[AIB]AIB Notizie 4/2002
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La legge che non c'è:
breve storia di un'anomalia tutta sarda


Rilevare il vuoto legislativo che la Sardegna registra in tema di biblioteche equivale a toccare un nervo scoperto del mondo bibliotecario sardo; la denuncia ha un sapore più amaro se a farsene promotrice è la nostra Associazione, visto l'impegno e le energie che essa ha investito in questi ultimi anni proprio in tema di legislazione regionale sulle biblioteche.
Tanto più che alla redazione delle Raccomandazioni per le leggi regionali, prodotto finale del Gruppo di lavoro costituitosi nel 1995 in seno alla Commissione nazionale Biblioteche pubbliche, non è mancato il contributo di un bibliotecario sardo, Sandro Ghiani, che in quell'occasione, poté avvalersi della notevole esperienza maturata in ambito regionale all'interno di un Gruppo AIB, del quale facevano parte anche Pasquale Mascia e Bruno Marongiu. Gruppo che nel 1996 produsse una proposta di legge, che oggi dobbiamo purtroppo consegnare alla cronaca come uno dei tanti tentativi, non riusciti, di dare alla Sardegna una legge sulle biblioteche.
Unico riferimento legislativo rimane dunque la legge regionale n. 64/1950, espressione della competenza legislativa primaria che la Sardegna poté esercitare ex art. 3 del proprio Statuto fin dal 1948: riferimento legislativo non di poco conto visto che regola «l'erogazione di contributi per la costituzione, il riordinamento e l'incremento delle biblioteche di enti locali» ma privo di alcuna definizione di politica bibliotecaria di largo respiro, che definisca in sostanza le coordinate di riferimento per i soggetti coinvolti - la Regione anzitutto e le biblioteche di ente locale - e per un'azione concertata di tutto il mondo documentario sardo, qualunque sia l'appartenenza giuridica degli istituti coinvolti.
Negli anni successivi gli interventi in campo bibliotecario vedono la Regione farsi carico delle competenze e delle funzioni ad essa trasferite da alcuni d.p.R. che dettano le norme per l'attuazione dello Statuto speciale per la Sardegna. Tra questi il d.p.R. 1532/1965, modificato una prima volta nel 1969 e in seguito dal d.p.R. 480/1975 che, in accordo con quanto sul piano del decentramento amministrativo in materia di biblioteche sta avvenendo a livello nazionale, trasferisce la Soprintendenza ai beni librari e le sue funzioni alla Regione autonoma della Sardegna.
Alla fine degli anni Settanta l'art. 36 del d.p.R. 348/1979 sancisce il definitivo trasferimento alla RAS delle funzioni statali in ordine alle biblioteche popolari, alle biblioteche del contadino nelle zone di riforma, ai centri bibliotecari di educazione permanente nonché i compiti esercitati dal Servizio nazionale di lettura; ancora le funzioni amministrative concernenti le istituzioni culturali di interesse locale operanti nel territorio regionale.
La specialità della Regione sarda, sancita dall'art. 116 della Costituzione, pare sostanziarsi in un nulla di fatto: se essa produsse i suoi effetti prima del 1970 con l'emanazione della già citata legge regionale n. 64/1950, dopo il 1970, quando l'attuazione delle regioni diventa una realtà con il trasferimento delle funzioni statali iniziato con il d.p.R. n. 3/1972, la Sardegna assiste indifferente all'avvio dell'attività legislativa delle altre regioni in tema di biblioteche e sembra accontentarsi di quanto lo Stato concede in tema di trasferimento delle competenze secondo uno schema tra l'altro comune a tutte le regioni a regime non speciale di autonomia.
Probabilmente il passaggio dell'organo tecnico dallo Stato alla Regione e la delega ad essa delle funzioni che ancora residuavano alla competenza statale, ha fatto ritenere ai nostri organi politici di disporre di strumenti sufficienti per attuare una politica adeguata di intervento nel settore biblioteche. È pur vero che dalla metà degli anni Settanta si assiste a una crescita, in numeri e qualità dei servizi, delle biblioteche sarde. In effetti la legge, seppur limitata all'ambito finanziario, va a toccare il punto nevralgico di tutta la questione, ossia l'effettivo funzionamento del servizio di pubblica lettura; anche perché il regolamento di attuazione, contenuto nella delibera n. 11/41 del 1992 detta criteri e modalità piuttosto severi per l'erogazione dei contributi e li subordina all'adempimento di alcune formalità, prima fra tutte l'onere di dimostrare con apposita documentazione la funzionalità della biblioteca e la compartecipazione alle spese degli enti locali proprietari con adeguati stanziamenti nei propri bilanci.
Che comunque già allora si sentisse l'esigenza di una legge che sostituisse la n. 64 e regolasse in maniera organica la materia lo dimostra, tra gli altri, l'intervento di Giovanni Spissu al Convegno "Lettura pubblica e organizzazione dei sistemi bibliotecari: Roma, 20-23 ottobre 1970".
Ma è soprattutto a partire dalla metà degli anni Ottanta che alle ripetute denunce di una carenza normativa non più sostenibile si alternano rassicurazioni da parte degli assessori regionali di turno di una imminente approvazione della legge.
Allo stesso tempo il ruolo della nostra Associazione si fa più attivo e alla fase della riflessione segue l'elaborazione di proposte concrete e originali che vedono l'AIB interlocutore degli organi politici nella definizione di un articolato legislativo. Lo documentano tra l'altro i numerosi interventi sulle pagine di «IB», il notiziario della nostra Sezione, e la promozione di numerose iniziative. Un appello che mira a sensibilizzare i cittadini per una sollecita approvazione del disegno di legge di allora ottiene un grande riscontro: la raccolta di 3000 firme nel gennaio del 1988 è accolta dalla Sezione come la dimostrazione di una sensibilità diffusa per una tematica di importanza strategica.
La pubblicazione dell'ennesimo progetto di legge predisposto dall'Assessorato regionale della pubblica istruzione sul numero 4/1990, precede di poco l'intervento ottimistico dell'allora Assessore regionale al Convegno "Non solo libri".
Il 30 marzo 1995 viene presentato in Consiglio regionale un Progetto di legge, noto come "Proposta Dettori" dal cognome della prima proponente; ad esso segue l'annuncio, ospitato tra l'altro proprio sulle pagine del n. 4/96 di «AIB notizie», di un articolato elaborato in seno alla Sezione da un Gruppo del quale fanno parte, come già ricordato sopra, Mascia, Marongiu e Ghiani.
La proposta dell'AIB vuole essere soprattutto un'indicazione di carattere tecnico: lo dimostra la mancanza di qualunque riferimento a norme finanziarie; centrale è invece l'affermazione che, nella più radicata tradizione dell'AIB, riconosce un ruolo di primo piano alla formazione professionale e all'aggiornamento del personale.
Le sorti della proposta "Dettori" si intrecciano con la cronaca dei giorni nostri. Il testo, licenziato dalla Commissione Cultura, pronto per essere esaminato in Consiglio, deve arrestare il proprio cammino di fronte allo scadere della XI legislatura.
A oggi la proposta è iscritta alla discussione in Commissione cultura insieme a un altro Progetto di legge: il d.d.l. sui «beni librari e documentari e sui servizi di accesso alla conoscenza e all'informazione» presentato nell'ottobre 2001 dalla Giunta regionale su proposta dell'assessore alla pubblica Istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport, Onida, di concerto con l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio, Pittalis.
Alla Commissione di studio che ha formulato quest'ultimo progetto di legge ha partecipato come rappresentante dell'AIB Sardegna Pasquale Mascia, coordinatore del Gruppo di lavoro sulla legge che, operante da tempo, l'attuale CER ha confermato all'atto del proprio insediamento.
La lettura della relazione accompagnatoria al testo "Onida" rivela una perfetta aderenza tra le finalità della futura legge e le peculiarità che le Raccomandazioni AIB propongono come necessariamente caratterizzanti la normativa regionale: garanzia per ogni cittadino dell'accesso all'informazione, con esplicito riferimento al Manifesto Unesco, alle Raccomandazioni IFLA, oltre che agli articoli 3 e 9 della Costituzione; gratuità dei servizi di base delle biblioteche pubbliche; professionalità del personale; integrazione con i servizi delle reti civiche, scolastiche, ASL; promozione della cooperazione; invito all'adozione di una carta dei servizi; attribuzione alla Regione delle funzioni di indirizzo, programmazione, monitoraggio, controllo e di un'azione che favorisca l'integrazione di tutto il Sistema bibliotecario regionale. Integrazione anche con altri partner dell'informazione, primi fra tutti gli editori e gli scrittori sardi, in accordo con le finalità della legge 26/1997 sulla promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna, altro intervento legislativo lungamente atteso dai sardi, e della legge 22/1998, a sostegno dell'editoria isolana. L'obiettivo finale che i proponenti perseguono è in definitiva un sistema regionale unico e integrato che, comunque lo si voglia chiamare (Servizio informativo bibliotecario regionale Integrato (SIBRI) o Sistema bibliotecario documentario regionale (SBDR) secondo le espressioni usate nei due ultimi progetti di legge), si situa nel solco delle più attente riflessioni sul rapporto tra competenze statali e regionali in materia di biblioteche.
Vanno d'altra parte nella stessa direzione le Linee guida che, alla fine del 2000, il Servizio beni librari della Regione ha pubblicato sul proprio sito: operazione questa che ci piace sottolineare per la sua valenza di strumento di informazione e di coinvolgimento dei soggetti interessati e che arriva in un momento in cui la possibilità di gestire i fondi comunitari, dei quali la Sardegna beneficia nella sua qualità di Regione interessata dall'Obiettivo 1, rende quanto mai urgente definire i contorni normativi entro i quali muoversi.
Mentre chiudiamo questa breve nota l'attuale Presidente della Commissione cultura ci informa che appena conclusi i lavori della finanziaria, oggi in discussione in Consiglio, sarà sua cura convocare la presidenza della VIII Commissione per analizzare i progetti di legge: entro aprile si spera si possa andare all'esame di un articolato che, presumibilmente, sarà formulato sulla base di entrambe le proposte oggi "in carico" in Commissione.
L'AIB Sardegna da parte sua esprime la propria soddisfazione nel veder accolti almeno nei documenti preparatori della legge i propri orientamenti; fermo rimane d'altra parte il convincimento che la Sezione debba continuare a svolgere quel ruolo di primo piano che l'ha vista collaborare fattivamente alla stesura dell'ultimo disegno di legge ma soprattutto impegnata in un'azione di sensibilizzazione che dura da oltre vent'anni.


La legge che non c'è: breve storia di un'anomalia tutta sarda. «AIB Notizie», 14 (2002), n. 4, p. I-II.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2002-04-20 a cura di Franco Nasella
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n14/02-04legge.htm

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