[AIB]AIB Notizie 5/2001
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Workshop on the open archives initiative (OAI) and peer review journals in Europe

di Antonella De Robbio

Organizzato al CERN di Ginevra da un comitato composto da Raf Dekeyser (LIBER, Access Division; Katholieke Universiteit Leuven), Herbert Van de Sompel (OAI Executive; Cornell University) e Corrado Pettenati (CERN, Library), il workshop dello scorso 22-24 marzo 2001 ha visto 60 partecipanti, tra scienziati e bibliotecari, provenienti da tutto il mondo, i quali hanno partecipato ai vari gruppi di lavoro e di discussione che hanno animato l'evento.
Mettere a disposizione archivi di preprint significa scardinare il tradizionale modello di comunicazione scientifica ad oggi non più sostenibile per gli alti costi e per i rallentamenti nei percorsi di disseminazione dei contenuti. L'obiettivo concreto era quello di assemblare un gruppo che volesse orientare le attività alla luce degli scopi di OAI, prendendo parte immediatamente ad azioni guida nello sviluppo di OAI, con nuove implementazioni in Europa di e-print server compatibili con l'architettura OAI. L'obiettivo concreto era quindi quello di promuovere azioni OAI al fine di individuare o creare punti europei disposti a esporre metadati in formato compatibile al fine della loro raccolta.
L'obiettivo esplorativo del meeting si riferiva invece alla certificazione dei lavori sottomessi ai server. I data provider contengono dati e metadati, lo step successivo è quello di assicurare la qualità dei lavori contenuti nei server, attraverso processi di validazione del materiale.
Quest'obiettivo inevitabilmente conduce a considerare se il meccanismo corrente di certificazione dei lavori scientifici, il tradizionale processo di peer-review, sia un artefatto del sistema stabilizzato dei periodici oppure no. Ciò conduce a considerare l'effettiva possibilità di nuovi meccanismi di certificazione o se tale meccanismo può essere a oggi piuttosto solo ipotizzato, tentare di identificarne possibili caratteristiche è quanto mai necessario e improrogabile.
L'obiettivo esplorativo era quindi quello di provare a identificare e discutere le proprietà e le caratteristiche principali richieste agli OAI di materiale non soggetto a peer-review dentro reali blocchi da costruire all'interno di un nuovo meccanismo di comunicazione scientifica tale da indirizzare i bisogni della scienza, della comunità scientifica e della società pubblica in generale.
Il workshop però mirava principalmente a estrapolare, attraverso l'attività di brainstorming all'interno di gruppi di lavoro, alcune strategie o soluzioni a problemi posti dal comitato scientifico.
Due gli obiettivi del workshop: uno concreto e uno esplorativo, configurati in due sessioni:
- agire assieme per supportare la comunicazione scientifica attraverso gli e-print (obiettivo concreto);
- esplorare i confini della certificazione e gestione del sistema di comunicazione scientifica (obiettivo esplorativo).
In prima sessione il matematico belga Herbert Van de Sompel ha fatto una panoramica generale su storia, significato e nuovi orizzonti di OAI. È da sottolineare che obiettivo dell'incontro era quello di creare una comunità OAI e non di sentire esperienze "diverse" non orientabili al protocollo.
Il matematico Roland Schwaenzl di MPRESS ha esposto il servizio europeo, per la matematica, non compatibile con il protocollo OAI; ma basato sul set minimo di metadati Dublin Core.
MathNet è il servizio per la matematica analogo a quello per la fisica PhysNet esposto da Eberhard Hilf e Hans-Joachim Waetjien di Onsbruck i quali hanno illustrato il sistema di referaggio del servizio PhysNet. Tale servizio sarà descritto sull'articolo di prossima pubblicazione sulla rivista online internazionale «High energy physics libraries Webzine» (prossimo fascicolo 4 del 2001 (http://library.cern.ch/HEPLW/). La compatibilità di PhysNet a OAI non è completa, ma si attua attraverso un complesso meccanismo di adattamento del software Harvest. PhysNet come del resto anche MathNet, è un servizio basato su un modello di tipo distribuito e i server ai quali PhysNet fa riferimento non sono OAI compatibili. Sempre per la matematica Michael Jost di FIZ Karlsruhe, ha esposto la Electronic library of mathematics, in ambito del progetto europeo matematico EULER.
Les Grivell di EMBO ha presentato E-BioSci, a platform for e-publishing and information integration in the life sciences, il modello europeo di e-print server per la biomedicina e scienza della vita, contrapposto allo statunitense PubMed Central voluto da Harold Varmus di NIH (National Institutes of Health) di Bethesda, ancora nell'agosto 1999 e ad oggi non del tutto decollato. Per la chimica Weeks ha presentato il neonato Chemistry Preprint Server.
Lavoro di alto livello quello presentato dai tecnici del CERN. Il servizio CDS CERN Document Server contiene oltre 170.000 documenti gratuitamente disponibili ed accessibili dall'OPAC WebLib del sito del CERN. Vari i formati disponibili per il recupero di tali documenti sulla fisica delle alte energie prodotto dalla comunità degli oltre 10.000 fisici che gravita attorno all'anello del CERN. Attraverso un'interfaccia dinamica era possibile già dallo scorso settembre la ricerca dentro il testo pieno dei documenti su CDS. Il lavoro presentato al workshop da Thomas Baron e Tibor Simko ha descritto il processo automatico e personalizzato di submission dei lavori da parte degli autori. Sono state esposte ipotesi di validazione dei documenti sottomessi effettuate all'interno dei server con meccanismi a differenti livelli di certificazione, per esempio utilizzando diversi percorsi per materiali provenienti da canali differenti o avvalendosi di TAG entro i metadati.
Nella seconda giornata si è passati a questioni più approfondite. Il focus era incentrato sul processo di referaggio (peer-review) e sul ruolo delle biblioteche nell'offerta di servizi correlati ai server di preprint. Savenije ha presentato il progetto olandese Roquade.
La prima fase si è conclusa con una comparazione delle opinioni dei quattro cervelli Raf Dekeyser, Lorcan Dempsey, Hans-Joachim Wätjen e Tony Mayer sul tema "Towards a concerted action for a European network of e-print servers".
La seconda fase ha offerto gli interventi sulla questione della certificazione. «Peer reviews or not peer reviews?». Simon J. Buckingham Shum (bibliotecario) e Gary Li (informatico), due cinesi del Knowledge Media Institute, Open University (UK), hanno esposto il loro lavoro su Open archives meet open peer review, facendo esempi assai pragmatici. Ronald Schmidt dell'Hochschulbibliothekszentrum di Osnabruck ha portato un lavoro assai interessante che toccava da vicino le biblioteche (Can libraries be intermediates for the acquisition, production and presentation of scholarly information?)
Stevan Harnad ha esposto nel suo intervento Peer review reform: an empirical matter la sua teoria assai provocatoria, nel suo stile polemico ove sosteneva la centralità e l'importanza del processo tradizionale del sistema peer-reviews all'interno del circuito della comunicazione scientifica.
La capacità espositiva di Bill Arms, al massimo livello, ha catturato l'attenzione generale con esempi assai divertenti, in Quality control in scholarly publishing. What are the alternatives to peer review? offrendo punti di vista interessanti e alternativi all'attuale meccanismo distorto di comunicazione scientifica, proponendo modelli di validazione dei contenuti attraverso metadati specifici. La sua teoria (e gli esempi da lui citati assai pertinenti oltre che convincenti) è quella di dividere le due attività, quella di produzione intellettuale di lavori scientifici, cioè le scoperte degli scienziati, e il modo di comunicarle alla comunità. Secondo Arms si potrebbe ipotizzare un nuovo scenario: le università mettono a disposizione sui server i lavori scientifici, i publishers si occupano del referaggio (dentro o fuori le banche dati).
Le origini di OAI giacciono nel numero crescente di preprint elettronici e di conseguenza di archivi di preprint. Mentre molti di questi archivi cominciarono la loro esistenza come veicoli informali per la disseminazione dei risultati preliminari delle ricerche degli studiosi all'interno delle comunità specifiche, alcuni di questi server cominciarono via via ad evolversi all'interno di un nuovo medium, strategico e sempre più essenziale, che consentiva la condivisione dei risultati delle ricerche ai colleghi che operavano nello stesso campo di indagine. Se i primi modelli essenzialmente potevano configurarsi come contenitori di materiale non-peer-reviewed, chiamato anche grey literature, i modelli successivi andavano sempre più conformandosi all'interno di processi più complessi che interagivano con le altre metarisorse (OPAC, banche dati ecc.) grazie all'azione delle biblioteche.
Open Archive Initiative (OAI) nasce in ambito statunitense nel settembre 2000 e si concretizza già nel successivo mese di ottobre al meeting di Santa Fe, nel Nuovo Messico sull'idea di Paul Ginsparg (Los Alamos National Laboratories), Herbert Van de Sompel e Rick Luce (Cornell University). A supporto di OAI vi sono oggi la Digital Library Federation (DLF), la Coalition for Networked Information (CNI) e la National Science Foundation (NSF).
In quella sede si discusse sull'approccio conosciuto ad oggi come metadata harvesting, principalmente diviso in due settori ben definiti e separati: i data provider, o archivi individuali che mettono a disposizione i metadati esponendoli ai service provider i quali possono costruire funzionalità di alto livello sulle informazioni rese disponibili dagli archivi delle comunità scientifiche. L'approccio OAI e i suoi protocolli furono documentati all'interno della Convezione di Santa Fe lungo la quale si svilupparono e presero corpo le idee preliminari relative alle politiche, i registri e l'accettabilità a livello globale dell'iniziativa.
Gli incontri fondamentali che hanno segnato le tappe nella recentissima storia di OAI sono i seguenti:
1. Primo Meeting OAI: 21-22 ottobre 1999, Santa Fe, New Mexico
- Primo documento: Convenzione di Santa Fe
- Primo prototipo sperimentale UPS, Universal Preprint Service
- Documento contenente gli obbiettivi originali OAI presentati durante la chiamata di Santa Fe da Ginsparg, Luce e Van de Sompel a un gruppo di esperti
- Articolo pubblicato su «D-Lib magazine» nel febbraio 2000
- Comparsa dei primi server compatibili ad OAI, altri si impegnano ad aderire con attività di test
2. Secondo Meeting OAI: 3 giugno 2000, San Antonio, Texas, in occasione di ACM Hypertext '2000 and ACM Digital Libraries '2000 conferences.
- Estendere l'interoperabilità delle biblioteche digitali.
- Convenzione rivista
3. Primo meeting del comitato tecnico OAI: 7-8 settembre 2000, Cornell University, Ithaca, NY, US
4. Primo European meeting of the OAI: durante ECDL 2000 Conference a Lisbona, in Portogallo, 18-20 settembre 2000
5. OAI Open Day for the US: 23 gennaio 2001, Washington DC, Renaissance Hotel. - Centralità sulla disseminazione pubblica delle nuove specifiche OAI
- La Convezione di Santa Fe viene superata dal rilascio della prima versione in alpha test del protocollo OAI.
6) Presentazione analoga a Berlino il 26 febbraio 2001.
Da questo momento in poi ci si riferirà al documento chiamato in sigla OAMH, The open archives initiative protocol for metadata harvesting, fondamentale per l'implementazione del protocollo stesso, ma anche per comprendere in dettaglio OAI.
L'idea di OAI nacque quale forum per discutere e risolvere le questioni legate ai concetti di "interoperabilità" tra soluzioni di preprint diverse, con lo scopo di promuovere la loro accettazione a livello globale. Oltre a sviluppare e promuovere standard per l'interoperabilità al fine di facilitare l'efficiente disseminazione di contenuto, OAI trova le sue radici nello sforzo comune teso a migliorare l'accesso agli e-print server incrementando la disponibilità di contenuti che facilitino il processo di comunicazione scientifica.
L'architettura tecnologica fondamentale e gli standard che vengono sviluppati a supporto delle attività di OAI, sono indipendenti sia dai contenuti offerti sia dal meccanismo economico che ruota attorno ai contenuti, promettendo di offrire maggior rilievo ad aperture all'accesso ai contenuti di materiali digitali. Tutto il percorso del workshop ha avuto come parola chiave sia nel raggiungimento dell'obiettivo concreto sia di quello esplorativo il concetto di metadati.
I metadati come utensili per gli autori e per la comunità scientifica sono stati posti al centro del workshop. Essi sono stati visti come strumenti in grado di conformarsi all'interno di una piattaforma adatta alla regolazione di processi di validazione, attuabili anche attraverso le biblioteche, offrendo soprattutto documenti a vario livello di certificazione.
È stato valutato il modello, spesso proposto da alcune comunità scientifiche, costruito sul concetto di certificazione a posteriori, per esempio la certificazione quale "aggiunta" di uno scritto non-peer-reviewed, se attualmente percorribile, oppure se la certificazione a priori risulta essere prerequisito fondamentale o solo un canale preferenziale. Come il meccanismo garantisce la qualità scientifica. Chi inizia il processo di certificazione. Come la sottomissione di un lavoro non-peer-reviewed si correla al meccanismo di certificazione. Come il meccanismo di certificazione si relaziona al meccanismo premiante delle carriere (promozioni e valutazioni). Chi dovrebbe essere parte organizzativa, a chi il coordinamento e la supervisione del processo di certificazione. Quali modelli economici possono essere configurabili al fine di implementare un sistema in modo che possa essere sostenibile. In che modo possono gli archivi contenenti materiale non-peer-reviewed essere tecnicamente integrati con un sistema di certificazione.
Il workshop ginevrino, in un certo senso, aveva l'ambizione di aprire la strada a un'accettazione più ampia dei fondamenti e della filosofia di OAI, estendendola anche al contesto europeo, voleva quindi essere un trampolino di lancio di nuovi centri OA in Europa. La scelta di Ginevra e precisamente del CERN, centro internazionale per la fisica delle alte energie, per questo workshop europeo, si è dimostrata una scelta vincente, sotto molti punti di vista, tanto che in quella sede si è auspicato un secondo incontro, sempre al CERN, da organizzarsi in primavera 2002.

http://documents.cern.ch/AGE/current/fullAgenda.php?ida=a01193


DE ROBBIO, Antonella. Workshop on the open archives initiative (OAI) and peer review journals in Europe. «AIB Notizie», 13 (2001), n. 5, p. 14-15.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2001-06-03 a cura di Franco Nasella
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n13/01-05derobbio.htm

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