[AIB]AIB Notizie 3/2002
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Valutare la qualità della ricerca scientifica:
quale alternativa all'impact factor?


di Vittorio Ponzani

L'impact factor è un indicatore bibliometrico utilizzato dall'Institute for Scientific Information (ISI) per valutare l'impatto dei periodici scientifici nell'attività di ricerca, attraverso il calcolo delle citazioni che ogni periodico riceve nella letteratura scientifica successiva.
Da tempo, però, molti bibliotecari e ricercatori stanno criticando radicalmente questo indicatore che, lungi dall'offrire un'analisi oggettiva, è invece soggetto a distorsioni anche gravi, dal momento che non tiene conto del contesto nel quale tali citazioni vengono fatte. Questi limiti producono gravi danni sull'attività di corretta valutazione della qualità della produzione scientifica e, nell'ambito delle biblioteche, portano spesso a una costruzione delle raccolte basata su parametri assolutamente fuorvianti. In molte biblioteche, infatti, l'impact factor viene utilizzato in maniera acritica per tagliare gli abbonamenti ai periodici, a prescindere dagli ambiti disciplinari e senza applicare altri criteri che possano limitarne i rischi di distorsione.
Alcuni messaggi, al contrario, sostengono che il problema non sta nell'impact factor in se stesso, quanto invece in una sua scorretta e arbitraria applicazione. Lo stesso Eugene Garfield, fondatore dell'ISI e ideatore dell'impact factor, ha scritto in diversi articoli che questo dovrebbe essere usato con prudenza e buon senso, integrandolo con altri indicatori bibliometrici, ma soprattutto utilizzando anche altri elementi di valutazione, quali ad esempio l'inserimento in repertori bibliografici specializzati e prestigiosi.
Ma esistono alternative credibili all'impact factor? Un messaggio segnala alla lista l'esistenza della Prestige Factor, una ditta che, muovendo una lunga serie di critiche metodologiche all'impact factor, offre basi di dati di riviste accademiche valutate secondo un diverso algoritmo, che non presenterebbe le distorsioni dell'impact factor. Quest'ultimo infatti, tra le altre differenze, prende in considerazione non solo gli articoli originali ma anche le rassegne, e in questo modo non misura il reale valore di un articolo né coglie la novità che questo porta nell'ambito della ricerca scientifica. Il Prestige Factor, al contrario, misura solo le citazioni presenti in articoli originali.
Viene infine girato in AIB-CUR un mail circolato nella lista di discussione dell'Associazione dei bibliotecari biomedici europei (EAHIL), che propone un ulteriore indicatore, l'euro-factor, appositamente pensato per i periodici europei e che utilizza un'analisi bibliometrica diversa da quella dell'impact factor, basata su complesse relazioni matematiche.
Il problema della valutazione della qualità della letteratura scientifica assume una sempre maggiore importanza nel momento in cui la comunicazione scientifica passa sempre più attraverso gli archivi digitali e gli Open Archives, ma è necessario diffondere la conoscenza approfondita e rigorosa non solo di questi indicatori bibliometrici ma anche in relazione alla formazione degli utenti circa le caratteristiche e i limiti dell'utilizzazione di questi strumenti ai fini di una corretta valutazione della qualità della ricerca scientifica.

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Le frequenti richieste in AIB-CUR di libri in dono, al fine di costituire nuove biblioteche e centri di lettura, ha provocato la reazione tanto appassionata quanto "biblioteconomicamente" corretta di una bibliotecaria, a cui sono seguiti diversi altri messaggi dello stesso tenore. Pur apprezzando infatti la buona volontà di chi si ingegna in vario modo per supplire alle carenze delle istituzioni che dovrebbero occuparsi delle biblioteche, viene con forza ribadito il ruolo e la professionalità dei bibliotecari, che non possono in alcun modo essere sostituiti da chi non ha le competenze specifiche e gli strumenti idonei alla creazione e alla gestione di una biblioteca. Una politica di acquisizioni coerente, per esempio, deve essere basata su una programmazione che tenga conto delle esigenze informative degli utenti e delle finalità istituzionali della biblioteca stessa, e non sulla casualità delle donazioni. Una collezione libraria creata senza una logica ben definita si trasforma ben presto in un informe accumulo di libri, che in definitiva non risulta utile nemmeno agli utenti, che invece hanno diritto a una struttura in grado di rispondere alle loro necessità di informazioni e a personale qualificato in grado di aiutarli nelle loro ricerche. «Nessun cittadino e nessun bibliotecario accetti niente di meno»: così, perentoriamente e correttamente, ribadisce un messaggio.
Un diverso punto di vista, tuttavia, viene proposto da un altro mail che, pur concordando con i precedenti per quanto riguarda l'importanza di uno sviluppo coerente delle collezioni librarie, sottolinea però come in molte realtà del nostro paese prevalgano la scarsa attenzione dell'amministrazione per tutto quello che riguarda le biblioteche, dove manca il personale qualificato ma vengono utilizzati in biblioteca quei dipendenti comunali che non si sa dove collocare altrimenti. In queste situazioni, dove anche i bibliotecari più volenterosi non riescono a ottenere finanziamenti adeguati per costruire una biblioteca secondo canoni biblioteconomicamente corretti, diventa talvolta necessario scendere a compromessi (magari chiedendo libri in dono in AIB-CUR), per offrire un livello minimo di servizi ai cittadini.

L'archivio storico di tutti i contributi inviati in AIB-CUR è consultabile, da parte degli iscritti alla lista, a partire dall'indirizzo https://www.aib.it/aib/aibcur/aibcur.htm3


PONZANI, Vittorio. Valutare la qualità della ricerca scientifica: quale alternativa all'impact factor?. «AIB Notizie», 14 (2002), n. 3, p. 18.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2002-04-10 a cura di Franco Nasella
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n14/02-03ponzani.htm

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