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Intervista multimediale ai bibliotecari: stralci di «Namir»

"Comunque anche questa era America... ma almeno gli edifici pubblici erano di pietra... e c'era anche la Biblioteca pubblica Onondaga, una minuscola costruzione di un solo locale con una facciata di blocchi di pietra per dar l'impressione che la gente prendesse sul serio ciò che leggeva, assai più di quanto avvenisse nella realtà" (Billy Bathgate / E.L. Doctorow; traduzione di Ettore Capriolo, Milano: Leonardo, 1991).

Ai componenti la rubrica di Puntospaziolineaspazio, la citazione in epigrafe vuol essere un messaggio di speranza, necessario sul finire di questo millennio - quello in cui è nata la biblioteca pubblica - affinché quella definizione appartenga soltanto alla letteratura. In realtà mi sembra che le persone (utenti, clienti, o come si vogliono definire) siano sempre più attente ed accorte nel verificare l'efficacia dei servizi che vengono loro offerti; e tra questi c'è anche la biblioteca. La vostra rubrica è nata per registrare le impressioni del mondo metropolitano, e allora mi permetto di fare questa segnalazione. Una delle biblioteche pubbliche di Roma - la Biblioteca Raffaello - ha aperto la sua piccola ma significativa pagina Web ad un giornale chiamato «Namir» (una parola persiana che vuol dire luce, illuminazione, saggezza). Recentemente, «Namir» ha condotto una singolare intervista, che vede i bibliotecari nel ruolo di intervistati, chiamati ad assumere una piccola distanza di sicurezza dalla propria realtà di lavoro, per confrontarsi sul grado di impatto e di soddisfazione dei lettori, che spesso vedono inespresse le loro domande, e che questa vola prendono corpo attraverso gli animatori di qeusta interessante esperienza.
Credo che iniziative di questo genere vadano sostenute ed incoraggiate. Verificate se può trovare spazio nella rubrica da voi condotta. È possibile consultare «Namir» al seguente indirizzo: http://www.comune.roma.it/cultura/biblioteche/raffaello/namir.html
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Prima domanda: Oltre i mezzi di comunicazione già utilizzati in biblioteca, come, secondo voi, si può creare un rapporto di interesse tra l'utente e il libro? (formulata dall'utente Gianfranco, laureato in filosofia).
R. Daniela Bosi (Biblioteca Raffaello): individuando dei modelli operativi caratterizzati dalla flessibilità per le diverse fasce di utenti.
1o modello: la biblioteca si reca a scuola e presenta la sua visibilità. La scuola si reca in biblioteca e presenta la sua curiosità. Costo dell'operazione: 6 ore divise in sei classi per due operatori possono fruttare un ritorno di sei visite guidate. Profitto: il numero dei ragazzi che dopo le visite guidate continua a frequentare la biblioteca. Strumenti: la continuità della programmazione.
2o modello: l'infiltrazione mirata. Individuato un quartiere di riferimento, un buon dépliant può essere inviato ad ogni famiglia. Strumenti: la chiarezza dell'informazione.
3o modello: iniziative ad ampia diffusione: un contratto con una radio locale può produrre buona pubblicità. Strumenti. Una buona capacità contrattuale da parte della direzione.
4o modello: una rubrica in Internet con interviste dirette ad autori ed editori.
Condizioni essenziali per tutti i modelli operativi e quanti altri possano essere provati: una biblioteca bene organizzata per non deludere le aspettative sollecitate e creare quindi l'effetto forbice.
R. Franco Fanelli (Biblioteca Raffaello): l'attrazione per il libro può essere sollecitata con altri mezzi: video, CD-ROM, servizi in linea, in modo che per ogni argomento letterario si possano trovare altri materiali di supporto. Ora possiamo dire di essere ancora in una fase di sperimentazione.
R. Massimiliano Maria De Paolis (Area Procedure Biblioteconomiche): l'utente, in quanto tale, ha già un rapporto di interesse con il libro, e poi quale libro? I Dialoghi di Platone, la Storia del calcio in due volumi di Gianni Brera o il manuale pratico dei riti Voodoo con gli esercizi per la casa? Si fa tanto parlare di "libro", ma quale? Come per i film, ci sono libri "sublimi", ma anche tanti libri "spazzatura", e perché si dovrebbe creare un rapporto di interesse tra il povero utente e il libro "spazzatura"? E chi decide quale è il libro spazzatura? E come decide che un libro è spazzatura? L'utente ha il diritto di volere la sua spazzatura quotidiana? E perché? Ho mal di testa!
R. Paola Pau (Biblioteca Forni): è di grande importanza il registro dei desiderata del quale tenere sempre conto per un'equilibrata politica degli acquisti.
R. Silvio Cinque (Area Procedure Biblioteconomiche): invitando l'utente ad un rapporto inverso. Cioè se la motivazione principale è che l'utente cerca libri per le proprie necessità, allora sia l'utente a scrivere i libri per se stesso. Siano poesie, racconti, esperienze pratiche relative alla propria esperienza anche professionale. Scriva lui i libri. Poi questi potrebbero essere elaborati e rivisti ulteriormente.
R. Massimo Copponi (Biblioteca Rugantino): pubblicità sui giornali e riviste, dépliants e opuscoli distribuiti a tappeto nelle scuole di vario ordine e grado e nelle università.
R. Daniela Facchini (Biblioteca Villa Leopardi): la confidenza tra il libro e il lettore nasce molto presto, in età scolare, ma è proprio lì; che si stabilisce l'amore o l'odio per questo oggetto. La fisicità del libro è qualcosa di molto importante e, come per ogni altra cosa, ci deve essere la seduzione per l'aspetto, l'intriganza estetica-formale e la curiosità del conoscere, del sapere, dell'intrattenimento nel contenuto. Il libro di per sé, come cosa, non è nulla se non viene investito dal fruitore di valenze personali. Detto questo, in una visione molto personale, penso che per creare un rapporto tra l'utente e il libro, si debba sperimentare qualsiasi canale di comunicazione che possa stimolare la curiosità ed il piacere. Ogni biblioteca, prima di appartenere ad un'area, appartiene ad un territorio con una fisionomia particolare e distinta che una volta individuata deve essere soddisfatta nella sua richiesta effettiva e potenziale. Per potenziarsi deve lavorare pazientemente con ogni mezzo che viene offerto proprio dal territorio nella sua singolarità.
R. Giuseppina Stajano (Biblioteca Ostiense): possono essere utili le letture ad alta voce di brani di libri scelti secondo alcuni criteri. Si tratta di un'esperienza già praticata nelle biblioteche ma che dovrebbe diventare usuale.
R. Antonio Lombardo (Biblioteca P.P. Pasolini): attraverso una serie di strumenti - cataloghi in linea, database, OPAC, Internet, ecc. - che permettano il reperimento e la localizzazione di un determinato libro.
R. Cristina Bonucci (Biblioteca Mozart): aumento del livello di attenzione e di ascolto da parte dell'operatore nei confronti dell'utente. Pubblicizzazione del materiale in questione presente nella biblioteca (ad esempio vedi l'indice dell'emeroteca).
R. Biblioteca Pigneto: basterebbe che funzionassero i mezzi già a nostra disposizione, come ad esempio, il maxischermo o l'Informagiovani.
R. Biblioteca Villa Mercede: organizzando presentazioni di libri con la partecipazione dell'autore. Potenziando la pubblicità. Cercando di coinvolgere il più possibile gli utenti.
R. Giuseppe D'Andrea (Biblioteca Rugantino): miglioramento e aggiornamento del patrimonio librario, considerando che attualmente in alcune biblioteche il patrimonio librario è piuttosto vecchio.
R. Biblioteca Penazzato: laboratori di lettura creativa, esposizioni a tema, dibattiti a tema fin dalla più giovane età.
Seconda domanda: Il Bibliotecario. Come effettua la scelta dei libri? (formulata dall'utente Nadia, laureata in lettere)
R. Daniela Bosi: mi piace immaginare la biblioteca come un bellissimo elicoide che s'innalza verso il cielo girando su se stesso e presentando al visitatore prospettive sempre diverse; leggero e flessibile vi si accede da una superficie ampia e piana che lo rende a tutti accessibile, così stabile che nessun vento lo può travolgere. Così vorrei fare le bibliografie. Di fatto siamo sempre condizionati dall'esiguità del budget, da scelte determinate dallo sconto globale, dalla mancanza di un piano d'acquisto a lungo termine.
R. Francesco Fanelli: si parla delle richieste dell'utente, che vengono lasciate sul libro - desiderata - o che ci comunica personalmente, poi si fanno delle analisi delle statistiche di lettura, si osserva cioè quali libri hanno scelto i ragazzi e se è possibile si cerca di aumentare la sezione letteraria preferita. Certo queste statistiche non sono attendibili, perché l'utente prenderà più libri nella sezione fornita e meno in quella carente. E infine si cerca di seguire anche attraverso l'acquisto dei libri quelli che sono gli eventi sociali.
R. Massimiliano Maria De Paolis: si dovrebbe fare una sintesi tra: ... le novità librarie, ... i desiderata, ... l'incremento delle eventuali materie in cui la biblioteca è specializzata ..., il "rimpolpamento" delle sezioni che si fanno via via più carenti ..., l'aggiornamento delle materie che vanno in scadenza, la sostituzione di libri "svecchiati"..., la creazione di eventuali sezioni non presenti nel patrimonio librario..., i libri che servono per le varie iniziative culturali programmate e, soprattutto..., l'ammontare dei fondi destinati per il tutto.
Omissis
Terza domanda: Quante riunioni con gli utenti fate in un mese? (formulata dall'utente Fernanda, studentessa di Liceo scientifico)
R. Daniela Bosi: neanche una. Il rapporto è sempre interpersonale. Ho avuto esperienza di incontri con gli utenti in IX circoscrizione molti anni fa, quando il vecchio regolamento del '78 dava a questi e alle associazioni di base voce in capitolo. Ricordo persone molto politicizzate che non coincidevano che in minima parte con gli utenti che io ero solita vedere. La biblioteca che loro desideravano era un centro sociale polivalente, espressione della conflittualità che in quel momento storico particolare caratterizzava la vita sociale del nostro paese.
R. Franco Fanelli: nessuna. Speriamo di attivarle a settembre.
R. Massimiliano Maria De Paolis: difficile rispondere, non sto in una biblioteca, ma quando ero a via Serafini (dieci anni fa), riunioni, (anche se non istituzionalizzate), se ne facevano spesso e per i motivi più disparati, (difatti i nostri studenti non avevano tempo di studiare...).
R. Daniela Facchini: ufficiali nessuna, in realtà tutti i giorni. Il momento del prestito e della consultazione è estremamente importante e non dovrebbe essere sottovalutato dal personale bibliotecario, perché in quei momenti di contatto si stabilisce il collegamento vero tra la gente e la biblioteca, come servizio, punto di riferimento e strumento di conoscenza reciproca.
Omissis
Quarta domanda: E quali argomenti affrontereste, con gli utenti, in queste ipotetiche riunioni? (formulata dall'utente Carlo, architetto)
R. Daniela Bosi: di fatto ne verrebbe fuori una continua e positiva discussione sull'identità della biblioteca di pubblica lettura e probabilmente queste riunioni sarebbero utili per realizzare un profilo individuale dell'utente, aiutarlo a rappresentare i bisogni che la nostra tipologia di biblioteca può soddisfare, indirizzarlo a luoghi più specializzati quando le nostre risposte sono insoddisfacenti. Quando poi il nostro servizio sarà in linea e i nostri utenti potranno anche essere visitatori dovremo ridefinire il concetto stesso di incontro con gli utenti. Immagino che questa realtà così veloce si imporrà prima ancora dei nostri tentativi di stabilire delle procedure.
R. Franco Fanelli: argomenti di gestione della biblioteca, accesso, orari e patrimonio librario e cosa altro vorrebbero trovare. E soprattutto verificare ciò che non trovano. A volte quel che desiderano in realtà è disponibile nella biblioteca ma magari i libri che richiedono non sono stati segnalati con sufficiente evidenza o sono stati spostati di collocazione, l'utente così non riesce a trovarli e quindi ad usufruirne.
R. Massimiliano Maria De Paolis: i più disparati, dal bisogno di fare "Cultura" nel mondo a come pulire i vetri sporchi.
R. Daniela Facchini: l'utenza è, per definizione, la parte proponente.
R. Giuseppina Stajano: potrebbero essere affrontati argomenti di carattere generale, per esempio le sedi, gli strumenti necessari a soddisfare le richieste del pubblico, ecc.
R. Antonio Lombardo: tutti quelli relativi ai servizi ad essi rivolti.
R. Cristina Bonucci: chiederei agli utenti il loro punto di vista sull'andamento della biblioteca, le loro necessità, desideri, richieste di coinvolgimento e quanto noi operatori siamo in grado di coinvolgerli culturalmente nelle attività che propone la biblioteca. Penso che la collaborazione con l'utenza sia fondamentale anche perché l'utenza è "proprietaria" della biblioteca. E in queste riunioni spiegherei anche quali sono le nostre difficoltà per realizzare ciò che richiedono.
Omissis
Quinta domanda: Cose ne pensate, se ogni Biblioteca d'area si specializzasse attraverso i libri su un tema specifico, naturalmente mantenendo lo stesso patrimonio? (formulata dall'utente Cristina, economista).
R. Daniela Bosi: non credo negli ibridi, che molto spesso non producono prole. Siamo un sistema che opera dentro un progetto di metropoli. Facciamo parte di una sinergia molto complessa e non ancora valorizzata.
R. Franco Fanelli: lo teorizzo da circa 15 anni. Credo sia fondamentale. Sarebbe molto utile avere in ogni area di Roma diverse biblioteche che trattano argomenti approfonditi come l'arte, la musica, la storia, ed altro.
R. Massimiliano Maria De Paolis: in pratica questo si è realizzato per "autogenesi", in più di qualche caso, abbiamo biblioteche specializzate in cinema, altre in scienze pure e applicate e così via, più che altro perché nella fase di acquisto si è seguita l'inclinazione particolare di qualche addetto ai lavori. È, comunque, a mio parere, auspicabile che continui così.
R. Paola Pau: penso sia positivo, se dettato da specifiche esigenze, come il potenziamento di una sezione in cui i testi sono particolarmente richiesti o legati ad un'attività culturale in corso. Nel tempo dovrebbero essere valorizzate sezioni scientifiche, artistiche, oppure legate a tematiche come la natura e l'ambiente, i diritti umani ecc.
R. Silvio Cinque: sarebbe culturalmente interessante sviluppare il meglio di sé, come biblioteca, e conservare l'utile, di base, per tutti.
Omissis
Settima domanda: Il libro svecchiato di solito si manda al macero. Perché non riutilizzarlo dandolo agli utenti in forme di scambio con altri libri, concorsi letterari (come premio) o altro? (formulata dalla Biblioteca Raffaello).
R. Daniela Bosi: esistono delle normative per il macero dei volumi. Prima del macero dei volumi i libri scartati possono essere donati a delle Associazioni. Noi li abbiamo sempre donati alla Croce rossa. La stessa procedura può essere adottata per i singoli cittadini, ma ovviamente così moltiplicata diventa alquanto macchinosa: certo la prassi può sostituire la procedura ma comporta qualche rischio per i bibliotecari. Ricordiamoci però che il libro da destinare al macero fornisce carta per le nuove edizioni e consente a qualche albero di diventare vecchio.
R. Franco Fanelli: bisognerebbe farlo e si possono donare anche ad enti e istituti ai quali potrebbero essere utilissimi.
R. Massimiliano Maria De Paolis: potrebbe essere un'idea; naturalmente molto dipende dallo stato dello "svecchiato", non vorrei vedere un promettente scrittore "incollarsi" una carriolata da tre quintali di muffosi Liala e/o Delly; potremmo privare le Patrie Lettere di un novello Manzoni... Però in linea generale .... se non intendiamo trovare solo un modo comodo per sbarazzarci di cartaccia... l'idea non è malvagia.
R. Paola Pau: sono d'accordo purché il libro sia recente e in buone condizioni.
R. Massimiliano Copponi: in genere quando un libro è svecchiato, significa che ha perso buona parte del suo valore e della sua utilità. Usarlo come mezzo di scambio sarebbe poco serio.


Intervista multimediale ai bibliotecari: stralci di «Namir». «AIB Notizie», 11 (1999), n. 11, p. 10-12.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2000-01-13 a cura di Gabriele Mazzitelli
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n11/99-11intervista.htm

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