[AIB]AIB Notizie 11/2000
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SBN: un fantasma?

di Stefano Grilli

In un trafiletto, apparso su Diario dell'8 settembre 2000 (segnalato su AIB-CUR da Elisabetta Francioni della Biblioteca Marucelliana il 9 settembre), Fabio Di Giammarco parla del Servizio bibliotecario nazionale come di «un servizio che sembra nascosto sia alla vista che all'uso» e che per la maggior parte dei cittadini rimane un mistero. SBN si rivolgerebbe autoreferenzialmente ai soli bibliotecari mentre gli utenti non ne ricaverebbero alcun beneficio.
Queste asserzioni dimostrano che in Italia perdura un forte scollamento tra chi gestisce le biblioteche e il loro pubblico reale e/o potenziale. Sembra quasi che vivano su due mondi differenti. I primi si impegnano a progettare servizi mirati per i propri clienti, ne parlano di convegno in convegno, ma questi ultimi non sanno nemmeno che questi servizi esistono.
Una simile situazione traspariva anche da un'inchiesta effettuata dalla rivista «Altroconsumo» sulle biblioteche comunali di 22 città italiane e pubblicata nel numero di febbraio del 1999. Da quell'indagine infatti si ricavava che l'utente medio da una biblioteca non si aspetta altro che prendere in prestito più o meno saltuariamente testi di narrativa.
Del resto l'esperienza di tutti i giorni conferma che dalle strutture bibliotecarie italiane ci si aspetta troppo o troppo poco. Ad esempio ci si meraviglia se una biblioteca di pubblica lettura non possiede l'opera specialistica che dovrebbe servire per un esame universitario, fissato immancabilmente la settimana prossima, e s'ignora che attualmente è possibile consultare i cataloghi in linea di numerose biblioteche italiane e straniere, quindi, dopo aver localizzato il libro, richiederlo in prestito interbibliotecario. Però può anche capitare che qualcuno, avvenuta la localizzazione chieda: «Ma questo libro non si può leggere in Internet?»
Il fenomeno è preoccupante perché, se si vuole che l'istituzione sia efficace, anche il lettore deve essere consapevole dei propri bisogni conoscitivi. é necessario che il pubblico percepisca quali vantaggi possano derivare dalla frequentazione della biblioteca, ma, perché ciò avvenga, bisogna che conosca, nelle sue linee essenziali, il funzionamento della biblioteca stessa. Non dovrà conoscere a menadito le RICA, ma dovrà sapere che per accedere al patrimonio librario bisogna consultare il catalogo, distinguendo quello per autori da quello per soggetti, che, attualmente, il catalogo elettronico convive con il catalogo cartaceo, che oramai nessuna biblioteca può considerarsi autosufficiente, che l'accesso deve prevalere sul possesso.
Pur con tutte le sue pecche «il catalogo elettronico del Servizio Bibliotecario Nazionale costituisce il principale archivio bibliografico in linea per le pubblicazioni monografiche, in grado di offrire, complessivamente, una buona copertura di quanto è posseduto dalle biblioteche del nostro paese, soprattutto per il materiale moderno e non troppo specialistico» (L. De Franceschi - G. Montecchi, Libri, reti, biblioteche: guida alla ricerca, Ferrara: Tecomproject, 1999, p. 210), un testo che si propone di occuparsi della prospettiva di chi ricerca le informazioni, non di chi le fornisce. Si può ignorarne l'esistenza senza rinunciare allo sfruttamento dei più elementari servizi che offre una biblioteca moderna? Che rapporto intercorre tra i bibliotecari e il pubblico delle biblioteche, reale e/o potenziale, se non riescono a mettersi in sintonia su questioni così rilevanti?
C'è poi da meravigliarsi se il bibliotecario gode di un così scarso prestigio sociale, quando la gente ignora i fondamenti della sua professionalità? Un pubblico che assistesse a una partita di basket ignorando del tutto le regole del gioco sarebbe in grado di valutare correttamente le prestazioni dei giocatori? Tra i requisiti essenziali di una professione bisogna annoverare il riconoscimento, da parte degli estranei, che chi la esercita possiede conoscenze specifiche ed indispensabili per un corretto funzionamento della società. Nell'opinione pubblica, invece, il lavoro del bibliotecario viene assimilato all'attività di un impiegato che appiccica etichette a un volume dietro l'altro o registra i prestiti dietro un bancone. Quanti si rendono conto che i suoi interventi sul libro avranno un'influenza (fausta o nefasta a seconda della sua perizia) su un'intera tradizione bibliografica?
S'innesca così un circolo vizioso. La scarsa comprensione dell'attività che si svolge in biblioteca e dei servizi che essa può offrire determina lo scarso apprezzamento del mestiere di bibliotecario. D'altro canto la scarsa considerazione sociale che accompagna il bibliotecario impedisce alle biblioteche di funzionare a pieno regime. A ciò si deve aggiungere la diffidenza che la burocrazia nutre nei confronti di quei ruoli che richiederebbero specifiche competenze tecniche e che trova un valido alleato nei tatticismi sindacali. Già da tempo Serrai ha asserito che «I Bibliotecari appartengono al gruppo delle specializzazioni più avanzate del mondo scientifico ed erudito; se non viene riconosciuta questa verità non si possono avere biblioteche adeguate e ben funzionanti» (Il corredo scientifico del bibliotecario, «Il bibliotecario», 1988, n. 16, p. 137).
Persistendo la situazione attuale non si possono nutrire grandi aspettative sul futuro delle biblioteche. Il pubblico continuerà a guardarle con sufficienza. Come si può apprezzare ciò che non si conosce e, nella maggioranza dei casi, si frequenta soltanto per obbligo scolastico?
Ci sarebbe bisogno di un'introduzione sistematica che dovrebbe avvenire soprattutto attraverso la scuola, istituzione che, almeno fino ai diciotto anni, accoglie gran parte della popolazione giovanile. È lì che si dovrebbero diffondere le prime nozioni di bibliografia e di biblioteconomia consolidandole con esercizi sul campo, adeguati, naturalmente, all'età e al livello di preparazione degli studenti, valorizzando l'aspetto ludico della ricerca. Non è assurdo che la scuola insegni a leggere e scrivere (con risultati che in questi ultimi tempi non sembrano tanto esaltanti) e non insegni a cercare ciò che si desidererebbe leggere?

Abbiamo ricevuto e abbiamo pubblicato. Per aprire un dialogo, perchè si parli a più voci di una realtà che speriamo e crediamo in cammino.
Già consapevoli che il grande lavoro di informazione degli utenti tocca per primi i bibliotecari e rende alta la funzione di intermediazione.



GRILLI, Stefano. SBN: un fantasma?. «AIB Notizie», 12 (2000), n. 11, p. 12-13.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2001-01-20 a cura di Gabriele Mazzitelli
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n12/00-11grilli.htm

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