AIB-logoAssociazione italiana biblioteche. AIB Notizie 11/98
Intervista a Luca Bellingeri

a cura di Elisabetta Forte


Una lunga esperienza di volontariato, un lungo contributo di partecipazione alla vita associativa che, in forma diversa, continua.

D.: La vita di tutti i giorni alla Biblioteca nazionale centrale di Roma, cantiere aperto per l'evento del 2000. Ai lettori di «AIB notizie» la cronaca del lavoro difficile di oggi nella prospettiva dell'ultimazione dei lavori.
R.: Come probabilmente molti dei nostri lettori e colleghi già sapranno, da oltre un anno la Nazionale di Roma si trova ad attraversare un altro dei suoi purtroppo non infrequenti "momenti difficili". Completata meno di trenta anni fa, la sede di Castro Pretorio ha subito presentato evidenti problemi di manutenzione, legati allo stesso impianto dell'edificio, ancora oggi considerato un esempio emblematico e rappresentativo di un certo stile architettonico, ma certamente poco adatto allo scopo per cui era stato progettato. Le enormi superfici, la struttura in vetro e cemento, i molti e complessi impianti di cui necessita per un corretto funzionamento avrebbero infatti reso indispensabili interventi costanti di manutenzione ordinaria e straordinaria, che mal si conciliavano con un regolare andamento dei servizi e con la cronica, e ben nota, ristrettezza di fondi di cui la Biblioteca, in specie nell'ultimo decennio, ha sofferto. Le nuove norme di sicurezza che via via si sono andate accumulando negli anni hanno inoltre comportato una lunga serie di interventi straordinari, volti ad adeguare la struttura e gli impianti alle nuove disposizioni, con conseguenti interruzioni o riduzioni del servizio e ripetuti disagi per l'utenza.
Ancora una volta, dunque, la Vittorio Emanuele si è trovata a dover fronteggiare una "emergenza", legata, in questa occasione, alla presenza, seppur limitata, di amianto in alcune strutture presenti all'interno delle sale di consultazione e all'ennesimo intervento di adeguamento delle strutture alle norme di sicurezza. Con notevoli sforzi e grande impegno da parte di tutto il personale e della ditta incaricata dei lavori, si è tuttavia riusciti ad evitare una chiusura, seppur breve, dell'intero istituto e, a costo di frequenti ed onerosi spostamenti dei materiali (basti pensare che l'intero catalogo cartaceo è stato trasferito in questi ultimi mesi in tre diversi punti dell'edificio), a garantire in ogni momento, seppur talvolta in forma ridotta, la gran parte dei servizi della Biblioteca.
Ma per fortuna gli interventi previsti in questa occasione non saranno limitati alla sola impiantistica, né risponderanno esclusivamente a puri intenti "conservativi" dell'esistente. Grazie ai finanziamenti provenienti dai proventi del gioco del lotto, questa volta, infatti, per la prima volta dal trasferimento del 1970, sarà possibile intervenire sui locali della Nazionale in modo più radicale, realizzando una complessiva riorganizzazione degli spazi destinati al pubblico, che, tenendo conto degli oltre trenta anni trascorsi dalla sua costruzione, consenta alla Biblioteca di meglio rispondere alle diverse e mutate esigenze del servizio.
Il massiccio ingresso nelle biblioteche di tutto il mondo delle tecnologie informatiche, il crescente peso della multimedialità, le nuove, e in certo senso accresciute, esigenze dell'utenza non a caso hanno portato le maggiori biblioteche europee ad intraprendere negli ultimi anni profondi lavori di rinnovamento delle strutture in cui hanno sede, o attraverso la costruzione di nuovi edifici, come nel caso di Londra, Parigi o Copenaghen, o attraverso una riqualificazione degli spazi preesistenti, come avvenuto a Barcellona o Francoforte. Ogni esperienza ovviamente risponde a una storia e a bisogni diversi ed ha portato alla scelta di soluzioni diversificate, che sarebbe errato pensare di poter supinamente trasferire in altri contesti, ma rappresenta in ogni caso la testimonianza di un bisogno diffuso, in specie fra le grandi biblioteche nazionali, e di uno sforzo comune.
Impossibile in questo momento descrivere le soluzioni che verranno adottate per rendere più efficiente e funzionale la Nazionale di Roma. Lo studio di architettura incaricato di realizzare il progetto degli interventi sta infatti proprio in queste settimane ultimando i suoi lavori e ancora alcuni particolari devono essere definiti. Certamente, l'ampiezza stessa dell'edificio in cui ha sede la Biblioteca consentirˆ un più razionale impiego degli spazi, ad esempio rendendo finalmente parte integrante delle sale anche quelle aree, come la galleria centrale o l'atrio, fino ad oggi scarsamente utilizzate. Quello che in ogni caso possiamo dire è che questa volta la lunga attesa dei nostri lettori ed i disagi che inevitabilmente nei prossimi mesi dovranno continuare ad affrontare verranno certamente premiati dalla realizzazione di una struttura che, così; ci auguriamo, risulterà sicuramente più rispondente ai loro bisogni informativi.
D.:
Nazionale oggi e Nazionale ieri: un ruolo che cambia da spiegare agli utenti di oggi e di domani.
R.:
Così come sta avvenendo in tutte le principali biblioteche nazionali del mondo, anche la Nazionale di Roma ha sentito il bisogno, in questi ultimi anni, di avviare una profonda riflessione sul proprio ruolo e sulle proprie funzioni, legata ai radicali cambiamenti che hanno investito il mondo dell'informazione e più in generale le società avanzate.
I tradizionali compiti assegnati a questi istituti non paiono infatti più sufficienti a definire la funzione di queste biblioteche, sempre più direttamente coinvolte in quella globalizzazione del sapere e dell'informazione, di cui le reti, ed Internet in primo luogo, rappresentano il principale veicolo. Allo stesso tempo, la sempre più diffusa alfabetizzazione ed il parallelo innalzamento del livello di scolarità riscontrabile in tutti i paesi occidentali hanno portato molte Nazionali a doversi confrontare con un pubblico molto diverso da quello tradizionale ed a rispondere ad esigenze sempre più articolate.
Particolarmente complesso, in tal senso, il caso della Nazionale di Roma, da sempre "dimidiata" fra il suo ruolo istituzionale e quello di biblioteca della città. Troppo lungo sarebbe qui ricostruire i mille motivi per cui, fin dalla sua istituzione, nel 1876, la Vittorio Emanuele venne vissuta dai romani come la loro biblioteca, quella cui rivolgersi non solo per motivi di studio e di ricerca, ma anche per molteplici esigenze formative, professionali o di svago, che altrove venivano soddisfatte dalle biblioteche di pubblica lettura. Resta il fatto che già all'inizio di questo secolo, lo si ricava dalle statistiche ufficiali, la Nazionale serviva oltre centomila utenti ogni anno e che, più di recente – sono dati raccolti nel 1994 – oltre l'80% dei frequentatori della Biblioteca era costituito da studenti universitari. Parallelamente, seppur faticosamente, la Vittorio Emanuele ha cercato di perseguire i suoi compiti istituzionali, rafforzando allo stesso tempo, anche attraverso la partecipazione a numerosi organismi e progetti europei, la sua presenza internazionale e, con la pubblicazione di collane editoriali, la sua produzione scientifica.
Purtroppo, come spesso avviene in questi casi, il rischio era, ed è, quello di tentare di rispondere a tutte le esigenze, spesso molto diverse e in qualche modo inconciliabili, senza riuscire a soddisfarne alcuna. Per questi motivi, oltre che per il mutato quadro internazionale già ricordato, da alcuni mesi è stato avviato un profondo processo di riflessione su quello che dovrˆ essere il ruolo della Nazionale nel nuovo millennio. Tale riflessione, comunque indispensabile, si è resa tanto più urgente alla luce dei profondi lavori di riorganizzazione degli spazi che ci avviamo ad affrontare e che necessariamente comporteranno una nuova articolazione dei servizi. A tal scopo la biblioteca ha dunque aderito a un progetto, promosso dall'Ufficio Centrale, sulla qualità, volto a verificare quelle che sono le aspettative del pubblico nei confronti della Nazionale e ad elaborare delle risposte, il più possibile adeguate a tali esigenze, mentre è in corso fra tutti i colleghi un vivace dibattito su quella che dovrà essere la mission, il ruolo della nuova Biblioteca.
Certo, la storia, la tradizione, i legami di oltre un secolo non possono essere improvvisamente cancellati dai risultati di un'indagine o da decisioni teoriche. La Nazionale di Roma avrà sempre un rapporto con la città ed i cittadini che altre illustri Nazionali europee non hanno, né hanno mai avuto. Lo sforzo che stiamo compiendo è tuttavia quello di rimanere un punto di riferimento per i romani, o almeno per molti di essi, garantendo allo stesso tempo, anche attraverso la creazione di meccanismi differenziati per l'erogazione dei servizi, a quanti necessitano dei fondi e delle risorse della Biblioteca quel livello di qualità ed efficienza che non sempre, in passato, si è riusciti a fornire.
D.: Biblioteca nazionale centrale di Roma e Biblioteca nazionale d'Italia. Un disegno politico-culturale da leggere in una logica di coesistenza, superamento, fusione o cosa altro?
R.: Le recenti vicende che hanno portato all'emanazione del D. l.vo n.368 del 20 ottobre scorso, sull'istituzione del Ministero per i beni e le attività culturali, hanno riacceso, anche su questa rivista, il dibattito, forse un po' spento negli ultimi tempi dopo la vivacità degli anni Settanta, sulla Biblioteca nazionale italiana.
Si tratta, come è noto, di una discussione nata all'indomani della creazione stessa della Nazionale di Roma, destinata, nelle intenzioni dell'allora Ministro Ruggero Bonghi, ad assumere questo ruolo, ponendo anche il neonato Regno d'Italia al passo con quanto avvenuto negli altri paesi europei. Questo disegno non vide mai la luce e in Italia, caso forse unico nel mondo, continuarono a convivere almeno due istituti, le Nazionali di Roma e Firenze, con ruoli e compiti mai compiutamente definiti. La situazione, se possibile, divenne ancora più complessa con l'istituzione dell'Istituto per il Catalogo Unico, tanto da spingere il legislatore, all'art.15 del d.P.R. di organizzazione del neocostituito Ministero per i beni culturali, a prevedere la necessità di un decreto ministeriale che regolasse i rapporti fra i tre istituti, in un'ottica di coerente sistema bibliotecario nazionale. Il decreto, come è noto, non fu mai emanato, la situazione rimase immutata e lo stesso dibattito che su questi temi si era sviluppato in vista di una possibile soluzione finì, lentamente ma inesorabilmente, per assumere toni sempre più accademici, destinati a una ristrettissima cerchia di addetti ai lavori.
La situazione, come dicevo, si è improvvisamente rianimata quando, a seguito della seconda legge Bassanini, la n. 127/97, si è posta la necessità di rimettere mano all'organizzazione ed ai compiti del Ministero e quindi, indirettamente, dei suoi istituti. Il decreto n. 368, come è noto, anche per i limiti imposti dalla legge delega, non ha fornito indicazioni in merito, che, ci auguriamo, potranno invece trovare spazio nei regolamenti attuativi da esso previsti. La discussione si è tuttavia riaccesa, mostrando però come, anche all'interno dell'Associazione, al di là della necessità da tutti sentita di giungere a una definizione del problema, le soluzioni proposte siano spesso diverse.
Due in particolare le posizioni emerse in questi mesi fra quanti a vario titolo, dentro e fuori dell'AIB, si sono occupati della questione: la Biblioteca nazionale italiana (o d'Italia) deve essere intesa come un istituto fisico, seppur articolato in sedi e località distinte, o deve rappresentare una sorta di biblioteca virtuale, costituita da più istituti, ciascuno dotato di una propria individualità ed autonomia?
Personalmente, come ho più volte sostenuto in diverse sedi, propendo per la prima soluzione, analogamente a quanto anche di recente è avvenuto in Germania a seguito dell'unificazione territoriale e politica con la DDR. Da più parti, al contrario, anche in considerazione della ormai più che secolare storia bibliotecaria italiana, si preferirebbe una soluzione "federata", basata sulla cooperazione fra le due nazionali centrali, l'ICCU, la Discoteca, altre biblioteche nazionali.
Ogni soluzione presenta, come è ovvio, luci ed ombre. Ciò che conta tuttavia, al di là della "forma" istituzionale che il nuovo Istituto dovrebbe venire ad assumere, è che siano a tutti chiari quali dovranno essere i compiti e le funzioni della futura Nazionale italiana e che, anche attraverso un più ampio coinvolgimento dell'intero mondo della cultura, la questione venga finalmente sentita come una questione "nazionale", dibattuta sui giornali, alla quale un Paese civile ed avanzato non può e non deve sottrarsi. Altrimenti, ancora una volta dovremo ricordare questo momento come l'ennesima occasione sprecata dalle biblioteche italiane per darsi un assetto finalmente moderno e funzionale.

( a cura di Elisabetta Forte)


Intervista a Luca Bellingeri, a cura di Elisabetta Forte. «AIB Notizie», 10 (1998), n. 11, p. 4-5.
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