[AIB]AIB Notizie 3/2003
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L'identità della biblioteca per ragazzi*

Romano Vecchiet

Parlare di identità della biblioteca pubblica, e di quella per ragazzi in particolare, significa innanzitutto capire che quando si cerca di sviluppare il tema dell'identità, occorre indagare nella dimensione concettuale non solo dell'appartenenza, come sarebbe naturale fare, ma anche della differenza rispetto all'altro. Implica un rapporto di conoscenza non superficiale con il proprio territorio, con il contesto entro il quale siamo abituati a vivere, fatto di lingua, paesaggio, architettura, sensibilità e tradizioni comuni. L'identità si rafforza quando per motivi diversi ci troviamo catapultati in altri contesti. Ove possiamo ritrovare brandelli di quel mondo che ci siamo lasciati alle spalle, riconosciamo la forza di quell'identità che avevamo quasi dimenticato.
È scontato (ce lo insegnano sociologi come Darko Bratina, giornalisti come Paolo Rumiz, scrittori come Claudio Magris, Francesco Burdin e Predrag Matvejevic…, non a caso tutti definibili, sia pure genericamente, "scrittori di frontiera") che l'identità si rafforza in una situazione di pericolo. Pericolo di fronte alla perdita di diritti acquisiti, di situazioni di conflitto etnico, di imposizioni e vessazioni politiche di qualsiasi tipo. E non sembri inopportuno o incauto parlare di pericolo quando affrontiamo il tema dell'identità della biblioteca pubblica. La minaccia di una sua crisi d'identità è sempre dietro l'angolo. Tentativi, camuffati da oculata amministrazione, di accorpamenti con istituzioni diverse (penso alle biblioteche pubbliche accorpate alle biblioteche universitarie: In Austria e in Svizzera, in alcune importanti città universitarie e con risultati che ritengo pienamente insoddisfacenti, le amministrazioni locali hanno spesso delegato le Università a svolgere nelle proprie biblioteche universitarie i compiti specifici di una biblioteca pubblica., o alle biblioteche per ragazzi accorpabili a quelle scolastiche), sono sempre in corso, magari animati da virtuose intenzioni organizzativistiche o pedagogiche, da miraggi di efficienza ed efficacia amministrativa, ma che non riescono a mascherare l'ignoranza da parte di chi è artefice di simili proposte su che cos'è una biblioteca pubblica, o una sezione ragazzi di una biblioteca pubblica.
Perché parlare di identità di una biblioteca pubblica, o in questo caso di una biblioteca per ragazzi, significa preventivamente capire bene cosa essa sia e come funzioni.
Intanto, credo che potremmo ben iniziare questa riflessione con un primo assunto: la biblioteca per ragazzi è una parte, e assolutamente integrata ad essa, della biblioteca pubblica. Vi possono essere gestioni "autonome", e certamente tutta una serie di iniziative, di strutture e sovrastrutture vanno pensate per un pubblico ben diverso da quello che frequenta le altre sezioni della nostra biblioteca ideale. Ma non per questo dobbiamo ritenere la biblioteca per ragazzi un istituto autonomo rispetto alla biblioteca pubblica. Non creiamo quel "solco" così pericoloso su cui ci mette in guardia Luigi Crocetti (Il trenino e l'ombra, in: Il nuovo in biblioteca e altri scritti raccolti dall'Associazione italiana biblioteche, Roma, AIB, 1994, p. 117, parzialmente pubblicato con il titolo L'ombra, «Sfoglialibro», 1, 1988, n.1, p. 9). Il rischio di bamboleggiare in piena autonomia è pericoloso davvero. La Sezione ragazzi si nutre della stessa metodologia di lavoro, condivide le stesse finalità (una in particolare: la soddisfazione della propria utenza), e insieme alla biblioteca pubblica di cui è emanazione svolge quella funzione davvero unica nel suo genere che è l'educazione e l'informazione della propria comunità senza discriminazioni sociali, politiche o culturali, esercitando la propria azione nella piena e più aperta autonomia.
La biblioteca per ragazzi seleziona solo una fetta di pubblico, è in un certo senso una biblioteca specializzata sui generis, nel senso che specializza le sue risorse per soddisfare un pubblico particolare, ma certamente continua a essere una biblioteca pubblica (ivi, p. 53): lo è per la "generalità" delle sue risorse, per la "gratuità" dei suoi servizi fondamentali, per il carattere di "contemporaneità" delle sue raccolte e dei servizi che eroga.
È in fondo da queste sempre attuali definizioni che possiamo costruire l'identità della biblioteca per ragazzi. Forse, né sala ragazzi (troppo modesta definirla in questi termini meramente spaziali), né biblioteca per ragazzi (è una definizione che la separa troppo dalla biblioteca da cui trae origine), ma "sezione": proprio per esaltare quella sua funzione di indispensabile "anticamera" verso uno spazio più complesso e profondo, o di "cerniera" tra il mondo prenatale della non lettura, porta obbligata dei piccoli neofiti manipolatori di oggetti chiamati libri, e l'universo alfabetizzato e colto della biblioteca degli adulti. Un compito strumentale, e senza dubbio anche educativo (non dobbiamo vergognarci di usare questo aggettivo, dobbiamo essere convinti che la nostra biblioteca non diventerà mai una biblioteca scolastica!), ma con una componente altrettanto importante, se non a volte dominante, di piacevolezza ludica, che dovrebbe pervadere ogni suo angolo e anfratto, il senso stesso della sua dimensione ontologica.
Vorrei ora offrire un esempio, vissuto nella biblioteca che mi trovo a dirigere, la Civica "V. Joppi" di Udine, e che riscontro essere calzante rispetto a quanto ho fin qui voluto dire: l'apertura riservata agli adolescenti il sabato mattina della Sezione moderna, la parte della biblioteca a scaffale aperto, in pratica quella che detiene quasi tutte le novità editoriali acquistate. Qui l'aspetto informativo del servizio (dov'è, quanto costa e se costa ciò che offre, cosa si trova, come ci si può arrivare e come ci si può divertire, ecc.) viene coniugato - da parte degli animatori che curano questi momenti - il più armonicamente possibile con il piacere dell'ascolto di brani musicali, di video cinematografici, di pagine di letteratura umoristica, che aprono orizzonti nuovi sul mondo della lettura e sugli infiniti rapporti con linguaggi più consoni alla cultura giovanile, quali la musica e il cinema, sempre mediati dal libro, in questo caso dalla lettura ad alta voce. L'impatto con la biblioteca non potrebbe essere più lieto e accattivante, la risposta è entusiasta, questi giovani utenti, questi adolescenti delle prime due classi liceali non fanno che ripetere che non avrebbero mai immaginato che la biblioteca fosse quella che gli veniva ora presentata, avesse i dischi che loro avevano tanto amato, i film che più li avevano colpiti (Il vero problema - cfr. Romano Vecchiet, Dialogo (immaginario) tra un bibliotecario e un (ex) utente, «Sfoglialibro», 4, 1991, n. 3/4, p. 77 - è proprio il passaggio che l'utente si ritrova a fare dal facile e incantato mondo della Sezione Ragazzi a quello più complesso e ostico della Sezione Adulti, che è poi la biblioteca tout-court o, se vogliamo e su un altro piano, un processo obbligato di crescita e di presa di coscienza che l'adolescente si ritrova a dover percorrere. Nel caso della biblioteca, la difficoltà del passaggio si traduce molto spesso nell'abbandono di questo servizio e della lettura che qui si poteva naturalmente esercitare, quella di tipo non strumentale. Su come la biblioteca pubblica debba attrezzarsi per avvicinarsi a questo tipo di utenza, si legga per tutti Antonella Agnoli, Invertire la tendenza: qualche suggerimento per contrastare l'abbandono della biblioteca da parte degli adolescenti, «Sfoglialibro», luglio 1999, p. 3-5).
Potremmo, a questo punto, a proposito di identità, affermare che la lettura e i suoi luoghi deputati, non sono solo gioco, ma anche apprendimento, studio, sforzo e applicazione intellettuale? Anche, perché no, uno sforzo personale complesso e difficile? Credo proprio di sì, visto che la biblioteca non è né un supermercato, né una discoteca, né una ludoteca, né una sala cinematografica, né un caffè letterario o una sala giochi, ma è una parte di tutte queste cose insieme più quell'altra cosa che si ascrive alla sua vera identità, una serie di caratteristiche uniche che la rendono irripetibile: un mix di conservazione e innovazione, di educazione e piacere, di pagine scritte e immagini in movimento, di silenzi e bisbigli, di lente meditazioni e improvvise illuminazioni. Un luogo della memoria ma anche un centro che questa memoria la sfrutta, la mette in circolo, la fa rivivere. Chi volesse omologare anche queste cose, imponendo uno solo di questi aspetti, forzando innaturalmente su uno solo di essi (la componente educativa o quella ludica, la multimedialità rispetto alla pagina scritta, la musica a tutto volume o l'assoluto silenzio) comprometterebbe l'identità della biblioteca per ragazzi, unica proprio per la varietà dei suoi aspetti, che sono anche la sua ricchezza intrinseca, ciò che la differenzia da tutto quello che le sta attorno.

* Intervento presentato al Seminario nazionale a cura della Commissione Biblioteche per ragazzi dell'AIB in occasione di "Bibliocom 2002", Roma, 17 ottobre 2002.

VECCHIET, Romano. L'identità della biblioteca per ragazzi. «AIB Notizie», 15 (2003), n. 3, p. III-IV.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2003-04-11 a cura di Franco Nasella
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n15/03-03vecchiet.htm

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