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Lombardia


Della buona spolveratura e altro, ovvero: conservazione e tutela in biblioteca

Quello che potrebbe parere un argomento da corso di economia domestica d'altri tempi si è rivelato invece ai partecipanti al seminario del 25 settembre 1998 come uno dei problemi più difficili da affrontare seriamente all'interno delle nostre biblioteche. Nelle magnifiche sale del Castello Sforzesco di Milano che ospitano la giustamente famosa Biblioteca Trivulziana, tra le legature artistiche della collezione Weil Weiss, si è svolto un seminario oltremodo denso di contenuti, per bravura dei relatori e interesse dell'argomento. La giornata su "Conservazione e tutela in biblioteca", organizzata dall'AIB lombarda, dal Servizio Biblioteche e sistemi culturali integrati della Regione Lombardia e dalla Biblioteca Trivulziana, si inserisce nelle attività di formazione promosse dalla Regione dedicate innanzitutto ai responsabili e ai conservatori delle biblioteche dotate di fondi di pregio. Gli interventi del dibattito hanno rivelato un pubblico molto attento composto non solo da direttori di biblioteca e conservatori, ma da numerosissime professionalità: librai, restauratori, volontari, responsabili di amministrazioni pubbliche, scienziati.
I lavori sono stati aperti dagli interventi di Salvatore Carrubba (assessore alla Cultura e Musei del Comune di Milano), da Loredana Vaccani (che ha reso presente l'attività dell'AIB), mentre l'assessore Tremaglia della Regione Lombardia, infortunato, è stato sostituito da Ornella Foglieni.
Un fil rouge pare aver attraversato gli interventi della giornata: l'importanza della biblioteca come istituto dell'autonomia locale anche per la conservazione e la tutela. Si è entrati nel vivo della materia con Guglielmo Cavallo, che con la consueta maestria ha parlato de I fondi di biblioteca: storia e ricchezza di un patrimonio da conservare (l'intervento è stato ripreso anche sulle colonne de "Il sole 24 ore" di domenica 27 settembre, ma leggermente modificato da alcuni tagli redazionali). Tralasciando per un momento il sogno di poter conoscere la "storia privata dei singoli esemplari" per conoscere la storia delle grandi collezioni librarie, emerge la caratteristica italiana di una geografia dislocata delle grandi biblioteche: Modena, Firenze, Cesena (ma anche Venezia, Urbino, Mantova e Pavia e più tardi l'Universitaria di Torino, la Palatina di Parma e via discorrendo) sono biblioteche di conservazione che si differenziano profondamente per realtà locali in cui sono radicate, per modi di costituzione, vicende storiche, tipologia di accessioni successive. Bisogna quindi essere consapevoli che la conservazione deve avere come base l'interazione profonda tra il capire storicamente e l'operare praticamente. La conoscenza del materiale bibliografico è possibile solo dove la biblioteca si è creata ed è esistita. La nostra epoca di trapasso, che avverte la necessità di tramandare alle generazioni future il tesoro della conoscenza, sente fortemente la minaccia della perdita di "memoria". La risposta non può essere solo la riproduzione del testo, facilmente offerta dalla soluzione informatica, spacciata come toccasana, ma tramandare alla storia l'oggetto stesso portatore di testo. Qualsiasi riproduzione, che pure può essere utile per salvaguardare il libro, non può sostituire l'oggetto in quanto tale e una salvaguardia che operi solamente per occultamento in realtà realizza solo la sparizione dell'oggetto stesso (inquietante la constatazione che nessun reperto è stato restituito dalla custodia sacrale delle grandi biblioteche dell'antichità, Alessandria in testa a tutte, quanto piuttosto da esemplari di uso privato o scolastico). Il libro resta quindi l'ultimo spazio concesso all'immaginazione, nella nostra epoca dominata dalle immagini.
Ha riportato tutti alla realtà materiale Carlo Federici discorrendo con la passione che gli è propria di Formazione dei conservatori e organizzazione della conservazione in biblioteca. Stato dell'arte e prospettive future. Partendo dalla premessa che la conservazione deve porsi come salvaguardia delle informazioni storiche (e non tanto invece come ripristino della funzionalità), si deve tenere conto della differente finalità d'uso e di funzione d'oggi rispetto al tempo in cui l'opera è stata realizzata. Proponendo un parallelo tra medicina e restauro, è evidente che l'intervento chirurgico deve essere l'extrema ratio, mentre la normale igiene e piccole cure sono la normalità per una vita sana. Come nella medicina medievale, quando gli interventi chirurgici erano demandati a cerusici o barbieri e il medico si dedicava alla speculazione, finora l'aspetto materiale delle operazioni di restauro è stato sottovalutato rispetto al momento di studio. Rimpiangendo l'occasione mancata dei corsi di laurea in conservazione dei beni culturali, ci si può augurare che, con un'accelerazione molto più veloce che nelle professioni mediche, in futuro il restauratore abbia lo stesso prestigio sociale dell'odontoiatra o del chirurgo. Anzi il restauratore avrà maggior importanza del conservatore stesso, dato che deve possedere anche ottime capacità manuali e che le operazioni che deve compiere sono più "rischiose" e difficili. Anche la semplice conservazione però richiede competenza e capacità. Interventi preventivi apparentemente semplici possono avere risvolti dannosi: così la climatizzazione degli ambienti, così la disinfezione o la disinfestazione, così la spolveratura. Ne consegue inoltre l'indispensabile formazione e coinvolgimento di tutto il personale per una buona conservazione (a brillante esempio di questo può essere citata la Marciana di Venezia); anzi non solo il personale ma anche gli utenti (per i quali il più delle volte il libro è un mezzo e non un fine) vanno opportunamente sensibilizzati. In una coinvolgente scorribanda finale sull'attività dell'Istituto di Patologia del Libro, è infine emersa l'idea forte che per realizzare una efficace attività di conservazione una via obbligata sia di certo il decentramento.
Luigi Crocetti discorrendo di Le biblioteche di conservazione negli enti locali: la gestione della tutela si chiede perché, mentre per le normali attività della biblioteca (acquisti, orari, ecc.) scelte e decisioni possano venire prese in base alle proprie esigenze, specializzazione, utenza, si è meno propensi a concedere autonomia per quanto riguarda tutela e restauro. Certo spesso si è assistito a una cattiva gestione da parte delle Regioni; certamente certi paradigmi scientifici prescrivono l'adozione di materiali e procedure sperimentate, d'altra parte scienza e tecnica correttamente intese rifiutano l'adozione acritica di un modello. La risposta è soprattutto di ordine empirico e pratico: senza ricerca c'è pressappochismo e la ricerca costa e molto, è quindi economico avere un centro che come ora dà molte garanzie invece che una molteplicità di centri. Quello che deve restare libero nella gestione delle raccolte è lo spazio "politico", quello che stabilisce le priorità dove normalmente le risorse sono poche. Qui si vede anche l'importanza delle persone, delle loro capacità e competenze e delle doti necessarie a chi è posto nell'ufficio addetto alle biblioteche. La situazione invece non è ottimale: il quadro attuale delle autonomie locali non è molto confortante, gli amministratori locali mostrano di norma scarsa sensibilità nei confronti delle biblioteche, si assiste a una "rarefazione" progressiva dei tecnici. Inoltre, se delle funzioni proprie delle sovrintendenze, quella di promozione è stata ben recepita dalle Regioni, non altrettanto si può dire per quella di tutela, ancora ampiamente disattesa. Se il panorama non è confortante però una realtà come quella Lombarda, dove gli enti locali molto hanno fatto per la tutela, può essere il termine di paragone da seguire per altre situazioni invece ancora negative.
Un quadro inaspettato è emerso dall'intervento di Giovanni M. Piazza che ha tratteggiato La conservazione delle raccolte bibliografiche e documentarie nel Comune di Milano. Le statistiche delle biblioteche comunali mostrano infatti un patrimonio di gran lunga inferiore ad altre realtà cittadine (Braidense e Università Cattolica in testa). La situazione attuale è certamente il risultato di scelte progettuali sbagliate o mancanti nel dopoguerra, che hanno condizionato pesantemente la possibilità di espansione, di una politica di acquisizioni e di una corretta gestione del materiale bibliografico. I problemi di spazi che affliggono le collezioni delle biblioteche del Comune sono oltretutto aggravati dalla progressiva riduzione del personale. La progettazione che è mancata per le biblioteche invece è stata fatta vent'anni fa presso la Biblioteca Trivulziana e archivio storico civico per il Civico gabinetto di restauro, questa realtà nata e pensata per essere un vero laboratorio, ha potuto contare anche su un personale costante (anche se insufficiente a tutte le esigenze del Comune). Il fatto di poter contare su grandi professionalità e di poter utilizzare sofisticate strumentazioni ha fatto però emergere come un problema apparentemente banale quale la spolveratura sia ancora irrisolto.
Ha chiuso la giornata Ornella Foglieni illustrando La politica per la tutela dei beni librari in Lombardia. La Lombardia è sempre stata una regione all'avanguardia, già con la legge regionale n. 41 del 1973 dimostrava una grande attenzione alle biblioteche e grazie a questa legge sono stati possibili moltissimi interventi (anche finanziariamente consistenti). L'attuale legge n. 81 del 1985 è al momento in corso di verifica e subirà piccoli ritocchi in attesa di una riorganizzazione complessiva, indispensabile dopo le leggi Bassanini. Un problema "spinoso" da affrontare è sicuramente quello della tutela, questa è una prerogativa dello Stato a cui concorrono tutti gli enti locali, rendendo quindi indispensabile una concertazione della programmazione. La questione della tutela è complicata anche da leggi quali la n. 88 del 1998 (sulla circolazione dei beni culturali) e dalla necessità di uniformarsi alla legislazione comunitaria. Cambieranno quindi le modalità di gestione, si dovranno realizzare progetti e accordi, ma le attività di indagine sul patrimonio, di conoscenza e censimento (premessa indispensabile alla conservazione), di formazione e aggiornamento continueranno in maniera più snella ed efficace.


AIB attività delle sezioni - notizie dalle regioni. Lombardia. «AIB Notizie», 10 (1998), n. 9, p. 18-19.
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Copyright AIB, ultimo aggiornamento 1998-11-28 , a cura di: Andreas Zanzoni