di Elisabetta Forte

Termina il 1997, l'anno europeo contro il razzismo, e una delle ultime fotografie di questo continente nell'anno appena trascorso ferma l'immagine del "futuro grande paese" con un 33% di cittadini che risultano e affermano di essere affetti dal germe del razzismo: l'Italia si ferma al 30%, una percentuale molto inferiore a quella di altri paesi, ma il dato non è certo di grande conforto.
Termina l'anno e uno dei risultati dell'inchiesta-sondaggio di Bruxelles evidenzia che gli stessi intervistati ammettono, sospettano, che il loro essere o non essere razzisti può derivare dalla non conoscenza, dall'incapacità di scambio, dalla mancanza di educazione, informazione e cultura.
E allora? Con la famiglia, la scuola, i media non dovrebbero sentirsi coinvolte anche le biblioteche?
é fondamentale che tutte le biblioteche, e non solo le biblioteche senza frontiere, si approprino sempre più del loro ruolo di "frontiera" per reggere il passo con un paese, l'Italia, travolto dal ciclone dell'evento immigrazione che nel giro di molto meno di un cinquantennio ha fatto di una terra di emigranti, una terra di immigrati.
Le nostre biblioteche "senza frontiere" devono rendere pubblico il loro impegno e le loro iniziative, l'impegno quotidiano verso i cittadini immigrati, soprattutto verso quelli che non hanno trovato una vera stabilità nel nostro paese e che non hanno figli inseriti nelle nostre scuole che sperimentano e quasi sempre riescono nell'intento dell'integrazione.
Le piccole, medie, grandi biblioteche devono rendere palese la loro presenza nella difesa delle identità e delle diverse etnie e per la civile convivenza.
Tutti i bibliotecari che difendono il proprio ruolo ma senza arroccamenti di alcun tipo, devono sapere e interrompere un silenzio che non è certamente un non fare. Ma oltre al fare è necessario anche comunicare: questa realtà merita di essere oggetto di coinvolgimento in qualunque momento e nessuno potrà risentirsi se non saremo più nell'anno 1997, definito per decreto l'Anno europeo contro il razzismo.