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A.A.A.: offresi biblioteche con identità futuribile

di Stefano Bucci


Addio alla biblioteca modello Nonna Speranza, goodbye all’emulo statale del professor Kien. Il futuro è ormai una biblioteca telematica. Come quella nascosta nel Progetto Manuzio (e nel sito http://www.liberliber.it) un enorme scaffale di testi elettronici, liberamente e gratuitamente scalabili, riversati da un esercito di volontari, disponibili sempre (in tutto il mondo e a costo zero). In una versione nostrana dell’inglese Progetto Gutenberg, dello scandinavo Progetto Runenberg, del francese Artfl. Dove la Divina commedia occupa meno di un quarto di un comune dischetto per computer.

Il requiem recitato nei giorni scorsi, durante la prima Conferenza nazionale di Napoli, ha il sapore di un addio al passato per le oltre diecimila biblioteche italiane censite (meno di due per ogni Comune). Dal momento che il Nuovo Millennio di questi «pubblici centri di lettura» sembra puntare sui quattrocento giovani che inizieranno, tra qualche giorno, un corso per ibridare il bibliotecario con il tecnico informatico. Come su un Servizio nazionale che già collega 700 strutture, offrendo (in tempo reale) cinque milioni di notizie su altrettanti libri.

Entro il 1999 anche la Mediateca di Milano non dovrebbe essere più soltanto un sogno. Intanto alla Nazionale di Firenze, spiega la vicedirettrice Gloria Cerbai, «sta per partire il recupero di oltre 630mila pubblicazioni nate tra il 1886 e il 1957, che diventeranno presto visibili su tutto il territorio nazionale proprio grazie al Servizio bibliotecario nazionale». Ed intanto, secondo un questionario sottoposto ai circa 300 utenti che ogni giorno affollano la Braidense di Milano, «l’80% dei lettori si dice ormai pronto e interessato alla informatizzazione, soprattutto dei cataloghi».

Secondo Alberto La Volpe (sottosegretario ai Beni culturali con delega per i Beni librari) le biblioteche potranno però avere un futuro reale solo se sapranno «essere a stretto contatto con il territorio, aumentare gli utenti, affinare i propri servizi, puntare su nuove professionalità e su nuove tecnologie». Resta ancora un evidente divario tra Nord e Sud e un disamore che rende questi spazi di cultura più lontani dai cittadini rispetto ai musei (solo il dieci per cento degli italiani entra assiduamente in biblioteca). Ma ormai per Francesco Sicilia (direttore generale per i beni librari, le istituzioni culturali e l’editoria) il loro destino è quello «di diventare porte d’accesso all’informazione, di fornire e di recepire dati a distanza, di porsi come intermediarie rispetto alla diversità e alla pluralità delle fonti o come garanti dell’aggiornamento culturale dell’intera collettività».

Certo, la nuova sede della Bibliothèque nationale di Parigi a Tolbiac può essere un modello da imitare. Forse non tanto per l’architettura di Perrault (che ha dovuto essere arricchita, nelle sue quattro torri in vetro, di una serie di “persiane” che evitassero danni ai volumi) quanto per l’estrema facilità d’accesso agli utenti o per la trasformazione da cittadella invalicabile in struttura vivibile. Mentre valido esempio per le biblioteche universitarie made in Italy, possono essere le consorelle statunitensi aperte (e disponibili) ventiquattro ore su ventiquattro. Per il rettore dell’Università di Bologna Fabio Roversi Monaco, le nostre biblioteche universitarie risultano infatti «ancora troppo frammentate per contribuire a quella formazione di allievi e insegnanti» che ne costituisce il compito primario.

Aspettando Internet, c’è però chi si è già adattato con successo alle proprie limitazioni. Come il Sistema bibliotecario della Val Trompia che ha coinvolto le scuole elementari e medie di diciannove comuni in una mostra itinerante dal titolo Fuori dal guscio: quattrocento libri scolastici in tutte le lingue d’Europa, con un’appendice dedicata al mondo arabo, da trasportare direttamente sul territorio. A Bovezzo come a Concesio.

In attesa che anche la bibliotecaria modello Nonna Speranza o l’emulo statale del professor Kien, cadano nella rete di Internet (e in attesa che arrivino uomini e pezzi), il futuro comincia proprio da qui. E chissà che le Lettere di Santa Caterina, il Taccuino del Sangallo o l’Evangeliario bizantino del Decimo secolo proveniente dal Palazzo imperiale di Costantinopoli non siano presto destinati a partire per un lungo viaggio. Dalla settecentesca Biblioteca degli Intronati di Siena verso una non più avveniristica autostrada telematica. Un’autostrada, finalmente, ad alto scorrimento e senza nessun limite di lettura. (da "Il Sole 24 ore", 29 marzo 1998)


BUCCI, Stefano. A.A.A.: offresi biblioteche con identità futuribile. «AIB Notizie», 10 (1998), n. 4, p. 10.
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Copyright AIB, ultimo aggiornamento 1998-05-21 , a cura di: Andreas Zanzoni