[AIB]AIB Notizie 5/2003
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La biblioteca pubblica statale annessa
al monumento nazionale di Montevergine

Domenico De Falco


Un interessante messaggio che Domenico De Falco, bibliotecario e componente CER della Campania, ha inviato ad AIB-CUR nello scorso periodo natalizio, ha suscitato la mia curiosità sulla Biblioteca di Montevergine. Considerando l'entusiasmo con cui il collega scriveva sulla sua biblioteca, mi è sembrato giusto invitare Mimmo a redarre personalmente una scheda, che a mia volta propongo in questo numero della rubrica. Ringrazio Domenico De Falco per la gentilezza e la prontezza con cui ha risposto al mio invito.
Silvia Girometti



La Biblioteca di Montevergine è una delle undici biblioteche cosiddette pubbliche statali annesse ai monumenti nazionali; è ospitata all’interno del Palazzo abbaziale di Loreto, ma ha un proprio ingresso indipendente. Situato su un’altura nel territorio del Comune di Mercogliano, a quattro chilometri da Avellino, il palazzo di Loreto è ancor adesso abitato da monaci verginiani e rappresenta un mirabile esempio di architettura della metà del secolo XVIII, pure in forma atipica per l’apporto che alla sua costruzione diedero due diversi architetti napoletani del tempo, Domenico Antonio Vaccaro e Michelangelo Di Blasio. Il palazzo abbaziale di Loreto non è visitabile, se non limitatamente al piano terra e alla farmacia, perché al suo interno vige ancora un regime di clausura, seppure non in maniera così rigida come fu in origine; il chiostro viene ufficialmente aperto al pubblico soltanto in occasione della rassegna musicale sinfonica “Musica in Irpinia”, che rinnova ogni anno nel mese di luglio una tradizione ormai trentennale, con la direzione artistica del maestro avellinese Mario Cesa: a ridosso della fontana ottocentesca, al centro del giardino, viene montato il palco, e negli spazi tra le aiuole vengono sistemate le sedie. Uno scenario molto suggestivo, che non manca di esercitare un grande fascino su un pubblico sempre più numeroso, richiamato a Loreto anche dalla Madonna di Montevergine, il famoso Santuario mariano sulla sommità del monte Partenio.
Sorta unicamente come strumento di sussidio e supporto all’attività di studio e di ricerca dei monaci, la biblioteca è divenuta progressivamente un istituto statale, attualmente dipendente dal Ministero per i beni e le attività culturali. Le sue origini rimandano al fondatore della Congregazione, San Guglielmo da Vercelli, il quale, dopo aver dato avvio alla vita della nuova famiglia monastica su Montevergine nel 1126, si recò a Bari, dove, aderendo a una richiesta di culto divino più diffuso da parte dei suoi confratelli, acquistò paramenti sacri ma soprattutto manoscritti greci e latini. L’attività di copia di questi manoscritti che anche a Montevergine si intraprese diede il via alla vita illustre e prestigiosa di quello che sarà lo Scriptorium verginiano e quindi la Biblioteca, il cui primo nucleo era costituito da una raccolta di 7000 pergamene e oltre 100.000 documenti.
Normalmente archivi e biblioteche, pur condividendo numerosi parametri comuni, sono luoghi fisici separati con caratteristiche molto diverse; la Biblioteca di Montevergine, invece, confermando la sua natura di istituto culturale con caratteristiche che la rendono se non proprio unica comunque speciale, ha al suo interno una sezione di archivio in cui sono custoditi i documenti della Congregazione di Montevergine. Tali documenti costituiscono innanzitutto una testimonianza della presenza dei monaci benedettini fortemente radicata nel territorio di Montevergine e di tutta l’Irpinia dall’Alto Medioevo in poi, ma anche, più in generale, rappresentano uno spaccato attendibile e inevitabile per qualsiasi studio sull’argomento che abbia come obiettivo una ricostruzione storica rigorosa e fedele della vita religiosa e civile dell’Irpinia e delle zone limitrofe. L’Archivio di Montevergine costituisce quindi un tutt’uno con la Biblioteca, e nella sala di lettura è possibile consultare gli inventari delle pergamene e dei documenti, cui si dedicò soprattutto un monaco della Congregazione, padre Giovanni Mongelli, che ha lasciato una mole notevole di studi e ricerche, di cui parte ancora inedita; ora vi si dedica padre Placido Mario Tropeano, eminente studioso di paleografia latina medioevale e attuale direttore della biblioteca.
Il palazzo abbaziale di Loreto di Mercogliano fu costruito dai monaci per farne un’infermeria che doveva servire loro per curarsi e trascorrervi i mesi freddi dell’inverno; la costruzione fu avviata nel 1733. La conclusione dei lavori, intorno al 1750, fu l’occasione per trasferirvi da Montevergine la ricca collezione di pergamene e documenti, conservati così in maniera più idonea. La biblioteca non era ancora a quel tempo l’ufficio pubblico che è ora, ma si avviava ad esserlo, soprattutto – dopo le leggi di soppressione delle corporazioni religiose, e dopo il 1868, anno in cui Montevergine fu dichiarato Monumento nazionale – quando nel 1907 veniva emanato il primo Regolamento per le biblioteche pubbliche governative, che sanciva in via definitiva l’appartenenza allo Stato delle biblioteche annesse ai monumenti nazionali. Queste biblioteche dipendevano allora dal Ministero della pubblica istruzione; quando poi, nel 1975, per iniziativa del senatore Giovanni Spadolini, fu istituito il nuovo Ministero per i beni culturali e ambientali, il nuovo ufficio centrale dello Stato acquisì la competenza sulle biblioteche e sugli archivi di Stato. Infine, una più recente edizione del Regolamento delle biblioteche statali è stato approvato con il d.P.R. del 5 luglio 1995, n. 417, in cui sono elencate, dopo le biblioteche nazionali centrali e le nazionali, le undici biblioteche pubbliche statali annesse ai monumenti nazionali: insieme con Montevergine, Cava dei Tirreni, Girolamini di Napoli, Casamari, Monte Cassino e Trisulti in provincia di Frosinone, Grottaferrata e Subiaco in provincia di Roma, Farfa in provincia di Rieti, Santa Giustina di Padova e Praglia, in provincia di Padova.
Tra le biblioteche dei monumenti nazionali, Montevergine è sicuramente tra le più attive. Il forte impulso dato dal direttore padre Placido Mario Tropeano, si è trasmesso agli archivisti, ai bibliotecari e a tutti gli impiegati che si sono avvicendati nel servizio della Biblioteca, ed è particolarmente negli ultimi anni che il gruppo omogeneo e ben affiatato di dipendenti si è adoperato per una coerente valorizzazione dei suoi fondi. Attualmente, la Biblioteca di Montevergine è un ufficio moderno, che ha saputo trovare il giusto compromesso tra un non più rinviabile utilizzo della tecnologia informatica e l’obbligo della tutela più diligente di documenti di archivio, preziosi codici e libri moderni.
Per dare soltanto un’idea dei fondi della biblioteca e dei documenti dell’archivio annesso, che tuttavia meriterebbero una trattazione molto più ampia, è importante citare tre preziosi manoscritti. Il primo, opera di più autori, narra della vita di San Guglielmo: la Legenda de vita et obitu Sancti Guilielmi, un prezioso codice latino del secolo XIII in scrittura beneventana su due colonne, ossia la legenda, il ristretto della vita del santo scritta sicuramente dai suoi discepoli, che hanno fatto a gara a narrarne le gesta e a celebrarne i prodigiosi miracoli. Il secondo è il Breviarum ordinis cisterciensium, un manoscritto latino del secolo XIV in scrittura gotica, riguardante un lezionario monastico cistercense; infine il Psalterium Davidis, un manoscritto latino del secolo XV in scrittura umanistica. Tra i manoscritti figurati vanno senz’altro citati dei documenti tipici del secolo XVIII, le “platee”, delle descrizioni ragionate di beni, edifici, pertinenze territoriali, che si presentano come vere e proprie opere d’arte in quanto tavole acquerellate. Ancora tra i fondi antichi, è importante la vasta raccolta di studi e ricerche di storici verginiani, i quali hanno trattato delle questioni più disparate, a iniziare dalla vita di San Guglielmo per finire alla ancora dibattuta diatriba su chi sia stato il vero autore del quadro della Madonna di Montevergine. In biblioteca si custodiscono inoltre poco meno di duemila cinquecentine e circa duecentomila volumi dei secoli XVII, XVIII, XIX e XX. La materia prevalente è naturalmente quella religiosa, ragione per la quale la Biblioteca di Montevergine – unica biblioteca dello Stato nel territorio di Avellino e provincia – rappresenta, e non da ora, il punto di riferimento per quanti intendano seguire studi specifici nel campo; non mancano tuttavia cospicui fondi relativi ad altre discipline, quali la storia, soprattutto quella locale, l’architettura, la letteratura italiana e straniera, la narrativa. Infine la raccolta dei periodici, ricca di 705 testate, di cui 144 ancora in corso.
La Biblioteca di Montevergine ha saputo trarre il massimo beneficio dall'impiego della tecnologia informatica: dal gennaio del 2000 partecipa ad SBN, gestendo anche il prestito automatizzato, momento dal quale si è registrato un incremento veramente notevole delle richieste di prestito interbibliotecario. Inoltre, dal settembre 2002 ha iniziato sistematicamente a catalogare in SBN le cinquecentine (ben 400 fino a gennaio 2003); a tale riguardo la biblioteca ha aderito con entusiasmo al progetto in corso presso l’Istituto centrale per il catalogo unico che ha lo scopo di coordinare il catalogo nazionale delle cinquecentine, inserendo oltre a quelle stampate in Italia o comunque in lingua italiana anche le riproduzioni dei frontespizi e dei colophon, consultabili all’indirizzo Internet http://edit16.iccu.sbn.it/.
Fondamentale, inoltre, l’attività di promozione che la Biblioteca di Montevergine persegue regolarmente, con lo scopo di pubblicizzare e far conoscere i tesori che al suo interno si custodiscono. Innanzitutto l’attività di tipo istituzionale, quale l’organizzazione di mostre documentarie e bibliografiche di grande spessore scientifico, tra cui quella sui documenti dell’imperatore Federico II, “Federico II e Montevergine”, allestita in occasione dell’VIII centenario della nascita del grande imperatore svevo nel 1995, o un’altra sui documenti della cancelleria angioina, “Gli Angioni di Napoli e Montevergine“ (1997), per finire alla più recente mostra sul giubileo, “Montevergine nella storia dei giubilei” (2000). C’è ancora un’altra attività, più informale ma non meno interessante e impegnativa, che ha lo scopo di portare la biblioteca al di fuori del suo contesto tradizionale, addirittura in giro per le piazze della città; infatti nel corso del 2000 e del 2001 la Biblioteca ha organizzato le prime due edizioni della manifestazione “Libri fuori: la biblioteca a zonzo per la città”, aderendo alle iniziative delle domeniche ecologiche cui ha preso parte anche il Comune di Avellino. In uno scenario molto suggestivo, la Biblioteca di Montevergine ha allestito uno stand in cui di volta in volta sono stati esposti libri e documenti legati ai temi delle giornate ecologiche. La terza edizione di “Libri fuori” si è tenuta nel 2002 all’interno del chiostro cinquecentesco del Santuario di Montevergine. Sempre in quest’ambito, la Biblioteca di Montevergine produce annualmente un «Bollettino delle nuove accessioni», giunto nel 2003 al numero 8; questo bollettino viene anche utilizzato per dare notizia all’esterno del lavoro svolto. Nell’ultimo numero relativo al 2003 sono state inserite in appendice le prime quattrocento cinquecentine inserite finora in SBN, in attesa di farne, a lavoro ultimato, un catalogo a stampa. Lo stesso scopo ha anche la collaborazione avviata proficuamente da due anni con la disponibile direzione della rivista «Il santuario di Montevergine», nella quale i bibliotecari di Montevergine hanno una rubrica fissa mensile significativamente intitolata Una finestra sulla Biblioteca di Montevergine, una vetrina per le attività della biblioteca stessa.
La Biblioteca di Montevergine è infine attrezzata per visite guidate che per gruppi e scolaresche si effettuano previa prenotazione telefonica; allo scopo di illustrarne meglio la storia e l’attività è stata allestita una mostra permanente dal titolo “Dal papiro al libro a stampa: l’evoluzione della scrittura con riferimento alla produzione dei Padri Verginiani di Montevergine”, che rappresenta un agile percorso cronologico in cui sono descritte le tappe dell’evoluzione della scrittura, utilizzando come esempio la ancora ricca produzione dello scrittorio verginiano. Una seconda mostra, anch’essa a carattere permanente, riguarda i documenti di mons. Luigi Barbarito, originario di Atripalda (Avellino), già Nunzio apostolico, del quale sono esposti documenti originali relativi agli incarichi ricevuti come ambasciatore della Santa Sede in diversi paesi, dall’Africa prima, all’Australia poi e infine all’Inghilterra.

mimmodefalco@tin.it

La Biblioteca di Montevergine è aperta al pubblico dal lunedì al sabato, dalle ore 8,15 alle 14; nei giorni di martedì e giovedì effettua inoltre orario continuato dalle 8,15 alle 19; l’ingresso della biblioteca si trova sulla via Domenico Antonio Vaccaro, alle spalle dell’ingresso principale del Palazzo di Loreto.
In una piccola ma confortevole sala di lettura gli utenti sostano e possono prendere visione degli inventari relativi ai documenti dell’archivio, dei regesti delle pergamene, dei cataloghi per autori e titoli, per soggetti, delle cinquecentine, nonché dei cataloghi speciali relativi a editori, tipografi, stampatori e incisori fino al 1830.
È possibile usufruire di un servizio di fotocopie interno e di fotoriproduzioni esterno.

Tel. 0825787191
fax 0825789086
montevergine@librari.beniculturali.it



DE FALCO, Domenico. la biblioteca pubblica statale annessa al monumento nazionale di Montevergine. «AIB Notizie», 15 (2003), n. 5, p. 23-24.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2003-05-25 a cura di Franco Nasella
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n15/03-05defalco.htm

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