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Dibattito sulle forme di gestione autonoma e le più significative esperienze di innovazione

di Franco Nasella


L'ultima sessione del congresso AIB è stata dedicata alla riflessione sulle innovazioni legislative e gestionali che sono state da poco introdotte in alcune biblioteche italiane.
Giovanni Solimine, che ha coordinato i lavori della giornata, ha subito ricordato quando, all'interno del comitato scientifico di questo congresso, si era addirittura avanzata l'ipotesi di intitolare i lavori di questa tavola rotonda "Ma l'autonomia conviene davvero?", nella convinzione che l'autonomia per le biblioteche, voluta comunque da tutti i bibliotecari, non è sempre facile da praticare e che certe forme di gestione che sono state introdotte in alcune realtà bibliotecarie non sempre hanno dato i risultati desiderati. é per questo che sono stati invitati alcuni colleghi protagonisti di importanti esperienze di forme innovative di gestione dei servizi bibliotecari che hanno appunto esposto anche quelle che sono le difficoltà che stanno incontrando.
Maurizio Caminito, vice direttore dell'Istituzione "Sistema delle biblioteche centri culturali" del Comune di Roma, ha cercato di fare un primo bilancio di questo nuovo organismo a più di un anno e mezzo dalla sua nascita e alcune considerazioni di carattere più generale. Prima fra tutte, l'opportunità di spendere con deliberazioni autonome le somme occorrenti alle varie esigenze del servizio ha senza dubbio rappresentato un passo in avanti notevole non solo in termini di rapidità ed efficacia della spesa ma anche di grande flessibilità della stessa. Del resto, e qui veniamo alla seconda considerazione che riguarda i rapporti tra l'amministrazione comunale e l'Istituzione, il fatto che quest'ultima non sia stata creata sin dall'origine come struttura extradipartimentale e quindi come centro di costo autonomo, ha prodotto non pochi rallentamenti anche nelle deliberazioni e nelle decisioni di alcuni atti fondamentali, come ad esempio il bilancio preventivo e consuntivo. Secondo Caminito, comunque, si può senz'altro affermare che questo primo periodo di vita sia servito a mettere a punto gli strumenti necessari al funzionamento dell'Istituzione e soprattutto, dal nostro punto di vista, a creare le nuove figure professionali dei bibliotecari, mai varate in circa vent'anni dal Comune di Roma.
Anna Maria Tammaro, coordinatrice generale delle biblioteche dell'Università di Firenze, ha invece toccato con il suo intervento un'altra importante novità intervenuta negli ultimi anni e cioè l'autonomia degli atenei italiani e l'impatto che ciò può avere avuto sulle biblioteche considerate come servizi di supporto all'attività didattica e di ricerca. In effetti il quadro normativo recente stabilisce non solo il principio di separazione tra funzioni di indirizzo politico e compiti di gestione, ma prevede e afferma un modello di autonomia funzionale che rappresenta uno degli aspetti di maggiore innovazione in quanto stabilisce il passaggio da un criterio istituzionale a uno funzionale. Ebbene, perchŽ questo tipo di autonomia si concretizzi nella realtà delle biblioteche universitarie deve poter seguire, secondo la relatrice, almeno tre coordinate metodologiche: il coordinamento, la progettualità e la valutazione. Ogni università dovrebbe infatti costituire per prima cosa il sistema bibliotecario come insieme coordinato di biblioteche e fondi librari e ogni sistema dovrebbe avere un proprio regolamento d'ateneo che oltre a prevedere un forte decentramento della gestione dovrà definire i criteri minini di servizio che una biblioteca dovrà possedere per poter poi aspirare all'autonomia e acquisire personalità giuridica. In ogni università dovrebbe inoltre essere avviata in fase di prima progettazione quella che la Tammaro definisce la gestione per budget o il bilancio-programma, ossia un metodo di programmazione del lavoro, che sia nello stesso tempo un sistema di verifica dei risultati, per distribuire le risorse in base agli obiettivi prefissati e alla loro importanza. Infine ogni università che abbia autonomia funzionale e quindi responsabilità gestionale deve poter essere valutata perchŽ nessuna autonomia può appunto esimersi dal rendere conto dei risultati raggiunti.
Dopo avere elencato i punti fondamentali del Progetto di riorganizzazione adottato dal Sistema bibliotecario d'ateneo dell'Università di Firenze (la cui fase di impostazione è partita dall'analisi dei costi in modo da poter subito identificare le risorse disponibili per lo sviluppo dei servizi), la Tammaro ha evidenziato come, nella particolare esperienza dell'Università di Firenze, il coordinatore bibliotecario abbia l'autonomia organizzativa e la responsabilità di più biblioteche e più punti di servizio nel Polo (a Firenze esistono sette poli gestionali) e come lo stesso progetto abbia consentito di ottenere i risultati attesi di maggiore apertura delle biblioteche e di riduzione dei tempi di attesa dall'ordine alla disponibilità del libro, orientando decisamente la cultura del servizio verso l'utente. Non bisogna comunque dimenticare che l'autonomia funzionale esercitata dai bibliotecari è stata limitata a quella organizzativa e non a quella finanziaria, e che quel tipo di autonomia deve andare di pari passo con l'innovazione tecnologica. Nella particolare esperienza fiorentina, invece, permane purtroppo ancora l'inamovibilità del personale e una certa rigidità delle mansioni che ad esempio segmenta l'iter del libro in una catena di montaggio che rende necessario l'intervento di più persone.
Particolarmente significativo è stato poi l'intervento di Giorgio Lotto, attualmente responsabile dell'Istituzione che gestisce la Biblioteca Bertoliana di Vicenza nella veste di "dirigente a contratto" a tempo determinato: un incarico cioè che lo configura come un vero e proprio manager pubblico che, nato con le stesse logiche che videro la nascita del manager privato, dovrebbe quindi godere sulla carta di ampia discrezionalità, di ampia autonomia sul piano della gestione delle risorse e di un potere autonomo di spesa. Lo stesso Lotto ha sottolineato come la recente legge Bassanini abbia delineato due figure di dirigenza a contratto a tempo determinato: il dirigente che è al di fuori della dotazione organica di un ente nella misura comunque mai superiore al 5% di quello che è l'organico dei dirigenti dell'ente stesso; e quello che, come è appunto il caso di Lotto, è previsto nella pianta organica di un comune, che è molto meno legato, a differenza del primo caso, alla figura del politico e viceversa molto più attento al servizio che gli è stato destinato. é evidente che il rapporto tra l'amministratore e il dirigente deve basarsi su una serissima professionalità, continuamente aggiornata e coltivata, da parte del secondo e su una altrettanta capacità professionale da parte del politico che, per prima cosa, non dovrebbe mai prevaricare il lavoro del dirigente stesso. Ma è anche chiaro che solo quando il dirigente a contratto avrà l'opportunità di poter fare altre scelte lavorative potrà giocare con il politico una partita ad armi pari.
É poi intervenuto Nerio Agostini, bibliotecario e attualmente anche Assessore alla cultura e tempo libero del Comune di Arese (MI), che ha sottolineato come le recenti modificazioni legislative e regolamentari abbiano delineato con chiarezza il ruolo di indirizzo e controllo assegnato agli amministratori e soprattutto i compiti di gestione e responsabilità gestionale dei servizi attribuiti ai funzionari. Questa responsabilità, insieme con l'assegnazione di risorse finanziarie, umane e strumentali necessarie per raggiungere gli obiettivi predefiniti, viene loro assegnata a seguito dell'approvazione di un Piano Esecutivo di Gestione (PEG) che risulta essere la sommatoria dei PEG dei singoli servizi. Infatti ogni funzionario che sia anche responsabile di un servizio deve essere capace di saper predisporre un piano di attuazione nel quale siano fissati i tempi di realizzazione degli obiettivi e le modalità di verifica e controllo del loro raggiungimento. Quindi anche il bibliotecario che sia funzionario responsabile di servizio, dopo aver naturalmente acquisito le conoscenze per la gestione dell'informazione e in generale dei servizi della biblioteca, deve essere in grado di acquistare prima e consolidare poi capacità direttive attraverso la programmazione per obiettivi, prendendo tutte le decisioni che siano utili al raggiungimento degli stessi e rispondendo in prima persona dei risultati.
Infine ha preso la parola Gigliola Marsala che presiede un'associazione denominata AsPIDI (Associazione per la Promozione delle Imprese di Documentazione e Informazione) che recentemente è stata costituita da alcune aziende e cooperative che operano nel settore delle biblioteche per rispondere nella maniera più qualificata possibile al ricorso, da parte delle biblioteche, di figure professionali esterne per la conduzione di servizi o la realizzazione di progetti.


NASELLA, Franco. Dibattito sulle forme di gestione autonoma e le più significative esperienze di innovazione. «AIB Notizie», 9 (1997), n. 12, p. 7-9.
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Copyright AIB, ultimo aggiornamento 1998-01-24 , a cura di: Andreas Zanzoni