AIB-logoAssociazione italiana biblioteche. AIB Notizie 10/98
Il Ministero per i beni e le attività culturali e le biblioteche

di Anna Maria Mandillo


Quadro generale
Da tempo è forte l'esigenza tra gli addetti ai lavori, sollecitata anche da personalità della cultura, di realizzare un disegno complessivo di riforma per le biblioteche che dovrebbe definire gli indirizzi e gli strumenti di una politica del settore in Italia. Purtroppo con il decreto n. 368 del 20 ottobre 1998 che istituisce il Ministero per i beni e le attività culturali questo non si è ancora realizzato.
Già le avvisaglie di una visione frammentaria e limitata nei riguardi del settore erano apparse nel decreto legislativo 112 del 31 marzo 1998 che aveva individuato i compiti e le funzioni dello Stato e delle Regioni nel processo di riforma della pubblica amministrazione avviato con la l.59/97. Sulle biblioteche l'unico provvedimento che appare parziale e non omogeneo, a nostro parere, in questo decreto, riguarda le biblioteche pubbliche statali universitarie (art. 151). Per queste è previsto il passaggio alle università solo se e quando queste lo richiederanno: appare evidente la mancanza di un quadro di riferimento e di un reale spirito riformatore. Sarà quindi, immaginiamo, più complessa, in assenza di linee guida, la fase della gestione delle convenzioni da stipulare tra Ministero e università (attualmente le richieste sembra siano state avanzate dalle Università di Bologna, Padova, Pisa). Gli aspetti rilevanti di questa operazione non saranno solo quelli patrimoniali, già richiamati nel decreto in modo non soddisfacente, ma anche quelli che toccano la continutà e qualità dei servizi, l'integrazione del personale e il riconoscimento delle professionalità esistenti.
Ma, a causa della scarsa attenzione al settore, come sopra accennato, durante tutto il periodo di preparazione del provvedimento di istituzione del nuovo ministero e delle pochissime occasioni di confronto tra le componenti tecniche e amministrative nel Ministero, il decreto è apparso a molti come l'ennesima occasione mancata per le biblioteche.
È vero che, a giustificazione del loro operato, gli estensori del provvedimento, i capi di gabinetto del Ministro Veltroni alla Presidenza del Consiglio e al Ministero per i beni culturali, hanno messo in evidenza la ristrettezza della delega governativa che ha influenzato la preparazione dei decreti attuativi della riforma della pubblica amministrazione, ma noi crediamo sia mancato il necessario approfondimento delle tematiche e dei problemi del settore, causato anche dalla maggiore rilevanza che il settore delle arti ha avuto nel momento di disegnare il nuovo ministero.
L'apporto concreto all'esame delle questioni relative alle biblioteche è pertanto venuto dal dibattito nelle associazioni professionali, soprattuto nell'Associazione italiana biblioteche e nell'Associazione Bianchi Bandinelli. Sono cos“ state messe in rilievo le carenze e sono stati presentati alcuni emendamenti al testo che si sperava potessero essere accolti prima della presentazione del decreto al Consiglio dei Ministri. Uguale sensibilità ha mostrato la Commissione bicamerale alla quale il testo è andato in esame, perché ha accettato in massima parte le motivazioni esposte, in occasione dell'audizione, dalle associazioni, le ha accolte e inserite nella relazione finale inviata al Governo.
Nel decreto, alla fine solo alcuni dei suggerimenti sono passati. Per quel che interessa le biblioteche è stato aggiunto tra le funzioni amministrative "lo sviluppo dei servizi bibliografici e bibliotecari nazionali".
Il risultato, anche se non è esaltante per come questa funzione appare inserita nel contesto, è utile perché finalmente porta a dignità di legge (e quindi vincolante) una materia finora trattata in Italia prevalentemente solo nelle commissioni di studio degli addetti ai lavori.
Con questa aggiunta concreta e più tecnica, inoltre, ci sembra che si esca dalla scarsa incisività della dizione del punto c) del comma 2 dell'art. 2 dedicato "alla promozione del libro, della lettura e delle attività editoriali di elevato valore culturale", finalizzato piuttosto ad individuare l'opera di sostegno che il ministero svolgerà nei riguardi dell'editoria e dei suoi prodotti che a delineare le funzioni del Ministero per il settore delle biblioteche.

I servizi bibliografici e bibliotecari nazionali
Parlare in concreto di sviluppo dei servizi bibliografici e bibliotecari nazionali significa prima di tutto avere ben chiari i compiti che corrispondono a questa sintetica definizione.
In Italia il lavoro già fatto in questa direzione deve essere consolidato nel nuovo ministero per rendere i servizi che sono già esistenti, o i nuovi che dovranno realizzarsi, adeguati alla crescita della domanda da parte degli utenti, alle potenzialità offerte dalla tecnologia, agli obiettivi di partecipazione piena e responsabile alla società globale dell'informazione.
In tutti i paesi quando si parla di servizi nazionali si pensa a:
– la gestione del deposito legale della produzione editoriale nazionale non solo libraria;
– la realizzazione e diffusione della bibliografia nazionale a stampa e su supporti elettronici (a documentazione della produzione editoriale sopra citata);
– la creazione del catalogo collettivo nazionale corrente e retrospettivo (attualmente realizzato in Italia dalla rete del Servizio Bibliotecario Nazionale/ SBN);
– la circolazione e scambio a livello nazionale e internazionale dei dati bibliografici per accrescere le possibilità informative degli utenti;
– la definizione e diffusione di standard e di normative tecnico-scientifiche per quanto riguarda la conservazione, la catalogazione, i servizi;
– la circolazione delle opere (documenti) mediante il servizio di prestito o di riproduzione;
– il coordinamento di progetti a livello nazionale, in accordo con le regioni e le università, per lo sviluppo delle collezioni, l'ampliamento degli strumenti d'informazione e di conoscenza, il potenziamento dei servizi al pubblico. Quali esempi significativi utili alla conservazione e valorizzazione delle raccolte si suggerisce la realizzazione della emeroteca nazionale e della biblioteca digitale italiana;
– gli accordi per la definizione di contratti e licenze con editori e produttori per l'uso nelle biblioteche di prodotti elettronici e multimediali.

Temi e contenuti per i regolamenti
Ma perché quest'apertura nel decreto verso le biblioteche non resti solo una futura buona intenzione è indispensabile che si traduca in azioni concrete, a partire dai regolamenti applicativi che sono in preparazione.
I temi che devono trovare spazio di discussione e di confronto sono strettamente legati, per tradursi poi nelle norme regolamentari, all'individuazione di una forte organizzazione, duttile, articolata e coordinata dell'ufficio dirigenziale generale, degli istituti e delle biblioteche che dovranno gestire i servizi bibliografici e bibliotecari nazionali.
Nell'ambito dell'organizzazione del nuovo ministero (in particolare gli artt. 6 e 8 del decreto), l'attenzione per il settore delle biblioteche deve essere rivolta a:
1) l'articolazione dei compiti delle due biblioteche nazionali centrali di Firenze e di Roma, sviluppando l'idea di biblioteca nazionale italiana che nel dibattito apertosi nelle associazioni si traduce in due ipotesi praticabili, quella della creazione di un'unica nuova struttura o di un coordinamento tra più biblioteche.
Materia rilevante questa, perché alla biblioteca nazionale italiana fanno capo molti dei servizi bibliografici e bibliotecari che sono qualificanti non solo a livello nazionale, ma necessari anche per assicurare un'adeguata presenza dell'Italia tra gli altri paesi europei.
Al momento attuale non c'è una regolamentazione sufficiente, perché il decreto (previsto nel d.P.R. 805/75) che doveva definire i compiti delle due biblioteche e dell'Istituto centrale per il catalogo unico non è stato emanato, ed il Regolamento organico delle biblioteche pubbliche statali (d.P.R. 417/95) definisce a livello generale i compiti delle biblioteche nel loro complesso e non si sofferma in particolare sulle due biblioteche nazionali centrali.
2) Il riordino degli istituti centrali, che hanno ed avranno sempre di più, in un quadro decentrato, un ruolo significativo per la definizione di piani nazionali. In questa prospettiva si rende necessario potenziare e meglio ridefinire i loro compiti di studio, di ricerca, di emanazione di standard, di coordinamento della rete nazionale SBN, di piano nazionale di conservazione, di didattica.
L'Istituto centrale per il catalogo unico, tra i suoi compiti, svolge un ruolo di coordinamento del Servizio bibliotecario nazionale (SBN), la rete di servizi realizzata dal Ministero, dalle Regioni, e università importante non solo come realizzazione scientifica e tecnologica, ma anche come esempio positivo di collaborazione tra istituzioni diverse.
Il catalogo collettivo nazionale in linea e le funzionalità di interrogazione disponibili per un'utenza vasta e differenziata sulla rete Internet, realizzati mediante SBN, costituiscono una tappa importante che deve essere consolidata e sviluppata per assicurare una diffusione ampia di molteplici servizi, anche assicurando un'adeguata evoluzione tecnologica del sistema.
Per quanto riguarda l'Istituto centrale per la patologia del libro, il suo sviluppo è legato alla realizzazione di un piano nazionale della conservazione del materiale librario, che deve caratterizzare in modo più incisivo sia l'azione fondamentale di prevenzione dei danni che l'ambiente e l'uso possono determinare sul materiale librario e documentario, sia quella rivolta, ove necessario, agli interventi di restauro del patrimonio bibliografico nazionale.
3) La creazione di un istituto speciale per i beni sonori e audiovisivi, che dia una struttura giuridica adeguata alla Discoteca di Stato, istituto che raccoglie e conserva il patrimonio di registazioni sonore.
Poiché non è stato accolto l'emendamento presentato dalle associazioni per la trasformazione della Discoteca di Stato in Istituto centrale per i beni sonori ed audiovisivi, la creazione di un istituto che raccolga le competenze che appaiono oggi disorganicamrnte distribuite contribuirebbe ad orientare meglio una serie di provvedimenti che si rivolgono a questo settore. Sono contemporaneamente presenti infatti disposizioni gia emanate, come l'art. 156, d) del decreto legislativo 112 che prevede la costituzione di una videoteca nazionale, o in via di approvazione al Senato, come il d.d.l. 3167 sulla creazione del museo dell'audiovisivo, o il d.d.l. 228 sulla musica popolare che dovrebbero essere esaminati contestualmente per mettere meglio a fuoco gli obiettivi che in questo settore si vogliono raggiungere.
La Discoteca di Stato d'altra parte resta, nel nuovo ministero, vincolata all'articolo 27 del d.P.R. 805/75, rimasto in vigore, che la colloca nell'Ufficio centrale per i beni librari, a livello di una ripartizione interna. Infine, tra le competenze dei costituendi nuovi uffici dirigenziali non compaiono più quelle relative ai beni sonori e audiovisivi .
é importante pertanto che si faccia chiarezza e si costituisca in Italia un istituto nazionale di riferimento per il settore che assolva ai compiti propri degli istituti speciali ed anche al compito di gestire il deposito legale delle opere sonore ed audiovisive su diversi supporti.
4) L'autonomia degli istituti. Il problema è generale e comune a diversi settori del ministero, ma per le biblioteche riguarda in primo luogo le biblioteche nazionali centrali di Roma e di Firenze.
Purtroppo, nel decreto, il riferimento alla legge vigente per la Biblioteca di Roma (l.190/75), che resta confermata, non semplifica la situazione per questa biblioteca. Infatti l'autonomia prevista dalla legge richiamata, emanata ancor prima del d.p.r. 805/75, è parziale e limitata ed ormai superata dalla normativa generale dei dirigenti dello Stato.
Il pregiudizio che questo riferimento poteva apportare all' assegnazione di autonomia piena alla biblioteca era stato segnalato dalle Associazioni e ben compreso dalla Commissione bicamerale, ma non è stato accolto nella stesura definitiva del decreto.
L'autonomia per queste ed altre biblioteche dovrebbe essere invece, come prevede l'articolo 8 del decreto, "scientifica, finanziaria, organizzativa e contabile" e dovrebbe essere assegnata sulla base di criteri certi da individuare, a seguito dell'esame di un insieme di fattori tra di loro interdipendenti: caratteristiche del patrimonio bibliografico e documentario, quantità e qualità dei servizi, dotazione di bilancio, personale in organico.
Allo stesso modo si dovrebbe intervenire per garantire identico tipo di autonomia agli Istituti centrali, rimasti anch'essi ingabbiati nella norma del d.P.R. 805/75 lasciata in vigore dal decreto e per i quali si può configurare un'autonomia simile a quella assegnata alla Soprintendenza di Pompei (l. 352/97).
5) I comitati scientifici. Anche in questo caso i problemi sono comuni ai diversi settori del ministero e nei regolamenti è necessario che siano completamente chiarite le incertezze presenti nel decreto. é necessario quindi che siano definite le funzioni, le modalità di formazione che dovrebbero prevedere, a migliore garanzia dei risultati del loro lavoro, l'elezione dei componenti da parte del rispettivo corpo tecnico.

Problemi irrisolti
Tra i problemi che il decreto lascia irrisolti è importante segnalare:
Deposito legale. Va ricordata la situazione attuale della normativa in materia: sono operanti le norme del 1939, che regolano la consegna delle pubblicazioni stampate in Italia alle biblioteche depositarie e alla Discoteca di Stato secondo meccanismi anacronistici. é importante perciò rimuovere gli ostacoli che impediscono l'approvazione definitiva del d.d.l. 1496 alla Camera dei Deputati, intervenendo se sarà necessario con pochi emendamenti che valgano a migliorare il testo e renderlo più rispondente alle uniche esigenze di una legge di deposito: costituire gli archivi della produzione editoriale su diversi supporti e della produzione sonora e audiovisiva e garantire la sua documentazione a fini informativi, di studio, di ricerca.
Diritto d'autore. La mancata assegnazione al nuovo ministero di queste competenze è stata lamentata anche dalla Commissione bicamerale. Si spera pertanto che il trasferimento dalla Presidenza del Consiglio al Ministero per i beni e le attività culturali sia solo rinviato al momento della riforma degli uffici della Presidenza; di fatto assegnare le competenze al ministero può consentire di trattare la delicata materia del diritto d'autore con una visione più ampia ed attenta non solo alle esigenze della tutela dei diritti degli autori, editori e produttori, ma anche a quelle del diritto di accesso alle informazioni e alla conoscenza. In tale campo il ruolo di un Ministero per i beni e le attività culturali deve essere di primo piano e particolarmente incisivo, in considerazione soprattutto della rapida diffusione e dell'accesso al patrimonio culturale sotto forma digitale.
Decentramento. é un tema di rilievo per il futuro delle biblioteche pubbliche statali. Difatti per il settore delle biblioteche è già stato attuato un processo, con le disposizioni di legge degli anni 70 (l. 3/72 e d.P.R. 616/77), indirizzato al decentramento di alcune competenze.
Alle regioni fanno capo, pertanto, tutte le competenze relative alle biblioteche pubbliche operanti sul territorio; alle regioni sono state trasferite le soprintendenze bibliografiche e delegate le funzioni di tutela in materia di beni librari, senza però che da parte dello Stato sia stata portata a termine l'opera, fornendo indirizzi e direttive in materia di tutela per un comportamento uniforme da parte delle regioni. Per contro, non risulta che sia stato realmente esercitato il potere di surroga in caso di persistente inattività da parte di alcune regioni. Dalla loro parte non tutte le regioni hanno adempiuto in questi anni ai nuovi compiti loro trasferiti, creando cos“ una situazione di squilibrio riguardo all'incisività dell'azione di tutela.
Attualmente la questione decentramento è rimessa, come prevede il decreto legislativo 112, ad una commissione paritetica (Stato-Regioni) che avrà il compito, entro due anni dalla sua istituzione, di individuare "i musei o altri beni culturali statali la cui gestione rimane allo Stato e quelli per i quali essa è trasferita, secondo il principio di sussidarietà, alle regioni, alle province o ai comuni".
Tra gli "altri beni culturali"sembra possano essere comprese anche le biblioteche pubbliche statali, alle quali, dopo le scelte della commissione, sarà dato un assetto definitivo e sarà quindi stabilito quali faranno capo al Ministero e quali alle Regioni.
La componente del Ministero,in questa commissione, dovrà operare sulla base di criteri scientifici e organizzativi corrispondenti agli obiettivi che si sarà dato nel settore delle biblioteche.


MANDILLO, Anna Maria. Il Ministero per i beni e le attività culturali e le biblioteche. «AIB Notizie», 10 (998), n. 10, p. 8-10.
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