[AIB]AIB Notizie 7/2003
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Appello per le scolastiche

Maria Teresa De Nardis

Nello scorso fascicolo, «AIB notizie» ha segnalato le precarie condizioni in cui versano gli archivi di Stato e le soprintendenze archivistiche, causa i drastici tagli introdotti con l'ultima legge finanziaria. Una situazione forse più grave, perché investe direttamente le persone, interessa le biblioteche scolastiche e i relativi bibliotecari, nella stragrande maggioranza docenti fuori ruolo per motivi di salute.

La Finanziaria 2003, con un vero colpo di mano rispetto alla contrattazione collettiva, ha posto un termine all’utilizzazione dei bibliotecari scolastici – finora a tempo indeterminato e regolata dal contratto collettivo e dai contratti individuali – limitandola a 5 anni, a partire dal 1° gennaio 2003, pena la risoluzione del rapporto di lavoro se gli interessati nel frattempo non avranno optato per la mobilità in altri ruoli dell'amministrazione scolastica o in altre amministrazioni. In effetti la tortuosità della situazione trasforma l'articolo della Finanziaria in un vero e proprio licenziamento "senza giusta causa". Infatti in 6 mesi di applicazione, salvo le umilianti e inutili visite mediche di verifica, nessun provvedimento di mobilità è stato adottato, probabilmente per la complessità delle operazioni: infatti non esiste nella Scuola un ruolo "non docente" di corrispondente livello, per cui non è possibile operare una palese dequalificazione di questo personale, senza violare le relative disposizioni di legge. Né le altre amministrazioni hanno ancora comunicato, come avrebbero dovuto in base alla l. 3 del 16 gennaio 2003, le loro disponibilità e "pare" che non abbiano intenzione di farlo: infatti i docenti fuori ruolo ("inidonei") sono in gran parte cinquantenni e affetti da patologie parzialmente invalidanti, quindi non rappresentano un "buon investimento", neanche se qualificato.
In questo clima di incertezza e preoccupazione per il loro lavoro, i docenti bibliotecari, riuniti in Congresso il 16 febbraio, hanno chiesto ai Sindacati di categoria di contrattare con il Ministero una soluzione equa e rispettosa sia dei loro diritti di lavoratori, sia del futuro delle biblioteche scolastiche.
Infatti non è da trascurare la sorte di circa 4000 (secondo le stime ministeriali) biblioteche scolastiche che finora hanno funzionato grazie al lavoro quasi sempre pregevole e di qualità di questo personale: in futuro, stando alle disposizioni della Finanziaria, non potranno che essere chiuse dal momento che la stessa legge ha portato tutte le cattedre a 18 ore di insegnamento frontale e pertanto non ci saranno docenti curriculari con ore "a disposizione" per occuparsene, né vi potranno essere impiegati a tempo pieno, altri docenti o personale amministrativo, soggetti esse stessi a tagli e ridimensionamenti.
Questo, inutile dirlo, è un segno dello scarso credito che viene dato alle biblioteche scolastiche e al loro ruolo, sia di servizio all'interno delle Istituzioni scolastiche, sia di educazione all'uso dell'informazione, spendibile in qualsiasi momento nella vita di una persona. E chi non viene educato all'uso dell'informazione, poi non frequenta neanche le biblioteche pubbliche... Inutile lamentare i "4 prestiti al giorno" o auspicare 8000 biblioteche negli 8000 comuni italiani.
Solo il Ministro dell’istruzione sembra ignaro di questa situazione e continua a proclamare accordi con il Ministero dell'innovazione tecnologica per collegare le biblioteche scolastiche in rete, senza precisare – o meglio, domandarsi – chi le gestirà.
I docenti fuori ruolo hanno chiesto che venga istituito il ruolo di docente bibliotecario/documentalista e che ad esso possano accedere prioritariamente, e per la professionalità acquisita negli anni, e attraverso corsi di formazione. Non è da dimenticare infatti che i precedenti Ministri della pubblica istruzione hanno ripetutamente svolto un'opera di promozione delle biblioteche scolastiche attraverso finanziamenti, corsi di formazione, master post-universitari (3 dei quali ancora in corso o in fase di ultimazione), che hanno visto i docenti fuori ruolo in prima fila.
E si deve al lavoro certosino di questi la rinascita di tante polverose biblioteche, la loro apertura al territorio, la messa in rete del patrimonio librario, l'introduzione delle nuove tecnologie nei servizi all'utenza. Questo patrimonio di professionalità e competenze non può andare disperso, come non si può disconoscere l'insostituibile funzione formativa, oltre che informativa, del bibliotecario scolastico: non solo la scuola ma tutta la società ne verrebbe a perdere. Migliaia di giovani menti si sono formate anche con i "progetti di lettura" delle biblioteche scolastiche: probabilmente gli stessi parlamentari che hanno votato, ignari o sordi ai tanti appelli, la legge finanziaria. Questo personale è pronto a sostenere, come fa da tempo senza pubblicità, anche l’enfatizzata innovazione tecnologica.
In queste settimane è stata firmata la preintesa sul Contratto collettivo nazionale: nessuna delle richieste dei docenti fuori ruolo è stata accolta, mentre vi viene ribadita, come è normale, l'osservanza di quanto disposto dalla Finanziaria 2003. È probabile, o almeno si spera, che l'argomento venga ripreso nella contrattazione integrativa che avrà luogo in autunno; ma già i sindacati hanno fatto sapere che il Ministero ha opposto "una totale rigidità" nei confronti della vicenda. I docenti fuori ruolo hanno fatto tutto quello che era nelle loro possibilità per portare a conoscenza dell'opinione pubblica e degli organi di governo questa situazione, ma si sono trovati di fronte il mutismo, se non l'ostracismo e la connivenza, degli organi di informazione: di fatto in Italia quasi nessuno la conosce, se non i diretti interessati, e quando se ne parla col cittadino comune, si viene spesso assimilati ai "falsi invalidi" di recente memoria.
La questione non sta in questi termini: se è vero che alcuni docenti fuori ruolo hanno patologie tali da non poter svolgere proficuamente il loro lavoro, ad essi lo Stato dovrebbe dare una pensione dignitosa e permettere di vivere serenamente la propria malattia. A tutti gli altri lo Stato dovrebbe essere riconoscente per il lavoro svolto come insegnanti prima e come bibliotecari dopo, con dedizione e nonostante la malattia.
Ma se il silenzio degli organi di governo, della stampa e degli stessi sindacati nasconde, a insaputa degli inidonei "veri", l'esistenza di inidonei "eccellenti" che crea imbarazzo a trattare apertamente l'argomento in tutte le sue sfaccettature, bisognerebbe che questi – e chi ne ha permesso finora la presenza – venissero smascherati per permettere agli altri, quelli che con onestà intellettuale ritengono di poter ancora svolgere un ruolo utile alla Scuola e alla Società, di continuare ad esercitare una professionalità acquisita sul campo e oggi più che mai necessaria all'uso competente dell'informazione.
Ritengo che proprio per la matrice comune invocata da Dario D'Alessandro «tutto ciò non può essere solo il tema di un'attenta riflessione, ma dovrà tradursi in azioni concrete» e l’AIB dovrebbe considerare la situazione di questi "colleghi", molti dei quali sono iscritti all’associazione.

mtdn@libero.it

Maria Teresa De Nardis
Referente CONBS
Coordinamento Nazionale Bibliotecari Scolastici
http://conbs.altervista.org



DE NARDIS, Maria Teresa. Appello per le scolastiche. «AIB Notizie», 15 (2003), n. 7, p. 18.
Copyright AIB, ultimo aggiornamento 2003-07-27 a cura di Franco Nasella
URL: https://www.aib.it/aib/editoria/n15/03-07denardis.htm

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