[AIB]AIB Notizie 5/2001
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Il nuovo contratto dell'università e i bibliotecari: problemi e prospettive

di Beatrice Bargagna

Il nuovo contratto 1998-2001, siglato con abituale ritardo nell'agosto 2000, prevede per il personale delle università un nuovo inquadramento in quattro categorie, di cui l'ultima riservata alle elevate professionalità, denominate rispettivamente B, C. D. EP. Per quanto riguarda i bibliotecari abbiamo quindi la seguente tabella di equivalenza:

Nuove categorie Vecchie qualifiche
Categoria BOperatore di biblioteca (ex V qualifica)
Categoria CAssistente di biblioteca (ex VI qualifica)
Collaboratore di biblioteca (ex VII qualifica)
Categoria DFunzionario di biblioteca (ex VIII qualifica)
Categoria EP (elevate professionalità)Coordinatore di biblioteca (ex I qual. Ruolo speciale)
Coordinatore generale di bib. (ex II qual. ruolo speciale)

Che cosa c'è di nuovo rispetto al vecchio contratto?
a) una sofferenza generale dei livelli apicali di ogni categoria (V, VII e II ruolo speciale). Le vecchie declaratorie professionali, che prevedevano mansioni specifiche per ciascuna qualifica delle varie aree professionali, non valgono più: per ogni categoria vengono fissate caratteristiche di autonomia e responsabilità molto generiche (praticamente ricalcando quelle stabilite per le vecchie carriere esecutiva, di concetto, direttiva); inoltre si precisa che all'interno di ciascuna categoria e area «tutte le mansioni sono esigibili in quanto professionalmente equivalenti»;
b) il discriminante inquadramento del personale appartenente alle ex qualifiche V e VII. Il contratto prevede che il personale di V qualifica assunto con concorso pubblico per cui era previsto il possesso del diploma di scuola secondaria e quello di VII assunto con concorso pubblico per cui era previsto il possesso del diploma di laurea sia inquadrato subito nella categoria superiore, quindi la categoria C per la ex V qualifica e la D per la ex VII. Tutti gli altri rimangono rispettivamente in B e C. Questo significa che, a parità di mansioni e di compiti e a parità di esperienza professionale, possono corrispondere diversi inquadramenti e un diverso trattamento economico;
c) la mancanza dell'area professionale delle biblioteche nella categoria B. Gli ex operatori di biblioteca appartengono ora all'area generica dei servizi generali e tecnici.
Oltre a questi problemi generali, legati al contratto nazionale, ne sono emersi altri, segnalati all'Osservatorio lavoro da bibliotecari di varie sedi, che sono piuttosto legati all'applicazione locale dei contratti nei diversi atenei. Infatti, se da una parte i bibliotecari delle università non hanno problemi di riconoscimento formale della professionalità specifica, come hanno colleghi di altri comparti, dall'altra possono avere però difformità di trattamento da università a università e, all'interno della stessa università, rispetto alle altre categorie professionali. Le università hanno un'ampia autonomia e discrezionalità di comportamento, i bibliotecari sono in genere un'esigua minoranza rispetto al resto del personale universitario e l'innalzamento della qualità dei servizi bibliotecari non sembra essere sempre la principale preoccupazione delle università. Queste considerazioni sono alla base di alcune delle anomalie che si sono verificate e che riguardano in particolare il comportamento di alcune università nei confronti del personale bibliotecario in materia di formazione professionale, erogazione di incentivi e politica delle assunzioni.
Sulle assunzioni: sembra che vada aumentando, in maniera incontrollata, nelle biblioteche universitarie l'utilizzo di personale a contratto, non soltanto per lavori particolari o straordinari, ma anche per lo svolgimento dei normali compiti istituzionali. Si tratta senza dubbio di un fenomeno da monitorare, per verificare se si tratta solo di una politica occasionale oppure se esiste una tendenza più generale delle università a prevedere per i servizi bibliotecari solo personale precario e fluttuante, non formato e spesso sottopagato.
Su formazione e incentivazione: il contratto stabilisce la necessità di una formazione professionale continua sia «per la crescita del personale» che «per l'innalzamento del livello qualitativo dei servizi prestati» e precisa che le opportunità formative devono essere garantite a tutto il personale. Accedere a queste opportunità formative diventa ancora più essenziale col nuovo contratto in quanto, a parte l'importanza dell'aggiornamento professionale, la così detta formazione certificata, cioè la formazione programmata e istituzionale, che preveda anche una verifica finale, diventa uno degli elementi di valutazione per la progressione di carriera e la distribuzione di risorse accessorie. Ma la formazione viene programmata dalle amministrazioni all'interno di un piano generale di sviluppo che prevede delle priorità funzionali; è importante quindi che anche la valorizzazione della professionalità bibliotecaria sia considerata prioritaria.
Il contratto richiama la «coerenza tra sistemi di incentivazione e obiettivi dell'organizzazione»; perché i bibliotecari siano incentivati bisogna però che le università considerino la qualità e l'efficienza dei servizi bibliotecari tra gli obiettivi primari del sistema.
Inoltre, insieme alle indennità di posizione e di risultato, garantite per la categoria EP, viene anche prevista un'indennità di responsabilità per le altre categorie che le università possono erogare dopo aver individuato posizioni organizzative e funzioni specialistiche specifiche. La possibilità per i bibliotecari di usufruirne dipende naturalmente dal tipo di organizzazione del sistema bibliotecario dei vari atenei, dal grado di autonomia delle singole biblioteche rispetto ai dipartimenti, dal grado di formalizzazione degli incarichi di responsabilità.
Come Osservatorio lavoro abbiamo ritenuto opportuno, come prima iniziativa, inviare una lettera a tutte le università italiane (ai rettori, ai direttori amministrativi, ai responsabili dei sistemi bibliotecari di ateneo e ai coordinatori delle RSU) per richiamare l'attenzione sull'importanza strategica delle biblioteche nell'organizzazione universitaria e quindi sulla necessità di valorizzare la professionalità bibliotecaria attraverso adeguati programmi di formazione e incentivazione.
Abbiamo però bisogno di notizie dai bibliotecari delle varie sedi per avere un quadro della situazione che ci permetta di realizzare iniziative più mirate e sarebbe forse utile anche organizzare una lista di discussione dei bibliotecari delle università che fanno parte dell'AIB e qualche incontro per confrontare le diverse situazioni e superare la frammentarietà del sistema.
Molto lavoro però, secondo la scrivente, va fatto a livello locale, magari con il supporto delle sezioni regionali dell'Associazione, per tentare di diventare come categoria professionale un interlocutore diretto dell'amministrazione universitaria.
I bibliotecari dovrebbero anche essere presenti nelle sedi decisionali: organi di governo, commissioni di ateneo per le biblioteche, gruppi di lavoro sulla formazione, gruppi di studio per l'individuazione di parametri di valutazione per le diverse aree professionali e soprattutto RSU. Infatti sono le rappresentanze sindacali unitarie che insieme alle organizzazioni sindacali contrattano a livello locale i criteri generali e le linee di indirizzo in materia di formazione, incentivazione e progressione economica.

BARGAGNA, Beatrice. Il nuovo contratto dell'università e i bibliotecari: problemi e prospettive. «AIB Notizie», 13 (2001), n. 5, p. 18-19.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2001-06-03 a cura di Franco Nasella
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n13/01-05bargagna.htm

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