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Autoritratto di Derek Austin

a cura di Elisabetta Poltronieri


"Cataloging & classification quarterly" è edita dalla Haworth Press, casa editrice americana forte di un ampio parco titoli nel settore della biblioteconomia. I campi di interesse della rivista coprono l'intera area della catalogazione, sia descrittiva che semantica, e della classificazione, fino a includere le tematiche legate al controllo bibliografico. I contributi si situano su un piano estremamente vario che spazia dall'articolo di profilo storico o di contenuto votato alla ricerca a quello incentrato su problematiche attuali e dal saggio di taglio teorico all'illustrazione di esperienze concrete. Sono prese in considerazione tutte le tipologie di materiale documentario ed è privilegiata la descrizione di programmi innovativi che incidano, anche con il ricorso alle nuove tecnologie, sui settori di interesse della rivista (sito Internet della Haworth: http://www.haworthpressinc.com).

In un fascicolo speciale di "Cataloging & classification quarterly" 25 (1998), dal titolo Portraits in cataloging and classification: theorists, educators, and practitioners of the late twentieth century – (part 1), dedicato ai 25 anni della rivista, è raccolta una serie di contributi relativi a personaggi che hanno segnato a vario titolo il corso dell'indicizzazione negli ultimi decenni. L'intento celebrativo si è risolto nella presentazione di testimonianze dirette o mediate dei più diversi attori sulla scena internazionale, per lo più di area anglosassone, e nell'ospitalità aperta ai più vari registri espressivi, dal resoconto in prima persona all'intervista strutturata, tali da trasmettere una vibrante rassegna di cronache professionali.
Nei portraits collezionati dal fascicolo, uno spessore a sé acquista l'"autoritratto" di Derek Austin, nume tutelare del sistema PRECIS, impegnato in una suggestiva rievocazione della sua carriera, prodiga di notazioni illuminanti sui vari aspetti della sua professione e sul clima che accompagnò l'affermazione di prospettive inedite nella storia dell'indicizzazione. Come solitamente avviene, certi snodi nell'esperienza di alcuni ingegni "forti" per intuizione e fecondità nell'elaborazione di nuove tecniche finiscono con l'ammantarsi di significato universale e si cementano rapidamente in dottrina professionale.
Fuori dalle puntualizzazioni biografiche rese nel saggio con curiosi aneddoti, sembra utile soffermarsi sulle linee evolutive dell'attività di Austin. L'approdo naturale alle tematiche dell'indicizzazione si compie per questo autore dopo un intenso periodo speso nel campo delle informazioni bibliografiche come reference librarian. La familiarità acquisita nella ricerca su indici e repertori sollecita il suo interesse verso la valutazione dei sistemi di indicizzazione. La prima occasione di cimentarsi in questo ambito la ottiene entrando nello staff della British National Bibliography (BNB) come supervisore dei codici Dewey e delle voci dell'indice a catena assegnate ai record della BNB. L'impegno nel vivo della ricerca fu determinato per Austin dall'ingresso nella sfera di azione del Classification Research Group (CRG), quando le teorizzazioni del Gruppo, costituitosi informalmente già nel 1952, arrivarono a esprimere compiutamente nel 1963 il nuovo orientamento di studi sull'indicizzazione. Sull'onda di una diffusa insofferenza verso la logica enumerativa e rigida dei sistemi tradizionali (DDC e LC) i programmi didattici della Library Association non tardarono a recepire i principi dell'analisi a faccette, propri dell'impianto analitico-sintetico della classificazione Colon e a produrre, di conseguenza, una ricca pubblicistica sensibile al nuovo indirizzo della ricerca.
Le memorie di Austin ripropongono a questo punto le linee guida del PRECIS, applicato ai primi fascicoli della BNB nel 1971: dall'intento di sviluppare categorie generali di concetti e di esplicitare le relazioni tra di essi, all'impiego di un ordine di citazione standard cui improntare la sequenza dei termini nella stringa di soggetto. Nella pratica dell'indicizzazione affiorava cos“ l'integrazione tra la ricerca sui significati, volta a riconoscere la naturale organizzazione gerarchica dei concetti (tramite le relazioni genere-specie e parte-tutto) e quella sintattica, tesa ad assicurare una costruzione regolata dei concetti in base alla loro valenza logica. Austin insiste soprattutto sul forte carattere sintattico del PRECIS, fondato sul rispetto della dipendenza dal contesto (la proprietà che ha generato il nome del sistema: PREserved Context Indexing System) e della relazione uno a uno, principi governatori della formulazione della stringa. Non tralascia di spiegare, inoltre, la portata innovativa del nuovo sistema e il suo impatto sulla pratica dell'indicizzazione a catena impiegata dalla BNB. I fattori sottolineati a riguardo sono l'applicabilità dell'automazione alla produzione di indici a stampa, tale da generare una rotazione di termini codificati tramite operatori di ruolo, la realizzazione di stringhe coestese con il soggetto, l'accesso diretto a ciascun termine specifico della stringa, incluso quello al corredo delle varie cross references, e l'affrancamento dallo schema classificatorio dei termini che imponeva la scelta di un concetto prioritario per la collocazione fisica di un documento. Proprio in merito a quest'ultimo punto Austin compendia efficacemente i vantaggi del nuovo metodo affermando: "PRECIS tells you what the document is about; the class number tells you where we decided to put it".
La prima edizione del manuale sul PRECIS curata dallo stesso Austin apparve soltanto nel 1974, per lo più in risposta a esigenze didattiche, e fu seguita da una seconda edizione a distanza di ben dieci anni. I riscontri del nuovo metodo si rivelarono subito positivi, tanto da generare una forte domanda di formazione e da spingere alla pubblicazione di testi di esercitazione per le scuole. Le applicazioni intanto si indirizzarono alla produzione non solo automatizzata ma anche manuale degli indici, da destinare, in quest'ultimo caso, alle bibliografie a stampa.
Ancora sulla linea del ricordo si succedono gli eventi che Austin riporta come qualificanti per la sua vita professionale. Primi tra tutti gli sviluppi del PRECIS, dei quali rimase intessuta tutta la sua carriera e la sua attività di formazione, corso dopo corso, nelle aree geografiche più disparate. Parallelamente, sul versante delle difficoltà che pure accompagnarono l'evoluzione del metodo, l'autore riferisce di sperimentazioni in altre lingue, condotte, in alcuni casi, con superficialità e dilettantismo, e del tentativo di creare equivalenze tra la logica degli operatori di ruolo codificata dal PRECIS e le categorie grammaticali previste sia dalla lingua inglese che da altre lingue. La soluzione individuata da Austin in proposito riposava sulle moderne tesi della linguistica piuttosto che su una teoria della classificazione. Il ricorso esplicito era ai principi della grammatica generativo-trasformazionale di Chomsky, fondata sull'identificazione di una struttura profonda, responsabile del valore semantico di una frase, e di una struttura superficiale, esprimibile tramite le diverse costruzioni grammaticali generate dai parlanti; due componenti del linguaggio che interagiscono nel processo di comunicazione. La concezione della sintassi elaborata da Chomsky è ripresa quindi da Austin per affermare una similarità di base tra le lingue e per motivare lo studio delle relazioni di base nei linguaggi di indicizzazione. Dai traguardi della linguistica e precisamente dallo studio dei "casi profondi " è derivato il riconoscimento di comuni relazioni tra i concetti, di tipo locativo, agentivo, strumentale, transitivo, corrispondenti allo schema delle funzioni logiche previste dal PRECIS. Sul filo di questa comparazione, si accrescono i punti di contatto tra il campo di osservazione della linguistica e gli oggetti di studio della biblioteconomia, in un mutuo riscontro di relazioni logiche intuitive tanto nelle frasi dei parlanti quanto nelle intestazioni costruite per gli indici di soggetti.
Come accade in ogni disciplina ad una significativa svolta di una tradizione di studi e di applicazioni, anche per il PRECIS non si può tacere una certa resistenza opposta al suo inquadramento nell'alveo dell'indicizzazione "ufficiale". Austin riferisce un po' sbrigativamente di due fazioni di "detrattori": quelli che non approvavano il metodo così com'era e quelli che lo criticavano per ciò che invece non era. Le ragioni "contro" documentate da Austin in questo saggio-intervista sono quelle di una eccessiva distanza dagli insegnamenti di Ranganathan e di una deviazione arbitraria dalla ricerca verso un nuovo sistema di classificazione e ordinamento fisico dei documenti. Si aggiunga l'esistenza di una sensibilità minima al problema dell'approccio per soggetti rispetto alle procedure della catalogazione descrittiva. Le dichiarazioni di Austin, in conclusione, si stemperano nella risposta alla domanda di rito sui destini della catalogazione e classificazione in particolare e della biblioteconomia in generale. L'atteggiamento è di contrarietà verso un quesito che così come formulato lascerebbe implicitamente immaginare l'epilogo di una professione, mentre è inconfutabile che le biblioteche, in quanto collezioni organizzate di registrazioni scritte rimarranno sempre "beni durevoli" e che i bibliotecari continueranno sapientemente il loro lavoro dimostrando di saper "addomesticare" anche le risorse più "selvagge" nella giungla dell'informazione elettronica dominata da Internet.


POLTRONIERI, Elisabetta. Autoritratto di Derek Austin. «AIB Notizie», 10 (1998), n. 9, p. 12-13.
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Copyright AIB, ultimo aggiornamento 1998-11-28 , a cura di: Andreas Zanzoni