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Giornale elettronico: sì e no

a cura di Elisabetta Poltronieri


La tematica dei giornali elettronici di taglio scientifico-tecnico è stata ripresa recentemente da un articolo apparso su «Journal of information science», 24 (1998), n. 6, p. 419-428, dal titolo Electronic journals: a study of usage and attitudes among academics. Un ennesimo contributo su una materia già ampiamente investigata in letteratura, ma questa volta analizzata dalla prospettiva degli utenti, anziché affrontata privilegiando i noti aspetti di politica editoriale e di gestione all'interno delle biblioteche che i periodici online comportano.
Lontano da acclamazioni e detrazioni della prima ora affollatesi intorno a un nuovo "ritrovato" della comunicazione scientifica, la riflessione si appunta ora sui risvolti che il giornale elettronico sta creando sullo stile di lavoro dei suoi utilizzatori. Nell'articolo in questione, l'ingresso all'argomento è segnato da una sintetica puntualizzazione delle caratteristiche di questo prodotto destinato a raccogliere i risultati originali della ricerca, a soddisfare parametri di qualità dei lavori ospitati e a impiegare la tecnologia di rete come canale primario di diffusione. A questo identikit si aggiunge il dato di fatto di un incremento dei titoli, di una immediata disponibilità dell'informazione a beneficio di un'intera comunità scientifica e l'affermazione di condizioni tecniche di accesso sempre più facilitate per gli utenti, determinate soprattutto dalle potenzialità della logica ipertestuale. Tutti elementi giudicabili, apparentemente sufficienti a decretare per i periodici elettronici un uso generalizzato negli ambienti di ricerca. Eppure, una proiezione in questi termini non può ancora definirsi così netta e scontata. Lo dimostrano i risultati di un'indagine condotta tra la fine del 1996 e l'inizio del 1997 che ha interessato il personale accademico di cinque diverse facoltà di un'università britannica. Il sondaggio si proponeva di registrare l'uso del giornale elettronico tra docenti e ricercatori, di rilevare l'atteggiamento maturato nei confronti di uno strumento innovativo di comunicazione e di raccogliere infine un giudizio sulle sue credenziali di affidabilità nel circuito dell'informazione scientifica.
I risultati dell'inchiesta hanno offerto la prova di una scarsa attitudine alla consultazione dei periodici online in ambito universitario, anche se la percentuale dei lettori di e-journals si è mostrata variabile in relazione al tipo di facoltà. I dati infatti hanno fatto registrare per quelle ad orientamento economico e scientifico un numero più consistente di utilizzatori rispetto a quello degli utenti delle facoltà umanistiche, ma in quest'ultimo caso a riformare il giudizio di una bassa propensione verso il prodotto elettronico interviene il fattore di una ridotta disponibilità di titoli nelle aree disciplinari di genere artistico e letterario. Tra le cause cui ricondurre, in generale, questa debole predisposizione all'online, emerge un fattore generazionale strettamente connesso ai gradi della gerarchia accademica e tale da attribuire al personale sotto i quarant'anni e con qualifiche inferiori a quelle dei massimi gradi della docenza il maggior uso dei giornali elettronici. Contrariamente alle aspettative, la familiarità con altri sistemi di comunicazione in rete (posta elettronica e liste di discussione) non è risultata un elemento predisponente alla consultazione degli e-journals, a dimostrazione che le ragioni a favore o meno del supporto elettronico vanno ricercate nella specificità del giornale elettronico di per sé.
Nella graduatoria dei canali di informazione circa la disponibilità di periodici online sono prevalsi il browsing in Internet e le indicazioni offerte dai colleghi che abbiano già fatto esperienza nel campo; seguono, quali fonti di minor peso nel determinare l'accesso alle riviste elettroniche, le associazioni professionali e, alquanto inaspettatamente, le singole biblioteche di facoltà. Un dato incoraggiante rivela per la quasi totalità degli utenti coinvolti nell'indagine un giudizio di pari qualità a favore dei contributi apparsi sia a stampa che online, anche se va considerato che molti dei giornali consultati costituivano solo versioni elettroniche di copie a stampa già di riconosciuta autorevolezza e non nuovi titoli dei quali andare a testare uno standard qualitativo autonomo. Indagando ancora sul comportamento degli utilizzatori, si è evidenziata anche la tendenza, peraltro nota, ad ottenere una copia a stampa dell'articolo visualizzato online o, tutt'al più, ad effettuarne il downloading.
Tra le ragioni effettive cui imputare il limitato ricorso ai periodici elettronici, è stata ammessa comunemente l'assenza di informazione circa l'esistenza di eventuali titoli online ed è apparsa altrettanto generalizzata l'affermazione relativa alla mancanza di tempo per istituire la connessione in rete e avviare la consultazione. A completare il quadro degli elementi frenanti l'approccio al mezzo elettronico si aggiunge la consapevolezza di una scarsa disinvoltura nei riguardi delle tecniche di ricerca via computer. Non mancano inoltre i timori legati all'infrazione della normativa sul copyright, il sospetto che possano facilmente verificarsi alterazioni del testo e soprattutto la sensazione che il prodotto realizzato online non sia ancora in possesso di quel crisma di rilevanza scientifica veicolata dal suo equivalente a stampa. Le versioni cartacee continuano dunque a detenere il primato di una qualità certificata e permanente e gli utenti si sono dichiarati disposti a pagare l'abbonamento soltanto per le riviste prive di una corrispondente versione a stampa. Ottengono invece una conferma unanime i vantaggi di un accesso diretto dalla propria postazione di lavoro, di uno snellimento del processo editoriale preordinato alla pubblicazione di un articolo, senza calcolare le prerogative della lettura ipertestuale offerta dai testi online.
In conclusione, quantunque subordinata al raggiungimento di uno standard qualitativo condiviso dalla comunità scientifica, si fa strada la convinzione che il giornale elettronico possa guadagnarsi rispettabilmente la propria affermazione. L'atteggiamento complessivo delineato dall'indagine si sostanzia dunque in una fiduciosa attenzione del mondo accademico agli sviluppi di questo mezzo, ma al momento, e con una proiezione non a breve, il percorso verso l'informazione è previsto che continuerà a svolgersi su entrambe le corsie della produzione a stampa e online.


Itinerari "periodici", a cura di Elisabetta Poltronieri. «AIB Notizie», 11 (1999), n. 3, p. 10-11.
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Copyright AIB, ultimo aggiornamento 1999-04-16 a cura di Gabriele Mazzitelli