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Nuova economia del libro: terminata la prima manche

di Elisabetta Poltronieri


Parallelamente ai lavori dell'ultimo Congresso nazionale dell'AIB, si è tenuto a Genova il 28 e 29 aprile scorso, un seminario italo-tedesco organizzato nell'ambito del progetto europeo Nuova economia del libro (NEL), avviato nel 1996 e giunto nella fase di conclusione della sua prima tornata. Il progetto, finanziato con fondi strutturali dell'Unione Europea nell'ambito del programma ADAPT, ha per oggetto la condivisione e l'elaborazione di programmi formativi comuni agli operatori della catena del libro nell'era del multimediale, vale a dire editori, librai e bibliotecari. L'Italia è entrata nella rosa dei paesi coordinatori della prima fase insieme ai Paesi Bassi e alla Repubblica federale tedesca, ma non è presente in questo secondo round del progetto, ora al nastro di partenza sotto l'egida transnazionale del Consiglio d'Europa e il coordinamento di ben sei paesi europei (Austria, Finlandia, Francia, Paesi Bassi, Repubblica federale tedesca e Svezia).
L'ospitalità riservata dall'Associazione italiana biblioteche a questo seminario bilaterale rappresenta un segno tangibile di continuità nell'adesione alle azioni comunitarie, accentuata per l'occasione dalla partecipazione di alcuni relatori italiani impegnati anche nelle sessioni del Congresso. L'AIB si è così nuovamente riscoperta interlocutrice di un'iniziativa giocata tra i partner europei in vista di una effettiva integrazione di esperienze e di progettualità nella formazione delle professioni del libro. In particolare, il seminario è consistito nell'illustrazione di una ricerca comparativa italo-tedesca sulle esigenze e le aspettative di formazione richieste dal mondo dell'informazione multimediale. L'anima del progetto NEL si forgia infatti proprio nella volontà di registrare le esigenze formative e varare i modelli didattici più consoni all'aggiornamento dei profili professionali. Lo sviluppo di modelli tecnologici innovativi ha reso evidente, innanzitutto, che le ragioni culturali mirate alla riqualificazione delle professioni del libro devono tradursi in una logica economica di rilancio dell'occupazione. Secondo le previsioni, gli investimenti nel settore dell'electronic publishing produrranno nei prossimi dieci anni un milione di posti di lavoro nei quindici paesi membri dell'Unione Europea. Del resto, le dimensioni di mercato dell'editoria elettronica sono in continua espansione e garantiscono competitività alle imprese, offrendo all'industria del libro a stampa un nuovo trend cui aderire. Accertata questa consapevolezza di fondo da parte delle associazioni di categoria, si apre la ricerca comune, intersettoriale e transnazionale, per un adattamento alle nuove tecniche di produzione editoriale.
Non a caso Italia e Germania si sono trovate affiancate in questa ricerca, a dimostrazione di un'affinità tra le rispettive politiche culturali di affermazione dei valori del libro e della produzione editoriale in genere. Basti pensare ad alcune simmetrie tra i due paesi, quali la valenza politico-amministrativa dei LŠnder tedeschi e delle nostre regioni e la frammentazione delle istituzioni a carattere locale che testimoniano, insieme alla vivacità delle organizzazioni professionali, una larga rappresentanza di organismi della società civile. In questa mappa di poteri pubblici locali e di iniziative delle componenti sociali, si colloca l'azione trasversale del Consiglio d'Europa, tesa a regolare la mediazione dei governi nazionali sollecitando l'affermazione di quelle istanze culturali che prima di altre devono fissare l'identità di un paese democratico. In particolare, riconosciuta la pervasività del nuovo credo tecnologico, l'azione di riequilibrio rivendicata dal Consiglio d'Europa si volge a temperare lo sviluppo industriale imboccato a senso unico dalle telecomunicazioni, in favore di una convergenza con le tesi delle istituzioni culturali. Convergenza da intendere come fusione di editoria, audiovisivi e telecomunicazioni, senza avvalorare egemonie lesive di un comparto sull'altro, ma nel senso di una distribuzione di contenuti elettronici da diverse piattaforme attraverso mezzi diversi come il computer e la televisione, o per via elettronica. Contrariamente, le tesi espresse in sede comunitaria nel Libro verde sulla convergenza pubblicato a dicembre del 1997 dalla DG XIII, spingono ancora a favore di un primato della logica industriale che rischia di sopraffare la portata culturale delle innovazioni tecnologiche calcando le ragioni della concorrenza e le questioni legali connesse al mercato del multimediale. Il discorso sulla convergenza deve attingere invece alla cultura del libro e alla sua matrice liberale estranea al predominio dei poteri economici, muovendosi verso quell'integrazione di risorse su varietà di supporti che spingerebbe a ribattezzare più propriamente il progetto NEL in New media economy. Intanto, con immutata sensibilità per i temi dell'affermazione culturale, il Consiglio d'Europa si sta attivando per produrre una raccomandazione sui nuovi profili professionali e qualificazioni nel campo dell'editoria elettronica.
Dall'analisi dei curricula delle università tedesche riservati ai bibliotecari si ricava che se per gli editori la strada della formazione si diparte dalla familiarità acquisita con i virtuosismi tecnici dei nuovi prodotti multimediali, per i bibliotecari la competenza tecnologica si alimenta dal contatto con gli utenti. Le biblioteche offrono servizi sempre più flessibili quanto a rapidità e disponibilità di accesso alle informazioni, differenziate in base a costi e garanzia di qualità. Nello standard di competenze richieste ai bibliotecari rientrano abilità nella comunicazione interpersonale, capacità creativa e attitudine alla conduzione dei servizi in una prospettiva economica; sul tronco di una formazione e di un apprendimento continui si deve innestare, inoltre, una proiezione verso l'esterno, volta a decentrare i servizi per andare incontro all'utenza e collocarne il successo al centro del proprio impegno professionale. I corsi di studio di livello accademico per gli operatori dell'informazione prevedono in Germania l'insegnamento di tecniche di management e di informatica, unitamente a quello delle lingue straniere, per gli scambi con l'estero, e di economia e sociologia delle informazioni. Parte integrante dei corsi è la realizzazione di un'impronta di managerialità nel settore classico dell'informazione che in sintonia con le ragioni economiche dell'industria renda possibile l'innovazione dei prodotti e la loro stabilità sul mercato. I piani di formazione per i bibliotecari in vigore nelle università tedesche tendono in tal modo ad amalgamarsi con i curricula editoriali, in direzione di una effettiva convergenza dei due indirizzi professionali. La conquista di fluidità tra i programmi formativi riferiti a questi due versanti attuata già durante i corsi accademici imprime un forte valore di mercato all'istituzione universitaria che, a differenza di quanto accade in Italia, colloca con prontezza e successo la nuova forza lavoro in adeguati contesti produttivi. I laureati del 2000 potranno quindi contare su rosee prospettive di occupazione, dal momento che il settore imprenditoriale, investito da flussi crescenti di comunicazione, dovrà ricorrere a esperti dell'informazione in grado di navigare con maestria tra le risorse in rete.
Nel paniere della formazione, ancora dall'osservatorio sugli studi condotti in Germania, c'è anche il progetto di costruire un ruolo sociale per le biblioteche, siano esse di pubblica lettura che a carattere scientifico connesse a un ente. In questo senso, le prime sono destinate a diventare centri di apprendimento permanente in cui si formano manager della cultura e mediatori di informazioni esperti nelle problematiche sociali, mentre le seconde sono chiamate a svolgere funzioni di consulenza e di rappresentanza degli obiettivi perseguiti dagli enti di appartenenza. Circa l'utilizzo delle risorse di rete in biblioteca, un recente studio (autunno 1997) su alcune biblioteche pubbliche tedesche ha individuato nuovi target di utenti rilevati in concomitanza con l'accesso a Internet presso le biblioteche e ha consentito di conoscere le loro attese nei confronti del servizio reso, l'interesse primario nell'avvicinarsi a Internet (intrattenimento o esigenze informative a scopo professionale), gli argomenti più selezionati, i luoghi più frequenti di utilizzo della rete oltre alla biblioteca (caffè-Internet o postazioni domestiche), le eventuali richieste di ricerca assistita, i servizi maggiormente utilizzati e, infine, le difficoltà incontrate più frequentemente nell'accesso in rete. Complessivamente, è risultato che Internet non soppianta la consultazione dei mezzi tradizionali di informazione in biblioteca, che la rete riduce il gap informativo tra i vari strati sociali e sembra schiudere per le biblioteche la possibilità di offrire servizi informativi alle piccole e medie imprese offrendo in tal modo un contributo all'economia. Quanto ai canali di vendita dei prodotti multimediali in Germania, i librai denunciano di non conoscere ancora nel dettaglio le caratteristiche dei nuovi supporti e le librerie si collocano tra il quinto e il sesto posto nella gerarchia degli esercizi commerciali in cui è possibile acquistare materiale multimediale.
Per quanto riguarda l'Italia, solo l'8% dei prodotti offline transita attraverso le librerie, occupando così il secondo posto tra i negozi che offrono strumenti multimediali, dopo i PC shops.
Non sono mancate nel corso del seminario un'illustrazione della composita realtà amministrativa che caratterizza le nostre biblioteche, articolate in statali, di enti locali e universitarie, l'identificazione della professione del bibliotecario in cui si fanno correntemente rifluire tutti gli aspetti delle attività svolte sia in biblioteca che in centri di documentazione e, infine, un'analisi argomentata delle prospettive occupazionali nel settore. Quest'ultimo punto ha suscitato considerazioni legate alla stagnazione del mercato del lavoro in Italia, regolato dal meccanismo dei concorsi pubblici, ultimamente banditi in misura ridotta con un conseguente calo delle assunzioni non compensato in modo soddisfacente dalle possibilità di impiego presso cooperative di servizi. Una cronistoria dell'evoluzione organizzativa delle nostre biblioteche ha evidenziato la tradizionale centralità della catalogazione tra le attività di biblioteca per poi attestare, a partire dalla metà degli anni Ottanta, uno spostamento verso le funzioni di recupero dell'informazione e una familiarità crescente con gli strumenti di registrazione elettronica delle informazioni che via via hanno affiancato il libro. Attualmente, la maggior parte delle biblioteche si è dotata di una LAN e dispone di un OPAC, mentre alcune hanno attivato servizi multimediali, producono materiale multimediale e si preparano ad accogliere tra il personale un bibliotecario di rete (Internet librarian). Si è imposta da questo momento l'opera di alfabetizzazione informatica degli utenti e si è affacciata contemporaneamente l'ipotesi di una trasformazione delle biblioteche in santuari del digitale, con una conseguente ridefinizione della professione. Comunque, prevarrebbe tuttora nella nostra cultura biblioteconomica un'attenzione maggiore ai compiti di natura sociale della biblioteca, piuttosto che ai percorsi della formazione professionale. La riflessione è puntata sui costi crescenti dell'informazione e sulle discriminazioni che l'accesso a pagamento potrebbe provocare nella società dell'informazione. Le questioni affrontate in via istituzionale riguardano inoltre l'uso delle infrastrutture telematiche, l'elaborazione di nuove modalità di servizio e, come dimostra la promozione del progetto NEL da parte dell'Ufficio centrale dei beni librari, la ricerca per un collegamento tra le diverse professionalità del libro.
Un apporto agli studi sui bisogni di formazione delle professioni del libro è stato offerto dall'AIE (Associazione italiana editori), partner del progetto NEL, che si è impegnata nella realizzazione di pacchetti formativi diretti alla riqualificazione degli addetti editoriali. L'evoluzione dei profili professionali ha seguito lo sviluppo tecnologico dell'industria editoriale, caratterizzandosi negli anni Ottanta come un'innovazione di processo fondata sull'introduzione del desk top publishing per poi delinearsi, all'inizio degli anni Novanta, come un'innovazione di prodotto. Nel primo decennio il processo produttivo si è accelerato grazie all'introduzione del computer a costo però di sacrificare le figure professionali meno qualificate, mentre non si esita ad affidare all'esterno sia lo svolgimento delle attività redazionali sia il controllo di qualità sulle procedure. All'inizio di questo decennio si inaugura invece la realizzazione dei prodotti su disco e aumenta la domanda di operatori qualificati, soprattutto in termini di maggiore creatività rispetto al vecchio staff editoriale; la cultura d'impresa orientata ancora sul mercato interno si misura con la tendenza all'internazionalizzazione dei mercati, ma nonostante l'ottimismo sul consumo dei nuovi prodotti editoriali, la fetta di mercato dei new media rimane ancora esigua: nel 1996 il dato relativo alle vendite è pari a circa il 6% del mercato librario. Tuttavia, pure a fronte di una produttività ancora bassa, a costi crescenti e con difficoltà a rimanere stabile, l'industria editoriale degli anni Novanta realizza il traguardo della convergenza tra innovazione tecnologica e contenuti, intesa come trasformazione in digit dell'informazione nata su formato tradizionale.
Sempre da un'inchiesta dell'AIE sui profili professionali, è emerso che le competenze chiave nel campo multimediale riguardano alcune aree specifiche:

– la produzione di strumenti offline, vale a dire la realizzazione di CD-ROM in cui si avvicendano una pluralità di figure impegnate all'interno e all'esterno delle case editrici: autore e regista multimediale, produttore esecutivo, redattore dei testi e la triade grafico, iconografo e fonico multimediale;
– la realizzazione di risorse in Internet che richiedono il coinvolgimento di un progettista del sito Web, di un gestore della comunicazione in rete e di un grafico;
– la gestione dei flussi di informazione all'interno della case editrici che investe dati di tipo numerico, documentale o tecnico;
– gli aspetti legali del comparto multimediale che richiedono esperti in grado di monitorare la questione dei diritti da acquisire sui diversi prodotti.

Sul fronte dell'industria editoriale e del commercio librario si avverte dunque incisiva la spinta verso la riconversione delle figure tradizionali classiche e il trend innovativo determinato dal progresso tecnologico si afferma in funzione di una logica commerciale che intende assicurare al prodotto la sua quota di mercato. Malgrado i generosi parallelismi istituiti in occasione di questo seminario tra aziende editoriali e biblioteche circa il rimodellamento delle professioni e in nome di una invocata integrazione dei processi formativi, rimane la perplessità di estendere al sistema di trattamento dell'informazione che si genera in biblioteca concetti di puro spessore economico riflessi da termini come vendita, profitto, competitività e quant'altro la filosofia di impresa racchiude. Per esplicitare uno di quei parallelismi, è stato affermato che l'organizzazione del lavoro è cambiata in modo radicale nelle case editrici e che esse si candidano a diventare sempre più industrie del contenuto, dedite a mettere insieme informazioni e a catalogarle per renderle reperibili, assimilando così la loro attività a quella propria delle biblioteche. é innegabile che questo sia il caso di un travaso di funzioni, ma rimane in ogni caso differenziata la motivazione ultima di tali procedure, preordinata ad attività precipue di un'azienda editoriale (progettazione, realizzazione e vendita di un prodotto) nel primo caso, legata invece all'essenza specifica del lavoro di biblioteca nel secondo.
Se il richiamo incessante dei virtuosismi tecnologici ha ammaliato tante istituzioni del sapere tra cui le biblioteche, queste ultime, anche ridisegnate su basi di conduzione manageriale, quanto si voglia impegnate nella produzione di informazione e affrancate dall'assolutismo della gratuità dei servizi, continueranno a preservare il loro specifico che è la diffusione dei valori culturali intesa come missione sociale nell'ambito di una comunità e non l'energia, seppure parimenti vitale, spesa sull'altare della concorrenza e dell'affermazione sul mercato.


POLTRONIERI, Elisabetta. Nuova economia del libro: terminata la prima manche. «AIB Notizie», 10 (1998), n. 6, p. 9-11.
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Copyright AIB, ultimo aggiornamento 1998-07-19 , a cura di: Andreas Zanzoni