sono un'acquisizione recente, un valore non ancora del tutto sedimentato nella coscienza collettiva.

Al di là delle considerazioni sulla fragilità storica del nostro tessuto unitario, vorrei riportare l'attenzione sui problemi reali che riguardano la gestione dei servizi. L'esigenza di rincorrere un federalismo sempre più accentuato ci ha dato l'impressione che siano stati messi da parte quei principi e quelle idee guida che ci sembravano fortemente innovativi, in grado di coniugare decentramento ed efficienza di gestione, autonomia ma coordinamento interistituzionale con la finalità sempre presente del miglioramento dei servizi. In altre parole il rischio che intravediamo, in presenza di un federalismo spinto senza adeguati correttivi, è quello di un'accentuazione della separatezza, della mancanza di coordinamento, della difficoltà di integrazione funzionale che in un settore come quello delle biblioteche è di vitale importanza.

Se analizziamo il problema del malessere e delle disfunzioni dei servizi bibliotecari, la nostra esperienza ci porta a sottolineare che il vero problema sono le regole della gestione, le regole del bilancio dello Stato, l'oppressione di una ottusa burocrazia, la presenza di infiniti lacci e laccioli burocratici accumulatisi nel tempo, che rendono difficile la vita ai cittadini prima di tutto, ma anche a chi deve organizzare e gestire i servizi. Quindi difficilmente un decentramento o un federalismo che non prenda in seria considerazione una profonda riforma delle regole, un abbattimento degli ostacoli burocratici, potrà cambiare le cose. Il cambio dell'appartenenza istituzionale da solo non risolve i problemi di efficacia ed efficienza dei servizi pubblici, l'importante è definire un nuovo modello di gestione e di gestione finalizzata ai risultati e al raggiungimento degli obiettivi e che si fondi su criteri di modernità, responsabilità, trasparenza.

L'Associazione in questi ultimi anni si è battuta per affermare il principio dell'integrazione funzionale delle biblioteche, un'integrazione che nasce sul territorio ma che riguarda ormai non solo il livello nazionale, ma punta soprattutto al livello europeo e internazionale. Il mondo delle biblioteche ha da tempo avvertito la necessità della cooperazione sia in senso orizzontale che verticale.

A proposito degli obiettivi che abbiamo ipotizzato per la legge quadro riteniamo che sia importante superare i vari tipi di separatezza, retaggi della nostra storia, e puntare alla definizione della rete o sistema bibliotecario italiano, laddove per rete non si intende né una rete telematica, né tanto meno un'istituzione, ma l'insieme delle biblioteche italiane coordinate fra loro in funzione del servizio. Riteniamo inoltre importante la definizione delle funzioni delle biblioteche per superare la gabbia dell'appartenenza istituzionale. Pensiamo che la legge quadro debba affrontare il problema del superamento della attuale suddivisione tipologica delle biblioteche legata più alla appartenenza istituzionale che alle reali funzioni svolte.

Anche le ultime riflessioni sul personale ci inducono a perseguire l'obiettivo del riconoscimento della professione in stretta connessione con una effettiva e reale possibilità di mobilità in accordo alla tendenza verso una maggiore flessibilità del lavoro.

I nostri obiettivi e i nostri progetti potranno trovare più facilmente la loro realizzazione in presenza di un federalismo spinto? Il dibattito rimane aperto, riteniamo comunque che in questo caso si dovrà molto lavorare per elaborare una serie di meccanismi di coordinamento e di indirizzo a livello centrale per equilibrare tutte le varie istanze variamente coinvolte in questo vasto processo di rinnovamento.

In un momento di grandi cambiamenti come quello che attualmente stiamo vivendo, in cui il quadro di riferimento generale è in forte movimento - e oggi non possiamo conoscere quale sarà la conclusione di questo processo di riforma, e a quali risultati concreti porteranno le varie iniziative in corso - l'Associazione dovrà essere molto vigile e presente per far sentire la voce delle biblioteche e dei bibliotecari. Anche per l'Associazione questa può essere la grande occasione per accrescere la propria presenza a livello politico.

In questi anni abbiamo lavorato molto per consolidare la base organizzativa dell'AIB, abbiamo rinforzato la nostra presenza presso le istituzioni e in Europa, continuando e sviluppando l'azione intrapresa da chi ci ha preceduti.

Con coraggio abbiamo raccolto l'invito del presidente precedente, Tommaso Giordano, assumendo l'impegno, non facile, di riformare lo statuto dell'Associazione. In questa azione il nostro obiettivo principale è stato definire un progetto di statuto che fosse il più possibile aderente alle esigenze e alle aspettative dei soci, e che desse all'Associazione una struttura e una organizzazione migliore e più aderente alla nuova realtà dell'AIB.

Verso l'esterno abbiamo ritenuto importante puntare ad affermare il ruolo strategico delle biblioteche per lo sviluppo democratico, economico, sociale e civile. La maggior parte della nostra attività è stata spesa proprio per sensibilizzare amministratori e politici. I contatti intrapresi con gli editori, il mondo della scuola, e i vari responsabili istituzionali della politica bibliotecaria avevano l'obiettivo di trovare una possibilità di cooperazione per la realizzazione di progetti di comune interesse.

Il rapporto di collaborazione, corretto e leale, che abbiamo stretto con il Ministero per i beni culturali e ambientali ci ha dato la possibilità di partecipare a importanti progetti nazionali come quello per lo sviluppo di una rete di biblioteche-mediateche soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia, e quello relativo alla formazione delle professioni del libro di fronte all'editoria elettronica. Ci ha inoltre offerto l'opportunità di affermare la nostra presenza presso il Ministero della pubblica istruzione. Infatti, nell'ambito della commissione paritetica istituita per dare realizzazione alle finalità dell'accordo di programma firmato tra MBCA e MPI, abbiamo potuto dare il nostro contributo lavorando al rilancio delle biblioteche scolastiche.

Siamo diventati un importante punto di riferimento tecnico e professionale da consultare e coinvolgere nei programmi e nei progetti che riguardano le biblioteche e i bibliotecari, perché è stata riconosciuta la nostra rappresentatività insieme al valore delle nostre elaborazioni professionali e scientifiche.

Oggi rappresentiamo le biblioteche non solo presso le istituzioni italiane, ma anche presso gli organismi comunitari. Attraverso la partecipazione ad Eblida e a numerosi progetti europei abbiamo ottenuto importanti riconoscimenti, guadagnando in termini di immagine, di risorse finanziarie, di acquisizione di competenze ed esperienze.

Sulla base dei risultati, in buona parte positivi fin qui raggiunti, l'Associazione potrà nel futuro conquistare un maggior peso politico: il cammino in questa direzione è ancora da sviluppare e da consolidare.

Sui temi di maggiore rilievo su cui abbiamo lavorato in questi anni, come il nuovo statuto, la professione, l'aggiornamento professionale, l'attività editoriale e scientifica, la legge quadro, abbiamo cercato di promuovere e stimolare il dibattito fra i soci. Abbiamo avuto nella nostra azione importanti sostegni, legittimi dissensi, critiche costruttive, ma anche opposizioni palesemente pretestuose.

Infine nel concludere il mio incarico di presidente desidero ringraziare tutti i soci e tutti coloro che in vario modo e a vario titolo hanno lavorato per l'Associazione, i presidenti regionali e gli organi nazionali per il cammino fatto insieme, ma un ringraziamento particolare e la mia più sincera gratitudine va allo staff di segreteria, che in questi anni ha lavorato non solo in maniera efficiente, ma con entusiasmo e con passione, testimoniando prima di ogni altra cosa di voler bene a questa nostra Associazione.


CAFFO, Rossella. L'Associazione, le biblioteche e la riforma dello Stato. «AIB notizie», 9 (1997), n. 6, p. 1-2.
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Copyright AIB, ultimo aggiornamento 1997-07-08 , a cura di: Andreas Zanzoni