Calderini, Aristide

(Taranto 18 ottobre 1883 – Milano 15 settembre 1968)

Laureato in lettere all'Accademia scientifico-letteraria di Milano nel 1906, insegnò nei licei e, conseguita nel 1911 la libera docenza in Lingua e letteratura greca, fu dall'anno seguente professore incaricato della materia (e poi di Grammatica greca e latina, di Papirologia e di Antichità greche e romane) nell'ateneo milanese. Diresse anche la Biblioteca dell'Accademia per quattordici anni.
Dal 1924/25 passò all'Università cattolica di Milano, con la costituzione della sua Facoltà di lettere e filosofia, come professore di ruolo di Antichità greche e romane e incaricato di Papirologia. Fu anche preside della Facoltà di lettere dal 1927/28 al 1936/37 e venne collocato a riposo nel 1958.
Dal 1954 al 1960 fu presidente dell'Associazione italiana biblioteche, avviando fra l'altro il suo primo periodico («Notizie A.I.B.», 1955-1959) e la "Settimana delle biblioteche" (1958). Durante la sua presidenza la Sezione del Veneto orientale e della Venezia Giulia diede vita a una collana, «Sollecitazioni», che inaugurò con il suo volumetto L'Associazione italiana per le biblioteche: origini, realizzazioni, propositi (Trieste 1957). Fu anche presidente (1954-1958) e membro del Comitato regionale (1958-1961) della Sezione Lombardia; rieletto nel Comitato regionale nel 1961, si dimise per gravi problemi di salute.
La sua gestione, autoritaria e accentratrice, soprattutto dopo il rinnovo delle cariche nazionali del novembre 1957, suscitò una crescente insoddisfazione, particolarmente tra i bibliotecari progressisti, soprattutto delle Soprintendenze, e quelli delle biblioteche pubbliche, così che nell'Assemblea nazionale di Chianciano i soci si pronunciarono per una netta svolta e il Consiglio direttivo uscente si dimise. I suoi sostenitori non accettarono l'esito delle votazioni e avviarono anche una controversia giudiziaria, trascinatasi per alcuni anni, e per la vicenda andò perduta una parte rilevante dell'archivio corrente dell'AIB, detenuto dal presidente dimissionario, che non ne fece mai la consegna agli organi legittimi.