[AIB]AIB Notizie 4/2003
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Informazione e guerra

Igino Poggiali

«Il modo migliore per aiutarvi a prevenire la guerra non è di ripetere le vostre parole e seguire i vostri metodi, ma di trovare nuove parole e inventare nuovi metodi. Non è di entrare nella vostra associazione, ma di rimanere fuori pur condividendone il fine. E il fine è il medesimo: affermare il diritto di tutti – di tutti gli uomini e di tutte le donne – a vedere nella propria persona i grandi principi della Giustizia, dell'Uguaglianza e della Libertà».
Virginia Woolf,
Le tre ghinee

In questi mesi si è svolta sulla lista AIB-CUR e nelle sedi associative una discussione molto vivace sulla guerra in IRAQ e sulla posizione da prendere in merito da parte dell'AIB. Con questa nota interveniamo sulla questione soprattutto per chiarire ancora una volta le ragioni per le quali abbiamo ritenuto opportuno non assumere una posizione ufficiale dell'AIB su questo tema. È giusto farlo anche se pare che il conflitto volga al termine, cosa che ci auguriamo per il bene del popolo iracheno che purtroppo subirà sofferenze e perdite ancora per molto tempo.
Come abbiamo già detto in occasione della guerra in Kossovo, un'Associazione professionale è per sua natura trasversale. Tale è anche l'AIB in quanto associazione di professionisti nella quale convivono persone di ogni orientamento politico.
I nostri statuti etici riguardano la deontologia professionale, in primis, e insieme ad essa la collocazione nell'ambito degli obiettivi sociali e culturali dei servizi da noi gestiti. L'azione politica dell'AIB si concentra su questi temi. Noi siamo professionisti che lavorano in "istituzioni della pace" tutto l'anno e per tutta la nostra esistenza. È dunque la qualità del servizio, l'impegno e la capacità nel compiere fino in fondo il proprio dovere di professionista, di interpretare e soddisfare i bisogni del pubblico a costituire la forma di militanza più forte ed efficace contro la guerra e contro tutti i mali che la provocano.
E certamente soffriamo e ci fa indignare vedere vite umane distrutte, constatare che si pone molta più cura nella difesa dei pozzi petroliferi che nella sicurezza dei civili, dei musei, delle biblioteche e dei monumenti che in queste ore si stanno dissolvendo tra fiamme e saccheggi!!! Sarebbe tuttavia una forzatura utilizzare l'Associazione per assumere posizioni su questioni politiche ancorché gravi e drammatiche come una guerra, tra l'altro, purtroppo, una tra le tante. Ciò significherebbe che l'AIB avrebbe su alcune questioni politiche delle opinioni specifiche, che sarebbero poi quelle del suo CEN al quale non è stato dato questo mandato. Tali opinioni appartengono a ogni persona, e quindi anche a ogni nostro socio, in quanto membro della comunità umana e di quella del suo Paese e possono essere diverse a seconda del contesto in cui ciascuno si trova. È naturale che la discussione su questo tema possa scatenare, all'interno di ogni comunità, posizioni diverse.
Persino i movimenti pacifisti e le forze politiche contrarie all'intervento si sono divise. È giusto che si discuta apertamente su temi così drammatici senza doversi sentire in dovere di essere in linea con il CEN in quanto soci dell'AIB.
Di una cosa siamo convinti: che se nel mondo ci fossero più biblioteche molto probabilmente ci sarebbero meno guerre! Il nostro impegno deve concentrarsi nel far crescere nelle popolazioni questa consapevolezza. Il coinvolgimento dei cittadini nella riflessione sui nostri valori e sulla loro affermazione deve avvenire nel corso di tutti i giorni dell'anno e non solo allo scoppiare di questa o quella guerra. La nostra azione a difesa della libertà di espressione e della libera circolazione di tutte le idee è sempre più essenziale. Siamo in presenza di censure esplicite ma sono ancora più pericolose quelle subdole, generate dalla concentrazione della proprietà dei mezzi di informazione e dell'industria culturale in generale.
In questo i bibliotecari, gli operatori dell'informazione, gli insegnanti e gli intellettuali in generale, quando giustamente si interrogano sull'assurdità della guerra e sulle possibilità di fare qualcosa di concreto per la pace, sono più fortunati di altri lavoratori che invece hanno solo la piazza o la manifestazione per comunicare il loro pensiero. L'AIB ha offerto e offre un supporto concreto all'impegno di tutti i colleghi e di tutti i cittadini che intendono impegnarsi. Lo fa attraverso le sue relazioni con le organizzazioni internazionali e le loro iniziative concrete di promozione e di sensibilizzazione.
Con la collaborazione dei soci più disponibili si potranno consolidare maggiormente le azioni volte ad accreditare il ruolo delle organizzazioni internazionali il cui indebolimento rappresenta il pericolo più grave per il futuro dell'umanità.
Non dimentichiamo che le guerre sono spesso, se non sempre, il risultato di ingiustizie tremende, perpetrate per lunghi periodi: non esiste possibilità di pace né all'interno delle nazioni né sul piano internazionale se i diritti e la giustizia sono negati. Nella storia europea sono trascorsi solo pochi anni da quando immani massacri hanno sconvolto il continente. Lo stato di belligeranza, aperta o appena sopita, nei Balcani, a Cipro o nel Caucaso dice molto sulla relatività del concetto di pace, sia vicino a noi che su scala globale. In questo momenti sono in atto sul pianeta, oltre a quella dell'Iraq, altre 75 guerre, quasi tutte sconosciute. Dovunque si perpetrano massacri della popolazione civile, si fanno combattere i bambini, si violentano le donne, si distruggono case, villaggi e – ovviamente – anche biblioteche e monumenti. Non ci sono manifestazioni in nessuna città per protestare contro le stragi di ieri o del giorno prima né contro tutte le altre. Poche sono le voci che si alzano contro il massacro determinato dalla fame, dalla sete, dalla esasperata e totalizzante privatizzazione della proprietà intellettuale della conoscenza che nega i medicinali e altre tecnologie ai poveri del mondo, dallo sfruttamento selvaggio delle risorse del pianeta da parte di pochi.
Sfruttamento dal quale però dipende anche il nostro benessere di nazione pacifica e sazia. Chiarito questo crediamo si comprenda perché non riteniamo di schierarci in quanto associazione professionale pro o contro questa o altre guerre.
Ogni socio avrà tutto lo spazio per individuare nella società civile i soggetti attraverso i quali portare il suo personale aiuto concreto alle vittime di tutte le guerre, in forme certamente più efficaci di quelle che l'AIB potrebbe mai organizzare. Facendo questo farà onore anche alla professione e all'AIB. Come bibliotecari e gestori di sevizi di informazione abbiamo invece il dovere di applicare il nostro codice deontologico per dare visibilità a tutte le posizioni in merito a questa guerra. Dobbiamo però assumere lo stesso atteggiamento anche rispetto ai mille altri temi che spesso trattiamo sulla scia dei media invece che sulla base di una valutazione fatta alla luce dei princìpi deontologici. L'AIB non è dunque astrattamente neutrale e sostiene i suoi soci nell'esercizio di una professione che è di per sé un presidio della pace e della libertà.

poggiali@aib.it

POGGIALI, Igino. Informazione e guerra. «AIB Notizie», 15 (2003), n. 4, p. 2-3.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2003-05-01 a cura di Franco Nasella
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n15/03-04poggiali.htm

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