[AIB]AIB Notizie 4/2002
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Licenze e diritto d'autore: la situazione europea.
Intervista a Emanuella Giavarra


a cura di Valentina Comba e Vittorio Ponzani

Emanuella Giavarra è uno dei maggiori esperti per quanto riguarda il diritto d'autore in Europa. Ha ricoperto importanti incarichi in EBLIDA (European Bureau of Library, Information and Documentation Associations) ed ECUP+ (European Copyright User Platform) e attualmente, oltre a lavorare in un importante studio legale ad Amsterdam e Londra, è membro del Legal Advisory Board della Commissione europea (DG XIII).

Dal suo punto di vista, che è certamente un punto di vista privilegiato per capire come vanno evolvendo le problematiche relative ai diritti di proprietà intellettuale, esiste un impegno a livello europeo per quanto riguarda i contratti che le biblioteche stipulano con gli editori, che tenga in considerazioni le esigenze della ricerca e favorisca lo sviluppo delle biblioteche?

Innanzi tutto, come sapete, nel maggio 2001 è stata adottata la Direttiva Europea sull'armonizzazione del diritto d'autore n. 2001/29/CE, meglio nota come Sesta Direttiva. I governi degli Stati membri, nel recepire la Direttiva, stanno sfruttando la facoltà garantita dalla Direttiva stessa di decidere se applicare o meno certe eccezioni previste nell'art. 5, per meglio tutelare il diritto di accesso alle informazioni. Tutto questo deve però essere fatto entro il termine di un anno, eventualmente prolungabile per altri sei mesi: è un periodo di tempo certamente molto breve ed è quindi necessario fare presto. Tuttavia si tratta di una situazione da cui si possono ottenere grandi benefici per il mondo delle biblioteche. In effetti, questa direttiva può offrire grandi vantaggi alle biblioteche italiane. La direttiva, infatti, riconosce numerose eccezioni al diritto di riproduzione, ad esempio se la copia è fatta per uso privato o per scopi didattici o di ricerca scientifica, e naturalmente prende in considerazione anche il prestito interbibliotecario. È molto importante tenere a mente queste possibilità, ma bisogna sapere che tali eccezioni non vengono approvate automaticamente, ma è necessario chiederle e fare una forte attività di lobby per ottenerle. Non so esattamente chi, in Italia, sia in grado di fare questo...

Attualmente INFER (l'Osservatorio italiano sulla cooperazione per le risorse informative elettroniche) si sta muovendo in questa direzione, per ottenere benefici non solo a favore delle biblioteche universitarie ma più in generale delle biblioteche speciali.

La legge italiana sul diritto d'autore potrebbe essere una legge completamente diversa da quella attuale, se si realizzasse una buona azione di lobbying. Abbiamo a disposizione tutto il 2002 e parte del 2003, periodo che può cambiare radicalmente la situazione soprattutto al livello della legislazione. Per quanto riguarda i contratti, poi, la situazione delle licenze è generalmente migliorata. Direi che in linea di massima tutte le licenze che mi capita di vedere sono di ottimo livello. Ma occorre fare molta attenzione alle licenze che provengono dagli USA, perché sono strutturate in modo tale che ogni responsabilità ricade sulle istituzioni e sulle biblioteche. Inoltre le licenze USA offrono garanzie sempre più limitate, soprattutto per quanto riguarda il diritto all'accesso del materiale. In questi contratti voi siete vincolati all'applicazione della legislazione americana nelle licenze, non potete applicare la legge italiana.

È vero. La maggior parte delle licenze stipulate dai consorzi italiani sono basate sulla legislazione americana, e questo provoca non pochi problemi ai nostri uffici legali.

Probabilmente non succederà, ma se dovesse capitare di fare una causa negli Stati Uniti, il processo avrebbe costi enormi, anche solo per il fatto di doversi recare lì. Vi suggerirei di utilizzare nelle licenze la legislazione della Gran Bretagna, che è certamente una delle migliori legislazioni sul copyright in Europa. In Gran Bretagna, la legge che regola le licenze (contract law) e la legge sul copyright (copyright law) è piuttosto buona. Io stessa ho consigliato a diverse biblioteche in Grecia di applicare la legislazione della Gran Bretagna, con ottimi risultati. Anche se i contratti sono sempre migliori è comunque necessario fare molta attenzione.

Un'altra questione molto importante e molto delicata per le biblioteche italiane è il prestito interbibliotecario e il document delivery. Spesso il document delivery è vietato dalle licenze stesse saremmo molto interessati a sapere quale sia la posizione degli editori rispetto allo sviluppo di questi servizi nelle biblioteche.

La maggior parte delle licenze non consente il document delivery, ad eccezione di quelle stipulate secondo il modello NESLI (National Electronic Site Licensing Initiative), un progetto finanziato in Gran Bretagna dal JISC (Joint Information Systems Committee) per favorire l'accordo tra gli editori e le biblioteche.

Le licenze fatte sul modello NESLI lo consentono?

Sì. Le licenze che si basano sul modello NESLI, infatti, consentono la fornitura di un documento (per posta, via fax o attraverso la posta elettronica) ad un'altra biblioteca nel Regno Unito, mentre non è ammesso l'invio al di fuori del Regno Unito. Credo peraltro che solo la legislazione danese sul copyright autorizzi il prestito interbibliotecario per legge. La nuova Direttiva europea sul copyright permette di fare le seguenti cose: permette di stampare un documento, di digitalizzarlo e di inviarlo per scopi di ricerca. Al contrario, non è possibile inviare un articolo in formato elettronico (per esempio in formato PDF) preso da un periodico elettronico. Penso che negoziare con gli editori su questi aspetti sia particolarmente difficile. Quello che invece è possibile proporre è l'utilizzo di quei meccanismi elettronici per cui un file PDF può essere utilizzato una sola volta e poi si autodistrugge dopo che lo si è stampato. Oggi esistono ventiquattro tra le più importanti case editrici di ambito tecnico-scientifico, tra cui Elsevier, Academic Press, American Chemical Society, American Phisycal Society, che accettano nei loro contratti il prestito interbibliotecario con queste caratteristiche. È importante capire che è necessario per le biblioteche ottenere garanzie certe, dopo di che gli accordi sono ottimi e procedono nel migliore dei modi.

In Italia è di grande attualità il problema delle fotocopie in biblioteca, come testimoniano i frequenti dibattiti sulla lista di discussione dei bibliotecari italiani AIB-CUR.iani AIB-CUR.

Pur non conoscendo nei dettagli la situazione italiana per quanto riguardano le fotocopie, so che ci sono molti problemi e comunque l'Italia si sta muovendo per fare una forte attività di lobby in difesa delle biblioteche. Il problema è che in Italia si discute ancora di fotocopie, mentre negli altri paesi europei si discuteva di questo argomento dieci anni fa... Oggi, in Europa, nessuno parla più di fotocopie, ma le discussioni sul prestito interbibliotecario e il document delivery riguardano le risorse elettroniche, se cioè sia possibile digitalizzare un documento cartaceo e poi inviarlo in prestito interbibliotecario o se sia possibile effettuare servizi di document delivery facendo una copia di un documento elettronico.

valentina.comba@unito.it
ponzani@aib.it


COMBA, Valentina. PONZANI, Vittorio.Licenze e diritto d'autore: la situazione europea. Intervista a Emanuela Giavarra. «AIB Notizie», 14 (2002), n. 4, p. 8.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2002-04-20 a cura di Franco Nasella
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n14/02-04giavarra.htm

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