[AIB]AIB Notizie 6/2001
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La Biblioteca nazionale centrale di Roma diventa una vera biblioteca ovvero Il mondo salvato dalle biblioteche

di Stefania Fabri

Qua si può entrare senza timore.
E farsi fotografare come una star.
Si può scambiare sottovoce col vicino un garbato commento sui libri.
E intanto guardare il verde dei giardini.
Si può reclamare con tono civile senza adirarsi.
E ricevere spiegazioni convincenti di un lavoro comprensibile.
Qua si può girare allegri senza essere pervasi da un tetro senso di scolastica vecchiezza della Cultura, cibo per dinosauri vegetariani, pronti ad essere divorati dai nuovi carnivori elettronici
.

Uscendo dallo scherzo del "mondo salvato dalle biblioteche", mi sento di poter dire che ho visitato con piacere la nuova Biblioteca nazionale centrale di Roma, ristrutturata adeguatamente e rimodellata dalle morbide onde dei moduli azzurro pervinca e arredata funzionalmente con un moderno design. Un piacere prima di tutto da cittadina e poi naturalmente da bibliotecaria.
Da cittadina perché mi sono ritrovata a pensare che l'investimento nelle grandi (ma anche in quelle piccole) strutture culturali sia non soltanto un fattore di progresso economico ma oserei dire anche di pulizia intellettuale e morale. Il riordino e la cura dei luoghi deputati alla cultura è un fattore fondamentale per attrarre i giovani. Come ci ha spiegato bene Hillmann nel saggio La psicoanalisi scende per la strada, non possiamo chiedere ai nostri giovani di apprezzare ideali che non vedono concretamente raffigurati. Il loro (e anche il nostro) inconscio si nutre d'immagini della realtà che rappresentano anche gerarchie di valori e attribuzioni di senso. In parole povere, brutte e antiquate biblioteche non riusciranno mai a promuovere la lettura in un mondo in continua evoluzione, anche se dovessero risultare paradossalmente efficienti dal punto di vista della pubblica amministrazione (nel senso del costare poco ed essere funzionanti secondo un certo consolidato regime).
Quale rappresentante del mondo delle biblioteche di ente locale, inoltre, ho sempre ritenuto l'utenza l'unica divinità a cui valga la pena di offrire sacrifici. E qui si respira (è proprio il caso di dire "ERA ORA", che è stato lo slogan per tanti lavori del Giubileo romano) un clima diverso, quello che anima i luoghi progettati per chi li deve usare riconoscendo a costui finalità di pienezza intellettuale e controllo delle proprie esigenze e non un varco nel non-tempo per trascorrere nel non-spazio l'indispensabile e poi fuggire. Per questo motivo la nuova Nazionale di Roma mi sembra sia finalmente diventata una vera, grande Biblioteca, sul modello di quelle straniere (e lo si apprezza già anche dai cambiamenti nel vasto parco di accesso): non solo un erogatore di servizi, non solo uffici, non solo "sale" di lettura, ma finalmente una struttura culturale dei saperi moderni utile ad una società della conoscenza.
La struttura del Castro Pretorio del 1975 difettava completamente di un "segno dei tempi", oltre che di appeal, quasi come quelle grandi scuole che non hanno epoca, contenitori che non hanno coscienza di sé. Tra l'altro non essendo un edificio storico di pregio come la precedente sede del Collegio Romano, mancava evidentemente anche del fascino della biblioteca di antico stile, intesa come "teca" arcana e severa per il culto del libro, che però ha lo svantaggio di rimarcare una totale separatezza dal mondo esterno, avvertito come caos anticulturale, rumorosamente in contrasto con la riflessione e lo studio; questa sede non avrebbe mai potuto competere con altri siti di rilevanza nazionale se non si fosse completamente ridisegnata e rifunzionalizzata.
Della sede del Collegio Romano, tra l'altro, sono stati recuperati alcuni arredi (bacheche, tavoli, oggetti ecc.) di notevole valore storico-artistico che giacevano nei magazzini e che costituiscono oggi un richiamo a un "nobile passato", un segnale di continuità nell'innovazione. Belle anche le opere di artisti del Novecento come Afro e Capogrossi che risaltano molto di più nei nuovi ambienti. E forse in questa direzione la Nazionale potrebbe aggiungere anche qualche altro elemento di artisti contemporanei.
Questa ristrutturazione bene fa emergere anche il ruolo diverso che è ormai necessario svolgere, dato ormai chiaro nella consapevolezza del bibliotecario ma che va affermato in un contesto comunicativo più ampio.
Si dice nel depliant di presentazione «La Biblioteca nazionale centrale di Roma è una biblioteca di ricerca» e poi si elencano i cospicui fondi a disposizione: 6 milioni di volumi, 1938 incunaboli, 25.000 cinquecentine, 20.000 carte geografiche, 10.000 stampe e disegni, 44.000 testate di periodici ecc.
Il concetto stesso di ricerca è completamente cambiato nel tempo. La ricerca era prima una risorsa nelle mani di una ristretta cerchia di intellettuali e di studiosi oppure obbligato strumento di lavoro per gli studenti: ma ora non è più così e non è nemmeno tanto possibile fare distinzioni di utilizzo sulla base delle classi di età e di professione. Si accede dai 18 anni e una vasta e diversificata fascia di utenti (basti pensare al fenomeno delle università per la terza età) può manifestare bisogni conoscitivi e di ricerca, curiosità intellettuali proficue che magari sono nate casualmente via Internet o con scambi nelle chat; per esempio, la voglia improvvisa di ricostruire la storia della propria città attraverso letture non sociologiche e ritrovarla in un libro che è sparito dalla circolazione (il turn over è rapidissimo ed esiziale per molti libri di valore): ed ecco per esempio, cercando dal titolo, Ercole Patti e la sua Roma amara e dolce del '72... Ritornare così con la memoria alla Roma degli anni Settanta, quella che faceva soffrire Patti, e che era in effetti assai peggiore di quella in cui viviamo ora (che pure ci sembra a volte, ingiustamente, poca cosa).
Questa vasta utenza con questa ampia gamma di esigenze potrà, grazie ad un nuovo sistema informatizzato per la registrazione degli utenti, non solo accedere più facilmente con una tessera munita di foto, ma anche essere valutata, attraverso le statistiche sull'affluenza, dal punto di vista delle tendenze, degli orientamenti in modo da essere finalmente recepita non come un indistinto "popolo" di lettori, ma come un'area ben definita di destinatari di servizi e di attività.
Proseguendo nel nostro itinerario scopriamo che una novità importante nel campo organizzativo e dei servizi, nell'ottica di attuare la tendenza ad avvicinare di più l'utenza al servizio di cui potrebbe avere necessità, è quella che non c'è più una sala periodici, ma i periodici sono consultabili o richiedibili nelle varie sale secondo le differenti materie. La sala Emeroteca attuale raccoglie i quotidiani e i settimanali nonché i periodici che trattano di attualità.
Il servizio di prestito e quello di riproduzione sono collocati in maniera funzionale subito dopo la Sala Emeroteca all'inizio e ben attrezzati con comodi divani per eventuali attese. Anche i cataloghi sono collocati molto meglio di prima nella galleria centrale e non "incombono" più con la loro mole, riparati dietro i nuovi moduli azzurri.
Vi sono sale e settori che mi hanno colpito più di altri per l'efficacia della loro riorganizzazione e forse anche perché godono del fatto di possedere materiali adeguati alla nuova immagine che riescono a trasmettere. Da questo mio punto di vista mi sono sembrate già adeguate al loro ruolo Collezioni speciali e Manoscritti e rari, che sono articolate ad U e hanno un bel respiro nella disposizione degli arredi e un'ottima offerta di materiali oltre che la vista dei magnifici globi di Coronelli del XVII secolo, come pure mi paiono attraenti Linguistica e Letteratura e la sala Falqui, armoniche tra di loro e ricche di bella documentazione. Lo stesso mi ha interessato l'efficienza della sala Scienze giuridiche e sociali, con la sua ricca documentazione.
La sezione Musica e multimediale ancora non è pienamente funzionante ma promette molto, sia per la presenza del fondo di Francesco Siciliani, sia per le tecnologie informatiche (25 postazioni) utili alla consultazione via Internet e Intranet, sia per le attrezzature adatte alla consultazione dei materiali audiovisivi (6).
Infine c'è da sottolineare positivamente la valorizzazione dei cosiddetti servizi aggiuntivi e degli spazi per le attività, che con questa nuova sistemazione vengono messi in risalto. La caffetteria ha un ambiente ampio per il ristorante self-service e lo spazio destinato al bookshop si trova nella grande hall della biblioteca, che risulta così, insieme ai servizi d'informazione e accoglienza, assai più gradevole e meno dispersiva. È stata infine ricavata una sala mostre che sarà inaugurata entro l'anno, e tre sale polifunzionali a misure variabili, oltre naturalmente la grande sala conferenze che già conoscevamo. Ci aspettiamo quindi un impulso nuovo e continuativo anche in questa direzione della promozione e dell'organizzazione delle iniziative culturali.
L'impressione generale è che a fronte di questo vistoso e, tutto sommato riuscito, cambiamento esteriore non sia poi facile far corrispondere un rinnovamento organizzativo interno capace di risolvere i problemi che l'ampliarsi della gamma di estensione del meccanismo di domanda-offerta può determinare.
Se le biblioteche non salveranno il mondo, però sicuramente possono adoperarsi per salvare la lettura, e per farlo dovranno usare senza risparmi tutta la loro strategia comunicativa, tutti i loro saperi e tutte le loro risorse.


FABRI, Stefania. La Biblioteca nazionale centrale di Roma diventa una vera biblioteca ovvero Il mondo salvato dalle biblioteche. «AIB Notizie», 13 (2001), n. 6, p. 10-11.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2001-07-01 a cura di Franco Nasella
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n13/01-06fabri.htm

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