[AIB]AIB Notizie 1/2002
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Rilegare i periodici


di Vittorio Ponzani

Un messaggio in AIB-CUR pone il quesito se sia opportuno rilegare i periodici oppure se sia meglio conservare i fascicoli sciolti, magari raccolti in appositi contenitori. Se infatti la rilegatura offre maggiori garanzie in termini di sicurezza contro il furto dei singoli fascicoli, è anche vero che essa incide fortemente sui costi e rende più difficile fare le fotocopie. I volumi rilegati, poi, sono spesso poco maneggevoli e rischiano maggiormente di essere danneggiati.
Un altro mail sottolinea che se i periodici vengono rilegati secondo determinati standard e con metodologie di qualità, con materiali reversibili ed evitando la tecnica della legatura "alla greca" con il dorso piatto e senza nervature, si conservano certamente meglio dei fascicoli tenuti sciolti, che spesso sono tenuti insieme con lacci o spaghi che possono danneggiarli. Naturalmente il discorso cambia se si tratta di periodici dell'Ottocento e dell'inizio del Novecento, la cui carta è spesso deteriorata e rischia di strapparsi. La soluzione, in questi casi, è quella di conservare le riviste in contenitori non acidi e predisporre poi la loro riproduzione per renderne possibile la consultazione da parte degli utenti.
Tra le diverse variabili da analizzare nel prendere questo tipo di decisioni, assume particolare importanza la frequenza con la quale il periodico viene consultato, il suo formato, le sue caratteristiche fisiche e lo stato di conservazione. Va inoltre considerato se la biblioteca che lo possiede sia o meno una biblioteca di conservazione e se la rivista sia disponibile o no presso altre biblioteche.
Si riferisce infine di un'iniziativa in corso presso la Biblioteca nazionale di Firenze, dove alcuni periodici, dopo essere stati divisi per annate, vengono impacchettati e conservati in buste sigillate e senza aria, all'interno delle quali sono inseriti gli assorbitori di ossigeno (secondo le direttive dell'Istituto centrale per la patologia del libro). Tale procedura, tuttavia, mostra alcuni aspetti negativi: la pressione esercitata sui documenti dall'assenza di aria può danneggiare i fascicoli e inoltre i sacchi sembrano facilmente deteriorabili (vengono suggeriti, in alternativa, i nuovi sistemi brevettati ATCO o Ageless di sali di ferro). Questo metodo di conservazione, peraltro, può essere utilizzato solo nel caso in cui i periodici siano molto danneggiati (o comunque gravemente a rischio), e si decida di conservare i documenti originali e di dare in consultazione ai lettori solo la copia in microfilm (o magari su altro supporto).

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Un e-mail di una neolaureata che chiede suggerimenti bibliografici utili per affrontare un concorso per bibliotecari stimola uno scambio di opinioni a proposito della formulazione dei bandi di concorso relativi al profilo professionale del bibliotecario e delle competenze che questi concorsi in genere richiedono. Nel caso proposto dalla giovane laureata - la quale per altro non offre indicazioni sufficienti per identificare l'ente che ha elaborato il bando -, le competenze richieste sono: «metodologia e tecnica dell'organizzazione bibliotecaria e archivistica e della ricerca bibliografica anche in ambiente informatico delle biblioteche». A parte la corretta osservazione di un collega a proposito del fatto che le metodologie bibliotecaria e archivistica obbediscono a logiche assolutamente diverse (se non antitetiche), vari messaggi sottolineano che tale formulazione, così generica e contorta, serve solo a confondere i candidati, rendendo loro difficile identificare le materie da preparare.
Un messaggio di un collega (che provocatoriamente si autodefinisce "avvocato del diavolo") sottolinea come la vaghezza e l'approssimazione di molti bandi di concorso dimostrino la scarsa conoscenza della realtà delle biblioteche di chi li ha stilati, e insinua anche l'ipotesi che talvolta tale vaghezza possa essere funzionale ad una gestione "libera" del concorso stesso. A parte ogni "sulfurea" insinuazione, certo colpisce negativamente la frequenza di formulazioni approssimative e spesso inesatte, come ad esempio in un caso, citato da un altro mail, in cui la prova tecnica richiesta consisteva nella "schedatura" (e non catalogazione!) di opere, senza peraltro fare riferimento ad alcuno standard utilizzato nelle biblioteche italiane.
Il tentativo di chiarire e precisare tale ambito con una formulazione tipo «elementi di biblioteconomia, bibliografia e informatica applicata alle biblioteche», che pure è corretto, non sembra esaustivo ma introduce il tema, di straordinaria ampiezza e complessità, di quali siano le competenze che deve avere un bibliotecario oggi, in un mondo in cui le informazioni presenti nei libri e nei tradizionali documenti cartacei si intrecciano indissolubilmente con quelle immediatamente disponibili all'interno delle biblioteche digitali esistenti in Rete. È auspicabile che un dibattito di tale importanza possa essere sviluppato in futuro in AIB-CUR, coinvolgendo magari i bibliotecari operanti nelle diverse tipologie di biblioteche (pubbliche e di conservazione, nazionali, universitarie, scolastiche e per ragazzi). Intanto viene ricordato uno strumento particolarmente utile per definire le competenze dei bibliotecari e dei documentalisti: si tratta dell'EuroGuida I&D: competenze dei professionisti europei dell'informazione e della documentazione, pubblicato dall'European Council of Information Associations (ECIA) e dall'Associazione italiana per la documentazione avanzata (AIDA).

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Un messaggio segnala una pagina Web dedicata agli open-access journal, contenente i link all'ultimo fascicolo di venti importanti riviste di ambito biblioteconomico, ad accesso libero e a testo pieno. Uno strumento molto utile per l'aggiornamento professionale. L'autore, Tom Wilson, è docente di Information management all'Università di Sheffield.

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Si segnala una buona notizia che evidenzia come, nel variegato mondo delle biblioteche italiane, esistano delle realtà che, attraverso un serio lavoro, ottengono dei risultati di cui essere legittimamente orgogliosi: a cinque anni dalla sua apertura, la Biblioteca regionale di Aosta ha superato un milione di prestiti. Questo è ancora più significativo se si pensa che Aosta ha 35.000 abitanti e che la regione Valle d'Aosta ne ha complessivamente 115.000, mentre sul territorio sono sparse altre 53 biblioteche che, complessivamente, fanno circa altrettanti prestiti.

L'archivio storico di tutti i contributi inviati in AIB-CUR è consultabile, da parte degli iscritti alla lista, a partire dall'indirizzo https://www.aib.it/aib/aibcur/aibcur.htm3.


PONZANI, Vittorio. Rilegare i periodici. «AIB Notizie», 14 (2002), n. 1, p. 16-17.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2002-02-02 a cura di Franco Nasella
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n14/02-01ponzani.htm