[AIB]AIB Notizie 5/2002
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La legge 31 dicembre 1996...

di Dario D'Alessandro

La legge 31 dicembre 1996, n. 675, meglio conosciuta come la legge sulla privacy, è, da qualche tempo, il principale tormentone che affligge i bibliotecari italiani quotidianamente alle prese con i dati personali degli utenti. Ciò avviene per le tessere d'iscrizione, per le schede d'ingresso, per l'uso degli armadietti portaoggetti, per le richieste di prestito interno, esterno e interbibliotecario, per le fotocopie e connesse appendici sul diritto d'autore, per l'utilizzo delle postazioni Internet.

Una prima analisi, frettolosa quanto superficiale, farebbe pensare che in biblioteca siano avvenuti radicali cambiamenti dal tempo (non molto in là) in cui le procedure erano meno complesse di quelle odierne, ma, a ben guardare, dal punto di vista della privacy non è mutato assolutamente nulla. Infatti, l'unico vero dato sensibile di cui l'utente lascia una traccia è quello relativo alle proprie letture che costituiscono un momento tanto personale quanto riservato per un individuo, se è vero che si confidano all'amico del cuore, si partecipano all'innamorata, si condividono con i figli e con i genitori, così come i libri di casa si prestano e si ricevono in prestito molto di rado e solo a/da pochissimi e fidatissimi intimi.
È questo l'aspetto più delicato di cui deve aver cura il bibliotecario: fornire notizie sull'iscrizione di una persona ad una biblioteca o su chi sta fruendo o ha fruito di un determinato libro sono comportamenti moralmente e giuridicamente condannabili. Ciò è nella realtà come nella finzione artistica. Nel cinema, ad esempio, gli episodi in cui il bibliotecario rivela le letture di un utente sono quasi sempre giustificati da un'indagine sul comportamento illegale di quest'ultimo.
Così è in Il teschio di Londra di Alfred Vohrer (Germania, 1968), ove la bibliotecaria informa l'ispettore su chi ha in prestito l'unica copia di un volume e ciò condurrà al colpevole di un omicidio, come pure in Seven di David Fincher (USA, 1995), ove i due poliziotti riusciranno, grazie ad una lista di persone che hanno preso in prestito in biblioteca libri sui sette peccati capitali, a smascherare un serial killer, oppure in Tutti gli uomini del presidente di Alan J. Pakula (USA, 1976), in cui i due giornalisti del «Washington Post» riescono ad accedere, con l'aiuto di un bibliotecario nero, alle schede di prestito della Library of Congress scoprendo importanti indizi sull'affare Watergate.
Quanto possa essere oggetto di riservatezza una lettura ce lo mostra in maniera emblematica il film The Snapper, di Stephen Frears (GB, 1993), in una scena in cui si incontra l'operaio Dessie che, appreso che la figlia non sposata presto sarà madre, si reca alla biblioteca pubblica e prende in prestito un libro sulla maternità. Poiché si vergogna, alla bibliotecaria dice: « È per mia moglie».
Ma la scena-simbolo di comportamento biblioteconomicamente corretto sulla legge 675/95 è in City of Angels - La città degli angeli, di Brad Silberling (USA, 1998). Qui la dottoressa Maggie (Meg Ryan, quanto è bella!) vuole scoprire chi le ha lasciato una copia di Festa mobile di Hemingway ma il bibliotecario, dopo aver verificato la lista dei prestiti, le risponde: «Non posso dirle chi, posso dirle quando».
Quanti bibliotecari risponderebbero come il loro collega di celluloide? Nella legge sulla privacy la finzione supera la realtà.

biblioteca@provincia.pescara.it


D'ALESSANDRO, Dario. La legge 31 dicembre 1996.... «AIB Notizie», 14 (2002), n. 5, p. 6.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2002-05-25 a cura di Franco Nasella
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n14/02-05dalessandro.htm

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