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La biblioteca tra legislazione e cittadino: stralci della relazione introduttiva di Igino Poggiali


Prima di procedere desidero dedicare qualche attimo alla struttura dei lavori di questa sessione per consentire a tutti i presenti e prima di ogni altro ai nostri graditissimi ospiti di prendere posizione sulle proposte dell'AIB e sugli impegni che, in relazione alle loro cariche istituzionali o alle loro collocazioni professionali, sono in grado di assumere rispetto agli obiettivi che ci siamo dati e che mi accingo ad illustrare […].
Nella prima parte affronterò le questioni che proponiamo alla riflessione dei nostri ospiti e chiuderò illustrando le linee portanti del programma di lavoro dell'Associazione per il triennio e le iniziative già avviate per attuarlo.
La struttura della sessione di apertura è stata in parte modificata rispetto alle edizioni precedenti per accentuare la funzione del Congresso quale momento di confronto politico tra i soci e tra la nostra organizzazione e la realtà politica e sociale del Paese. Tutto ciò salvaguardandone comunque la funzione di aggiornamento sui problemi tecnico-professionali il cui livello, lo dico con soddisfazione e senza presunzione, sta portando l'Associazione a caratterizzarsi sempre più come punto di riferimento per l'orientamento scientifico e metodologico nonché per la manutenzione di aspetti importanti delle normative tecniche.
Non potrei cominciare l'introduzione ai lavori di questa sessione senza rivolgere un caloroso ringraziamento a tutti i soci, a quelli che ci hanno dato la loro fiducia votando per questo Comitato esecutivo nazionale, a quelli che pur non condividendo il nostro specifico programma sono certo continueranno a operare nell'interesse dell'Associazione e in quello delle biblioteche e della cultura di questo Paese, obiettivi che condividiamo tutti, fino in fondo e senza riserve […].
Consentitemi poi di rivolgere un doveroso ringraziamento a tutti coloro che hanno militato nell'Associazione, dai semplici soci a quelli che, prima di noi, sono stati chiamati a svolgere funzioni dirigenziali. Tutti insieme hanno realizzato un patrimonio di mezzi, risorse conoscitive, relazioni politiche e culturali senza le quali oggi non saremmo qui.
Questa lunga tradizione di solidarietà si è consolidata attorno a un ideale professionale e a una concezione della società che pongono al centro i valori di libertà e partecipazione consapevole, a tutela del pieno dispiegamento delle prerogative della persona umana e vedono le ragioni della cultura e dell'intelligenza critica come orizzonte dell'agire. Questa tradizione alimenta ora lo slancio di un'organizzazione che intende ricoprire fino in fondo gli spazi che nelle moderne democrazie sono sempre più occupati dalle organizzazioni della società civile.
Questa funzione di contrappeso alla tendenza dei poteri ad espandersi oltre le dimensioni necessarie all'effettivo perseguimento dei loro fini comincia a prendere spessore anche in Italia.
Le norme comunitarie in materia di riconoscimento delle professioni, la progressiva delegificazione dei rapporti di lavoro, il decentramento e la semplificazione amministrativa, il riconoscimento del ruolo delle organizzazioni non lucrative aprono uno scenario nel quale associazioni come la nostra debbono assumere ruoli e responsabilità molto più rilevanti rispetto al passato.
L'AIB possiede le caratteristiche e ha i titoli per poter assumere queste funzioni. Il patrimonio di elaborazione scientifica, la capacità di proposta politica, la partecipazione alle attività delle organizzazioni internazionali quali l'Unesco, l'IFLA, Eblida consentono di proporci al Paese con tutte le credenziali che sono necessarie per permetterci di consolidare ulteriormente il ruolo di interlocutori dei poteri nazionali e locali su questioni di grande delicatezza e importanza strategica nei settori della cultura, dell'educazione, dei beni culturali.
Il Congresso ha come tema generale "Le biblioteche tra legislazione e diritti del cittadino". Queste giornate in tempi "normali" avrebbero potuto vederci lavorare su un articolato strutturato, pressoché definito per la discussione in Parlamento. L'attuazione delle leggi Bassanini, unita ai lavori della Bicamerale, non ancora conclusi, ci hanno suggerito di non arrivare a quel livello di definizione per la legge quadro. L'AIB persegue da molte legislature un inquadramento legislativo del servizio bibliotecario e della professione. Abbiamo un patrimonio di riflessioni e proposte che sono state aggiornate nell'ultima Assemblea generale il 23 aprile scorso. In quell'occasione abbiamo evidenziato la necessità di promuovere, insieme a quella del Parlamento, l'iniziativa legislativa delle Regioni.
Abbiamo avuto nel frattempo frequenti occasioni di contatto con membri del Governo e del Parlamento e abbiamo raccolto notevoli disponibilità ad attivare iniziative e comportamenti finalizzati alla definizione di alcuni significativi elementi del possibile futuro quadro istituzionale e legislativo. Tutto ciò nella salvaguardia e valorizzazione delle prerogative della professione e con l'obiettivo di una forte diffusione e crescita qualitativa dei servizi.
Un primo risultato sarebbe già quello di delegificare tutto ciò che non necessita ormai più di essere regolato per legge. Ricordo a questo proposito che il Governo Prodi ci promise in campagna elettorale che avrebbe ridotto a 10.000 il numero delle leggi in vigore rispetto alle 180.000 circa attuali.
Molto si può comunque fare anche in base alle leggi esistenti. Nessuna norma impedisce di costruire biblioteche o di assumere bibliotecari.
Molti degli obiettivi che noi rivendichiamo quali elementi di una possibile legge quadro possono comunque essere perseguiti attraverso provvedimenti legislativi di interesse più vasto, a cominciare dalla Finanziaria, all'interno dei quali possono trovare posto anche alcuni nostri interessi. Resta ovviamente fermo l'obiettivo di una definizione per legge dei compiti e delle prerogative delle biblioteche e delle strutture affini nonché dei professionisti che vi operano.
Siamo convinti che così diviene chiaro il motivo per cui tra i nostri invitati figurano membri del Governo o rappresentanti di ministeri apparentemente lontani dallo specifico bibliotecario. Il nostro intento è accreditare la biblioteca non più solo quale bene culturale - come già si diceva nelle tesi di Viareggio - ma come infrastruttura fondamentale del tessuto di servizi essenziali che sta dentro agli obiettivi del sistema educativo così come di quello economico e produttivo o dei servizi per la prevenzione del degrado sociale.
Potremmo sintetizzare gli spunti per i nostri ospiti in una domanda: pensate che le biblioteche possano essere un investimento produttivo nell'ambito della politica del vostro ministero, della vostra amministrazione, del vostro ente? Noi ovviamente lo pensiamo e cerchiamo di riassumerne qui brevemente le ragioni.
Il recente varo del Manifesto Unesco sulle biblioteche pubbliche del 1994, la Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia del 1989, le indicazioni dell'IFLA in materia di diritti di accesso all'informazione e di libertà di espressione collocano le biblioteche e i bibliotecari tra le realtà che concorrono all'affermazione dei diritti umani fondamentali.
Sono queste solo alcune delle ragioni che ci spingono a porre con forza al governo e al Parlamento la richiesta di scelte politiche adeguate al raggiungimento di quegli obiettivi che conducono all'affermazione concreta di tali diritti.
Noi pensiamo che il diritto all'informazione e alla conoscenza sia condizione per lo sviluppo della persona umana. Questa affermazione, come ben sappiamo, contiene tutto lo spirito dell'art. 3 della Costituzione e la ritroviamo negli statuti e nelle dichiarazioni solenni delle organizzazioni internazionali alle quali l'Italia aderisce. Se siamo convinti di ciò, cari colleghi, cari amministratori, cari esponenti del Governo, non possiamo avere pace fino a quando non avremo garantito questo diritto a ogni persona della nostra città, del nostro territorio, del nostro paese.
Per questo motivo, ci battiamo per la crescita della qualità complessiva dei servizi diretti alle varie fasce di utenti. In aderenza alle posizioni dell'Unesco e in sintonia con le associazioni bibliotecarie degli Stati Uniti e dei maggiori paesi europei, riteniamo che, per raggiungere questo obiettivo, si debba agire con particolare forza sulle generazioni più giovani.
È in quell'età che si pongono le basi per un atteggiamento sereno verso il sapere, per la curiosità intellettuale ed emozionale. È in quella fase dello sviluppo che la società ha la responsabilità di offrire a tutti le condizioni che consentano di usufruire di un certo standard di opportunità rimuovendo gli ostacoli economici, sociali, ambientali che si frappongono tra il bambino e le risorse educative e informative.
Spesso pensiamo che questo problema riguardi solo i paesi in via di sviluppo: ebbene, nel nostro paese vi sono circa 1.700.000 bambini poveri. Forse non saranno moltissimi a soffrire la fame materiale ma avranno un ventaglio di stimoli molto ridotto, spesso distorto. Per molti di essi sarà forse possibile passare tante ore davanti a un televisore, ma saranno certamente gli ultimi a disporre di un computer, a usare i CD-ROM. Corrono gravi rischi anche i figli di coppie che lavorano e sono costrette a lasciarli soli per molte ore al giorno, in città prive di servizi e di luoghi dove crescere sul piano intellettuale e su quelli della socialità e creatività. Questo tipo di povertà è molto più insidiosa e devastante anche perché molto meno visibile e misurabile. Essa costituisce il più grave impedimento all'assunzione di responsabilità da parte dell'individuo sul proprio destino. Fabbrica i futuri clienti dell'imprenditoria che fiorisce sulle disgrazie dei cittadini, che fatalmente arriva quasi sempre quando ormai c'è solo da assistere invece che da promuovere […].
Non vogliamo abolire l'assistenza, siamo però convinti che essa rappresenti l'ultimo, necessario e doveroso intervento che giunge dopo la messa in opera di tutti i tentativi tesi a preservare ed esaltare le prerogative della persona e le sue possibilità di diventare padrona del proprio percorso esistenziale.
Nella lotta al degrado delle città si sta estendendo una crescente tendenza al rafforzamento del presidio militare del territorio senza intervenire se non in misura modesta sulla rimozione delle vere cause che tutti sappiamo essere dietro questi fenomeni.
Non è con gli eserciti che si formano i popoli liberi: la repressione dei criminali, se non è collegata a un messaggio di rispetto per l'umanità di tutti coloro che senza colpa si trovano a vivere in certe circostanze, a cominciare dai bambini, non è altro che una forma di arresto dell'orologio della civiltà. Quei bambini cresceranno con dentro l'odio e il disprezzo per le istituzioni delle quali conosceranno solo il volto arcigno della violenza, pur necessaria, con l'aggravante di sentirla più estranea di quella dei loro conterranei, dei loro vicini di casa.
Noi proponiamo pertanto, anche come forma di lotta al degrado e alla criminalità, di costruire biblioteche, unici luoghi nella società contemporanea nei quali il cittadino non viene assediato da qualcuno che vuole vendergli qualcosa, nei quali è accolto in tutta la sua umanità e autonomia culturale, dove nessuno lo giudica, gli impone ritmi o pratiche che non abbia scelto egli stesso: in breve, una palestra di libertà.
Una biblioteca di quartiere costa molto meno, in un anno, di una sola "gazzella" della polizia. Non parliamo poi del costo degli eserciti. Certo vi sono situazioni in cui non vi sono alternative altrettanto efficaci. Ma è imperdonabile che a un simile segnale di allarme non si sappiano cercare le strade per costruire il bene nel momento stesso in cui si combatte il male.
Da questo Congresso dell'Associazione italiana biblioteche deve partire un appello che solleciti il Parlamento, il Governo, le regioni e le autonomie locali a stabilire traguardi precisi in questa direzione e a individuare le risorse da destinare a questo scopo: entro il Duemila in ogni città, in ogni quartiere, in ogni famiglia si dovranno investire tempo e risorse per dare a tutti i bambini d'Italia e insieme a loro a tutti i cittadini pari opportunità rispetto al diritto di accesso all'informazione e alla conoscenza.
Noi pensiamo che un obiettivo del genere sia raggiungibile utilizzando anche strumenti di intervento di facile gestione che mettano la società e le istituzioni in grado di assumere rapidamente i comportamenti desiderati come è accaduto con gli incentivi sperimentati per la rottamazione.
Proponiamo pertanto una serie di azioni convergenti che agiscano su vari aspetti della vita del Paese:

a) Nell'affermazione dei diritti individuali e degli standard di qualità della vita e del lavoro:

- l'inserimento della biblioteca pubblica tra gli standard urbanistici con l'obbligo di realizzare e gestire sezioni adeguatamente attrezzate di libri e documenti multimediali per i ragazzi e i giovani.
- La definizione, in accordo con l'AIB, di standard credibili di qualità ed efficienza dei servizi: su di essi gli enti di gestione delle biblioteche definiranno apposite carte dei servizi. Potrebbe essere questo un modo per rendere più trasparente l'applicazione dei regolamenti. Si stabilisce così un "contratto" con gli utenti che si basa sui princìpi del servizio bibliotecario: gratuità del servizio, imparzialità, pari opportunità per tutti; in sostanza, non ciò che è consentito e ciò che è proibito, ma i diritti degli utenti e gli impegni che le biblioteche assumono […].
- L'attuazione della Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia ratificata con legge 27 maggio 1991, n. 176 che agli artt. 13 e 17 afferma i diritti del bambino all'accesso all'informazione e ai mezzi di comunicazione. Inserimento di questi diritti nel nuovo modello di Stato sociale e loro attuazione attraverso le biblioteche e i servizi similari.

b) Nella realizzazione e ristrutturazione dei servizi:

- l'adeguamento della situazione italiana a quella dei paesi avanzati, o almeno a quella dei paesi "civili" per quanto riguarda i servizi bibliografici nazionali. Questo livello di servizio interessa tutti, e un loro potenziamento gioverebbe proprio alle biblioteche più piccole, più deboli e più periferiche: l'Italia necessita di una bibliografia nazionale completa e tempestiva, di cataloghi collettivi, di infrastrutture di rete, di servizi di fornitura delle registrazioni bibliografiche e di circolazione dei documenti, ecc. Il testo di riforma della legge sul deposito obbligatorio suscita notevoli perplessità, anche per gli stravolgimenti cui è stato sottoposto durante il suo iter. L'AIB ha fatto proposte di emendamento che sono già state inviate al Parlamento e al Governo e sono disponibili sul nostro Web. Lo stesso abbiamo fatto rispetto al disegno di legge sul diritto d'autore nel cui testo la Commissione Giustizia del Senato ha inserito emendamenti che praticamente renderebbero impossibile qualunque attività di riproduzione di documenti nelle biblioteche. Ci attendiamo che la Camera, che sta per prendere in esame la legge, prenda in considerazione le nostre osservazioni […].
- La concessione ai comuni e alle amministrazioni che hanno come compito la gestione di servizi di biblioteca e informazione aperti al pubblico di incentivi per la realizzazione di biblioteche e servizi culturali semplificando le procedure di finanziamento secondo quanto già sperimentato con l'applicazione dell'art. 34 comma 3 del decreto legislativo n. 504 del 1992, specificando la destinazione delle risorse ai servizi di cui sopra.

c) Negli incentivi per i comportamenti individuali e collettivi funzionali al perseguimento degli obiettivi desiderati:

- la riduzione mirata delle imposte sui prodotti e sui servizi legati all'investimento sull'intelligenza (libri, CD-ROM, video, computer, abbonamenti a Internet).
- Incentivi nelle tariffe telefoniche per i servizi basati sui collegamenti telematici, quali ad esempio le reti civiche che sono anche uno strumento formidabile per la diffusione dei servizi di biblioteca.
- Inserire nelle future norme sulla riduzione dell'orario di lavoro e/o nei contratti di lavoro la possibilità di dedicare il tempo "liberato" ad attività culturali presso musei, biblioteche, teatri, cinema, ecc. o in attività di formazione e autoformazione liberamente scelte dall'individuo, senza trascurare la possibilità di svolgere queste attività in compagnia dei figli.
- Il riconoscimento di crediti formativi a tutti gli studenti e in genere ai cittadini che chiederanno che venga certificata, in modi da definire, la loro abilità e competenza nell'utilizzo consapevole della biblioteca e degli strumenti di accesso all'informazione e alla conoscenza fino a giungere all'inserimento di tali abilità nelle conoscenze obbligatorie nell'ambito del percorso formativo di ogni individuo. Contatti in tal senso abbiamo intrapreso col Ministero della pubblica istruzione e con quello per i beni culturali. Questo significa ovviamente che tale abilità dovrà essere posseduta anche da tutti gli insegnanti. Alcune iniziative in corso in base a convenzioni tra i due ministeri si muovono in questa direzione.
- L'inserimento di tali crediti formativi e in generale degli investimenti sulla propria intelligenza tra i comportamenti che possono comportare per i carcerati riduzioni della pena o concessione di pene alternative.
- Inserimento dei servizi di biblioteca e accesso all'informazione tra le infrastrutture da realizzare nei territori nei quali si interviene per l'incremento dell'occupazione diretta e indotta.

d) Nel riconoscimento e nello sviluppo della professionalità degli addetti al settore:

- riconoscimento della professione di bibliotecario e nelle sue varie specializzazioni per la sua elevata valenza tecnica e culturale, come avviene in tutti i paesi sviluppati con possibilità di adeguati sviluppi di carriera in senso verticale e agevolazione della mobilità tra le biblioteche di diversa appartenenza amministrativa.
- Sostegno alle imprese, in particolare a quelle gestite da giovani e da donne, nei settori della gestione di servizi di documentazione e catalogazione, dell'editoria e in particolare di quella elettronica, delle tecnologie dell'informazione.
- Salvaguardia e valorizzazione della professionalità dei bibliotecari e degli operatori in generale e in particolare di quelli delle biblioteche statali coinvolte nelle iniziative di riforma del Ministero per i beni culturali.

Questo pacchetto di provvedimenti diventa un contributo al rilancio di un'economia e di consumi qualificati, ecocompatibili, che mettono a valore un'energia che non costa niente e cioè l'intelligenza.
Crediamo inoltre che questa sia una delle forme più sane di incentivazione all'industria editoriale sia per i prodotti tradizionali che per quelli dell'editoria elettronica.
Se apprezziamo dunque il lavoro del Governo rispetto al risanamento della finanza pubblica critichiamo invece vigorosamente l'incapacità di valorizzare l'intelligenza di un'intera generazione lasciata al margine del sistema produttivo dissipando spesso l'investimento formativo comunque fatto su di essa.
Noi crediamo che un giovane che studia o che cerca un lavoro sia già al servizio della Nazione e che debba sentirsi sempre e comunque parte della sua comunità, debba condividerne le responsabilità, abbia diritto comunque a giocare un ruolo più o meno importante ma comunque si debba sentire in cammino con gli altri.
Non c'è poi condizione più orribile della disoccupazione unita al senso di esclusione, già grave per chi ha investito su di sé per dare il proprio contributo alla ricchezza del paese, ancora più grave per chi non possiede strumenti e opportunità culturali.
Il concetto di piena occupazione si raggiunge considerando remunerabile in qualche forma anche l'attività destinata al proprio sviluppo intellettuale, alla propria formazione professionale.
Ogni individuo diventa così, come dice Gunter Pauli, un anticorpo contro il degrado della piccola parte di Paese che egli abita. Il costo della sua remunerazione farà risparmiare costi immensamente più alti in termini di repressione e di recupero della devianza. Tali prospettive enunciava già Ernesto Rossi nel suo ancor attualissimo saggio del 1942 che portava l'efficace titolo Abolire la miseria […].
Le organizzazioni come la nostra hanno dei sogni, degli orizzonti sui quali proiettano l'interpretazione del loro ruolo come sodalizio, come singoli aderenti, come proposta di innesto dei loro valori nel grande albero della compagine sociale […].
Una relazione, quando è veramente intensa trasfigura coloro che la vivono: se avremo ben diretto le nostre energie, noi come Associazione, voi come protagonisti della vita politica e culturale del Paese, saremo diversi, ci auguriamo migliori.
Certo, dobbiamo crescere e cambiare anche noi. C'è certamente una parte di responsabilità dei bibliotecari e degli addetti ai lavori, degli intellettuali e degli accademici se le biblioteche in Italia sono così distanti dal livello di confrontabilità e di competitività che il Paese ha conquistato in tanti altri settori. «Non si può risolvere un problema con lo stesso modo di pensare che ha creato il problema» diceva Einstein. Noi molto spesso siamo ancora alla fase in cui non si è ancora identificato il problema o peggio si tenta di dire che il problema non esiste.
Anche se il cammino è lungo e difficile siamo convinti che nei prossimi cinque anni il panorama dei servizi bibliotecari italiani sarà completamente rinnovato. Ne siamo talmente convinti che abbiamo avanzato la candidatura dell'Italia a ospitare la Conferenza IFLA del 2003.
Per quella data dovremo aver realizzato una rete di servizi efficienti e diffusi su tutto il territorio; le grandi città dovranno essere in grado di presentare le loro biblioteche con l'orgoglio di chi sa di non essere da meno di Londra, di Berlino, di Parigi.
L'Associazione dovrà essere cresciuta come prestigio e come numero di aderenti per essere in grado di gestire un evento la cui preparazione sta già impegnando le nostre strutture.
L'impegno nelle attività di carattere internazionale nel quale l'Associazione si è distinta negli ultimi anni dovrà essere ulteriormente potenziato, sia nell'ambito dei progetti europei, sia nel campo delle relazioni del nostro Paese con l'area mediterranea. Europa e Mediterraneo sono dunque le coordinate che individuano lo spazio strategico preferenziale, anche se non esclusivo nel quale intendiamo collocare il massimo sforzo di attività nel prossimo triennio. Nel 2003 saremo dunque in grado di mostrare con orgoglio ai colleghi di tutto il mondo i risultati raggiunti.
L'Italia sa mostrare al momento giusto il meglio di sé e siamo certi che non mancherà questo appuntamento. Per quanto ci riguarda non daremo tregua alle forze politiche, al Governo e al Parlamento, così come alle autonomie locali. È in gioco il nostro prestigio all'interno dell'IFLA ma ci si gioca anche la credibilità del Paese rispetto alla sua capacità di garantire l'affermazione dei valori, delle opportunità, dei parametri di qualità della vita di una moderna democrazia.


POGGIALI, Igino. La biblioteca tra legislazione e diritti del cittadino: stralci dalla relazione introduttiva. «AIB notizie», 9 (1997), n. 11, p. 1-5.
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Copyright AIB, ultimo aggiornamento 1998-01-08 , a cura di: Andreas Zanzoni