[AIB]AIB Notizie 2/2000
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Itinerari periodici

a cura di Elisabetta Poltronieri

Le implicazioni dell'approccio per metadati all'informazione bibliografica rispetto alla pratica tradizionale di catalogazione in uso nelle biblioteche sono riassunte con estrema efficacia in un breve contributo di Stefan Gradmann dal titolo Cataloguing vs. metadata: old wine in new bottles? pubblicato su «International cataloguing and bibliographic control», 28 (1999), n. 4, p. 88-90.
Scansato ogni indugio sui concetti di base legati al termine metadata, per i quali si rimanda ai siti Internet esplicativi sul tema (http://ifla.inist.fr/Timetadata.htm e http://www.ukoln.ac.uk/metadata), l'articolo si concentra sul raffronto tra due modelli di formalizzazione del documento: la scheda catalografica classica, realizzata in base a standard di descrizione e di formato stabilmente assimilati, e i formati per metadati, sistemi per la descrizione delle risorse su supporto elettronico, in particolare Dublin Core (http://purl.org/metadata/dublin_core). Si tratta di due modi diversi di concepire il rapporto tra gli elementi costitutivi della descrizione e il documento di riferimento, specialmente quando quest'ultimo si identifica con una risorsa informativa di natura virtuale. L'obiettivo dell'articolo è di rendere chiarezza sull'essenza di due operazioni distinte per struttura e finalità, entrambe posizionate, seppure a diversi livelli, lungo la medesima scala evolutiva del processo di controllo bibliografico. La raccomandazione espressa con vigore dall'autore è che non si può procedere dritti su un percorso di creazione del record bibliografico assunto come immutabile e collaudato senza fermarsi a valutare la portata di standard di descrizione dinamici e interattivi. L'atteggiamento più equilibrato è quello di istituire canali di complementarità tra i due approcci alla descrizione del documento e di studiare possibili integrazioni a beneficio del più ampio accesso all'informazione.
Dalle riflessioni iniziali di Gradmann si deduce che è semplicistico partire dalla constatazione che metadati sono già quelli che siamo abituati a riconoscere in uno strumento ormai familiare come il catalogo di una biblioteca, in quanto informazioni che identificano un oggetto rappresentato dagli elementi formalizzati del record (data about data). Da questa sia pur valida considerazione di fatto, bisogna estendersi ad altre valutazioni. La produzione di meta informazioni tende a configurarsi come un nuovo insieme strutturato dei dati identificativi di un documento elettronico, senza proporsi di incidere con modifiche sui campi previsti dal MARC, come invece tenderebbe a fare la catalogazione di tipo convenzionale. In questo senso, un formato come Dublin Core potrebbe intendersi, in una prospettiva però alquanto miope, come mera forma semplificata di descrizione, di complessità inferiore a quella assicurata dalla catalogazione tradizionale regolata in base a normative codificate e alla struttura del MARC. Quello che, invece, oggettivamente, fa la differenza tra i due modelli di descrizione, a parità di affidabilità dell'informazione resa, è piuttosto il meccanismo di produzione dei dati e il contesto degli utilizzatori dell'informazione descritta. I rappresentanti di case di software che si avvalgono dei metadati sono una categoria a parte dagli utenti di biblioteca e per ragioni di mercato necessitano di dati confezionati in modo rapido, lineare e confacente ai propri interessi; non possono transigere su efficienza e speditezza nella realizzazione di un record catalografico. Altro aspetto costitutivo della produzione di metadati è che i responsabili della loro creazione sono i fornitori stessi delle risorse e non i catalogatori di professione e che loro obiettivo primario è facilitare agli utenti della rete (i cosiddetti digital tourists) l'individuazione di prodotti specifici propri della tecnologia Web, piuttosto che il recupero del singolo libro posseduto dalla biblioteca. Nel mondo della meta-informazione, inoltre, un assunto fondamentale è l'unicità della risorsa che si va a descrivere. Ciò significa che il rapporto tra i dati di riferimento e l'oggetto della descrizione è di uno a uno, in quanto non si dà conto dell'esistenza di diverse rappresentazioni o manifestazioni di un documento, come invece avviene nella pratica della catalogazione tradizionale. Altra peculiarità di un record di metadati è che il suo valore aggiunto consiste nel fornire contestualmente alla descrizione anche la localizzazione e l'accesso immediato al prodotto, in virtù di un espediente tecnico (software che consente un link diretto alla risorsa di rete). Caratteristica quest'ultima che inevitabilmente condiziona la disponibilità di un oggetto sulla rete alla continua evoluzione degli standard adottati da Internet.
Chiariti in maniera obiettiva premesse e propositi che sovrintendono alla produzione di insiemi di metadati da una parte e di record bibliografici dall'altra, e accennato il richiamo a progetti di fusione tra le due prospettive di accesso all'informazione (per esempio OPAC utilizzati come gateways verso archivi di metadati), l'autore si sofferma, in conclusione, sull'apporto che l'esperienza professionale dei bibliotecari può offrire allo sviluppo delle tecniche di meta-catalogazione. Il primo punto riguarda la necessità di tenere costante il controllo di autorità nella formulazione dei punti di accesso al documento. Il secondo chiama in causa la verifica di autenticità dei metadati, una garanzia di attendibilità dell'informazione che deve radicarsi anche nella logica di indicizzazione applicata dai motori di ricerca operanti su Internet. Fondare aspettative di fiducia nella comunità degli utenti rispetto ai dati informativi offerti deve costituire la ragione d'essere di ogni attività di diffusione delle risorse informative, in base ad un obiettivo che ben si compendia nel passaggio da una mentalità del genere where-do-I-click verso un atteggiamento del tipo whom-do-you-trust.


Itinerari periodici, a cura di Elisabetta Poltronieri. «AIB Notizie», 12 (2000), n. 2, p. 13-14.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 00-03-24 a cura di Gabriele Mazzitelli
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