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Quattro domande a Igino Poggiali, nuovo Presidente dell'AIB

a cura di Elisabetta Forte


D.: La formazione è uno dei punti cardine del manifesto della tua campagna elettorale: quali programmi specifici, quali le iniziative con il Ministero del lavoro e le Regioni per la formazione professionale e quali quelle verso il MURST e il Ministero per i beni culturali per la stabilizzazione e il riconoscimento dei corsi di laurea e di quanto si muove nel mondo dei beni culturali?

R.: Prima di rispondere vorrei sottolineare che questo CEN si era presentato alle elezioni con un programma molto dettagliato. Al di là degli adempimenti formali quelle scelte politiche e culturali sono state moralmente adottate dall'Associazione nel momento in cui ci ha affidato la guida degli organi istituzionali per questo triennio. Si tratta ora di gestire il raggiungimento di quegli obiettivi con la collaborazione di tutti, a partire da quelli che li hanno condivisi. Veniamo ora alla vostra domanda. Nelle tesi di Viareggio (1987) al punto 2 si diceva: identificare le biblioteche come beni culturali snatura la loro vera funzione di servizi informativi. Ebbene: per il momento la formazione accademica dei bibliotecari avviene per lo più nelle Facoltà di Conservazione dei Beni culturali o nei Corsi di Diploma per operatore dei Beni culturali. La maggior parte degli esami che vi vengono sostenuti riguarda aspetti storico-morfologici del supporto libro. La biblioteconomia come scienza della gestione ed organizzazione della biblioteca e dei suoi servizi ha addirittura perso l'autonomia scientifica della quale gode nella maggior parte dei paesi sviluppati ed è stata accorpata alla bibliografia, quasi fosse una questione accidentale.
Fortunatamente una buona parte dei docenti, avvalendosi della libertà di insegnamento, introduce nei corsi molti elementi che aiutano i nostri allievi ad acquisire almeno una disponibilità intellettuale verso le questioni gestionali e del servizio. Gran parte dei nostri diplomati e laureati è in grado di inserirsi in pochi mesi anche in una biblioteca pubblica o universitaria. Il grottesco arriva al momento dei concorsi, quando questi ragazzi si trovano a contendersi il posto con laureati di ogni provenienza o peggio ancora esclusi dai concorsi perché i loro titoli sono troppo nuovi!
L'ampliamento della formazione rispetto alle esigenze gestionali, in una visione della biblioteca adeguata alle sfide del nostro tempo, non può tuttavia restare affidata al caso. Di questo investiremo al più presto il MURST e ci occuperemo a fondo dei problemi di avviamento al lavoro nel nostro settore.
Al di là del ruolo che spetta al sindacato restano infatti spazi immensi che, se non gestiti e riempiti di contenuti da un soggetto come l'Associazione, finiscono per essere occupati da altri con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.
E' ben vero che il nostro paese conserva tuttora il più importante patrimonio bibliografico del mondo, e non sarà certo io, direttore di una biblioteca che ha più di tre secoli di storia e collezioni non disprezzabili, a mettere in secondo piano l'importanza della formazione di operatori capaci di prendere correttamente in carico questi beni.
Se tuttavia si seguisse meccanicamente questa impostazione dovremmo concludere che le biblioteche devono essere istituite solo nelle città nelle quali qualcuno, nel passato, abbia pensato di raccogliere una collezione di libri e documenti ad essi assimilabili!
Questa visione ha letteralmente disorientato la classe politica e ha determinato la grave situazione che stiamo attraversando. Oserei dire che la stessa nascita della definizione "mediateca", letta talvolta in contrapposizione o comunque considerata in alternativa alla biblioteca, potrebbe essere ascritta a questa mancata corrispondenza tra la biblioteca del presente, della quale ogni epoca sente insopprimibile il bisogno, e la forma nella quale questa istituzione indugiava a proporsi, prima in Francia e poi in Italia.
Non è un caso che questa esigenza di trovare un nome che individuasse meglio la cosa della quale stiamo parlando non sia emersa negli Stati Uniti o in Inghilterra o nei paesi scandinavi. Là le libraries evocano subito alla mente del cittadino di ogni età il luogo nel quale conquistare livelli più elevati di conoscenza attraverso l'uso di tutte le forme nelle quali essa viene conservata e trasmessa.
Nonostante ciò l'interesse e la cura per il patrimonio antico hanno avuto in quei paesi sviluppi esemplari.

D.: Quali saranno le proposte del nuovo direttivo e in primis del suo Presidente per una sempre maggiore penetrazione dell'Associazione nel mondo del lavoro e quali quelle per realizzare una mobilitazione e una sempre maggiore partecipazione in termini di iscrizioni prima e di coinvolgimento nelle attività poi? Quali sono i suggerimenti e l'invito da rivolgere ai soci perché si sentano fin da subito protagonisti e motore della macchina associativa?

R.:
Abbiamo giˆ informato i presidenti regionali che su questi temi intendiamo mobilitare a fondo tutte le strutture centrali e periferiche dell'Associazione. Un gruppo di lavoro apposito è in corso di definizione. si occuperà di riconoscimento giuridico della professione, di contratti di lavoro, di norme concorsuali, di percorsi formativi, di imprenditoria attinente i servizi delle biblioteche, di utilizzazione di tutte le forme di incentivazione all'impiego che il Governo sta varando. Approfitto per invitare tutti coloro che sono disposti ad investire un po' del loro tempo su questi fronti a farsi avanti.Pensiamo di ritagliare all'interno di questo grande obiettivo dei piccoli progetti a termine affidati a task forces che lavorino in parallelo, anche presso sezioni regionali. In queste attività vanno coinvolti anche i nuovi soci, anzi soprattutto loro. Solo così si può realizzare un'evoluzione dell'Associazione che sia in linea con le aspettative delle leve più fresche e che sia attraente e gratificante per chi ancora non si è iscritto.
In generale vorrei che i soci non chiedessero più "che cosa fa l'Associazione" perché questo significa che la vedono come cosa alla quale non appartengono essi stessi. Vorrei che si chiedessero, parafrasando Kennedy "che cosa posso fare io per l'Associazione?". Perché questo accada occorre migliorare le forme di comunicazione ed informazione. Noi cercheremo di fare la nostra parte, ma anche i soci devono mettersi in condizione di essere raggiunti. Ho proposto ai presidenti un obiettivo apparentemente folle ma che tale non è: entro il 1998 tutti i soci persona ed ente dovranno essere muniti di un indirizzo di posta elettronica e di un accesso Internet. Ci impegneremo perché tutti possano essere messi in condizione di raggiungere questo traguardo trattando con i providers e di venditori di materiali.
D'altra parte non possiamo continuare a fare costosi convegni sull'uso delle tecnologie dell'informazione magnificandone l'importanza e poi noi per primi avere diffidenza verso di esse.

D.: I primi impegni nel calendario del CEN verso le Istituzioni: ministeri, coordinamento delle Regioni, UPI, ANCI.

R.: Abbiamo già chiesto un incontro urgente al Ministro Veltroni nella sua veste di Vicepresidente del Consiglio con una lettera.
Abbiamo incontrato nel frattempo la Commissione Cheli per la riforma del Ministero alla quale abbiamo promesso un documento sintetico che contenga le posizioni dell'Associazione in merito alla questione.
Incontri con le rappresentanze delle Autonomie locali sono in corso di definizione e le abbiamo invitate tutte al Congresso di Napoli. Stiamo allargando le nostre relazioni a tutti i Ministeri che hanno possibilità di influire sulle questioni che ci stanno a cuore, dal Lavoro agli Affari Sociali, dalle Pari opportunità alla Pubblica istruzione, dall'Industria alle Poste e telecomunicazioni. é anche questo un modo concreto per uscire noi per primi dalla monodimensione di biblioteca come bene culturale.
Un nuovo filone di attività sarà costituito dall'alleanza con le associazioni che si battono per la difesa dei diritti civili in Italia ed in Europa. Anche nel nostro paese occorre far crescere il peso politico di quei soggetti della Società civile, di cui noi facciamo parte in quanto organizzazione non governativa riconosciuta dalle massime istanze internazionali, che marcano la loro autonomia dai poteri costituiti, dalle forze politiche e sindacali e che rappresentano interessi trasversali che fanno riferimento a principi etici o deontologici la cui affermazione e il cui presidio riposano nelle coscienze prima ancora che nelle leggi.

D.: Programmi e intendimenti per favorire il rapporto con il mondo del libro: il ruolo delle biblioteche nella grande catena produttiva e distributiva.

R.: Questo tema è enorme e forse converrà tornarci sopra.
é comunque un dato di fatto incontrovertibile che i paesi nei quali si comprano più libri sono quelli nei quali vi sono più biblioteche ben funzionanti e ricche di materiale attraente. Da noi questo percorso, questa possibile alleanza deve ancora cominciare. Abbiamo avuto qualche contatto incoraggiante e siamo convinti di essere condannati a collaborare, noi, gli editori ed i librai, nell'interesse comune ed in quello del sistema paese e della sua libertà.
Negli Stati Uniti ad esempio un fronte sul quale si trovano a fianco bibliotecari ed editori è proprio quello della resistenza alla censura e della difesa della libertà intellettuale. Il libro come strumento di libertà, in quanto esiste e si diffonde attraverso le reti commerciali, alimenta un settore dell'economia e fa circolare le idee e le conoscenze; le biblioteche garantiscono che possa essere ritrovato anche quando il sistema distributivo non è più interessato a tenerlo in commercio. In questo modo le due funzioni si integrano ed il vantaggio per il lettore che non perde opportunità di conoscenza è evidente.
Non dimentichiamo poi che gli scrittori sarebbero impediti nell'esercizio della loro attività se non disponessero di biblioteche nelle quali misurarsi con quanto è stato o viene prodotto dalla comunità intellettuale. Anche dagli scrittori, dagli artisti, dai registi cinematografici e televisivi mi attenderei dunque un po' più di attenzione e di gratitudine oltre che un sostegno per le nostre campagne a favore dello sviluppo del servizio bibliotecario.


Quattro domande a Igino Poggiali, nuovo Presidente dell'AIB, a cura di Elisabetta Forte. «AIB notizie», 9 (1997), n. 7, p. 1-3.
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Copyright AIB, ultimo aggiornamento 1997-08-22 , a cura di: Andreas Zanzoni